Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Il voto si compra su eBay

E’ proprio vero che su Internet si può trovare di tutto.
E, al giusto prezzo, tutto può essere comprato (ma questo è tristemente vero anche al di fuori della Rete).
Capita così che, in vista delle elezioni del prossimo 13 e 14 aprile, su eBay inizino a comparire annunci per reclamizzare la vendita del voto
.
Una semplice ricerca (“voto elezioni”) sul noto sito di commercio elettronico restituisce una decina di risultati, destinati probabilmente ad aumentare col passare dei giorni.
Un gustoso articolo di Vittorio Strampelli pubblicato su aprileonline.

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Per cosa votano gli italiani?

Segnalo un dato interessante emerso dalle ricerche demoscopiche riguardo le priorità che influirebbero sulle motivazioni di voto degli italiani.

Messe crudamente in fila prevedono:

Aumento dei salari e delle pensioni 52,3 %
Lotta alla criminalità 33.8 %
Controllo dei prezzi 29,1 %
Riduzione delle tasse 28,0 %
Frenare l’immigrazione 17,3 %
Miglioramento servizi 14,5 %
Protezione ambiente 7,3 %
Legge elettorale 6,1 %
Difesa valori religiosi 2,9 %
Contro l’aborto 2,6 %

Una piccola campagna elettorale al rovescio, in cui il “partito” della protezione ambientale non raggiungerebbe il quorum per entrare al Senato!
Il risultato può sconfortare, ma segnala ancora una volta una realtà di fondo: la questione ambientale, dopo i fiumi di inchiostro sul riscaldamento climatico, il Nobel di Al Gore, le problematiche della qualità dell’aria, non viene ritenuta una questione fondamentale che può determinare cambiamenti di direzione politica, di programmi di governo.
Continuando comunque a pensare che il senso comune vede spesso più lontano delle nostre congetture politiche, il problema è da raccogliere e comprendere almeno per chi, come noi, crede che molti aspetti del nostro futuro politico e non solo dipenda da come sapremo impostare e risolvere le urgenze che le matrici ambientali reclamano.
La sensazione è che il problema principale risieda nel considerare l’ambiente come un qualcosa a sè stante, una problematica che vive di vita sua propria. Anzi quasi un impedimento che limita la risoluzione di altri problemi.
Ed in tutto questo continuo a vedere alcuni errori di fondo di chi, come noi, è impegnato nella battaglia ambientale.
Mi chiedo infatti se impostando più correttamente il problema, esistano possibilità per ribaltare questo stato di cose.
Se infatti cominciassimo a far comprendere come l’inquinamento rappresenti una delle maggiori distorsioni, sicuramente più consistente ad esempio degli agitati “sprechi”, del sistema economico che assorbe risorse preziose per la stabilizzazione delle posizioni e la crescita del reddito dei lavoratori, siamo sicuri che le organizzazioni degli stessi lavoratori non considereranno diversamente il problema?
Se l’azione volta al miglioramento della produzione dal punto di vista della qualità ambientale, porta maggior vantaggio competitivo alle nostre imprese sul mercato globale e fa crescere l’occupazione specializzata e stabile per diverse centinaia di migliaia di persone pensiamo che l’opzione ambientale non possa essere scelta da chi chiede più lavoro e con maggior qualità?
Se un corretto uso della tassazione ambientale elimina le distorsioni fiscali che pesano direttamente sulle nostre tasche riuscendo anche, come dimostrato in altri contesti, a ridurre la pressione fiscale diretta sulla cittadinanza, cosa penserebbe chi invoca una indistinta riduzione delle tasse?
Ed il controllo dei prezzi non vede come momento fondamentale una corretta allocazione delle risorse ed una sana e chiara considerazione di come vengono distribuite in maniera diseguale le cosiddette esternalità, le conseguenze negative ambientali della produzione dei prodotti?
Se il mercato libero ed incontrollato “fallisce” nei confronti delle risorse ambientali non riuscendo più a determinare in modo efficiente i prezzi per ripartire al meglio le risorse disponibili per usi alternativi, non converrà riuscire a ristabilire prezzi equi attraverso maggiore considerazione degli strumenti dell’economia ambientale?
Come potrebbe indefinitamente aumentare come oggi il prezzo dell’energia, delle nostre bollette, attraverso la produzione locale e diffusa della stessa mediante fonti alternative: un “barile” di sole non oscilla come uno di petrolio!
La stessa ricerca scientifica e miglioramento tecnologico sapranno farci uscire dal declino nostrano che cominciamo tutti a vedere se si rivolgeranno alla spremitura di produzioni già decotte ed inquinanti o se ricercheranno nuovi prodotti e modalità di produzione sostenibili, magari anche approfondendo le strategie che la stessa natura sta adoperando?
E questa crescita culturale e scientifica non potrà da un lato farci cambiare idea sulle attuali modalità dei flussi di migrazione delle persone facendo diventare il nostro Paese un attratore anche di nuove intelligenze e dando possibilità di nuovo sviluppo sociale e di formazione anche ai disperati che bussano sempre più insistentemente alla nostra porta come peraltro noi stessi in altre epoche abbiamo bussato ad altre porte?
Se la nostra proposta riuscirà finalmente a superare la separazione tra sistema ambientale e sistema economico, se riusciremo a capire che la capacità del capitale prodotto dall’uomo non può sostituire le funzioni del capitale naturale e che quindi il lavoro, le tasse, i prezzi, la ricerca, la tecnologia, i flussi migratori, il miglioramento dei servizi possono trovare soluzioni adeguate se integrate con le politiche rivolte all’ambiente potremo anche raccogliere e tentare di dare soluzioni adeguate alle domande espresse all’inizio. Questo è, a mio modesto avviso, il compito di una nuova politica ambientale per nuovi ambientalisti.
Che non potrà risolversi in questi pochi giorni che ci separano dalla decisione che prenderemo su chi dovrà governare questi problemi, ma che è necessario porre proprio oggi.

