Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Browsing the archives for the Sezioni category.

La carta della povertà/1





C’è da avere paura.  Non tanto per i limiti delle politiche di destra. Ma soprattutto per una specie di silenzio critico, di incapacità di analizzare cosa effettivamente significhi assegnare una “patente” alla povertà.
Più che opposizione, le forze di “sinistra” stanno facendo praticare ai loro elettori la “costernazione”. Eppure dovrebbe piacerci uno Stato caritatevole che elargisce sconti, che si premura di permettere agli anziani indigenti di arrivare alla quarta settimana.
Se non fosse che svegliandoci dal sonno della ragione a cui ci sta abituando la creatura democratica veltroniana – dell’Italia dei valori non ci abbiamo mai fatto affidamento -  e tornando alla analisi pura e semplice, ci si accorge che qualcosa non funziona.
Così, la prima considerazione di questo tipo di politiche è, appunto, la rinuncia della politica, della sua funzione, della sua capacità di risolvere i problemi.
Archiviato Beveridge – che inventò il Welfare State moderno -, il solidarismo cattolico e la redistribuzione socialista, siamo entrati nel millennio della moderna elemosina discrezionale, estemporanea, ricavata dalla questua di petrolieri e banche e, come tale, ritirabile quando la disponibilità, economica e politica, sarà terminata.
Non interessa formare dei cittadini, considerarli così adulti da poter disporre del principio di libertà nell’utilizzo delle risorse assegnate. Meglio costringerli a spendere dove uno Stato-Padre ritiene più utile.
Un nuovo “divide et impera”, un rapporto diretto e solitario con le istituzioni, non più una storia collettiva ed un problema della collettività con la necessità di rappresentanza anche politica.
Non più il tentativo di far uscire in maniera sistemica queste fasce sociali dalla propria povertà, (così come si è tentato con il sistema sanitario universale, lo statuto dei lavoratori e perfino l’edilizia popolare) attraverso meccanismi durevoli.
Al contrario, un meccanismo che “pietrifica” la condizione sociale, la cristallizza, non individua forme di possibile passaggio a livelli superiori, ma la censisce e mantiene a 400 € al mese.
Una misura frammentata, senza idea d’insieme, slegata da qualsivoglia progetto strutturale.
Una risposta che dovrebbe far arrossire anche i nostri “liberali” nostrani che per anni ci hanno spiegato le virtù di questo sistema, del mercato che attraverso al concorrenzialità equilibrava i prezzi: vi ricordate lo Smith della “marea che avrebbe sollevato tutte le barche”?
Almeno lì esisteva una visione più sistemica di possibile riequilibrio sociale attraverso una – mistificante? – crescita che avrebbe contagiato tutti, sviluppato il benessere sociale.
Qui siamo invece all’individuazione attraverso una carta bancomat, di un insieme sociale da considerarsi inemendabile: non è possibile studiare nulla per la crescita sociale di queste persone: poveri sono e poveri resteranno.
Un arretramento quindi più ampio, dove, appunto, anche la politica getta la spugna e non si consuma più nel cercare strade diverse rispetta all’elemosina, non ritiene più possibile impegnarsi in idee ed impegnare diversamente le risorse per dare una risposta a ciò che, ormai sembra immutabile.
C’è da chiedersi allora a cosa serva la politica se non è più in grado di dare risposte sensate a questi bisogni.
È come la medicina che rinuncia a curare tumori, aids, malformazioni perché lo “sbaglio di natura” non è affrontabile, e che quindi impegna tutele sue energie nelle cure compassionevoli.
E non esiste nemmeno, data l’ampia maggioranza ottenuta, un problema di governabilità.
O meglio viene fuori cosa la destra intenda per governabilità: semplicemente un valore in sé stesso, sterile ed amorfo, fatto per  non subire perturbazioni, per continuare la conservazione degli attuali equilibri tra gruppi privilegiati ed socialmente svantaggiati.
Altra cosa è intendere la governabilità come strumento per costruire interventi strutturali, anche di difficile consenso elettorale, ma di efficacia almeno presumibile – perché gli errori non hanno colore e possono verificarsi da tutte le parti.

