Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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La sinistra nasce il 5 maggio

Tra le tante curosità che la data del 5 maggio porta con sè, ne ricordo almeno una simpatica.
Secondo alcuni storici infatti il 5 maggio 1789 nasce la Sinistra.
Il fatto semplice è che all’apertura degli Stati Generali, convocata da Luigi XVI ed avvenuta appunto il 5 maggio 1789 – e da cui molti pongono l’inizio della Rivoluzione Francese -, il clero e la nobiltà, primo e secondo Stato, decisero di sedersi alla destra in fronte del re, mentre il terzo Stato, in varia maniera escluso fattivamente, prese posto appunto alla sinistra, per distinguersi polemicamente da clero e aristocrazia.
Da allora questa suddivisione è rimasta come segno di differenziazione di un’opzione politica che nel tempo si è caricata di ulteriori significati, mantenendo intatta la critica alle esigenze di conservazione, elitarismo, antidemocraticità e via discorrendo e caratterizzandosi come spinta al progresso contro la conservazione.

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Gran Bretagna: il laburismo non sbarca in Europa

Riguardo alle elezioni in Gran Bretagna si sa ormai già, quasi, tutto.
Un commento che può essere utile riprendere è quello di Antony Giddens, almeno nella parte in cui constata come il laburismo inglese non abbia più capacità espansione, non solo a livello nazionale, ma soprattutto a livello europeo.
In sostanza queste elezioni ci consegnano il fatto che non può più proporsi, con le dovute distinzioni territoriali e storiche, come modello assumibile per la sinistra in Europa, cosa che sembrava invece fattibile.
Rimane invece in piedi solamente Zapatero, almeno come sinistra a vocazione maggioritaria (non “governista”), cioè capace di attrarre con il proprio progetto strati consistenti della popolazione tali da divenire maggioranza  politica del Paese.
Altro dato immediatamente estrapolabile, è il non collegamento tra una buona gestione economica, quale quella realizzata in questi anni dallo stesso Brown e riconosciuta dagli stesi inglesi, e la delega a governare.
La politica, quindi, sembra ritagliarsi una nuova giovinezza e imporsi come sintesi più vasta che deve comprendere, oltre alla corretta efficienza ed efficacia di spesa ed impegno delle risorse pubbliche, anche altri aspetti.
Soprattutto la costruzione di un “senso” compiuto, di una visione di società con scelte precise di valori.

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Fecondazione assistita: via divieto diagnosi preimpianto. Le nuove linee guida.

Pubblicate nella Gazzetta Ufficiale di ieri, 30 aprile 2008, le nuove linee guida contenenti le indicazioni delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, previste dall’articolo 7 della legge 40 del 2004 che aggiornano le precedenti linee guida del 21 luglio 2004 sono state firmate dal Ministro della Salute Livia Turco lo scorso 11 aprile, all’indomani del pronunciamento da parte del Comitato di presidenza del Consiglio superiore di sanità, avvenuto il 9 aprile.
Si è così concluso l’iter di emanazione di questo provvedimento, secondo quanto previsto dalla stessa legge 40 che indica la necessità di un aggiornamento delle linee guida almeno triennale in rapporto all’evoluzione tecnico-scientifica e da attuarsi avvalendosi dell’Istituto superiore di sanità e previo parere del Consiglio superiore di sanità.
Quest’ultimo si è espresso due volte: la prima, con parere del 19 luglio 2007, quando rilevò la sussistenza dei presupposti tecnico-scientifici per l’aggiornamento delle linee guida, fornendo altresì una serie di indicazioni di merito al Ministro della Salute finalizzate al miglioramento delle vecchie linee guida; la seconda, il 9 aprile scorso, quando ha sottolineato la coerenza del testo delle nuove linee guida, per la parte di pertinenza, con il suo precedente parere del 19 luglio.
Queste le principali novità delle nuove linee guida:
1) la possibilità di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) viene estesa anche alla coppia in cui l’uomo sia portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili, e in particolare del virus HIV e di quelli delle epatiti B e C, riconoscendo che tali condizioni siano assimilabili ai casi di infertilità per i quali è concesso il ricorso alla PMA. In questi casi c’è infatti un elevato rischio di infezione per la madre e il feto conseguente a rapporti sessuali non protetti con il partner sieropositivo. Un rischio che, di fatto, preclude la possibilità di avere un figlio a queste coppie;
2) l’indicazione che ogni centro per la PMA debba assicurare la presenza di un adeguato sostegno psicologico alla coppia, predisponendo la possibilità di una consulenza da parte di uno psicologo adeguatamente formato nel settore;

