Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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In viaggio con Obama

In Viaggio con Obama è un interessante racconto del viaggio  che Francesco e Fabio hanno intrapreso, seguendo appunto la campagna di Barack Obama lungo gli Stati Uniti. Il progetto è veramente stuzzicante e merita, almeno per chi come noi è curioso di cosa stia effettivamente avvenendo negli Usa, molta attenzione. Anche per avere considerazioni e notizie di prima mano non “filtrate” dalle necessità della grande stampa. L’idea è semplice secondo il racconto degli stessi autori.
“Dalla convention democratica di Denver e dal discorso di investitura fatto il 28 agosto davanti a 75.000 persone, ha preso il via il racconto di un viaggio al fianco di uno che vuole diventare Presidente degli STATI UNITI D’AMERICA.
Il suo è un viaggio contro i pregiudizi, nel cuore di un’America bigotta e provinciale, incontrando gente dura, che senza saperlo decide il destino del mondo. Il progetto inviaggioconobama autoprodotto e finanziato dai contributi di chi come noi crede che questo è un appuntamento con la storia, racconterà tutte le tappe di un viaggio senza meta, se non quella di incontrare l’America che si muove per incontrare Obama. Un nuovo sogno americano, che adesso è anche nostro.
Francesco e Fabio per coinvolgere ognuno di voi in questa storica avventura lavoreremo giorno e notte, tra un viaggio e un altro, per aggiornarvi con il nostro blog ospitato da virgilio all’indirizzo http://inviaggioconobama.blogtv.it, con i video grazie al supporto di YKS , con le radiocronache trasmesse da radio radicale www.radioradicale.com, con la newsletter che periodicamente riporterà il riassunto delle nostre avventure, su myspace www.myspace.com/inviaggioconobama per viaggiare con voi in un’America che (forse) sta cambiando.
Il nostro sarà un viaggio multimediale e sul treno c’è posto per tutti, non aspettate ancora salite in corsa!

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Se questo è un medico





Questa mattina mi è capitato di leggere sulla pagina torinese de “La Stampa” una nota del Prof. Gallinaro – Direttore della I Clinica ortopedica del CTO – che dissentiva sul titolo del Convegno che si svolgerà il 25 ottobre a Torino: “Se questo è un medico” e invitava gli Enti a cui era stato richiesto il patrocinio a non concederlo. Personalmente mi sembrava un po’ fuori luogo ed eccessivo. Oltre al fatto che i problemi dei medici, e della sanità in generale, non mi sembravano quelli indicati dal Prof. Gallinaro. Ma tant’è. Questa sera, scorrendo la posta arrivata, mi imbatto nella brochure di questo convegno, destinatami come normale figlio di Esculapio, soffermandomi sul corposo testo di accompagnamento redatto dalla Dott.ssa Paola Mora.
Il testo è bello, ed elenca profonde verità che oggi sono vissute dai medici italiani e non, con rara lucidità: ho quindi deciso di riportarlo in calce per condividerlo con chi vorrà. Una considerazione però è naturale. Sarebbe stato più utile impiegare lo spazio a disposizione della blasonata testata cittadina non per polemizzare in maniera poco convincente e produttiva, ma per entrare meglio in questo “male di vivere” a cui oggi la professione medica è esposta e fornire chiavi di lettura utili a chi medico non è.
L’intenzione del “titolisti” del convegno risulta poi chiara se viene riportato anche il sottotitolo tratto da Qoelet (Ecclesiaste): “Se io non penso a me chi ci penserà? Se non ora, quando?”. E parafrasando, in modo, penso, corretto Levi ci verrebbe da chiedere: Se non ora, quando? Se non adesso quando e dove parleremo dei veri problemi della nostra professione?
P.S. come Assessore provinciale chiederò che venga concesso il patrocinio della Provincia di Torino. E cercherò di andare al Convegno

 “ I medici ospedalieri sono stanchi e demotivati. Mancano incentivi economici, professionali, formativi. Non sono per nienete coinvolti nel governo clinico. Continuano ad aumentare solo leore di lavoro non retribuite, le denunce, la burocrazia.
 La tendenza a conformare gli ospedali pubblici sul modello imprenditoriale secondo al formula “l’ospedale è un’impresa”, lanciata qualche anno fa, porta a ragionare esclusivamente in termini di logica economica e strategica. I medici sono invitati a trattare i problemi di salute da un punto di vista economico: diventano così prigionieri, contro la loro volontà, di una logica che tende a escludere altre logiche, ben diverse, che entrano in goco nella pratica medica. (continua cliccando su leggi tutto)

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Jacques Attali. Crisi finanziaria e crisi ecologica a confronto.