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Federazione Ordini dei Medici a difesa della legge 194

Roma – “Pur scontando ritardi ed omissioni applicative, la legge 194, a distanza di 30 anni, dimostra tutta la solidita’ e la modernita’ del suo impianto tecnico-scientifico, giuridico e morale”.
E’ questa l’opinione di Fnomceo, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ribadita nel corso del Consiglio nazionale della federazione, in corso a Roma.
Per Fnomceo, occorre supportare la legge 194, “incrementando l’educazione alla procreazione responsabile, il supporto economico e sociale alla maternita’ soprattutto in quelle aree dove il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza resta alta, quali ad esempio adolescenti ed immigrate”.
Per quanto riguarda l’aborto farmacologico, relativo all’uso del farmaco RU486 associato alle prostaglandine, la Federazione riafferma la necessita’ di dare piena e compiuta attuazione alla legge, compreso l’art. 15, laddove raccomanda “l’uso delle tecniche piu’ moderne, piu’ rispettose dell’integrita’ psicofisica della donna e meno rischiose per l’interruzione di gravidanza”.
“Sulle delicate questioni che animano il dibattito bioetico – spiega Fnomceo – il nostro Codice Deontologico oltre ad essere una guida per i medici, e’ una sicura garanzia per il cittadino”.
Se puo’ essere riassunto in uno slogan il documento ampio e articolato, che e’ uscito oggi a Roma, dal Jolly Hotel, dove e’ ancora in corso un dibattito del Consiglio Nazionale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, questo potrebbe esserlo.
Durante il loro Consiglio Nazionale, i rappresentanti dei camici bianchi di 103 Ordini provinciali hanno parlato di tutti i temi etici che tanto coinvolgono in questo momento la societa’ ed il confronto politico: Aborto, RU486, Pillola del giorno dopo, Procreazione medicalmente assistita, Rianimazione di prematuri con eta’ gestazionale molto bassa (22-25 settimane).
Una ad una sono state analizzate le tematiche connesse alla contraccezione, alla procreazione e alla interruzione di gravidanza, lanciando un monito ad abbassare i toni ed evitare qualsivoglia strumentalizzazione.
“Si ritiene che questioni cosi’ delicate – si legge infatti nel Documento di Fnomceo – che si riferiscono a quanto di piu’ intimo e personale coinvolga la donna, la coppia e la societa’ meritino grande rispetto ed un confronto sociale e politico meno strumentale, meno ideologico, piu’ attento al grande bagaglio di sofferenze che sempre accompagna questi tormentati cammini che ricadono sulle donne, spesso lasciate sole in queste drammatiche circostanze”.
E la Fnomceo ribadisce di voler essere garante di questa tutela. “L’autonomia e la responsabilita’ della nostra professione – e’ infatti scritto nel testo del Documento – si pongono come garanti di un’alleanza terapeutica fondata sul rispetto dei reciproci valori, diritti e doveri”.

