Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Change, Veltroni. Change

Veltroni riprenderebbe, facendolo suo, il motto di Obama: we can, noi possiamo.
Se guardate qualsiasi servizio televisivo dagli Usa, vedrete però che il motto completo è un grosso CHANGE (cambia), con sotto un piccolo “we can believe in”.
Se ascoltate la cantilena dei raduni di Obama, sentirete ritmata come una litania martellante e crescente la parola: CHANGE, cambia.
Peccato che venga dimenticata la parte più importante del messaggio.
O forse gli amici democratici preferiscono il “potere” al “cambia”?

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Ambiente: volontà politica come risorsa rinnovabile

Il nuovo testo di Al Gore apparso ultimamente in Italia – La terra in bilico; Bompiani – in realtà non è nuovo ma apparve negli Stati Uniti del 1992 circa, come sanno gli spettatori del documentario “una scomoda verità” che ne riprende molti contenuti.
Mi sono accostato al testo italiano riveduto ed aggiornato del 2007, pensando in verità di ritrovarmi davanti un ennesimo mattone fondamentalista, in versione USA, di ghiacci polari in scioglimento ed emissioni cinesi devastanti, riprese per fare cassetta ed incrementare il già solido patrimonio di Gore.
Ma la stima per chi l’ha scritto, pur continuando a pensare che un certo tipo di comunicazione ambientalista abbia raggiunto fatturati da multinazionale, mi ha fatto vincere la ritrosia.
A circa un terzo della lettura posso comunque dire che ho speso bene i miei soldi e che le prime 100 pagine valgono la pena del tempo speso a leggerle.
Se posso operare un piccolo cortocircuito per fare comprendere il valore di questo libro rispetto a certa pubblicistica nostrana, immaginatevi la differenza che esiste tra la campagna elettorale già in corso negli Stati Uniti e quella che è iniziata dalle nostre parti.
Quanto è interessante, varia nei temi, ricca di speranza, capace di trascinare, dopo diversi anni, la gente alla partecipazione la prima, quanto la nostra è spenta e noiosa e non ha che come unico argomento l’anatomia della legge elettorale, apparentemente da tutti rigettata.
E dire che proprio la campagna che vide Gore e Bush confrontarsi con un conteggio surreale di voti, ha evidenziato gli enormi limiti del sistema elettorale statunitense.
Oltre alle ultimissime notizie del ribaltamento dei conteggi tra Barak Obama ed Hillary Clinton per un complicatissimo sistema di ripartizione dei voti.
Ma da quelle parti non continuano a perdere tempo a discutere di legge elettorale.
Ritornando alla “Terra in bilico”, segnalo come esempi due piccole metafore riportate dall’autore, che riportano con semplicità termini di discussione molto complessi che sono al centro della discussione a livello mondiale tra gli esperti del settore.
A volte capita ad esempio che in televisione compaiono immagini al rallentatore di un’automobile che va a schiantarsi ad alta velocità contro un muro.
Mentre a velocità reale la collisione fa sembrare immediata la trasformazione dell’auto in un cumulo di lamiere contorte, al rallentatore il processo ci appare nella sua sequenza logica, con le diverse parti che entrano in collisione le une con le altre secondo uno schema comprensibile e prevedibile.
Ciò che accade all’ambiente globale può essere considerato in termini simili.
Il danno è straordinariamente improvviso ed esteso se inserito nel contesto del lungo periodo di stabilità dell’ambiente prima del danno, ma noi assistiamo alla distruzione al rallentatore.
E la maggior parte di noi agisce come se non percepisse alcuna collisione, perché l’accartocciamento avviene in un lasso di tempo più lungo di quello che normalmente associamo ad uno scontro violento, ad un incidente improvviso.
Come la rana di sperimentale memoria che se lasciata cadere nell’acqua bollente ne salta fuori subito, mentre se messa dentro acqua tiepida che viene riscaldata pian piano, rimane lì finché qualcuno non la tira fuori.
Oppure consideriamo la legge dell’interesse composto.
Se uso la carta di credito per prendere in prestito soldi e poi, il mese successivo, la uso di nuovo per prendere la stessa quantità di denaro, pagherò comunque anche una quantità extra per pagare gli interessi su ciò che avevo preso il mese prima.
Con questo modo di fare, se continuassi indefinitamente potrei mettere in crisi presto le mie finanze per poi andare in bancarotta.
Ma potrei utilizzare anche questo sistema in maniera positiva risparmiando ogni mese la stessa quantità di soldi e versarla sul mio conto, insieme agli interessi maturati nei mesi precedenti, aumentando il mio patrimonio in maniera non-lineare, aumentando sempre più rapidamente ogni mese anche se non si verificassero dei cambiamenti nella quantità di denaro aggiunta.
In natura succede lo stesso.
Ma il messaggio più forte di Gore è che disponiamo già di tutti gli strumenti necessari per invertire il degrado del nostro mondo ad eccezione, forse, di uno solo: la volontà politica.
Ma fortunatamente in democrazia, la volontà politica è una risorsa rinnovabile.