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Un buon giocatore di scacchi gioca diverse mosse d’anticipo. Così oggi è importante anticipare le prossime manifestazioni dell’attuale crisi finanziaria in maniera tale da evitarne  la riproposizione, tra vent’anni, ancora più brutale. Ma ancora più importante è domandarsi se questa crisi non riveli un’incapacità di controllare tutti i nostri tsunami, finanziari o di altro tipo.
E subito il peggiore degli tsunami immaginabili: una deregolamentazione massiccia ed incontrollabile del clima, che origina una situazione così instabile ed un panico dello stesso genere di quello che noi oggi conosciamo.
La sfida è ancora più grave: l’attuale tsunami finanziario può, al peggio, provocare una recessione maggiore mentre un eventuale tsunami climatico potrebbe distruggere l’umanità. Esagero? Non credo proprio. Innanzitutto le cifre: il valore dell’impatto ecologico delle emissioni in CO2 dei paesi del nord è stato valutato in 300 miliardi di dollari, maggiore delle perdite legate all’attuale crisi finanziaria. Ad oggi queste rappresentano delle somme ancora gestibili. Ma domani, questo impatto ecologico, non va che ad aumentare e con lui il livello delle temperature, degli oceani, dei ghiacci, delle tempeste.
Se la sregolazione climatica  accelererà così velocemente come è avvenuto per la crisi finanziaria,  si verificheranno, a partire da un certo momento, alcuni sviluppi irreversibili: centinaia di milioni di persone potranno essere costrette a traslocare. La temperatura potrà aumentare talmente che una gran parte del pianeta diventerà invivibile; fenomeni naturali potranno condurre a delle emissioni massive di metano, asfissiando l’umanità. Sarà allora troppo tardi per lamentarsi di non aver ascoltato coloro che avevano previsto, e per dispiacersi di non aver agito quando si era ancora in tempo.
Naturalmente questa ipotesi è estrema. Ma non più estrema dell’ipotesi di una crisi dei subprime che conduce ad una perdita generale del controllo sulla totalità dei prodotti finanziari derivati e all’arresto totale dei crediti interbancari che ormai ci minaccia. Nei due casi, noi ci troviamo dinanzi ad una intelligenza collettiva, l’economia di mercato, una sorta di golem, senza intenzioni, senza scopo, capace di servire al meglio l’uomo, ma anche di distruggere tutto ciò che incontra al suo passaggio, perché non  animato da nulla di morale. Quindi, come per tutti i golem, sarà tempo di controllarlo prima che ci sfugga di mano.
Traduzione propria di “Le Tsunami climatique”
dal sito di Jacques Attali

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Terres des hommes per l’istruzione dei bambini. iosonopresente

Riprendo dal sito Pandemia di Luca Conti la campagna di Terres des Hommes, che punta a raccogliere fondi per l’istruzione dei bambini del sud del mondo  dove anche avere un banco, un quaderno e delle matite è un lusso.
Puoi supportare la campagna in vari modi, a tua scelta:
* con una donazione, anche online, a favore di Terre des hommes;
*rilanciando la campagna dal tuo blog, da Facebook, MySpace o qualsiasi altro strumento di comunicazione a tua disposizione, 1.0 o 2.0, online e offline;
*pubblicare un post con una tua foto sui banchi di scuola con il tag iosonopresente, che verrà poi tracciato sul sito della campagna;
* Andare alla serata alle Biciclette a Milano, di cui sopra, per scattare una foto con Alessandro Romiti sul nostro banco di scuola o accaparrarti una esclusiva stampa a manifesto di una delle 10 realizzate per il lancio dell’iniziativa, tra cui quella che vedi in questo post, per raccogliere fondi per Terre des hommes.
Le opportunità non mancano, come vedi. Diamoci da fare insieme.
Io sono presente.