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TVB Lab

Il video riprende l’inaugurazione del laboratorio previsto nel progetto T.V.B.
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Prestare soldi a bassa CO2

Per comprendere come alcuni meccanismi di mercato possano intervenire positivamente sulle questioni ambientali, riprendo una notizia rimbalzata dagli USA secondo la quale gli Istituti bancari di Wall Street definiranno alcune linee guida e parametri da rispettare per la concessione di prestiti riguardanti la costruzione di centrali a carbone. La storia è semplice e paradigmatica. In alcuni Stati USA si è infatti assistito al blocco della costruzione di alcune centrali a carbone (con taglia di circa 700 MW) a causa delle elevate emissioni degli impianti. E’ chiaro che a questo punto le istituzioni finanziarie devono porre particolare attenzione al possibile rischio che gli investimenti concessi non rientrino a causa della incapacità di restituzione del denaro da parte delle società responsabili, date le normative sempre più stringenti ed i vincoli legati alla riduzione delle emissioni di CO2 che farebbero salire i costi di costruzione e gestione di queste centrali. La cosa interessante è che malgrado la promozione che il Governo Federale ha operato a favore delle centrali a carbone per assicurare la futura offerta energetica del Paese, le banche considerino rischioso il cosiddetto “carbone convenzionale” e che abbiano deciso di dotarsi in maniera autonoma di parametri che mettano a riparo da rischi ambientali legati alle emissioni di gas serra. Parametri che, da alcune anticipazioni note, prenderanno in considerazione l’efficienza energetica, l’utilizzo di tecnologie avanzate per impianti a carbone con le più basse emissioni di gas serra e il contestuale sviluppo di fonti rinnovabili. In sostanza è come se le istituzioni di credito stiano introducendo il computo delle emissioni di CO2 dei loro prestiti.
Tutto ciò rappresenta certamente un’applicazione di economia ambientale che deve essere maggiormente tenuta in maggior conto nel nostro Paese non solo dalle banche, ma correttamente tradotto anche in ambiente politico.

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L’ambiente scompare dalla politica: le nostre colpe

