Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Browsing the archives for the Sezioni category.

Michael Ramirez


Se avessi raccontato che l’aumento dei prezzi dei cereali è dovuto al loro sempre maggiore impiego come biocarburante e che il risultato finale è la sottrazione dell’alimento base per le popolazioni più povere del pianeta, mi avreste – giustamente – ignorato.
Michael Ramirez fa giustizia, con la sua arte di molte verbose pagine.
E non a caso vince un Premio Pulitzer.
Un link da non dimenticare
e da tenere sottomano anche per il futuro.

(altro…)

Il consenso degli italiani alle infrastrutture

Il Censis ha recentemente svolto un’indagine su un campione rappresentativo a livello nazionale (oltre 2.900 le interviste effettuate) sul rapporto tra gli italiani e il territorio, con approfondimenti specifici su Roma, Milano e Napoli.
In particolare è stato chiesto agli intervistati di esprimere il proprio grado di consenso rispetto “all’insediamento nella propria città di varie tipologie di infrastrutture, a fronte di una totale garanzia circa il controllo degli impatti rispetto alla sicurezza e alla salute”.
Il quadro che emerge è estremamente interessante e se per certi versi conferma alcune percezioni comuni, segnala anche elementi di novità.
Il maggior livello di consensi si registra in ordine alle attrezzature culturali, (71,4% degli intervistati è favorevole alla realizzazione di un museo), decisamente gradite dagli italiani, che superano nettamente nel gradimento anche le infrastrutture per la sosta che si piazzano al secondo posto (quasi il 64% accetterebbe la realizzazione di un parcheggio multipiano).
All’opposto, il livello del consenso è molto basso, per tipologie più impattanti dal punto di vista ambientale: tra queste figurano gli inceneritori (la quota dei favorevoli scende al 45,1%), ma, a sorpresa, un maggior livello di ostilità si registra per gli insediamenti turistici di grande scala (sgraditi al 59,3% degli italiani) e per le aree industriali e logistiche (in questo caso  i contrari salgono al 60,2%).
In posizione intermedia, alcune tipologie infrastrutturali che vedono l’opinione pubblica italiana spaccarsi a metà o registrare una risicata maggioranza di favorevoli; dato forse sorpendente ma significativo, il basso consenso per centri commerciali (a favore solo il 54,6%), e con, un simile livello di gradimento, le diverse infrastrutture per la mobilità (treno, tram, metropolitana, tangenziali).
I giudizi si differenziano a seconda del contesto di residenza degli intervistati: in linea generale sono i cittadini delle grandi città quelli più favorevoli all’intervento infrastrutturale, sia esso relativo alle reti di trasporto che alla trasformazione urbana (riconversione aree dimesse, centri commerciali).

Lo studio è stato condotto all’inizio del 2008 e la sua presentazione avverrà nel prossimo maggio.
Una curiosità è il fatto che questa sintesi dei dati erano comunque già consultabili sul sito del Censis ampiamente prima della tornata elettorale.
Non so in che modo le diverse formazioni politiche ne abbiano tenuto conto nell’elaborazione dei propri programmi elettorali.
Sarebbe certamente interessante incrociare questi dati con i programmi dei partiti e con i loro risultati elettorali.

(altro…)

25 APRILE: da Grillo ad Emilio Lussu

Come troppo spesso accade negli ultimi anni, celebrare la ricorrenza della Liberazione dall’occupazione nazi-fascista diviene motivo di contrapposizione politica, soprattutto quando il centrodestra governa o, come ora accade, si appresta di nuovo a governare.
Su Aprileonline
intervista al professor Govanni De Luna, storico contemporaneo dell’Università di Torino, città nella quale manifesteranno anitifascisti e “grillini” dell’anti-politica ed un bel ricordo del Cavaliere dei Rossomori: EMILIO LUSSU.