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politica ambientale

Spesso si lamenta il fatto che la politica voli troppo in alto e non scenda nei problemi reali; non raggiunga quel dettaglio propositivo che permetta la comprensione di cosa effettivamente fa e di come lo faccia. L’appunto è giusto. Ma rimane difficile spiegare tutte le variabili presenti. In campo ambientale permane questa difficoltà: da un lato una cronica scarsità di risorse e di mezzi che obbliga a compiere comunque alcune scelte tralasciandone altre, dall’altro il fatto che i ministeri o gli assessorati a tutti i livelli vengano sostanzialmente visti come piccoli pronto soccorso di cui si chiede l’intervento a danno già in atto.
Credo a questo punto utile far comprendere le scelte fatte ed i risultati che si possono ottenere con azioni mirate e con le risorse disponibili. Ad esempio, mentre si continua a discutere, pur meritoriamente, sul traffico cittadino, poco si sa sulle azioni che vengono compiute sui cicli produttivi delle industrie che rappresentano una fetta molto importante del decadimento della qualità dell’aria. Come Assessorato, abbiamo investito molto su questo argomento, soprattutto in termini di conoscenze e di sviluppo dei nostri tecnici, portandoli ad essere un’eccellenza sul panorama nazionale. Ultimamente abbiamo rivisto criticamente i dati del nostro operato, per capire soprattutto qual è stato l’impatto della nostra azione. Nel quadriennio di mia competenza, (2004-2007) abbiamo rilasciato circa 650 autorizzazioni alle emissioni in atmosfera per nuovi impianti o per modifiche di impianti esistenti. Un dato rilevante è risultato dalla verifica puntuale dei 90 “Piani di Gestione Solventi” per la riduzione dei “Composti Organici Volatili” (COV). Puntare in maniera significativa su questo problema ha permesso un risparmio del consumo di solventi di circa 1000 tonnellate all’anno. Tramite poi la distruzione in idonei impianti di abbattimento secondo le migliori tecnologie oggi disponibili (BAT), abbiamo contabilizzato la mancata emissione in atmosfera di circa 500 tonnellate annue sull’intero territorio provinciale. Puntare sulla prevenzione in materia ambientale sembra un fatto scontato, ma così non è: bisogna infatti essere nelle condizioni di conoscenza e formazione tecnica adeguate per affrontare tecnicamente produzioni complesse ad alto impatto inquinante e permetterne anche la sostenibilità economica per la nostra comunità, salvaguardandone la salute. Tenendo conto di una legislazione attualemente poco chiara e della necessità di permettere alle aziende sane di continuare a vivere nel rispetto dei limiti. Contrastando al tempo una vecchia politica di aiuti pubblici ” a pioggia” per le imprese che non hanno la forza di rinnovarsi e di poter restare sul mercato.
Nelle prossime puntate cercherò di far comprendere con esempi concreti la traduzione pratica delle nostre scelte politiche.

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Dieci diritti del malato per Umberto Veronesi

Un appunto veloce per segnalare l’appuntamento del prossimo 13 ottobre al Circolo della Stampa di Milano, dove Umberto Veronesi presenterà un suo nuovo libro sul testamento biologico e lancerà 10 articoli sul diritto del malato. All’incirca il decalogo dovrebbe suonare in questo modo:
1) Diritto a cure scientificamente valide
2) Diritto a cure sollecite
3) Diritto ad una seconda opinione
4) Diritto alla riservatezza
5) Diritto a conoscere la verità sulla malattia
6) Diritto ad essere informato sulle terapie
7) Diritto a rifiutare le cure
8) Diritto ad esprimere le proprie volontà in anticipo
9) Diritto a non soffrire
10) Diritto al rispetto ed alla dignità.
I punti descritti non sono così banali come a prima vista potrebbe sembrare, ma derivano la loro natura da almeno due capisaldi della bioetica: l’autonomia della persona malata e la cosiddetta “beneficenza” del del medico. Mentre il primo è immediatamente comprensibile, il secondo significa, in sintesi, che qualsiasi atto medico deve avvenire a puro vantaggio della persona in stato di malattia. ” Ci si deve concentrare su quel malato  in quel momento – dice Veronesi in un’intervista al Corriere della Sera – e non ci deve essere la preoccupazione d ciò che sarà in futuro, perchè nessun malato deve mai pagare il prezzo della ricerca.” Pensiero che è riassunto nel motto del primo comitato etico (1973): “Tutto è concesso all’uso della scienza per l’uomo; tutto è negato all’uso dell’uomo per la scienza.”
Direi che per qualsiasi programma politico sulla sanità ce n’è abbastanza per partire. Coraggio Professor Veronesi…

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9 milioni di euro per la Val Germanasca