3) l’eliminazione dei commi delle precedenti linee guida che limitavano la possibilità di indagine a quella di tipo osservazionale e ciò a seguito delle recenti sentenze di diversi tribunali e in particolare di quella del TAR Lazio dell’ottobre 2007. Questa sentenza come è noto ha infatti annullato le linee guida precedenti proprio in questa parte, ritenendo tale limite non coerente con quanto disposto dalla legge 40.
Qui il link al sito del Ministero dove è rintracciabile il testo completo e la comparazione con quello del 2004.

Qui una bella riflessione di Chiara Lalli sul sito di Progetto Galileo.
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USA ’08: la politica è più trasparente

Luca Salvioli su “Nova” segnala un’iniziativa di Lawrence Lessig, coadiuvato dallo stratega politico Joe Trippi, molto interessante riguardante la politica americana ed in particolare il prossimo rinnovo del Congresso – il Parlamento – degli Stati Uniti.
Il punto di partenza è l’unione di concetti innovativi legati al web (Wiki, Mash up, Open source) con il tema che ormai è il sottofondo dell’attuale momento politico americano: the change, il cambiamento.
Il nucleo è la creazione di u sito internet bipartisan che sfrutta la natura partecipativa del web 2.0 applicato alla politica e che si svilupperà in tre fasi.
Nella prima i candidati potranno segnalare la loro adesione ad uno o più di quattro principi di fondo:

  1. la non accettazione di contributi dalle lobby;
  2. l’impegno a vietare la destinazione di denaro a progetti di quartiere di discutibile valore;
  3. l’impegno a sostenere il finanziamento pubblico delle elezioni;
  4. la promessa di promuovere una maggiore trasparenza del funzionamento del Congresso.
Successivamente il sito fornirà un codice da inserire nel proprio sito web con indicati i punti su cui si è preso l’impegno.
Nella seconda fase – iniziata da aprile – ogni distretto sarà colorato a seconda dell’appartenenza dei candidati.
Quelli che aderiranno a tutti i principi vedranno il loro colore di riferimento con tonalità più o meno brillante a seconda del numero dei principi a cui avranno aderito, con l’indicazione dei contributi economici ricevuti dalle lobbies.
La terza fase sarà la raccolta di finanziamenti per i candidati che faranno della riforma il loro impegno principale.
Una volta svolte le elezioni i cittadini monitoreranno l’attività dei politici e l’aderenza alle scelte fatte  in precedenza.
Il sito monitorerà anche temi come il riscaldamento globale, la guerra in Iraq, la sanità, fornendo una base popolare e informata.
“Non si tratta di un opuscolo politico” – ha detto Lessig – “il web è una tecnologia che, se ben architettata, può consentire a uno straordinario numero di cittadini di impegnarsi: parlare, scrivere, studiare, assumersi responsabilità. Questo impegno trasforma gli elettori in militanti”.
Proprio nel momento in cui anche nel nostro Paese si discute di cambiamenti delle forme-partito, di trasparenza, di cambiamento della classe politica ed oltre, un uso diverso delle tecnologie può rappresentare uno strumento adatto fornendo la struttura anche per una nuova definizione dell’agenda pubblica, non più calato dalle strutture o dal funzionariato partitico, ma emergente dal basso.
Ma il tasso di innovazione delle forze politiche non sembra essere al momento molto significativo.
A partire proprio dagli strumenti del web, settore in cui la blogosfera sembra aver, anche per questa nostra tornata elettorale, bocciato i partiti.
Forse tocca adesso tocca noi.

