Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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LA CRISI FINANZIARIA EUROPEA: UN INVITO AD AGIRE

Pubblico un appello alle autorità politiche dei paesi europei e della UE , comparso sul sito www.lavoce.info , perchè fronteggino la crisi finanziaria che sta contagiando pericolosamente il continente con misure tempestive, adeguate e trasparenti.
Sono promotori di questo appello alcuni economisti europei.

“L’Europa è nel mezzo di una crisi senza precedenti. Tutti gli europei sanno che cosa accadde quando nei bui anni Trenta i mercati finanziari smisero di funzionare. Non è esagerato dire che potrebbe accadere di nuovo se i governi non intervengono. Non stiamo dicendo che accadrà, ma è fondamentale sapere qual è la posta in gioco.
Si dissolve la fiducia nei mercati e c’è il rischio che la paura si diffonda ancora di più. Le turbolenze nei mercati finanziari devono essere fermate perché causano gravissimi danni all’economia reale. Sono a rischio i risparmi di centinaia di milioni di europei. Se la turbolenza darà luogo a una paralisi del mercato del credito, un gran numero di posti di lavoro e di imprese verrà distrutto. Un ulteriore indebolimento dell’economia reale metterebbe a rischio un numero ancora maggiore di prestiti e si creerebbe un circolo vizioso di caduta dei prezzi delle attività, deterioramento della capacità di ripagare i debiti e diminuzione dei flussi di credito.
Gli interventi dei politici statunitensi sono positivi, ma non sono sufficienti. Anche all’Europa si richiede un’azione politica decisa.

ESTERNALITA’ POLITICHE: LE AZIONI A LIVELLO EUROPEO PER INTEGRARE GLI INTERVENTI DEI SINGOLI STATI
Le autorità degli Stati Uniti hanno imparato la scorsa settimana che salvare una banca alla volta non serve: una crisi di sistema richiede una risposta di sistema.
In Europa, il salvataggio di una banca per volta significa uno sforzo di salvataggio intrapreso da un singolo paese, nonostante gli importanti effetti che questo ha sugli stati vicini, oppure un coordinamento improvvisato all’ultimo minuto con un accordo sulla distribuzione dei costi. Fino a oggi risposte nazionali e sforzi cooperativi ad hoc sono stati utili. Tuttavia, l’interdipendenza tra le banche europee è troppo profonda e diffusa perché la risposta nazionale o il coordinamento caso per caso possano essere sufficienti. Ogni intervento di un singolo Stato e ogni intervento cooperativo tra un ristretto numero di nazioni può avere effetti imprevedibili sugli altri paesi europei. È fondamentale che le autorità nazionali si incontrino e coordinino le loro risposte, delineando soluzioni valide per tutta l’Europa se necessario.
Ora, mentre la situazione appare ancora gestibile, è il momento di agire. Gli avvenimenti della scorsa settimana negli Stati Uniti dimostrano che le crisi finanziarie non si sviluppano in modo regolare e prevedibile. Un fatto inaspettato può innescare fallimenti a catena e un panico che diventa sempre più difficile controllare.

SOLUZIONI
Molte soluzioni possono comporre una risposta adeguata. Negli Stati Uniti, in questo momento la crisi si affronta riportando liquidità nei mercati monetari e del credito e creando le condizioni per una ripresa delle assicurazioni sui mutui primari e su altre attività illiquide ma sufficientemente omogenee e trasparenti. In Europa il problema principale è l’elevata leva finanziaria delle grandi banche che operano a livello internazionale. Per questo, il contributo dell’Europa deve incentrarsi sulla ricapitalizzazione del settore bancario, attraverso l’iniezione di fondi pubblici o attraverso la conversione obbligatoria del debito in capitale azionario. Deve essere fatto a livello europeo (per esempio, attraverso la Banca europea per gli investimenti). L’approccio attuale, con il salvataggio di un istituto dopo l’altro utilizzando fondi nazionali, porterà solo a una balcanizzazione del settore bancario europeo. Per prevenire in futuro crisi di questa natura, è necessaria anche una regolamentazione a livello europeo dei mercati finanziari e delle istituzioni bancarie europee.
Il problema non è la mancanza di idee su come risolvere la crisi. Il problema è la mancanza di volontà politica.
Se i capi di Stato e di governo europei non si riuniscono subito per affrontare in modo deciso la crisi prima che sfugga al controllo, finiranno per trovarsi ad azzuffarsi su quel poco che rimarrà dopo il disastro.”