Proseguendo il tour di incontri con gli amministratori locali i cui territori sono stati coinvolti dall’alluvione di giugno, per studiare insieme a loro le criticità del territorio e mettere a punto opere strutturali che garantiscano la messa in sicurezza a lungo termine.
Ieri mattina il presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta con gli assessori alla pianificazione territoriale Giorgio Giani e alla difesa del suolo Dorino Piras ha incontrato gli amministratori della Val Germanasca.  
 All’incontro erano presenti i sindaci di Pomaretto, il sindaco di Massello, il sindaco di Salza e quello di Prali, il vicesindaco di Perrero: tutti hanno ringraziato
la Provincia per la tempestività degli interventi durante l’evento alluvionale della scorsa primavera.  
Gli interventi strutturali proposti dalla Provincia di Torino hanno come obiettivo la messa in sicurezza, sia dal punto di vista idrogeologico che della viabilità, delle strade provinciali 169, che va a Prali, e 170, che va a Salza e Massello; in modo tale che in caso di maltempo la valle non si trovi più isolata, come accade ora, e sia sempre consentito l’accesso. 

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Staminal Valley




Un’interessante, almeno per me, coincidenza di questo periodo è la contemporanea lettura dell’ottimo libro di Armando Massarenti dal titolo “Staminalia. Le cellule “etiche” e i nemici della ricerca” e il recentissimo interesse mediatico sulla crescita esponenziale di nuove società di tecnologie bio-sanitarie nella Silicon Valley californiana.
Dal testo di Massarenti estraggo una citazione di Edoardo Boncinelli che riassume quello che anch’io, da semplice medico, penso sulle staminali: “Se le cellule presenti nella blastocisti fossero già un embrione o fossero irreversibilmente avviate ad esserlo, non servirebbero nemmeno come cellule staminali. Sono invece utili proprio perché non sono un embrione. Questa è una riflessione spesso ignorata.” Il consiglio è chiaramente quello di leggere il libro che fa piazza pulita da un lato delle false credenze sull’argomento – ilmiracolismo delle cellule staminali “adulte” contro la demonizzazione di quelle “embrionali – e dall’altro racconta un’entusiasmante capitolo della ricerca scientifica e di come, ancora una volta, l’errata impostazione del dibattito filosofico,morale e scientifico stia determinando scelte irrazionali e sbagliate. Non è la prima volta che la ricerca scientifica si trova a combattere argomenti oscurantisti ed il fantasma di Galileo non è mai scomparso.
Davvero interessante è anche ciò che accade in California, o meglio che cosa ha permesso che la Silicon Valley si stia ormai trasformano nella Staminal Valley.
In barba ai minacciosi anatemi neocreazionisti del Presidente Bush, nel 2004 grazie ad un referendum popolare, i cittadini della California hanno approvato un referendum frutto di una proposta di legge di iniziativa popolare (
Proposition 71) che ha inserito nella Costituzone statale il diritto di sviluppare la ricerca genetica, costituento il California Institute for Regenerative Medicine (CIRM), dotandola anche di 3 miliardi di dollari di finanziamento. Lo stanziamento dei primi 500 milioni di dollari ha inoltre immediatamente attirato un co-finanziamento di altri 800 milioni da privati.
“Grazie al CIRM la California è diventa un magnete internazionale per scienziati e aziende biotecnologiche”, dichiara Evan Snyder del Burnham
Institute for Medical Research, un’altro degli Istituti finanziati dal CIRM, “Un fatto vantaggioso anche per la comunità, l’arrivo di tanti talenti causa un innalzamento del dibattito culturale e del benessere generale. Si è creata una situazione molto dinamica”, aggiunge Snyder, “E se ne avvantaggeranno soprattutto i californiani”.
Dal punto di vista economico di sicuro perché lo stato, in cambio del suo investimento, la California riceverà una fetta sostanziosa degli introiti generati dai brevetti e dai farmaci che verranno sviluppati dai laboratori del CIRM mentre i californiani, gli stessi farmaci, li otterranno gratis o a prezzi di favore.
Non credo che gli americani dei tempi, ormai agli sgoccioli, di George W. Bush abbiano un’etica inferiore agli altri. Sicuramente possiedono una capacità a noi sconosciuta di tradurre in democrazia difficili scelte etiche.

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Cosa votiamo quando votiamo?