(altro…)

Sinistra. Il mio compito e l’appello: provare e riprovare

È sotto gli occhi di tutti la difficoltà che si vive a sinistra.
Ma le uniche onde, a dire il vero un po’ anomale, che si registrano sono il tentativo dei partiti di rispondere alla desertificazione istituzionale rivedendo i meccanismi dello strumento-partito.
Non è sufficiente.
Almeno per la sinistra e per la sua storia.
Perché storicamente un modo genuino di rispondere della sinistra è quello di riorganizzarsi partendo dalla propria gente. Non intendo addentrarmi nella discussione delle forme partiti (che non sono da abbandonare come categoria).
Non tutti siamo chiamati a farli funzionare.
Ma tutti siamo chiamati a costituirne le idee, le pratiche.
Da questo compito nessuno può dirsi esentato o non in grado di contribuire.
Ed allora voglio dirvi a che cosa sto lavorando, quale è il contributo che oggi mi sento in grado di proporre.
Credo sia necessario creare in ogni territorio una costituente delle idee, che per ogni settore – ambiente, sanità, economia e via discorrendo – riveda i dati a disposizione e avvii una discussione veramente libera ed aperta a tutti coloro che pensano che i valori della sinistra (libertà, solidarietà, uguaglianza…) possano ancora guidare lo sviluppo della nostra società.
Una discussione aperta per toglierci le incrostazioni che in questi anni hanno reso opaco il nostro messaggio.
Una discussione vera, senza slogan, dove le affermazioni devono essere sostenute dai dati e le azioni da proporre siano veramente fattibili e non viaggino nei cieli più alti.
Solo questo potrà riempire i contenitori di cui i tecnici di partito stanno misurando le spoglie, le rovine.
Perché ad esempio la questione ambientale non è solo fatta di rifiuti e di inceneritori, ma anche di meccanismi di carbon tax, di applicazione di leggi europee, di monitoraggi, di economia ambientale.
La proposta sarà quindi quella di una discussione da riportare tra la gente normale, senza retropensieri di appartenenza a questo o a quel gruppo.
Perché girando anche in questi ultimi giorni non c’è una semplice voglia di rivalsa, ma il bisogno di parlare di problemi semplici e complessi senza censure, senza pensare di essere o meno in linea con qualche residuale totem del passato.
Questo è l’impegno che da oggi mi sono prefisso, senza rete e reticenze, dicendo anche cose forse scomode e fuori dal nostro coretto di sinistra a cui ci siamo costretti.
Perché, come diceva il sardo di Ales(*), il nostro compito è provare e riprovare.
Leggendo però senza paraocchi la realtà vera, anche quando non ci piace, senza averne paura.
Un appello, dunque, a tutti coloro che hanno ancora voglia di misurare se stessi con i valori della sinistra.
L’indirizzo lo conoscete.

(altro…)

USA ’08: il punto sulle primarie

A che punto è la corsa alla Casa Bianca?
Se infatti la nomination repubblicana è saldamente e definitivamente in mano a John Mc Cain, quale dei due sfidanti democratici otterrà la candidatura nella prossima Convention di Denver tra il 25 ed 28 agosto?
Nè Obama nè la Clinton hanno infatti raggiunto il numero magico dei 2025 delegati necessari per contrapporsi a Mc Cain.
Se infatti la Pennsylvania è andata di stretta misura a Hillary Clinton, Barak Obama mantiene il vantaggio sulla sfidante, tanto che la Clinton per vincere dovrebbe aggiudicarsi tutte le prossime tappe con un ampio margine.
E tanto per cominciare già il prossimo voto, tra qualche giorno, sembra  nei pronostici favorevole ad Obama.