Testo inglese disponibile su www.voxeu.com

Alberto Alesina, Harvard University
Richard Baldwin, Graduate Institute, Geneva
Tito Boeri, Università Bocconi, Milano
Willem Buiter, London School of Economics

Francesco Giavazzi, Università Bocconi, Milano
Daniel Gros, Centre for European Policy Studies

Stefano Micossi, Assonime
Guido Tabellini, Università Bocconi
, Milano
Charles Wyplosz, Graduate Institute, Geneva

Klaus F. Zimmermann
, Bonn University
Niels Westergaard-Nielsen, University of Aarhus,

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Rete pubblica wireless a Torino

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Il progetto per dotare Torino di una rete pubblica WiFi sembra essere in dirittura d’arrivo. In città sono operativi in via sperimentale già alcuni hotspot che offriranno connettività gratuita sui siti istituzionali e a pagamento per il resto del Web Quando il WiFi pubblico sarà definitivamente operativo, ogni utente avrà la possibilità di accedere a tutti i portali turistici e della pubblica amministrazione di Torino gratuitamente e senza limiti. Ciò consentirà ai cittadini del capoluogo piemontese di consultare documenti, delibere, informarsi sugli ultimi bandi comunali o richiedere certificati, mentre permetterà ai turisti di ricevere informazioni su come muoversi in città e che cosa vedere durante il proprio soggiorno. L’accesso al resto di Internet sarà, invece, a pagamento e gestito da un concessionario privato, che dovrà attenersi alle regole concordate con il Comune per l’attivazione e la gestione delle tariffe per la connessione. (leggi l’articolo completo)

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Piano Paulson: l’asta al contrario

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Potrebbe essere non più che una curiosità, per noi normali mortali, capire alcuni dei meccanismi del piano Paulson, quello che è stato bocciato dal Congresso degli Stati Uniti e che dovrebbe tentare di arginare la crisi finanziaria esplosa soprattutto negli USA. In sostanza questo piano prevede che un’apposita agenzia del Tesoro americano compri attività finanziarie che attualmente non trovano mercato perché troppo svalutate e rischiose, ma che un domani risaliranno. Per fare questo un meccanismo è la cosiddetta “asta al contrario”, che viene qui spiegata da un interessante articolo di Sandro Brusco comparso su www.la voce.info (qui per leggere l’articolo completo).

In una reverse auction il compratore annuncia una quantità che intende acquistare e un prezzo massimo. A quel punto i venditori offrono la quantità che desiderano vendere a tale prezzo. Se la quantità in vendita supera la quantità che il compratore desidera acquistare (ossia, se l’offerta supera la domanda) allora il prezzo viene abbassato e si genera una nuova offerta. Il processo continua fino a quando l’offerta è uguale alla domanda.
Nel nostro caso il compratore è l’agenzia del Tesoro americano e la quantità da acquistare è un certo ammontare di obbligazioni, diciamo per esempio, MBS a 10 anni per un valore facciale di 100 milioni di dollari. A quel punto i potenziali venditori, le banche che hanno in portafoglio tali titoli e desiderano disfarsene, annunciano quanto desiderano vendere al prezzo annunciate. Se l’offerta supera la domanda, ossia nel nostro esempio se le obbligazioni offerte superano il valore facciale di 100 milioni, allora il prezzo viene abbassato. Presumibilmente al prezzo più basso le banche ridurranno l’ammontare di obbligazioni che desiderano vendere. Se la riduzione è sufficiente a uguagliare domanda e offerta allora l’asta termina e le obbligazioni vengono vendute all’ultimo prezzo annunciate. Altrimenti si abbassa di nuovo il prezzo fino a quando domanda e offerta sono uguali.
Quello descritto è il formato più semplice. Un altro formato prevede che il compratore annunci la quantità che intende acquistare e i venditori annuncino i prezzi ai quali intendono vendere le loro obbligazioni. Una volta terminato il processo di offerta il compratore acquista da chi ha annunciato i prezzi più bassi.
I due formati non sono equivalenti in termini dei prezzi finali che si possono ottenere.