La questione ambientale sembra ormai completamente scomparsa dalla politica. In maniera sicuramente sottile. Se infatti permangono all’interno dei programmi del duopolio punti che richiamano vaghe azioni o intenzioni ambientali, abbiamo ormai perso la spinta propulsiva al cambiamento. Gli stessi slogan ne sono un segnale: di Barak Obama viene perso il “change” il cambiamento, per ridurci al “we can”, si può fare. È stata cancellata l’urgenza del problema ambientale: ormai non si sente più parlare di “piani Marshall” per l’ambiente, di tempistiche strette per la riduzione dei gas serra e le moratorie riguardano altri argomenti. Del Nobel ad Al Gore rimane un appannato ricordo. Ma è soprattutto la banalizzazione che colpisce, il perdere la politica ambientale riducendola ad uno dei tanti punti di qualsiasi programma. Ci saremmo aspettati altro.
Però forse la colpa è anche nostra. Di chi cioè ha scelto il paradigma ambientale come momento fondante del cambiamento. Non siamo riusciti ad esempio a far diventare davvero trasversale la politica ambientale, tentando di far comprendere come gli strumenti per risolvere i problemi dell’ambiente possano contribuire anche ad aggredire in maniera nuova e corretta temi come quello del lavoro, della sicurezza, della politica fiscale. Non abbiamo saputo offrire un modo alternativo di pensare alle risorse di mercato ed alle questioni ambientali. Continuiamo a porre l’accento su politiche che hanno come base principalmente gli stimoli negativi connessi a leggi e regolamenti mentre sarebbe ora di far uscire allo scoperto gli stimoli positivi, le opportunità che ad esempio l’economia ambientale ci suggerisce anche, e perché no, attraverso gli strumenti del mercato e un nuovo ruolo dello Stato. In questa maniera il lavoro viene detassato attraverso proposte quali quella del
doppio dividendo, la sicurezza sul lavoro viene incrementata dai cambiamenti del modello di produzione necessari dall’applicazione delle migliori tecnologie disponibili per ridurre le emissioni, la politica fiscale viene depurata dalle distorsioni provocate dal sempre maggior uso di risorse pubbliche per riparare i danni dell’inquinamento e dalle ineguaglianze, con maggior disponibilità di risorse per scuole e sanità.
La partita sicuramente non è persa, ma queste elezioni sembrano produrre una battuta d’arresto che potrà essere salutare se immediatamente compresa e riconvertita in nuovi paradigmi. L’ambientalismo è sicuramente portatore di innovazione politica, di novità trasversale per molti altri problemi. Ma forse in questi ultimi anni si è troppo preoccupato di cambiare gli altri senza innovarsi internamente, senza porsi il problema di rinnovare se stesso. Il “change” il cambiamento è venuta l’ora di rivolgerla anche a noi stessi.

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Raggiunto accordo PD – Radicali

Ultime notizie dal GRR rai delle 17.30 per cui esisterebbe l’accordo tra Partito Democratico e Partito Radicale. Quest’ultimo dovrebbe correre con propri esponenti all’interno delle liste del PD in quanto viene escluso l’apparentamento. Dispiace un po’ dato il sussulto d’orgoglio avuto ultimamente da Emma Bonino con il precedente degli ultimi giorni “non siamo accattoni” rivolto alla proposta di confluire nelle lise del PD. Ognuno giustamente fa i propri conti, ma immalinconisce il fatto che supposti guardiani della laicità non riescano a mantenere dritta la barra: Esaù docet. D’altra parte si conferma quello che ho sempre sostenuto: i radicali non sono un partito di sinistra ma costituzionalmente liberisti (più che liberali) e sicuramente non socialisti. Gli auguri comunque sono sinceri. Ora si chiarisce meglio il quadro di come Sinistra Arcobaleno e Partito Socialista rimangano gli unici attori veri in grado di preservare la laicità dello Stato, valore da salvaguardare anche per chi si professa credente. Pur con programmi diversi, continuo a pensare come necessario un entente cordiale, un più stretto rapporto tra queste due forze di sinistra che insieme quadrerebbero il cerchio di una sinistra plurale e completa. E pur da diverso credo ed appoggiando la Sinistra, credo che sia sbagliato lasciar morire il patrimonio di idealità e di storia (quella buona) e lasciar disperdere le forze che si riconoscono nel Partito Socialista, coscientemente portato a morire dal Partito Democratico.

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The Encyclopedia of Life

L’Enciclopedia della Vita (EOL). Promosso da vari organismi scientifici, EOL è una sfida per la comunità scientifica internazionale, per i prossimi 5-10 anni.
L’obiettivo è costruire, in maniera collaborativa, una enciclopedia delle specie animali e vegetali della Terra, con altissimo valore scientifico e il massimo uso della tecnologia che semplifica l’accesso alle informazioni, con ambizioni di essere globali.
Dal sito: www.pandemia.info
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Medici per l’emergenza rifiuti


Federazione Nazionale degli Ordini
dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri
Medici sentinelle per l’emergenza e oltre l’emergenza rifiuti
Napoli 9 febbraio 2008