Questa è comunque solo la prima puntata, la parte politica, di visione d’insieme, di cosa può comportare questa manovra.
Se può essere d’interesse, domani sarà pubblicata la seconda puntata, quella di politica economica, dove sarà più chiaro anche il perché questa manovra abbia vere e proprie caratteristiche di inefficacia economica certa, che toglie perfino risorse alle riforme necessarie.


(altro…)

Il cervello quantistico





Tenete d’occhio il convegno del prossimo 30 giugno a Salerno.
Il titolo è veramente poco intrigante: Logica matematica, costruzione dei concetti e processi socio-cognitivi.
Ma sotto questo vestito potrebbe nascondersi una piccola rivoluzione anche grazie alla ricercatrice italiana Paola Zizzi che lavora all’Università di Padova.
Il tutto è sintetizzabile sotto il nome di “Cervello quantistico” ed è veramente affascinante.
Per farla breve il concetto su cui si regge questo tipo di ricerche è che il cervello sia una specie di macchina quantistica, un calcolatore che funziona in maniera diversa, con meccanismi che non sono quelli della logica classica.
Ed elabora dati a velocità impressionanti.
Tralasciando descrizioni più lunghe, che comunque potrete trovare su “Nova” del 19 giugno a firma di Andrea Carotene, la teoria ipotizza che, a livello inconscio, il cervello lavori seguendo la logica quantistica (diciamo una diversa logica ove 2+2 non fa sempre 4, oppure che una particella di luce passi contemporaneamente attraverso due fenditure) e che la razionalità sia solo un fenomeno successivo derivato dall’attività quantistica.
Tenete conto che la logica quantistica non è “falsa”, ma solamente incomprensibile, a livello razionale anche per chi la studia.
Ma che comunque permette la costruzione di marchingegni come il computer che state usando adesso per leggere questo post.
Il tutto porta a comprendere come non sia a questo punto possibile decifrare il nostro inconscio, usando l’alfabeto che normalmente utilizziamo nel nostro mondo cosciente.
Anche solo tenendo conto che la potenza delle operazioni che il nostro cervello compie in maniera inconscia è incomprensibile alla nostra coscienza.
Per dire comunque anche della possibilità pratiche che apre questo tipo di ricerca, viene portato ad esempio lo studio della schizofrenia, in cui verrebbe bloccato il passaggio tra il pensiero inconscio-quantistico e quello razionale.
E questo è solo un esempio.
Potrebbe essere utile cercare di raccogliere, anche per noi non addetti ai lavori, qualche richiamo, chiaramente leggibile, sulle conclusioni di questo convegno, di cui i media sicuramente non registreranno le suggestioni.

(altro…)

Indicatore di Situazione Economica Equivalente: l’ISEE compie 10 anni

Un po’ di tempo fa, decidemmo, come Autorità d’Ambito 3 torinese, di agevolare le famiglie ed i soggetti con maggior svantaggio sociale nella tariffazione dei consumi dell’acqua.
Il problema era trovare un sistema poco distorsivo ed il più veritiero possibile sulla reale condizione dei cittadini, che almeno diminuisse il più possibile eventuali errori come far pagare poco a chi guadagna molto e molto a chi è in evidente difficoltà.
Immaginammo un sistema a fasce con importi unitari diversi, anche legati al consumo di acqua.
Mettemmo alla prova diverse simulazioni ed infine scegliemmo l’indice ISEE per avere un parametro reale.
Lo stesso confronto con le associazioni dei consumatori ci confortò in tal senso, ed ora dopo un periodo di sperimentazione, posso affermare che la scelta si è rivelata giusta.
Il fatto mi è venuto in mente dopo la lettura di un
interessante articolo comparso il 30 maggio su www.lavoce.info a cura di Davide Tondani che ricordava il decimo compleanno dell’Indicatore di Situazione Economica Equivalente, appunto l’Isee, introdotto con il decreto Legislativo 109/98.
Ma cos’è in soldoni l’Isee?
È uno strumento in grado di fornire  indicatori di benessere più veritieri del solo reddito personale, proponendosi di realizzare criteri uniformi nella valutazione della condizione economica per selezionare i beneficiari delle politiche di welfare.
Lasciando l’approfondimento al chiaro articolo di Tondani, ricordo solo che l’Isee si fonda su tre pilastri: l’opzione a favore del reddito famigliare invece di quello individuale; la valutazione del patrimonio; il numero dei componenti della famiglia.
Rimane a mio avviso il miglior indice per la cosiddetta “prova dei mezzi” a cui ogni cittadino e famiglia è esposto quando ad esempio deve pagare una tassa diretta o indiretta, cioè la capacità, con i propri di mezzi, di sostenere una determinata spesa.
Malgrado la riconosciuta funzionalità, anche se certamente tutto è perfettibile, è da rilevare come molte scelte del legislatore nel determinare chi può e chi non può accedere a benefici di politiche di welfare, non si basino su questo strumento, ma su molto più discutibili indici che non rendono conto della effettiva capacità economiche dei cittadini.
Alcuni esempi sono la detrazione IRPEF delle famiglie con almeno quattro figli o la detrazione IRPEF di una parte del canone di locazione dell’abitazione principale.
Questi esempi sono abbastanza chiari nel far comprendere come, la non applicazione di un indicatore come l’Isee, possa ingenerare una critica diffusa tra i cittadini che è quella di elargire dei benefici anche a individui con una condizione economica che non giustificherebbe questo trasferimento di risorse.