Comunque dopo la Pennsylvania il quadro è questo:

1) Barack Obama 1.719 delegati (di cui 232 superdelegati)

2) Hillary Clinton 1.586 ” (di cui 255 superdelegati)

(John Edwards, ritirato, controlla ancora 18 delegati

Totale delegati gia’ assegnati: 3.313 su 4.048

Altro che Uolter…

(altro…)

Testamento biologico: parte la Spagna

È realtà in Spagna il “testamento biologico”: da oggi gli Spagnoli potranno esprimere le proprie volontà  sulle cure da ricevere in caso di incapacità di intendere e di volere.
Significativa limitazione chiaramente specificata è il rifiuto della richiesta di eutanasia o pratiche illegali similari.
Si costituirà un registro nazionale che varrà come atto vincolante sia per il personale sanitario, che per eventuali decisioni in cui siano coinvolti i congiunti.
Senza entrare nel merito, a mio avviso sicuramente positivo, della decisione governativa, sono almeno due gli aspetti poco conosciuti e su cui vale la pena di soffermarsi.
Il primo è quello riguardante i cittadini cattolici.
In questo campo, come giustamente segnalato da un articolo del sito clandestino web, “
la Chiesa spagnola e’ stata pioniera, tanto da aver proposto già nel 1989 un testamento di vita che permette anche ai malati terminali di fede cattolica di sottrarsi all’accanimento terapeutico. Il modello del ‘testamento vital’, scaricabile dal sito web della Conferenza episcopale spagnola, e’ indirizzato: ‘Alla mia famiglia, al mio medico, al mio sacerdote, al mio notaio’ e prosegue sostenendo che ‘la vita e’ un dono e una benedizione di Dio, ma non è il valore supremo assoluto’.”

Il secondo è che l’iter parlamentare è in pista almeno dal 2002, quando venne istituita la legge “per l’autonomia del paziente” di cui il testamento biologico è logica e conseguente applicazione.
Nemmeno in Spagna, quindi, le leggi nascono dall’oggi al domani, con un semplice atto del Governo, ma sono la conseguenza di azioni parlamentari che vengono costruite nel tempo e che vengono seguite e portate a termine.
Il raffronto immediato con il nostro Paese è inevitabilmente quello con la normativa per le unioni di fatto che è stato miserevolmente affossato proprio dalla parte che doveva vigilare e sviluppare la legge.
Nessun colpo di mano di Zapatero, quindi, ma il semplice perseguimento di azioni conseguenti ad un programma chiaro votato ed approvato dagli elettori.

(altro…)

Nuovo parlamento: donne e professioni

Il sistema elettorale ci regala, oltre alla sparizione delle ali estreme della politica nostrana, anche altri dati che devono essere conosciuti.
Parlo di sistema elettorale perché la composizione delle liste e l’assegnazione dei “posti utili” viene affidata completamente ai partiti, senza altra possibilità di scelta da parte dell’elettore.

Il primo, che comunque colpisce, è la costante scarsa rappresentazione dell’universo femminile.
I numeri sono chiari: 21% alla Camera dei Deputati e 18% al Senato della Repubblica.
Disaggregando i dati per i due gruppi maggioritari presenti in Parlamento, il Partito Democratico (PD) vede un rapporto uomo-donna di circa
3 a 1 (73,6% contro 26,4%).
Il blocco Popolo delle Libertà (PDL) presenta invece un rapporto u/d di circa
4 a 1 (80,8 % contro 19,2%).
Al Senato le differenze sono più significative: PD 71,2% contro 28,8; PDL 90,8 % contro 9,2%.

Lasciando calare un velo pietoso sulle età dei nuovi parlamentari, un altro dato stimolante è quello riguardante le professioni di provenienza.

Considerando la Camera dei Deputati, riportiamo il confronto tra la nuova legislatura (XVI) con la precedente (XV).

Professioni XVI XV
Operai e impiegati 4,9 11,4
Funzionari pub.amm. 7,0 4,6
Avvocati 14,0 12,5
Medici 5,6 5,1
Altri Professionisti 12,9 5,7
Imprenditori 10,6 7,9
Docenti 9,4 13,6
Magistrati 1,3 0,5
Giornalisti 10,5 10,5
Funzionari di partito 12,9 12,7
Altri 11,1 15,5

La categoria più rappresentata nel PD è quella dei funzionari e dirigenti di partito; a destra è quella degli avvocati.