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A volte ritornano…


di Makkox

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Per la Sinistra: giocare la partita o fischiare solo i falli?

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Trovo intelligente una annotazione di Antonio Polito sul “Riformista” di oggi a proposito delle modalità del fare opposizione. Parlando di Veltroni scrive: “ Non gli sarà sfuggito che l’unico momento di nervosismo Berlusconi l’abbia mostrato quando ha visto l’avversario giocare la partita Alitalia, mettendo sulla stesso divano Epifani e Colaninno. La forza dell’opposizione non si valuta da come fischia i falli al governo, ma da come costruisce azioni di gioco. Se ieri Veltroni avesse messo Epifani e la Marcegaglia sul quel divano di casa a discutere dell’accordo sui contratti, avrebbe fatto più male a Berlusconi che con la sua intervista al Corriere”.
Polito ha ragione. Giro il ragionamento alla mia Sinistra, che oramai non fischia più nemmeno bene i falli. C’è necessità di costruire azioni di gioco ben fatte, soprattutto dove siamo ancora al governo delle amministrazioni. Questo può essere un semplice insegnamento che come “Costituente per la Sinistra” faccio mio. Adesso.

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Programmi elettorali: piccola proposta per iniziare

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Non è infrequente, ultimamente, che ritrovandosi tra amici il sabato sera – soprattutto quando la furia dell’unione dei figli finalmente si smorza – la chiacchierata scivoli sulle prossime scadenze elettorali. Discussioni che cerco di evitare al dire il vero, ma, avvicinandosi la scadenza del mio mandato, è giocoforza che la mia opinione venga richiesta con una certa curiosità. L’ultima domanda che mi sono sentito proporre aveva questo senso: lasciando perdere le grandi idee, i destini dell’universo ecc. e tenendo conto delle effettive competenze dell’Ente e dell’assessorato che amministri, quale proposta immediata ti sentiresti di fare?
Non è stato semplice rispondere. Gli amici erano “assatanati” e non disposti a risposte ideologiche, concettuali o che comunque avessero sfumature di general-genericismo o velleitarismo: tu sai le tue competenze, quelle dell’Ente Provincia e non sei alla Camera o al Senato della Repubblica. Non erano accettate risposte tipo: aumentare i fondi per l’ambiente, cambiare la normativa sui controlli, aumentare le possibilità ed i posti di lavoro o altre cose del genere. Un po’ una fregatura, insomma, e le benevole “carogne” incalzavano.

“Una cosa comunque la farei” – ho quindi ceduto. “Sacrificherei qualcosa, anche un Asessorato, per farne uno, con competenze trasversali, alla Semplificazione Amministrativa”.

La spiegazione è più banale di quanto di possa pensare. Nella mia funzione di amministratore, in generale, e certamente non solo per le mie materie, la richiesta che mi sono sentito fare più spesso è quella di “sveltire” le pratiche, di renderle più accessibili, più immediatamente comprensibili ai comuni mortali, tra cui mi ci metto anch’io. Anche per ciò che riguarda le aziende. La controprova l’ho avuta anche di recente, quando è stata oltremodo apprezzata l’istituzione di un sistema – che è partito per le imprese – di trasmissione di dati e progetti da sottoporre a valutazione per via internet. Cosa che sembra semplice, ma vi posso assicurare che semplice non è nelmodo più assoluto. Le aziende ci hanno fatto notare che ne hanno ricevuto un beneficio superiore alle attese, sia in termini di tempo sia per il rispetto di tempi certi e veloci di risposta e chiusura delle pratiche.
Fatto su cui hanno concordato anche i miei amici, soprattutto i professionisti che intrattattengono rapporti  vario genere con le pubbliche amministrazioni.