(altro…)

Politiche per la ricerca in Italia: al di là dei luoghi comuni

L’Italia non ha organi centrali adeguati che definiscano le scelte strategiche in tema di scienza e tecnologia.
Scelte strategiche sono quelle che identificano i grandi settori (per esempio, energia, salute, elettronica) nei quali il Paese può ambire a posizioni di leadership internazionale, e quelli su cui il Paese ha necessità di puntare in base alle sue caratteristiche e necessità di sviluppo economico.
Mentre il problema è probabilmente generalizzato a tutti (o quasi tutti) gli ambiti specifici della ricerca scientifica (si veda l’intervento di Andrea Ichino sul Sole 24 Ore del 12 aprile), in alcuni settori chiave, come quello della ricerca biomedica, è così grave da essere immediatamente visibile.
Un interessante articolo di Paolo Bianco ed Elena Cattaneo.
Leggi qui

(altro…)

Una lancia per Orango


Una curiosità ripresa dal sito di
Progetto Galileo ci mostra l’immagine di un orango che tenta di cacciare dei pesci con una lancia.
Il fatto è particolare. Più che per l’uso di un utensile, che sarebbe già stato documentato, per il fatto che avrebbe copiato questo comportamento dopo averlo visto da pescatori locali.
Un caso di passaggio di conoscenze da specie diverse.


(altro…)

Ricerca: il 5 per mille scandalizza gli scienziati.

Ha ragione Massimo Pinto, il cui blog Science in the Bel Paese è tra i 10 più letti della rete di Nature: il 5 per mille così com’è dato per la ricerca scientifica non funziona.
Anzi, diventa quasi fonte di scandalo per i ricercatori di altri Paesi.
Il perché è abbastanza semplice.
Nei Paesi di ricerca avanzata i fondi vengono assegnati dopo una attenta valutazione dei progetti di ricerca da parte  di “board” scientifici di elevata qualità e attraverso una valutazione “peer rewiew”, tra “pari”.
In Italia questo meccanismo può essere saltato facendo confluire direttamente i fondi donati dai cittadini ad un Istituto o ad un  progetto di ricerca senza che questo passi attraverso questo tipo di valutazione.
Non sempre, senza dubbio, ma per la maggior parte dei casi avviene così.
In questo modo una abile campagna pubblicitaria, potrebbe ad esempio drenare fondi anche su progetti non di punta o comunque di qualità inferiore ad altri che non ottengono risorse.
Il cittadino in questo modo, non ha gli strumenti per comprendre a fondo la bontà delprogetto che sta finanziando, pur credendo di fare la cosa più giusta.
In altri Paesi il meccanismo possiede maggiori salvaguardie.
I fondi donati dai cittadini finiscono ad esempio ad una fondazione, che però non decide la destinazione.
La scelta viene compiuta da una equipe di scienziati di vasta esperienza che stila una graduatoria.
Il concetto è che non può essere assegnata al cittadino la responsabilità di giudicare la scelta migliore rispetto ai progetti, senza altri strumenti che gli spot di diversa natura che compaiono su riviste o TV.