A prescindere da quest’ultimo dato, ciò che personalmente colpisce è la scarsa rappresentanza delle professioni, se così possiamo indicarle, “tecniche” o comunque provenenti dal mondo scientifico: in un Paese che deve recuperare competitività, che mantiene ancora importante distanza dal punto di vista scientifico chiaramente questo non è buon segnale.
Può sorgere un ragionevole dubbio su quale realtà e quali bisogni saranno rappresentati meglio nel nuovo Parlamento.
Ma è la legge Calderoli, darling…

(altro…)

Sinistra: nuove risposte a nuove domande

La discussione a sinistra sembra percorrere, quasi esclusivamente, il sentiero delle forme organizzative, di aggregazioni e disaggregazioni nuove, con un pesante silenzio sugli argomenti che dovrebbero indicare le nuove strade per la sinistra.
Devo dire che, procedendo nei giorni, questa discussione interessa sempre meno le persone.
Le parole continuano ad essere pesantemente “vecchie” ed in buona parte incomprensibili.
Seppur difficoltoso, inoltrarsi in nuovi territori è la sola salvezza, ben consci del fatto che ancora molte incrostazioni ci rimarranno addosso.
Bisogna però iniziare a chiarire alcune piccole cose che la realtà ci pone davanti.
Bisogna iniziare a leggere diversamente la realtà.
Così ad esempio capire se l’inclusione e l’esclusione sociale non hanno più luogo solamente nelle tradizionali categorie di classi sociali, gruppi etnici e locazione geografica, ma sempre di più rispetto alla possibilità di avere accesso all’informazione.
Perché comunque la nostra società si sta caratterizzando, bene o male, come società dell’informazione.
E quindi capire se il richiamo alla difesa solo di alcune categorie sociali sia ancora verosimile, o se la società è disegnata in maniera tale che queste categorie sociali si sono riorganizzate con un portato di bisogni che non abbiamo compreso.

Chiedersi anche come si debba leggere il mutamento tecnologico, se è ancora corretto contrastarlo con una sorta di rifiuto aprioristico, ascientifico.
Perché forse non è da contrastare lo sviluppo tecnologico qualunque esso sia – accusa che ci viene continuamente rivolta -, ma invece dare gambe all’idea che le nuove frontiere scientifiche e tecnologiche non sono rese possibili solo grazie ad un contesto istituzionale fondato su un mercato spinto e su valori individualistici.
Ma che esistano modelli sociali capaci di assorbire il mutamento tecnologico ed economico e non semplicemente costruiti per contrastarli.
Avendo il coraggio di dire che è possibile un modello nel quale lo sviluppo economico (ottenuto certamente da presenze massicce e qualificate nei settori trainanti) venga coniugato con sistemi di elevata qualità di protezione sociale.
Anche guardando ad esperienze come alcune del nord Europa, tacciate di semplice socialdemocrazia.
Noi manteniamo il dubbio sul fatto che le nuove frontiere tecnologiche possano essere associate solamente ad un singolo modello, quello peraltro predicato dai conservatori.
Noi rigettiamo l’ipotesi semplicistica secondo al quale esista un unico modello sociale capace di assorbire il mutamento tecnologico ed economico.
La nostra tesi dovrebbe prendere in considerazione che la società dell’informazione può esistere, ed esiste già, in una pluralità di modelli sociali e culturali, allo stesso modo in cui la società industriale si è sviluppata seguendo modelli di modernità molto differenti ed addirittura antagonisti (USA, Giappone, Scandinavia).
Come suggerito ad esempio da Castells, le società e le economie possono raggiungere modelli molto simili di informazionalismo tecnico-organizzativo partendo da storie e culture differenti, utilizzando istituzioni e raggiungendo forme distinte di organizzazione sociale.
Non esiste un unico modello di società dell’informazione (tipo california o usa in generale) che possa porsi come standard della modernità per il resto del mondo.