La Federazione Nazionale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), a fronte delle crescenti preoccupazioni dei cittadini sui possibili impatti negativi sull’ambiente e sulla salute determinati dai processi di smaltimento dei rifiuti, si propone di esercitare quel ruolo di garanzia e tutela proprio dell’esercizio professionale dei medici, oggi imperiosamente chiamati ad esprimersi su questioni complesse e controverse sul piano tecnico scientifico e delicatissime sul piano civile e sociale.
Vogliamo innanzi tutto mobilitare tutti i medici italiani così come previsto nel nostro nuovo Codice deontologico, affinchè, secondo le proprie competenze e nell’esercizio dei propri ruoli nelle organizzazioni sanitarie e nelle istituzioni pubbliche e private, definiscano e promuovano la cultura positiva dell’uso e consumo appropriato, efficace e sicuro delle risorse naturali rinnovabili e non rinnovabili quale patrimonio dell’umanità di oggi e di domani.
Questo significa produrre ai vari livelli di responsabilità, informazioni e formazione efficaci, autorevoli, libere da conflitti di interesse, idonee a favorire la condivisione di scelte difficili secondo i principi etici e civili di giustizia, di precauzione, di rischio beneficio.Il problema dello smaltimento dei rifiuti ma più in generale quello degli impatti ambientali dei processi produttivi, anche in riferimento alla drammatica emergenza della Campania, pone in evidenza come queste scelte abbiano bisogno di informazioni, di partecipazione e come le omissioni, i silenzi e la mala gestione abbiano profondamente minacciato, quando non consumato, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Noi intendiamo contribuire alla ricostruzione di questo rapporto di fiducia dando innanzitutto risposte a quelle domande di certezze, di sicurezze usando l’etica, i metodi e gli strumenti propri della medicina scientifica, tale perche basata sulle migliori evidenze disponibili.
La direttiva 2006/12/UE relativa ai rifiuti appare oggi la migliore gestione possibile dello smaltimento dei rifiuti, una buona cura ad un problema ed è evidente che l’emergenza rifiuti in Campania sia anche nata e sviluppata su strategie in evidente contrasto con tale buona pratica.
Se è vero che sotto il profilo tecnico le soluzioni dell’emergenza possono non corrispondere alle soluzioni strategiche, è altrettanto vero che partire fin da subito con forti iniziative di educazione e promozione sulla raccolta differenziata per la riduzione, il recupero, il riciclo, il riuso, può aiutare la soluzione a regime del problema rifiuti.
Alla luce di queste premesse la FNOMCeO:
a. sollecita tutti i medici italiani a ricercare e segnalare ogni possibile connessione tra rilievi di morbilità e mortalità riscontrati e rischi ambientali costituendo una “rete di sentinelle” nelle comunità e nei territori;
b. ritiene indispensabile potenziare la ricerca multidisciplinare sui meccanismi di produzione, diffusione e di danno degli inquinanti ambientaI i, sul monitoraggio di quelli già noti e sulle migliori tecniche di controllo e di prevenzione primaria e secondaria;
c. giudica indispensabile il potenziamento della rete dei soggetti abilitati ai controlli ambientaI i migliorando la qualità e la quantità degli strumenti a disposizione;
d. raccomanda agli enti e ai soggetti di ricerca in campo epidemiologico l’ottimizzazione delle tecniche e delle metodologie di valutazione di impatto dei fattori ambientali sulla salute delle popolazioni e dei territori;
e. valuta come indispensabile la garanzia di terzietà e di autorevolezza tecnica e scientifica dei soggetti preposti alla sorveglianza nonche la periodica rendicontazione pubblica degli esiti riscontrati;
f. propone che lo smaltimento dei rifiuti, così come tutte le scelte coinvolgenti la salute dei territori da fattori ambientali, siano oggetto di “livelli uniformi di regolamentazione” il cui rispetto è da considerare una condizione per l’accesso ai finanziamenti italiani (CIP 6) e ai fondi comunitari;
g. sollecita un piano straordinario di intervento da inserire quindi nell’ambito delle grandi opere, per la sistematica bonifica delle discariche illegali e la certificazione della messa a norma di quelle esistenti;
h. ritiene di poter rassicurare i cittadini che l’impatto sulla salute di discariche progettate, costruite e mantenute secondo la normativa è ampiamente ricompreso nel principio di rischio beneficio avendo fino ad oggi dimostrato impatti negativi sulla salute non significativi;
i. ritiene che le tecniche di incenerimento dei rifiuti abbinato al recupero energetico (i termovalorizzatori) debbano rispettare i seguenti requisiti:
• vanno riallocati esclusivamente all’interno di un sistema funzionante di smaltimento integrato dei rifiuti secondo la direttiva 2006/l2/UE
• devono essere costantemente migliorati in ragione delle migliori tecnologie disponibili (BAT) al fine di misurare e contenere gli impatti negativi sull’ambiente e sulla salute
• devono avvalersi di una contestuale rete efficace di misurazione degli inquinanti ambientaIi i e modelli validati di rilevazione epidemiologica di morbilità e di mortalità per più cause
• vanno inseriti in una politica più generale di incentivazione con altre metodiche di smaltimento efficace dei rifiuti che oggi, rispetto all’incenerimento, appaiono svantaggiate per un minore interesse del mercato pur potendo presentare minori rischi ambientali.
I medici italiani sono dunque vicini a tutti i cittadini, in particolare a quelli campani, che vivono con grande timore un presente difficile e percepiscono un futuro ancora incerto, dovendo quindi lavorare per l’emergenza e oltre l’emergenza. Consapevoli delle responsabilità chiediamo ai cittadini di avere fiducia nei loro medici, nelle istituzioni sanitarie pubbliche per non indebolire quell’alleanza di valori e di interessi civili e sociali senza i quali un Paese che deve scegliere non può e non sa scegliere.