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Tra la primavera e l’estate del prossimo anno, ci ritroveremo davanti alcune schede elettorali per il rinnovo del Parlamento Europeo e di molte amministrazioni. Ma quando votiamo, cosa votiamo? Sicuramente – anche se oggi meno rispetto al passato – per grandi idee che ci fanno preferire uno schieramento in alternativa ad altri. Un fatto innegabile è che votiamo per decidere la quantità di spesa pubblica che vogliamo. Questo, in sintesi, perché i mercati privati non possono funzionare sempre e non sono così efficienti come sembra.
Non tutti però sono d’accordo su questa tesi. A sinistra si ritiene che il meccanismo del mercato non possa essere lasciato a se stesso, ma debba cedere il passo ad un processo di decisioni economiche di carattere politico. A destra si suggerisce invece di “spogliare” il maggior numero di beni pubblici dalle loro caratteristiche “pubbliche”, in modo tale da trasformarli in beni “privati” da far gestire e regolare al mercato, stabilendo così il livello desiderabile di produzione di questi beni.
È nota la mia personale propensione per la prima ipotesi. Perché? Gli esempi possono essere molti. Un classico della materia è che il sistema della difesa nazionale non può essere costruito in modo da proteggere solo i cittadini che possono contribuire e non estendersi a tutti gli altri. O meglio ancora difendere in maniera diversa i cittadini a seconda di quanto hanno pagato. Ma il sistema può estendersi ad altri beni.
La Polizia di Stato,pubblica, potrebbe essere sostituita da un corpo privato che proteggerebbe soltanto chi porta un distintivo che attesti il suo pagamento al fondo destinato alla polizia. Oppure far risolvere le controversie giudiziarie solo a chi può permettersi di pagare giudici e giurie. Non si pensi che tutto ciò sia una semplice banalizzazione. Basterebbe scorrere i giornali di questi giorni sulle proposte del centrodestra di privatizzare la sanità pubblica ed applicare lo schema sopra richiamato, per renderci conto che questa discussione non è così lontana ed inattuale.
Il nodo vero è che i beni pubblici non possono essere pensati come semplici merci, ma come elementi integranti il nostro sistema di diritti. Questo è il motivo per cui la sinistra parla di “allargamento” o crescita dei diritti.
Non volendo lasciare alla semplice capacità del mercato questa regolazione si ricorre, quindi, ad un altro meccanismo di scelta : il voto.
Purtroppo il voto possiede alcuni limiti che ben sappiamo. Possiamo infatti dire si o no a partiti e coalizioni senza poter suddividere su diversi argomenti le nostre scelte, come invece possiamo fare quando spendiamo i nostri soldi. In questo modo possiamo ritrovarci ad avere una spesa pubblica gonfiata in un settore ed insufficiente in un’altra.
Nella Sinistra che penso io comunque, restano fondamentali alcuni idee che non possono essere soddisfatte dalla destra: non possiamo pensare che la difesa nazionale, la scuola, la giustizia possano essere trasformate nella roccaforte dei privilegi dei ricchi, così come non siamo indisponibili a dire alle persone che non potrà essere curata al meglio perché non ha i soldi per una sanità complementare. E se un primo discrimine è pensare che a questo punto il mercato non può risolvere da solo i problemi della gente, quando poi forse li complica –  deve essere chiaro anche che la distribuzione delle risorse deve essere ripensato. I soldi pubblici non devono essere spesi per le sagre della trota salterina, ma ad esempio per far crescere la ricerca nei nostri territori e per un sistema di sicurezza sociale più robusto. Non è certamente nuovo il pensiero che le persone sono disposte a rischiare di più e meglio in innovazione ed intraprendere nuove attività, se possono contare su un sistema di sicurezza sociale più forte. Proprio in questi giorni, ce lo ricordano diversi economisti che mettono a confronto la crisi del ’29 con quella attuale. L’uscita, allora, si chiamò New Deal e non, semplicemente, libero mercato.

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Null-P, ovvero il fascino del mediocre

Davvero bisogna preferire una persona mediocre perché “rappresenta meglio la gente”? Ma il rischio di portare la mediocrità al potere non è un vizio congenito della democrazia rappresentativa? E quanto alle élites: chi ci garantisce che ciò che è buono per loro lo debba essere anche per noi?
Dal Blog del grandissimo Leonardo , davvero il migliore di questo ultimo periodo, si può leggere la soluzione del problema dell’élitarismo grazie alla trascrizione di un ottimo racconto di William Tenn intitolato NULL-P (qui il testo integrale). Davvero ne valgono la pena sia il post che il racconto…

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