E successivamente rispondere, in maniera chiara e senza debolezze, alla domanda: il Welfare State può porsi come una forza capace di contribuire al pieno sviluppo di questa società che si sta riorganizzando?
La domanda si fa pressante tenendo conto delle evidenti differenze che possono presentarsi a livello sociale.
La tendenza globale dell’economia dell’informazione è di connettere alle sue reti coloro che, secondo i suoi parametri, sono dotati di valore (fornendo loro l’opportunità di aumentare ulteriormente il loro valore), e disconnettere, però, coloro che sono giudicati essere carenti di valore (finendo con il ridurre ulteriormente le loro opportunità di acquisire valore).
Questo processo ha come conseguenza una crescente ingiustizia sociale che si manifesta come povertà, disuguaglianza sociale e polarizzazione dei redditi.
Ma è sempre così?
Bisogna comunque rifiutare ogni tipo di innovazione, oppure è possibile dare risposte diverse anche in presenza di questo tipo di sviluppo che ormai sembra una tempesta difficile da contrastare?
Perché il voto della nostra gente si trasforma in voto identitario-leghista?
Non è una risposta diversa alla stessa domanda che ci ponevamo noi prima?
La sensazione è che il crescere di questo nuovo tipo di società sta creando diseguaglianze, povertà che vengono incanalate in un nuovo contenitore che si chiama “identità culturale”.
Se sono pur vere tutte le analisi sul razzismo e via discorrendo, assistiamo credo al fatto che la diseguaglianza e la povertà, vengono in realtà costruite nell’immaginario delle persone, come minaccia di un’ organizzazione sociale locale, che senza questa nuova perturbazione sarebbe invece in grado di garantire benessere.
E la resistenza a questo nuovo assetto non passa più attraverso le tensioni sociali delle categorie, le contrapposizioni tra piccola e grande impresa, tra lavoratore e datore di lavoro, ma di un intero territorio geografico.
Nel quale la presunta salvezza sta in una resistenza locale fatta dall’unione di tutte le categorie presenti sul quel territorio contro lo “straniero”.
Ma altre esperienze ci mostrano anche oggi che il dinamismo tecno-economico può combinarsi con il Welfare e anche con le soluzioni culturali tipiche di un territorio.
Il nord Europa, il Giappone e gli USA sono spazzati dalla stessa “distruzione creativa” della società dell’informazione, ma danno risposte diverse tipiche delle proprie identità culturali.
Forse non è il progresso che destabilizza necessariamente l’ordine sociale creando ingiustizia, ma sono le risposte, o meglio le non-risposte che sappiamo mettere in campo che mantengono il danno.

La nostra idea di sinistra continua a pensare che esista uno spazio ampio, un margine considerevole per scelte politiche basate sui valori.
Che è nostro compito smascherare il fatto che non esiste un unico modello di società che permette lo sviluppo economico e tecnologico.
Non che il progresso sia comunque da rifiutare.

(altro…)

Rifondazione: documento Giordano battuto, passa Ferrero

(ANSA) ROMA – Il comitato politico di Rifondazione comunista ha votato i documenti presentati per la composizione del comitato di gestione che dovrà condurre il partito al congresso.
La maggioranza è stata ottenuta dal documento presentato dal ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero che ha ottenuto 98 voti diventando quindi la nuova maggioranza del partito.
Il documento presentato dall’ex segretario Franco Giordano ha ottenuto 70 voti.
La proposta della minoranza dell’Ernesto guidata da Fosco Giannini ha ottenuto 16 voti mentre la componente Falce e Martello 5 voti.
Gli astenuti sono stati 14. Il documento presentato da Ferrero ha ottenuto la maggioranza anche grazie ai voti di Claudio Grassi, leader della minoranzadi Essere Comunisti.