Perché, come ha detto bene uno di loro, un rapporto corretto, in tempi rapidi e certi con l’Amministrazione è considerabile come un vero e proprio diritto di cittadinanza che i cittadini richiedono in modo specifico, vista la complessità dei rapporti di lavoro o di altro genere che ognuno di noi oggi sperimenta a tutti i livelli.

E voi cosa chiedereste?

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No Nuke! Rock Contro il Nucleare a Torino il 24 ottobre





Torino Sistema Solare con l’ospitalità di Terra Madre
       in collaborazione con Legambiente presenta:

NO NUKE!
    ROCK CONTRO IL NUCLEARE
.
con
      SUBSONICA, AFTERHOURS, LINEA77,
       BUGO, LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA

In concerto.
Venerdì 24 0ttobre 2008 Ore 21.00
PALAISOZAKI, TORINO

  Torino si  mobilita  contro  i  progetti  di ripristino dell’energia  nucleare nel nostro paese e a sostegno della campagna 20/20/20 (-0% immissioni, +20%  energie  alternative, +20% risparmio energetico).
 Iniziative  di informazione  e  di  testimonianza  prenderanno vita urante  la giornata e la nottata.

A   venticinque   anni   dallo  storico  concerto  antinucleare  tenuto al Castello  del Valentino  e  a  ventidue anni da Chernobyl,  nessuno  dei problemi  di  allora è stato minimamente risolto.
Scorie  radioattive,  sicurezza degli impianti, costi elevatissimi, rendono antistorica  e  puramente demagogica la scelta del nucleare. Gli estremisti dell’atomo  dimenticano che non è possibile aspettare 10 anni per ridurre i consumi senza investire sulle energie alternative.
 
TORINO SISTEMA SOLARE, sarà  la sigla di riferimento per tutti gli artisti, i   locali  e le realtà  impegnate nella giornata ambientalista che offrirà  anche l’occasione per discutere di energie  alternative.
 Il  concerto si terrà  sul palco di Terra Madre, il grande meeting mondiale delle Comunità  del cibo, in piena sintonia di principi e filosofia. 
«Siamo  parte  del  sistema  spontaneo  fatto  di luoghi, azioni, pensieri, suoni,  progetti,   gratuità ,  resistenze  individuali  e  collettive  che orbitano intorno  all’idea  di  una  città  aperta e mai rassegnata».

Il prezzo del biglietto sarà  di 10 euro
Gli artisti si esibiranno gratuitamente.
Gli utili andranno a sostenere progetti di energia pulita nelle Comunità
di Terra Madre nel Sud del mondo e campagne di comunicazione sociale.

 

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Comunicato stampa dibattito Sinistra a Torino

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COMUNICATO STAMPA

A seguito del dibattito pubblico “Sinistra a Torino: i confini aperti del Socialismo Europeo”, organizzato dal Circolo Liberalsocialista “Carlo Rosselli” e dalla Società Fabiana:
“Nell’attuale fase di ristrutturazione politica del Centrosinistra a livello locale, riteniamo che, sia per consolidare le attuali positive esperienze di governo locali (Comune di Torino, Provincia di Torino, Regione Piemonte), che per soddisfare le diffuse richieste provenienti in tal senso da larga parte del “popolo della Sinistra”, sia necessario ed urgente costruire una Sinistra che sia autenticamente socialista, riformista, libertaria, laica ed ambientalista, che si richiami con chiarezza ai valori, alle tradizioni ed alle esperienze socialiste, socialdemocratiche e laburiste del Socialismo Europeo (PSE) e che si batta per coniugare la modernizzazione con l’equità, la giustizia con la libertà, i meriti con i bisogni.
Occorre mettere in campo un nuovo ed originale progetto politico per costruire, a livello locale ed in tempi rapidi, una Sinistra di governo che sappia fornire concrete risposte amministrative ai grandi temi del lavoro, dello sviluppo e delle necessarie infrastrutture, a partire dal Comune di Torino e dalla Provincia di Torino.
Su questi argomenti è urgente la immediata apertura di un libero confronto politico, al fine di individuare i soggetti collettivi e le singole personalità disponibili ad impegnarsi per la costruzione di tale progetto politico.”