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Franco Becchis: Economia in pillole

Segnalo, con vero piacere, l’uscita di un libro a mio avviso bello – e per tutti noi molto interessante – di Franco Becchis: Economia in pillole - scelte economiche e vita quotidiana – ed. Sperling & Kupfer; pgg. 198; € 19,00.
Ho avuto modo di aver tra le mani l’edizione Beta del libro che mi ha appassionato e coinvolto per la chiarezza e l’importanza dei temi trattati: l’economia di tutti i giorni resa finalmente digeribile e comprensibile, anche nei suoi aspetti più ostici.
Non da meno, per chi si occupa d’ambiente, i molti riferimenti all’economia ambientale, che a mio avviso è la vera nuova frontiera attraverso cui gli ambientalisti devono lavorare e confrontarsi, pena la continuazione di un vuoto ecologismo fatto di parole.
Non meno importante è l’iniziativa di Franco Becchis di aprire un
blog (www.economistadistrada.it), che spero si sviluppi nel tempo e diventi qualcosa di più di una semplice appendice delle sue opere.

Accattivante è anche il taglio dell’economista di strada che - come dice lo stesso Becchis “è un tipo particolare di economista. Pur avendo sgobbato sui libri, adesso preferisce andare in giro, vicino a casa o per il mondo, e osservare il comportamento e le scelte degli individui, delle famiglie, delle imprese e degli enti pubblici. La domanda più interessante che l’economia propone è: come si formano le scelte? A una domanda così accattivante bisogna dare risposte accattivanti. L’economia è stata definita “la scienza triste”, ma non è vero, e spero di dimostrarlo con il mio libro ECONOMIA IN PILLOLE e con questo blog. Sono tristi molti economisti che la insegnano e molti manuali su cui bisogna sgobbare, ed è triste il linguaggio economico che sentiamo in radio e tv, o leggiamo sui giornali. In realtà, l’economia può essere divertente e stimolante se si parte dalla strada, dai bar o da un cinema e si riannoda il filo fra teoria e realtà. La filosofia di questo blog è semplice: l’economista di strada proporrà fatti, domande, riflessioni e spunti sulle scelte economiche e la vita quotidiana, con una cadenza non troppo frequente per non annoiare, diciamo una settimana-dieci giorni. I lettori curiosi potranno rispondere, proponendo le loro interpretazioni, notizie, domande, riflessioni e spunti”.

La promessa è l’apertura di discussioni e la disponibilità di link e materiale utile.
Da ricordare è la presentazione al Salone del Libro di Torino l’8 maggio presso la Sala Blu alle ore 16.00 (con Leonardo Maugeri autore di Con tutta l’energia possibile).

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Politica. Le motivazioni secondo il Censis del voto 2008: potenziare il ruolo dello Stato