(altro…)

Torino: TwentyFour / 7 innovation. Supporto all’innovazione e web

Il TOP-IX Development Program organizza giovedì 12 giugno presso l’Aula Magna del rettorato dell’Università di Torino (via Po 17, Torino) TwentyFour / 7 Innovation, una giornata interamente dedicata allo sviluppo della nuova imprenditoria sul WEB, focalizzandosi su tre aspetti fondamentali: i modelli, gli strumenti e le esperienze.
La Globalizzazione ed Internet hanno radicalmente cambiato il sistema economico, sociale e culturale, creando un ambiente complesso ed in continuo mutamento in cui innovare 24h/24h e 7 giorni /7giorni vuol dire sopravvivere.
In questo contesto stanno crescendo nuovi modelli di supporto all’Innovazione che usano il Web 2.0 come fondamentale strumento di gestione della complessità e puntano a raccogliere, selezionare, strutturare e finanziare idee e progetti nella fase “seed”, ovvero ancora prima dell’effettiva realizzazione di un prototipo funzionante e di un business plan.
Tali iniziative sembrano rispondere all’esigenza di rapidità e qualità nella selezione e nel supporto di nuove imprese.
Anche in Italia, stanno nascendo esempi di questo tipo e strumenti in grado di supportare l’innovazione seguendo un approccio aperto, interattivo e collaborativo.
Per discutere di tutto questo il Development Program di TOP-IX ha deciso di organizzare un incontro per approfondire tali tematiche e per capire se siamo davvero pronti per la TwentyFour / 7 Innovation.
L’evento sarà trasmesso in streaming sulla pagina:
innovation.top-ix.org

(altro…)

Sanità: imparare a controllare da chi lo sa fare

Non è il toccasana dei mali, ma il sistema dei controlli in sanità è argomento che i cittadini sollevano con diverse buone ragioni.
Prudendomi le mani – visto che è il mio campo – vorrei sottoporre a tutti una risposta veramente ben calibrata e corretta che il pragmatismo medico americano ha messo in piedi proprio negli ultimi anni, soprattutto dopo l’impennata del numero degli interventi chirurgici e l’aumento dei costi aggiuntivi.
Esiste infatti un organismo molto temuto che si chiama Joint Commission che ispezionano i diversi centri sanitari in maniera del tutto casuale e senza preavviso, passando al vaglio gli aspetti sia igienico-sanitario, medici, tecnici e via discorrendo.
Se tutto è in regola viene rilasciata una certificazione, il Golden Seal of Approval.
Se si riscontrano “anomalie”, la struttura – ambulatoriale o ospedaliera – non viene chiusa d’imperio, ma gli viene fatto di peggio.
Infatti, senza la certificazione perde di fatto le convenzioni con Medicare e Medicaid (i sistemi “quasi” pubblici per anziani e chi non può permettersi di pagare le salate rette americane) oltre che con le assicurazioni private, che normalmente rifiutano la continuazione di collaborazioni con chi non possiede il “Seal”.
Questa Join Commission presenta però delle altre e più importanti specificità.
È, ad esempio, governata da 29 elementi che rappresentano medici, infermieri, sindacati, associazioni di cittadini come anche da rappresentanti delle assicurazioni.
Non ha particolari poteri caratteristici delle organizzazioni governative (non chiude gli ospedali come detto sopra).
Ha degli ispettori medici che vengono scelti nei diversi ospedali e con rotazioni continue ogni quattro anni.
Con l’ultima chicca interessante: una sede in una – almeno a noi sconosciuta – città dell’Illinois, molto lontana dai grandi centri di potere politico ed universitario. Uno strumento quindi “lontano” dalle burocrazie pubbliche, partecipato e fattivamente indipendente.
Con una filosofia: se non sei adatto non spetta a me distruggerti, ma ti tolgo l’ossigeno.