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Il solare degli Sceicchi

“Sono secoli che abbiamo il petrolio, ma prima o poi finirà, a differenza del sole”. Parole dello sceicco Saud bin Saqr al-Qasimi, Principe dell’Emirato di Ras-al-Khaimah. Emirati Arabi Uniti per intenderci. E quindi chiama Thomas Hinderling, Direttore del Centro svizzero di elettronica e microtecnologie di Neuchatel e finanzia un suo progetto per la costruzione di una centrale a solare termodinamico che, a regime, produrrà più energia della più grande centrale nucleare svizzera, appunto. Inizialmente avrà un diametro di 100 metri di diametro e successivamente sarà ingrandito fino ad arrivare ad un diametro di 3 – 5 Km. e spostato in mare. Oltre che per usufruire di spazi liberi, lo spostamento marino assicurerà l’operatività della centrale che di notte funzionerà ad idrogeno tramite elettrolisi. La tecnologia prevede la riflesione dei raggi solari su tubi contenenti acqua tramite decine di migliaia di specchi. Il calore del sole trasformerà l’acqua in vapore in grado di far girare semplici turbine con generazione di energia elettrica. Un po’ come far entrare la luce del sole in un imbuto. Concentrarla in un raggio e indirizzarla su un tubo dell’acqua per scaldarla. Il progetto costerà circa 5 milioni di $ e il business sembra assicurato. I costi dichiarati sarebbero molto contenuti, di circa 100$ al metro quadro. L’investimento potrebbe sicuramente essere non conveniente in alcune aree europee. Ma secondo Massimo Scalia se paragonata con la Sicilia differenza non è molta: a Dubai il sole irradia orientativamente 2500 calorie per Km2 mentre nella nostra isola siamo attorno alle 1700. Lo stesso Hinderling ritiene possibile realizzare il progetto in Sicilia. L’unico motivo di dubbio sarebbe la realizzazione dell’opera in centri densamente abitati, superabile se la costruzione venisse fatta in aree isolate o sul mare.
Il pensiero chiaramente corre all’opportunità gia persa con il progetto totalmente italiano “Solare di Archimede” che con tecnologia simile avrebbe occupato un’area di circa 20 ettari, naufragato in recenti tempi con altri governi. E’ curioso come i produttori di petrolio, che pure almeno per un po’ l’energia l’avranno, superino in coraggio e capacità progettuale chi non possiede riserve di oro nero. E sfruttino lo stesso nostro sole facendone un ulteriore investimento.

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