Questi sono alcuni dei principali risultati della ricerca realizzata dal Censis sulla base delle interviste svolte a 2000 italiani, rappresentativi degli elettori, all’uscita dei seggi nelle ultimi elezioni politiche. La ricerca viene presentata oggi a Roma nella sede del Censis da Giuseppe Roma, direttore generale da Giuseppe De Rita Presidente del Censis.
Le motivazioni del voto alle Politiche del 2008 mostrano il lento declino del richiamo a ideali e valori, e il ritorno del leader come mobilitatore di consenso.
Il 45% degli intervistati all’uscita dai seggi nelle recenti elezioni ha dichiarato di avere scelto sulla base della identificazione con i valori e gli ideali dello schieramento che ha votato, con una riduzione di 4,6 punti percentuali rispetto al 2006; a crescere in misura molto significativa è invece il peso del leader dal 13,7% del 2006 al 19,5% del 2008 (il dato più elevato in assoluto dal 1996), nonché l’influenza dei comportamenti assunti dallo schieramento votato negli ultimi anni cresciuta dall’8,3% al 12,3%.
Il momento elettorale riesce ancora ad attirare gli italiani, malgrado le ondate di critica della politica degli ultimi tempi, tuttavia per un quarto degli elettori nella loro vita quotidiana il rapporto con la politica ha un carattere patologico, è scambio di favori, richiesta di soluzione di problemi personali che, altrimenti, non sarebbero in grado di risolvere. Soprattutto nei comuni più piccoli e al centro-sud, dalle emergenze sanitarie alla ricerca di un posto di lavoro sino all’accelerazione delle pratiche della pensione, si evidenzia l’abitudine a rivolgersi a un politico per risolvere un problema e spesso per vedere tutelato un proprio diritto. Ben il 23,1% degli elettori si è rivolto alla politica per avere aiuto nella soluzione di un problema personale, ad esempio, per una emergenza di salute (6,1%), per la ricerca di un lavoro per un figlio o parente (5,2%), per garantire i propri diritti sul posto di lavoro (4,4%), per accelerare una pratica della pensione (3,5%) o per la realizzazione di un servizio pubblico nel quartiere (3,4%).
Dal governo, gli italiani, fortemente condizionati dalla percezione di vulnerabilità socioeconomica di cui l’erosione del potere d’acquisto è in questo momento l’espressione più manifesta, si aspettano non solo una riforma della politica e delle istituzioni, quanto interventi razionalizzatori sulla spesa pubblica. E’ forte l’attenzione verso la spesa pubblica, rispetto ai settori dove va aumentata emerge il riferimento alle infrastrutture (indicate dal 10,4% nel 1996 e dal 24,2% nel 2008, +13,8%), ai servizi pubblici come trasporti, rifiuti ecc, (+6,7%), alle spese per ordine pubblico e giustizia (+6,5%) nonché alle prestazioni previdenziali citate dal 27,6% nel 1996 e dal 33,9% nel 2008.
Nel tempo è dunque cresciuta la quota di elettori che chiede maggiori investimenti pubblici nelle infrastrutture e anche nei servizi pubblici essenziali come trasporti e rifiuti; e in una tornata elettorale in cui il localismo come orizzonte politico di costruzione del consenso elettorale è stato dominante, spicca la richiesta crescente di potenziare il ruolo dello Stato centrale, garante dell’equilibrio tra le varie parti del Paese. E’ sorprendente l’aumento della quota di italiani, passata dal 33,3% del 2001 al 46,1% del 2006 sino al 47,5% del 2008, convinti che in una nuova distribuzione di poteri tra le istituzioni occorre privilegiare il ruolo dello Stato centrale per assicurare l’equilibrio tra le varie parti del Paese; diminuisce, invece, la quota che richiama il potenziamento delle Regioni come rappresentanti degli interessi dei diversi territori (dal 39% del 2001 al 31,8% del 2006 al 28,4% del 2008), e risale lievemente (dal 22,1% del 2006 al 24,1% del 2008, dopo che era calato rispetto al 2001 quando il dato era risultato pari al 27,7%) la quota che vuole dare più potere a Comuni e Province perché sono le istituzioni più vicine ai cittadini.
A questa richiesta di potenziare un soggetto centrale capace di condensare le dimensioni territoriali più micro, si affianca la reiterata centralità della famiglia come soggetto sociale che, secondo oltre il 72% degli italiani (era stato il 56,1% nel 1996, il 23,2% nel 2001) deve essere sostenuto dallo Stato per migliorare il benessere complessivo della società italiana; cala il consenso verso le imprese che sono indicate come il soggetto da sostenere per il benessere collettivo dal 16,9% degli attori, quando erano state indicate dal 23,2% nel 2001 e dal 24,7% nel 1996.
La semplificazione del panorama partitico come presupposto per rendere più efficiente la macchina istituzionale ha giocato un ruolo nel determinare l’articolazione del consenso elettorale. Anche per le caratteristiche dell’offerta politica, gli italiani hanno perso di vista una collocazione ideale “al Centro” dove si posiziona l’8,9%, mentre entrambe le coalizioni maggiori risultano decisamente sbilanciate sui versanti estremi: il 27,7% degli elettori del Centro-destra si autodefiniscono di destra, mentre il 25,5% di quelli del Centro-sinistra, si autocollocano decisamente a sinistra.