La segreteria nazionale di Rifondazione Comunista guidata da Franco Giordano si è ufficialmente dimessa dalla guida del partito.
Il comitato politico nazionale ha approvato a larga maggioranza un dispositivo che accoglie le dimissioni del gruppo dirigente ed elegge proporzionalmente ai consensi ricevuti dai documenti presentati un comitato di garanzia per dare continuità all’ ordinaria attività del partito.
Il comitato sarà composto, viste le votazioni, da sei rappresentanti della nuova maggioranza guidata da Ferrero, cinque componenti del gruppo rappresentato dall’ ex segretario Franco Giordano ed un esponente della minoranza dell’Ernesto.
Il dispositivo prevede la convocazione del prossimo comitato politico per il 3 d 4 maggio mentre il congresso straordinario del partito si terrà dal 17 al 20 luglio.

FERRERO: STOP POLEMICHE, RIPARTIAMO DAL PARTITO

“E’ stata una discussione sofferta e difficile, ora però dobbiamo ripartire, avendo una linea politica, dal rilancio di Rifondazione. Ci sono stati toni pesanti a cui però non voglio rispondere perché la polemica si chiude oggi pomeriggio”.
Lo afferma Paolo Ferrero, dopo che il Comitato politico del Prc ha stabilito, facendo prevalere il suo documento su quello del segretario uscente Franco Giordano, una nuova maggioranza nel partito.
A chi gli chiede quali siano le differenze con il documento di Giordano, Ferrero risponde: “Una diversa valutazione sul futuro del partito, noi eravamo contrari alle ultime parole dette in campagna elettorale in cui si parlava di scioglimento del Prc. Ora si deve ripartire proprio dal partito, che deve diventare attore di un’aggregazione di sinistra più ampia”.


GIORDANO: DOCUMENTO FERRERO? E’ CARTELLO ELETTORALE
“Come si vede il nostro documento ricorda la storia di Rifondazione, le sue innovazioni e la sua apertura. Vedo che nell’ altro documento non ci sono questi capisaldi, mi sembra più un cartello elettorale”.
Lo afferma il segretario uscente Franco Giordano, commentando le votazioni al comitato politico nazionale di Rifondazione.
“Sono fiducioso che la nostra cultura – prosegue – possa prevalere al congresso visto che ci sono personalità importanti come Niki Vendola, Patrizia Sentinelli e Gennaro Migliore”. A chi gli chiede infine se sia ipotizzabile una scissione dopo il congresso, Giordano risponde: “assolutamente no perché dovremo scinderci da quello che abbiamo costruito”.

VENDOLA: BENE CHE DOCUMENTO VOTATO NON HA MAGGIORANZA
“E’ importante che nessun documento abbia ottenuto la maggioranza, ora Rifondazione può guardarsi al suo interno”.
Così il governatore della Puglia Nichi Vendola, a margine del comitato politico di Rifondazione, commenta il risultato ottenuto nelle votazioni.
“La cosa positiva – prosegue – è che è stato approvato un dispositivo per formare un comitato che però non è ne una segreteria ne un organismo dirigente, è una scelta importante perché così non ci saranno precipitazioni e nelle prossime settimane le scelte strategiche potranno essere rimescolate”.
A chi gli chiede se sia prossima una sua candidatura alla guida del partito Vendola risponde: “Non sfuggo per civetteria ma perché il tema è proprio il Prc e il suo futuro, se sarà un partito che avrà il torcicollo e guarderà al passato – aggiunge ancora – sarà un partito inutile, mentre se avrà come bussola l’ innovazione sarà un partito capace di mettere in campo le ragioni per una nuova sinistra. C’é bisogno di una sinistra larga e plurale dove un cantiere e il Prc sono necessari l’uno all’altro”.

(altro…)

Rifondazione: battuto documento Giordano, passa Ferrero

(ANSA) ROMA – Il comitato politico di Rifondazione comunista ha votato i documenti presentati per la composizione del comitato di gestione che dovrà condurre il partito al congresso.
La maggioranza è stata ottenuta dal documento presentato dal ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero che ha ottenuto 98 voti diventando quindi la nuova maggioranza del partito.
Il documento presentato dall’ex segretario Franco Giordano ha ottenuto 70 voti.
La proposta della minoranza dell’ Ernesto Guidata da Fosco Giannini ha ottenuto 16 voti mentre la componente Falce e Martello 5 voti. Gli astenuti sono stati 14.
Il documento presentato da Ferrero ha ottenuto la maggioranza anche grazie ai voti di Claudio Grassi, leader della minoranzadi Essere Comunisti.

