Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Nucleare: Amory Lovins su Newsweek

Il blog Parole Verdi segnala un interessante articolo edito da Newsweek di ieri di Amory Lovins che sostanzialmente batte la strada delle considerazioni sulla diseconomicità della costruzione delle centrali nucleari.
Un argomento interessante compara l’affidabilità delle centrali con quella della produzione di energia rinnovabile.
Un dato sottolineato è che “di tutte le centrali nucleari costruite negli USA, il 21% è stato abbandonato, il 27% ha avuto almeno una volta nel suo ciclo di vita problemi. Anche i reattori costruiti con successo hanno necessità di rifornirsi di carburante ogni 17 mesi per 39 giorni e quando interrompono la loro attività per problemi alla rete elettrica, non possono ripartire velocemente.”
La discontinuità di rinnovabili come l’eolico potrebbe anche quindi configurarsi, pur con modalità diverse, anche per il nucleare.

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Campi elettromagnetici da elettrodotti: lo studio della Provincia di Torino

Qual è la situazione dei campi elettromagnetici generati dagli elettrodotti nella Provincia di Torino?
Qualche anno fa, come Assessorato alle Risorse Idriche ed Inquinamento della Provincia di Torino, decidemmo di effettuare un’analisi di quei siti in cui è possibile il superamento dei valori di riferimento con priorità per le situazioni già segnalate.
Lo studio è stato affidato, in concerto con i nostri Uffici dell’Assessorato Risorse idriche ed inquinamento, all’Arpa Piemonte che sul tema vanta delle eccellenze a livello nazionale.
Ora abbiamo finalmente presentato i dati dello studio, qui pubblicati, che rappresenta sicuramente una novità nel panorama nazionale.
La situazione può dirsi sostanzialmente rassicurante, anche se finalmente sono chiari i punti di interferenza e le linee in cui si creano delle situazioni critiche da sottoporre a bonifica.
Il monitoraggio ha valutato 34 linee identificate come particolarmente impattanti.
Le situazioni critiche rilevate per il rispetto del campo elettrico, sono tutte a carico delle linee a 380 Kv.
Per quanto riguarda il campo magnetico i casi critici sono correlati a linee di tensione a 220 Kv.
Ma l’importanza di questi dati sono soprattutto pianificatori, individuando fasce precise e misurate di rispetto, all’interno delle quali la destinazione d’uso dei fabbricati deve essere vincolata – ad esempio non è possibile in queste lo stazionamento per più di 4 ore consecutive – effettuando un approfondimento relativo al rispetto dell’obbiettivo di qualità nelle aree appunto di possibile progettazione di abitazioni, scuole etc.
Qui il link per scaricare il documento in formato pdf

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Il vero nemico del nucleare? E’ il mercato

Emma Marcegaglia (Confindustria) e il Ministro Scajola hanno un nemico in casa: il mercato.
La – da loro – auspicata nuova corsa alla costruzione di centrali nucleari, non decollerà a causa degli ambientalisti o delle scorie prodotte, ma proprio per i meccanismi di mercato che depotenziano nei fatti qualsiasi convenienza.
Silvestrini (Kyoto club) mette in fila i diversi motivi economici che intralciano, molto più dell’opposizione politica, il sogno fissile dell’atomo.
Partendo dall’ultimo: la disponibilità, e i costi correlati, del materiale fissile.
Mentre infatti negli anni scorsi si era in presenza di una certa sovrabbondanza di uranio, anche per il programma di disarmi nucleare, le difficoltà ad aprire nuove miniere per reperire nuovo materiale stanno già facendo lievitare il prezzo del combustibile nucleare, sestuplicato negli ultimi cinque anni.
Non meno interessante è il costo stimato di smantellamento a conclusione del ciclo di utilizzo delle centrali: solo in Gran Bretagna l’ultima stima è di circa 100 miliardi di €.
Ma il vero cuore, il nemico principale dell’atomo sembra proprio essere rappresentato dalla liberalizzazione del mercato elettrico.
“In una realtà concorrenziale, l’incertezza sui costi, sui tempi di costruzione e sulle dinamiche della domanda penalizzano fortemente questa tecnologia. Secondo un recente studio Usa condiviso dall’industria atomica (il Nuclear Power Joint Fact-Finding) l’elettricità di una nuova centrale nucleare è destinata a costare il doppio (8-11 centesimi di dollaro per kWh) rispetto alla media” afferma Silvestrini.
Emblematico è anche il caso statunitense dove le gare per la costruzione di nuove centrali nucleari sono andate deserte fino a quando l’amministrazione non ha introdotto gli stessi incentivi previsti per l’eolico: 1,8 centesimi di dollaro per Kw/h.
Ma d’altronde nemmeno i sostenitori dell’atomo di casa nostra sostengono che il passaggio all’atomo diminuirebbe i costi delle nostre bollette.
Non ultima la stessa industria che fabbrica centrali si trova in affanno: la Siemens si ritrova in Finlandia  con extracosti di realizzazione per circa 1,5 miliardi di €, fatto che ha procurato un deprezzamento del suo titolo in Borsa di circa un terzo.
E l’ultimo colpo potrebbe venire dall’IEA (International Energy Agency) che stima una riduzione della produzione di energia elettrica prodotta da nucleare dal 15% al 9% entro il 2030 a causa della chiusura delle vecchie centrali.