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Energia: quando l’incentivo fa male. Anche a Sinistra

Qual è il miglior modo di investire risorse pubbliche per sviluppare le energie rinnovabili?
E gli incentivi ad essa destinati sono sempre un fattore positivo? Se lo chiede Massimo Mucchetti a pagina 4 di “Corriereconomia” di lunedì 28 aprile con il complemento di una interessante intervista a Luigi Paganetto presidente dell’Enea, che invito caldamente a recuperare. Gli argomenti non sono di facile presa e difficili da trasporre, ma meritano una sottolineatura dei dati.
Che parrebbero paradossali.
Ad esempio il ricorso a fotovoltaico ed eolico non è sufficiente per abbattere le emissioni di CO2 che rimarrebbe su livelli di circa 160 milioni di tonnellate, contro le 110 mln di tonnellate prodotte nel 1990 e i 147 mln di tonnellate del 2005.
E quanto costeranno le fonti rinnovabili al consumatore, visto che le incentivazioni si caricano in bolletta?
Al 2020, anche ipotizzando una riduzione dei costi di investimento a seguito del miglioramento tecnologico ed alla maggior scala di produzione, l’incentivo medio potrebbe essere di circa 110 € al MWh determinando un onere nel sistema di circa 6 miliardi di € l’anno.
Ed una terza domanda: se i sussidi sono fatali per le fonti rinnovabili, la loro quantità va bene o è esagerata? È esagerata.
Arturo Lorenzoni della IEFE-Bocconi, calcola che l’onere in eccesso rispetto al costo evitato di acquisto di 54 miliardi di KWh da fonti fossili, maggiorato delle esternalità negative, si aggira intorno a 3,3 miliardi di €.
A questo punto per produrre 54 miliardi di Kwh da fonti rinnovabili bisognerebbe investire 86 miliardi di €.
Ma a parte la messa in opera gran pare dell’investimento darà luogo ad importazioni – anche con qualche timido segnale di della nascita di una filiera nazionale.
Chi parteggia per le rinnovabili, dice che comunque i 4 miliardi in più della finanziaria compensano i rischi della costruzione.
Come se ne esce? Una risposta utile ci viene integrando l’articolo di Mucchetti con le dichiarazioni di Paganetto.
Sicuramente una rapida espansione del mercato porta a una ondata di innovazione ed un rapido recupero di efficienza.
Ma vincono le aziende che arrivano per prime alla fine del processo innovativo, portando una certa tecnologia  livelli ottimali di efficienza.
E per fare questo bisogna sperimentare diverse strade. Un esempio è quello dei pannelli fotovoltaici: puntare a costruire pannelli migliorando i risultati per cm. quadrato ma alzando i costi, oppure puntare ad abbattere i costi sperimentando materiali diversi dal silicio?
Più si allarga la base di sperimentazione e prima si arriva alle soluzioni ottimali. Da qui il ruolo della Stato e degli incentivi pubblici.
Lo Stato dovrebbe favorire l’allargamento della base di sperimentazione, anche se ragionare solo sui costi non ha molto senso perchè bisogna cercare di riparametrarsi sugli altri, altrimenti si è tagliati fuori.
Inoltre se si vuole spingere le aziende a migliorare l’efficienza tecnologica, l’eccessiva incentivazione può avere effetti controproducenti.
Bisogna trovare un equilibrio fra lo stimolo alla ricerca ed il pericolo che le aziende si siedano sugli incentivi stessi.
E la fine del ragionamento è intuibile: non sarebbe meglio se lo Stato assicurasse la certezza del diritto a realizzare i progetti legittimamente approvati e destinasse 1-2 miliardi l’anno alla ricerca su solare e affini risparmiando il resto o rendendolo disponibile per mantenere la ricerca per diversi anni?
Come Sinistra è necessario quindi iniziare a maneggiare meglio l’economia dell’ambiente e porsi questi problemi con maggior lungimiranza, selezionando le politiche per quello che possono dare al meglio come efficienza, senza semplificazioni ideologiche che possono portare a risultati opposti a quelli sperati.