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Un augurio a Silvano Ravera

L’Ing. Silvano Ravera è stato nominato dalla Regione nuovo Direttore Generale dell’ARPA Piemonte e abbandona l’incarico di Direttore dell’Autorità d’Ambito Torinese dell’acqua.
Mi permetto un personale ringraziamento a Silvano, perchè mi ha insegnato praticamente tutto quello che so sull’amministrazione delle acque potabili con pazienza e perizia.
Abbiamo percorso per molte mattine e sere in lungo e in largo la Provincia di Torino, con ogni condizione di tempo e sentimenti e mi mancherà certamente quella sua borsa da cui si materializzavano sempre precisi numeri, dati, delibere, tabelle.
Mi mancheranno anche le telefonate giornaliere buone e cattive, ma soprattutto mi mancherà l’amico che ho imparato a conoscere e con cui condividiamo la passione dell’acqua pubblica.
Grazie, Silvano.

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La rottamazione non batte lo smog

Nel giorno dello start elettorale, Antonio Cianciullo su Repubblica, riporta i dati di uno studio di Legambiente che conferma diversi dubbi già noti agli amministratori locali e che precedentemente avevano avanzato anche noi: la rottamazione delle auto non abbatte lo smog.
Penso che non sia un caso, perché il problema dell’inquinamento atmosferico – e le misure che saranno proposte anche in questa campagna elettorale – sarà sicuramente un argomento caro che entrerà nel “paniere” delle motivazioni che porteranno gli elettori a scegliere.
I dati parlano chiaro: il parco auto presente si rinnova anche grazie alle incentivazioni alla rottamazione ma non riesce a scalfire le punte di inquinamento da polveri sottili (PM10) e biossido d’azoto con il loro corteo di decessi attribuibili, circa 8200 l’anno.
Più o meno quanto gli incidenti stradali.
Confrontando i dati del 2001 e del 2006 si scoprono interessanti risultati.

……………….2001 …..2006

Euro 0 ……….36,8 ……13,2
Euro 1 ……….18,1…….. 8,5
Euro 2 ……….31,7 ……28,1
Euro 3 ……….10,9 ……26,1
Euro 4….. …. ..0 ………21,3
Pm 10 ………..70 ……..68
Biossido azoto 64 ……..78