(altro…)

PD a sei zampe in Piemonte. La Sinistra alternativa e la forma dell’acqua

Un PD a sei zampe (vi ricordate il simbolo della benzina Supercortemaggiore dell’ENI?) si appresta a sbarcare in Piemonte con la nascita dell’ultima corrente degli Ecodem di Roberto Della Seta e Beppe Gamba, battezzata sabato a Poirino.
Dopo Sinistra per (Esposito-Placido), Piemonte Democratico (Bresso-Chiamparino); Bindiani (Marino), Popolari (Morgando-Bizjak) e Piemonte Europa (Gariglio-Calgaro) il quadro si arricchisce con alcune novità.
Innanzitutto per la struttura scelta: associazione “aperta”, cui aderiscono anche persone che non vogliono aderire al PD.
A cavallo quindi tra la forma-partito classica e la galassia che ruota intorno al PD e con contenuti certamente distintivi se, come ricordato da Stefano Esposito su Repubblica, non tutto scorre liscio.
A dividere, le posizioni sul secondo inceneritore e infrastrutture TAV per iniziare. Si compone così il quadro delle diverse anime dell’ex centrosinistra con scelte organizzative già compiute ed altre ancora da scegliere.
Il PD sembra infatti ripercorrere la via “correntizia” con un partito unico animato dalla discussione tra correnti che si peseranno in un futuro (o futuribile per ora) Congresso con aree che guardano alla conta interna ed altre, come sembra appunto quella degli Ecodem, che tenteranno di fare massa critica anche all’esterno del Partito.
In parte come sta avvenendo a Sinistra, dove, almeno nella sua componente più importante – Rifondazione Comunista – la discussione congressuale è orientata sulla costituzione o meno di una Gauche plurielle o Costituente di Sinistra con forme più o meno aperte.
Idee che da una parte sembrano riprendere forme purtroppo frettolosamente abbandonate come quella della Sinistra Europea, varata la scorsa estate, colpevolmente dimenticata, e significativamente diversa dal cartello della Sinistra Arcobaleno.
Tant’è che in molti, non solo all’interno di Rifondazione, si stanno interrogando proprio su quella esperienza.
Due filoni quindi che sembrano alla fine ripercorrere la storia dello stesso movimento socialista e comunista: da una parte il Partito con correnti, dall’altra una rete di associazionismo che rilegge, in altri termini e con altri temi, l’esperienza delle prime forme di associazionismo del movimento operaio fatto di club socialisti, leghe e società di mutuo soccorso (utile per comprendere rivedersi i primi capitoli di “Cento anni di Socialismo” di Sassoon o la recente”Storia del Socialismo Italiano” di Giorgio Galli).
La storia sembra riproporsi in maniera trasversale, dove il discrimine non sembra più essere l’asse riformismo/radicalismo, quanto invece l’importanza della forma organizzativa, in una società certamente più “liquida”, ma non per questo meno inquieta.
Il tutto condito da diverse preoccupazioni, dove secondo recenti indagini il PD continuerebbe ad arretrare nei consensi ( 27% secondo Crespi) con un riflusso di voti che si spande tra Di Pietro e consimili e che ritorna all’area di Sinistra, in certa parte dopo la presa di posizione dell’area di Rifondazione che fa capo a Nichi Vendola e che propone una Costituente di Sinistra “aperta”.

(altro…)

Alluvione 2008: primo rapporto della Provincia di Torino

Già da qualche giorno è online il  Primo rapporto sull’alluvione del 28-20 maggio 2008 stilato dalla Provincia di Torino in cui sono comprese la gestione dell’emergenza, le proposte di intervento per il ripristino delle infrastrutture provinciali e la massa in sicurezza dei territori coinvolti.
Il rapporto è stato presentato nel corso di una Giunta allargata ai parlamentari piemontesi il 3 giugno scorso.
Il documento non è che una prima ed immediata risposta alle problematiche di conoscenza e di intervento in campo che sarà aggiornato con un secondo rapporto nell’ultima decade di giugno.
L’intenzione è fornire un quadro delle criticità e delle esigenze di intervento che vada oltre l’emergenza, ponendosi nell’ottica di individuare, dove possibile, gli interventi necessari per offrire sia in fase transitoria sia nella normalità le condizioni di sicurezza del territorio.
Continua intanto il lavoro di un tavolo permanente tra gli Assessorati provinciali competenti che mantengono strettamente aggiornato il Presidente Saitta, modalità di lavoro che per questo tema  verrà sicuramente mantenuta anche nella prossima fase “ordinaria”, prossimo banco di prova per la nostra Amministrazione.
Sottolineo ancora una volta il ringraziamento ai ragazzi della Difesa del Suolo ed agli altri uffici del mio Assessorato che stanno contribuendo, con sacrificio personale, a tenere sotto controllo la situazione.

(altro…)