La segreteria nazionale di Rifondazione Comunista guidata da Franco Giordano si è ufficialmente dimessa dalla guida del partito.
Il comitato politico nazionale ha approvato a larga maggioranza un dispositivo che accoglie le dimissioni del gruppo dirigente ed elegge proporzionalmente ai consensi ricevuti dai documenti presentati un comitato di garanzia per dare continuità all’ ordinaria attività del partito.
Il comitato sarà composto, viste le votazioni, da sei rappresentanti della nuova maggioranza guidata da Ferrero, cinque componenti del gruppo rappresentato dall’ ex segretario Franco Giordano ed un esponente della minoranza dell’Ernesto.
Il dispositivo prevede la convocazione del prossimo comitato politico per il 3 d 4 maggio mentre il congresso straordinario del partito si terrà dal 17 al 20 luglio.


FERRERO: STOP POLEMICHE, RIPARTIAMO DAL PARTITO

“E’ stata una discussione sofferta e difficile, ora però dobbiamo ripartire, avendo una linea politica, dal rilancio di Rifondazione. Ci sono stati toni pesanti a cui però non voglio rispondere perché la polemica si chiude oggi pomeriggio”.
Lo afferma Paolo Ferrero, dopo che il Comitato politico del Prc ha stabilito, facendo prevalere il suo documento su quello del segretario uscente Franco Giordano, una nuova maggioranza nel partito.
A chi gli chiede quali siano le differenze con il documento di Giordano, Ferrero risponde: “Una diversa valutazione sul futuro del partito, noi eravamo contrari alle ultime parole dette in campagna elettorale in cui si parlava di scioglimento del Prc. Ora si deve ripartire proprio dal partito, che deve diventare attore di un’aggregazione di sinistra più ampia”.


GIORDANO, DOCUMENTO FERRERO? E’ CARTELLO ELETTORALE

“Come si vede il nostro documento ricorda la storia di Rifondazione, le sue innovazioni e la sua apertura. Vedo che nell’ altro documento non ci sono questi capisaldi, mi sembra più un cartello elettorale”.
Lo afferma il segretario uscente Franco Giordano, commentando le votazioni al comitato politico nazionale di Rifondazione.
“Sono fiducioso che la nostra cultura – prosegue – possa prevalere al congresso visto che ci sono personalità importanti come Niki Vendola, Patrizia Sentinelli e Gennaro Migliore”.
A chi gli chiede infine se sia ipotizzabile una scissione dopo il congresso, Giordano risponde: “assolutamente no perché dovremo scinderci da quello che abbiamo costruito”.

VENDOLA, BENE CHE DOCUMENTO VOTATO NON HA MAGGIORANZA

“E’ importante che nessun documento abbia ottenuto la maggioranza, ora Rifondazione può guardarsi al suo interno”.
Così il governatore della Puglia Nichi Vendola, a margine del comitato politico di Rifondazione, commenta il risultato ottenuto nelle votazioni.
“La cosa positiva – prosegue – è che è stato approvato un dispositivo per formare un comitato che però non è ne una segreteria ne un organismo dirigente, è una scelta importante perché così non ci saranno precipitazioni e nelle prossime settimane le scelte strategiche potranno essere rimescolate”.
A chi gli chiede se sia prossima una sua candidatura alla guida del partito Vendola risponde: “Non sfuggo per civetteria ma perché il tema è proprio il Prc e il suo futuro, se sarà un partito che avrà il torcicollo e guarderà al passato – aggiunge ancora – sarà un partito inutile, mentre se avrà come bussola l’ innovazione sarà un partito capace di mettere in campo le ragioni per una nuova sinistra. C’è bisogno di una sinistra larga e plurale dove un cantiere e il Prc sono necessari l’uno all’altro”.

(altro…)