Se sommiamo le auto Euro 0 –1- 2 del 2001 raggiungiamo il valore dell’ 86,6 contro il 10.9 di Euro 3, lo 0,5 di altro tipo mentre non erano ancora omologate le Euro 4.
Nel 2006 la somma Euro 0 –1- 2 viene ribaltata con il 49,8 mentre Euro 3 e 4 arrivano insieme al 47,4.
Risulta abbastanza chiaro che la politica di incentivazione delle auto con fondi pubblici non produce risultati significativi, per non dire nessuno. Secondo lo studio la riduzione di emissioni guadagnata per ogni singola vettura viene abbondantemente compensata dagli oltre 5 km pro capite in più percorsi ogni giorno e dalla continua crescita del parco auto in Italia che continua a gonfiarsi con oltre 200 mila macchine l’anno.
A tutto ciò si aggiungono i dati dell’ACI che evidenziano come “le spese per trasporti realizzate in Italia nel corso degli ultimi 25 anni sono state prevalentemente destinate a supportare investimenti tipici delle lunghe distanze (alta velocità, autostrade) piuttosto che ad interventi a favore della mobilità urbana”.
La chiosa è chiara.
Se nel ci sono 1,6 milioni di pendolari ed il 70 % degli spostamenti degli italiani riguarda distanze inferiori ai 10 km, la mobilità urbana non trova sostegno.
Chissà se questi dati saranno motivo di confronto politico!

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Fiera del libro-Israele: non confondiamoci

Continuo a pensare che sia uno stupido errore boicottare la Fiera del Libro di Torino dopo la decisione di ospitare Israele, come ho avuto modo di scrivere nel precedente post “boicottare Israele“.
Pur mantenendo ferma la condanna contro certa politica di occupazione riassumibile oggi nell’assedio a Gaza, credo che continui ad avere ragione Valentino Parlato quando dice “il boicottaggio è muto, è un no senza argomenti… Meglio sarebbe approfittare della Fiera per discutere, criticare la politica dello Stato di Israele, difendere i diritti dei Palestinesi”.
Oppure Tahar Ben Jelloun quando dice che “non confondo Olmert con Oz, Grossman o Gutfreund
.
La chiave che forse permette di comprendere di più l’errore nascosto del boicottaggio ce lo fornisce indirettamente Tzvetan Todorov, critico, filosofo e storico, campione del nuovo umanesimo e studioso dei totalitarismi.
“Rendetevi conto che la letteratura non è un piacere, un lusso per gente coltivata, ma è qualcosa che permette di studiare e capire il mondo”.
Boicottare è il contrario dell’invito alla lettura, ad andare alla fonte, alla parola, preferendo occuparsi di tutto ciò che viene detto attorno senza il confronto diretto, come ha sintetizzato Gigi Riva sull’Espresso di questa settimana.
Se “la letteratura non è il patrimonio di un’elite che pretende di avere un’esclusiva sull’interpretazione” bisogna stare attenti all’invito di chi interpreta per noi la letteratura e ci dice che è meglio non leggere ciò che un popolo, non il suo governo, sa esprimere.
Oltre al fatto che chi ci invita al boicottaggio muto e senza argomenti, molto spesso non ha nemmeno preso la briga di leggere questa letteratura, molto più critica verso la guerra e l’oppressione, rispetto ai nostri novelli Torquemada di cartone.

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Risparmio idrico: TVB apre il laboratorio

Continua a correre il nostro progetto sull’acqua T.V.B. (Ti voglio bere) con l’apertura mercoledì scorso del TVB LAB, il laboratorio dell’acqua a disposizione della didattica delle scuole presso la sede di via Giulia di Barolo del Liceo Gioberti a Torino, grazie alla collaborazione della SMAT.
Riporto alcune notizie del progetto, disponibili anche sul sito della Provincia di Torino, della SMAT, dell’Ecoistituto Pasquale Cavaliere che sono stati i promotori dell’iniziativa.
Riporto il comunicato stampa congiunto redatto da Alessandra Mazzotta.