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JUVENTUS: ieri… e oggi

Con simpatia agli amici juventini…

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Italiani contrari al nucleare: sondaggio Ekma

EKMA ha realizzato un sondaggio per conoscere l’opinione degli italiani sulla reintroduzione delle centrali nucleari.
Il risultato è secco con il 54.4 % dei cittadini contrario all’energia nucleare, contro il 35,8 di favorevoli mentre il 9.8 % non esprime opinioni.
Le dichiarazioni del Ministro Scajola, malgrado la “luna di miele” del Governo, non sembrano aver ribaltato le opinioni della popolazione espresse ormai più di 20 anni orsono.

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La fusione nucleare funziona.

In tempi di rilancio del nucleare tradizionale, almeno in Italia, notizie confortanti ci arrivano invece dal fronte della “fusione nucleare fredda, tecnologia “pulita” di produzione dell’energia la cui linea di ricerca ha continuato a svilupparsi in questi anni, come testimoniano centinaia di articoli scientifici pubblicati sulle più autorevoli testate scientifiche sottoposto anche a peer rewiew, malgrado la cattiva pubblicità ricevuta dai media diversi anni orsono.
L’incrollabile Yoshiaki Arata di Condensed Matter Nuclear Science, ha infatti dimostrato in un espermento pubblico, la possibilità di produzione di calore utilizzato per far girare un motore termico.
Uno dei limiti di queste sperimentazioni è sempre stata la difficoltà di riproducibilità delle diverse sperimentazioni, fattore che sembra in via di superamento grazie all’affinamento delle ricerche ed alle tecnologie di produzione.
Significativo potrebbe essere il fatto che questa modalità entrerebbe immediatamente in competizione con le ricerche per la quarta generazione della tradizionale “fissione nucleare” soprattutto per ciò che attiene l’ottenimento di fondi.
Non meno importante è il fatto che questo tipo di ricerca rappresenta un linea di indagine effettivamente nuova a differenza della fissione dove in sostanza si cerca di affinare un modello di produzione già acquisito.
Gli sviluppi della fusione nucleare sembrano inoltre portare ad una vera tecnologia “pulita” oltre alla possibilità di utilizzare materia prima a basso costo e ubiquitaria nell’orbe terracqueo, superando il problema della “benzina” della fissione rappresentato oggi principalmente dall’uranio che non è infinito (stesso discorso del petrolio), e con possibilità di vero e proprio mercato monopolistico.
Oltre alla possibile immediata riconversione bellica (leggi ad es. uranio impoverito).
Chiaramente, la possibile utilizzazione “chiavi in mano” non sarà immediata, come peraltro anche per il nucleare tradizionale.
La partita vera a questo punto si giocherà sui fondi che le diverse agenzie pubbliche e private degli Stati decideranno di investire per accelerarne le possibilità di utilizzo.
Oltre a partecipare, se tutto funzionerà a dovere, al vantaggio competitivo che questi investimenti potranno procurare sia in termini tecnologici che di royalties che si potranno risparmiare.
QUI un approfondimento comparso su Il Sole 24ORE

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Energia e Ambiente: la speranza che viene dal caro petrolio