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Ballottaggi: Roma trascina nel burrone il PD; il Piemonte perde anche Orbassano e conferma Ivrea

Veltroni trascina nel burrone il PD dopo aver, nei fatti, annichilito la Sinistra. Roma per la prima volta in mano all’epigono del Movimento Sociale Italiano, L’ex ministro Gianni Alemanno, che batte sonoramente il deja vu Francesco Rutelli.
In Piemonte si riconfermano al centrodestra la Provincia di Asti anche dopo la guetta fratricida Armosino-Cotto, ed al Centrosinistra la Città di Ivrea, senza apparentamenti. Con ben altro clamore, ma con lo stesso risultato politico, Orbassano viene chiaramente conquistata dal Centrodestra con il nuovo Sindaco Gambetta che fa macerie dell’uscente Marroni, anche lui vittima del “we can” veltroniano che questa volta lo fà ballare da solo, in tutti i sensi dopo il mancato accordo con le liste della sinistra.
Non è difficile, a questo punto, prevedere almeno l’apertura di una discussione sulla strategia del PD di dialogo o meno con le forze di sinistra; meno valutabili le spinte alla sostituzione di Veltroni, se non altro perchè non sembrano profilarsi altri candidati di un certo peso che possano guadagnare immediati consensi tali da far cadere uolter.
Dopo i lunghi coltelli a sinistra, che potrebbero però consegnare diverse strategie ed aggregazioni alla sinistra, vedremo se anche una classe dirigente “già vista” del PD si farà da parte.
P.S. Non ci alterate i “cabasisi” con l’analisi sull’astensione !!! Se neanche questa volta si è recuperato il non-voto, significa che la gente non si è pentita. Anzi…
Città di Roma 2538 sez su 2600
Alemanno (cdx) 53,64%
Rutelli (csx 46,36%

Prov Asti
Armosino 58%
Peretti 42%

Città di Ivrea
Della Pepa (csx) 58,92
Coda (cdx) 40.08%

Città di Orbassano
Gambetta (cdx) 58,64%
Marroni (csx) 41,36%

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Al Gore a Roma l’8 maggio lancia Current TV


L’ 8 maggio parte la versione italiana del canale nato negli Usa “per democratizzare la televisione” – Il 30% della programmazione sarà VC2, cioè creata dalla comunità di videomaker italiani indipendenti – La direzione del canale è stata affidata a Tommaso Tessarolo – Per l’ occasione Gore incontrerà al Teatro Ambra Jovinelli la blogosfera italiana, per discutere di nuova tv, produzione dal basso, videomaking, nuove frontiere della comunicazione… Continua a leggere su LSDI.

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Bollo auto: in Olanda è a consumo

Qualcuno ricorderà una precedente proposta attraverso la quale la tassazione sul proprio mezzo di trasporto privato, diventava proporzionale all’uso. Uno dei meccanismi possibili era la tassazione selettiva sui carburanti da riversare sulle assicurazioni. Il concetto è legato al principio del pagamento a seconda dell’uso e trova una sempre maggiore fattibilità grazie alle nuove tecnologie. L’Olanda raccoglie questa filosofia predisponendo il “bollo auto a consumo” e trova il plauso dell’Unione Europea. Il tutto potrebbe partire dal 2011-2012. L’idea è semplice: sulla base delle informazioni di un computer di bordo dell’auto che calcola l’effettiva percorrenza dei veicoli privati, l’autorità preposta alla riscossione modula il pagamento della tassa. Tecnologicamente gli strumenti sono già tutti a disposizione e la stessa integrazione con i registri automobilistici è semplice. Per il Benelux e la Germania, nel settore dei trasporti su gomma, esisterebbe già una proposta di utilizzare queste tecnologie per misurare il tempo di percorrenza e distanze per calibrare la tassa di circolazione proporzionalmente all’uso effettivo. Il problema è rappresentato dai risvolti sulla privacy degli utenti. Tuttavia, la possibilità di un incentivo per la riduzione del bollo, anche associabile ad uno sull’assicurazione (ricalcolabile  sulla proporzione del rischio a seconda dell’uso), potrebbe convincere molti automobilisti a superare le obiezioni. Dicevamo del favore dell’Unione Europea. A giugno Bruxelles discuterà una proposta di direttiva in cui la riduzione della tassa di circolazione per chi circola meno, ancorando il tutto alle politiche ambientali che vogliono incentivare il minor uso possibile dei mezzi di trasporto provati più inquinanti.

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