“L’acqua del rubinetto? Di alta qualità, ma non tutti lo sanno. Ecco allora che, per promuovere e valorizzare il bere l’acqua dell’acquedotto, è nato lo scorso anno un progetto per le scuole superiori, dal nome più che esplicito: T.V.B. Ti voglio bere. Un progetto che mira all’uso consapevole dell’acqua, risparmio idrico compreso, grazie a una serie di interventi – tecnologici, formativi e comunicativi – svolti nei 25 istituti che hanno aderito al progetto in questo anno scolastico. Ma non solo: all’interno di T.V.B. Ti voglio bere è anche stato creato un laboratorio didattico, il T.V.B. Lab, inaugurato mercoledì 30 nella sede del liceo “Gioberti” (in via Giulia di Barolo 33 a Torino), per diventare per tutti gli studenti e gli insegnanti della Provincia il luogo di riferimento per la formazione sulle tematiche del risparmio idrico e della valorizzazione dell’acqua del rubinetto da bere. “In questo modo – sottolinea l’Assessore alle Risorse Idriche, Dorino Piras – con il T.V.B. Lab si affianca alla consapevolezza intellettuale che il progetto ha sempre avuto, anche una consapevolezza tecnica a disposizione di tutti gli studenti”. Il tutto per fare in modo che il messaggio arrivi: “La nostra è un’acqua di alta qualità, con un costo in bolletta molto basso”, garantisce Silvano Ravera, direttore dell’ATO 3, la cui sicurezza è indiscutibile per il numero di controlli effettuati. “Il problema è che il cittadino non lo sa, e che non conosce tutte le problematiche ambientali che stanno dietro alla vendita delle acque imbottigliate”, aggiunge Paolo Romano, amministratore delegato della Smat. “Proprio la valorizzazione dell’acqua del rubinetto come alternativa a quella imbottigliata rappresenta la summa delle questioni ambientali più attuali – si pensi all’emergenza rifiuti – per cui uno dei prossimi passi del progetto sarà l’installazione di macchinette erogatrici di acqua sfusa nelle scuole”, anticipa Domenico Filippone, del Centro Studi Ambientali. Ma prima, per sfatare pregiudizi e tabù e preparare il terreno, fondamentale risulta la formazione, condotta anche nel nuovissimo T.V.B. Lab, allestito dalla Smat. Esempio pilota nel suo genere in Italia, il T.V.B. Lab prevede un percorso formativo che si snoda fra tre sezioni: risparmio idrico, analisi chimica e analisi organolettica dell’acqua. È stato dotato di strumentazioni e tecnologie di tipo professionale che permettono agli studenti di verificare l’efficacia delle tecnologie impiegate per la riduzione dei consumi idrici applicabili anche nelle abitazioni, di effettuare una comparazione tra l’acqua del rubinetto con quelle imbottigliate, partendo da test chimici realizzati con vari kit – cloro-ozono, calcio, nitriti, nitrati, durezza – spingendosi fino alla tecniche di analisi sensoriale per riconoscere alla vista, all’olfatto e al gusto le qualità organolettiche delle acque. Fino a formare dei veri e propri sommellier dell’oro blu. A partire dal 6 febbraio, il T.V.B. Lab sarà dunque disponibile per la formazione degli insegnanti e dei cosiddetti Water Manager, gli studenti–esperti all’interno delle scuole, i quali potranno a loro volta diventare formatori dei nuovi compagni entrati nella rete delle scuole T.V.B, in un bell’esempio di peer-education. T.V.B. Ti voglio bere è un progetto del Centro Studi Ambientali con l’Assessorato alle Risorse Idriche della Provincia di Torino, l’ATO3, la Smat e il supporto della Regione Piemonte (Direzione Promozione Attività Culturali, Istruzione e Spettacolo), della Circoscrizione 7 della Città di Torino e del Comune di Collegno. Da quest’anno T.V.B. Ti voglio bere coinvolge ben 25 scuole superiori su tutto il territorio regionale, 13 delle quali nella sola provincia di Torino, grazie al contributo dei partner storici del progetto, alle quali si aggiungono 12 nuovi istituti in tutte le province piemontesi”.