“I prezzi alti del petrolio, determinati dalla domanda dei paesi asiatici, preoccupano l’Occidente. Eppure, almeno per gli Stati Uniti, c’è una correlazione positiva tra il costo del petrolio e la produzione industriale, come mostra uno studio recente. Perché la comparsa di nuovi attori economici rende alcune risorse più scarse, aumentandone il costo, ma offre nuove opportunità di commercio. E’ la capacità di innovare e rimanere leader in produzioni sofisticate e poco sostituibili che gioca un ruolo chiave nel decidere se la sfida di oggi sia un’opportunità o una sciagura.”
Un interessante articolo di Francesco Lippi su lavoce.info.
Leggi l’articolo

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Italia: uso dei servizi web tra cittadini e pubblica amministrazione

Diminuisce del 3% l’uso dei servizi via web da parte dei cittadini nei rapporti con la pubblica amministrazione.
Il dato emerge da una ricerca elaborata da un pool di esperti del “Forum Pa” di Carlo Mochi Sismondi.
Restano quindi pochi i servizi utili alla popolazione che sarebbero in grado di farci risparmiare tempo e code, malgrado le promesse e gli annunci che si sono succeduti dalle riforme della Pa dell’epoca Bassanini a fine anni novanta in poi.
Non possiamo dire se sufficienti o meno, ma le varie fasi hanno impegnato circa 900 mln di € per 134 progetti nei due Governi Berlusconi e 230 mln di € pochi mesi orsono nei 18 mesi del Governo Prodi.

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Detassazione: di straordinario c’è solo l’elusione fiscale

Molto si discuterà del provvedimento sulla detassazione fiscale degli straordinari e comunque delle componenti variabili del salario.
Lasciando da parte al momento il pericolo dell’aumento delle ore soprattutto per le lavorazioni pericolose, con conseguente rischio di maggiori incidenti, resta il fatto che il provvedimento non sembra comunque funzionale agli obiettivi prefissi.
Per diverse ragioni. Un rischio vero è ad esempio l’aumento dell’elusione fiscale, che verrebbe a questo punto pagata da tutti gli altri lavoratori.
Il rischio è che sia i datori di lavoro che i dipendenti cercheranno di spostare la contribuzione dalla parte fissa a quella variabile.
Poniamo che io guadagni 100 €: di questi al momento ne vengono tolti diciamo 25 € per le tasse e 25 € perla contribuzione sociale.
Quando passerà la detassazione la quota prelevata sullo straordinario potrà essere solo di 10 €: è chiaro che a questo punto tenterò sia io che il mio datore di lavoro di “caricare” sullo straordinario la quota più alta possibile con un beneficio diretto per me, ed eventualmente per l’azienda, ma non per lo Stato che tradotto significa servizi sociali e pensione.
Il governo però sta pensando ad introdurre delle limitazioni sostanziali, con un meccanismo di calcolo che non potrà essere che molto complesso e che interverrà probabilmente sulle addizionali regionali, in sostanza sulle tasse che paghiamo a livello locale.
Immaginiamoci quindi una ulteriore complicazione di un sistema fiscale, il nostro, tra i più complicati del mondo!
La ragione di tutto ciò è spiegata dal Governo Berlusconi con la facilitazione che si otterrà nella contrattazione decentrata, legando maggiormente il salario alla produttività.
Ma per far questo non credo sia necessario far pagare tutti gli altri contribuenti in maniera mascherata, basterebbe tagliare la tassazione sul lavoro per tutti i lavoratori ed eventualmente riformare la contrattazione.
Oltre al fatto che per incentivare le forme di contrattazione decentrata nessuno vede la necessità di sgravi fiscali.
E per tagliare ad esempio le tasse sul lavoro senza ricadute sui servizi pubblici, una proposta potrebbe essere quella di ricorrere al
doppio dividendo, anche in questo blog precedentemente accennata.

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Alain Touraine: leggere la realtà in modo diverso. Anche a Sinistra

Alain Tourain, il sociologo che ha coniato il termine di “società postindustriale” ha appena pubblicato in Italia, per i tipi del Saggiatore, l’interessante: “La globalizzazione e la fine del sociale”.
Le sue tesi credo siano molto stimolanti, soprattutto per la lettura della realtà odierna e si inseriscono nella difficoltà e nello smarrimento, a livello di Sinistra politica, nel saper leggere la nostra società.
Si potranno condividere a meno le tesi esposte, ma sicuramente non si potranno ignorare.
Estrapolo, qui, un passaggio critico, nella speranza che possa stimolare la lettura di questo testo molto lucido e capace di sondare senza cedimenti la realtà sociale per quella che è, oggi.


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