Firmato:

Valter Giuliano – Assessore della Provincia di Torino
Dorino Piras – Assessore della Provincia di Torino
Maria Grazia Sestero – Assessore del Comune di Torino
Giovanni Ossola – Assessore della Provincia di Torino
Tullio Monti – Segretario Provinciale del Partito Socialista
Beppe Garesio – Segretario Regionale del Partito Socialista
Alberto Nigra – Segreteria Nazionale del Partito Socialista

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La Sinistra che torna a parlare di politica

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Un buon dibattito quello di sabato all’Unione Culturale su “Sinistra a Torino dal titolo “I confini aperti del Socialismo europeo”, a cui hanno partecipato Valter Giuliano, M.Grazia. Sestero, Dorino Piras, Tullio Monti, Beppe Garesio, Alberto Nigra. Buona partecipazione di pubblico con quasi tutte le novanta sedie disponibili occupate, malgrado l’ora e la coda della manifestazione della CGIL che si è svolta un po’ prima. Purtroppo non è stato possibile spostare il dibattito programmato da diverso tempo. La sensazione migliore è stata il fatto, come ha sottolineato Valter, di ritornare a parlare di politica, cosa che effettivamente non facevamo da diverso tempo. Non posso ora fare il resoconto delle cose dette e traccio due note in fretta, ma posso certamente dire che davvero molti motivi di divisione non esistono ormai più e che, a volerlo, lo spazio per essere operativi come sinistra esiste già ora, insieme, con la possibilità che le diverse tradizioni, di provenienza ambientalista, comunista e socialista (il femminismo a mio avviso è davvero trasversale e le permea  tutte) possano portare i loro contributi senza elidersi a vicenda.
Un rischio sicuramente continuo ad intravvederlo: quello che i diversi piccoli capetti tentino di “primeggiare” in questo processo e richiedano inutili “analisi del sangue” al proprio vicino, finendo con veti incrociati e schemi di scomposizione e ricomposizione incomprensibili a tutti noi. Questo sicuramente non è avvenuto sabato, dove uno dei dati davvero presenti in tutto il dibattito è la sottilinatura di una sorta di stordimento rispetto all’offensiva “culturale” del “leader dello schieramento opposto”.  Non sono volate parole strane ed incomprensibili, scomuniche, distinguo rispetto al passato. Si è guardato avanti cercando dai diversi punti di vista di capire perché, come dice il Censis, la nostra società si è ridotta a questa “mucillagine” in cui le pulsioni personali non sembrano essere più ricomponibili in un progetto più vasto, condiviso.
La sensazione finale è che forse la sinistra potrà effettivamente tornare a rappresentare le richieste della propria gente – e che tornerà ad essere maggioranza – se abbandonerà i puri tatticismi di piccola bottega e le forme politiche che attualmente vorrebbero “annettersi” a vicenda, mandando a casa dapprima chi ci ha portati tutti in questo vicolo cieco e tornando a praticare la democrazia in “presa diretta”, lasciando che i piccoli cacicchi locali continuino a giocare da soli con i loro alchimismi.
Di mio aggiungo che il collante che proporrò di usare si chiama, nella sintesi dei miei valori politici, Socialismo.

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Compagnia di Bandiera

Domanda: qualcuno di voi ha capito perchè Alitalia deve rimanere “italiana” a tutti i costi, quando, per dire, metà dell’energia elettrica che consumiamo è francese, le autostrade sono (saranno?) spagnole, Telecom Italia e TIM sono spagnole, Omnitel è inglese, Wind è egiziana, Tre è cinese, Fastweb è svizzera, Tiscali è sarda etc?
Di Massimo Moruzzi via macchianera

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