Tutte le informazioni sul progetto su:

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Nuova 500 critical mass

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Riqualificazione energetica edifici

Un atto concreto: approvato il bando da me promosso come Assessorato alle Risorse Idriche, Qualità dell’Aria, Energia della Provincia di Torino di finanziamento di interventi per la riqualificazione degli edifici pubblici, diretto a Comuni e Comunità montane. Gli interventi da finanziare devono garantire una riduzione del fabbisogno termico degli edifici esistenti quali ad esempio l’isolamento delle strutture opache e/o infissi, l’installazione di pannelli solari, la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale e sistemi di termoregolazione. Lo spirito del bando è quello di insistere sul contenimento dei consumi termici degli edifici, su cui risiedono a mio avviso una delle principali potenzialità di risparmio energetico. L’occasione è anche quella di rafforzare l’attività di sostegno che un Ente sovraordinato come la Provincia deve sostenere nei riguardi degli Enti Locali territoriali. Questa azione chiaramente è coerente con altri progetti in corso quali la definizione di un allegato energetico-tipo per i regolamenti edilizi comunali, la promozione degli energy Manager presso le strutture pubbliche ed il co-finanziamento di Sportelli Energia decentrati sul territorio provinciale. La documentazione e le informaizoni più dettagliate sono reperibili in rete sul sito della Provincia di Torino all’indirizzo: http://www.provincia.torino.it/ambiente/energia/bandi/ . Il riferimento al bando è la DGP n. 1709-1436708 del 28/12/2007

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Global warming?


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Aziende italiane: zero in Kyoto

Esiste ad oggi in Italia un serio problema di applicazione di alcune possibilità che il Protocollo di Kyoto pone a disposizione delle aziende italiane e che saranno ancora più attuali dopo Bali.
Ci riferiamo principalmente all’utilizzo di strumenti quali il Clean Development Mechanism (CDM) e del Joint Implementation (JI) che rappresentano un potenziale di sviluppo internazionale per società che operano nel settore delle fonti rinnovabili di energia e dell’efficienza energetica.
Questi meccanismi permettono in modo flessibile alle imprese con vincoli di emissione di realizzare progetti che mirano alla riduzione delle emissioni in altri Paesi a loro volta vincolati dal punto di vista emissivo.
Lo scopo è quello di ridurre il costo complessivo degli obblighi di Kyoto permettendo l’abbattimento delle emissioni là dove è economicamente più conveniente.
Le emissioni evitate generano crediti di emissione ERUs (Emissions Reduction Units) che possono essere utilizzati per soddisfare gli impegni istituzionalmente assegnati e sono sottratti dalla somma di permessi di emissione inizialmente assegnati al Paese ospite (AAUs).
Lo schema si può semplificare come segue:
1. Un’azienda privata od un soggetto pubblico realizza un progetto in un altro paese mirato alla limitazione delle limitazion delle emissioni di gas serra.
2. La differenza fra la quantità di gas serra emessa con la realizzazione del progetto e quella che sarebbe stata emessa senza la realizzazione del progetto è considerata un’emissione evitata e viene accreditata sotto forma di ERUs.
3.I crediti ERUs possono poi essere venduti sul mercato.
Il fatto che il sistema nazionale italiano non riesca ad esprimere progettualità sfruttando questi strumenti è sicuramente un segnale negativo di declino e di mancanza di presenza competitiva sul mercato che preoccupa.
Lo stesso libero mercato denuncia a mio avviso un fallimento del proprio sistema attuale che deve far riflettere in maniera seria chi deve, istituzionalmente, promuovere politiche ambientali che coniughino una migliore qualità ambientale con l’efficienza dei nostri sistemi produttivi.
Risulta inoltre un’ulteriore dimostrazione di come nel nostro Paese stenti ad affermarsi in modo virtuoso l’uso degli strumenti economici derivanti dal sapiente studio dell’economia ambientale e dallo sfruttamento di opportunità globali.
Il ragionamento quindi non può che rafforzare la convinzione del ruolo dello Stato e degli Enti Locali come promotore privilegiato nell’indirizzo di politiche che altrimenti non vengono prese in considerazione dal nostro sistema perdendo un vantaggio competitivo che invece in Europa viene guadagnato dagli altri Paesi, sicuramenti più attenti nel raggiungere migliori standard ambientali mediante lo studio delle leva economiche.

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