Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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L’Agenzia delle Entrate ha fornito un chiarimento sul trattamento fiscale degli impianti fotovoltaici privati superiori ai 20 kw per i quali si è scelta la modalità dello “scambio sul posto”. Dal 1° gennaio 2009 infatti devono fatturare direttamente al GSE (Gestore dei Servizi Elettrici) il contributo assegnato come rimborso per l’acquisto di energia da fornitore esterno. Il trattamento è sottoposto a trattamento fiscale con due modalità:
- per quelli inferiori a 20 kw che sono utilizzati per bisogni dell’abitazione, la cessione alla rete di energia non viene considerata una attività commerciale e quindi non è rilevante fiscalmente
- per quelli maggiori di 20 kw, invece, l’attività viene considerata come commerciale e quindi anche il contributo in conto scambio dato dal GSE deve essere fatturato e tassato.
Chiaramente in tutti i casi in cui l’impianto non è funzionale ad una abitazione ( a prescindere, credo, dalla potenza) diventa rilevante fiscalmente.
Rispondendo ad una domanda di un giornalista dell’Ansa fatta in margine ad un incontro a Bruxelles, la Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, ha dichiarato di essere disposta ad accogliere in una struttura pubblica della Regione Eluana Englaro. Chiarendo che non è stato ufficialmente chiesto nulla alla Regione ha chiarito come “Il tema resta lo stesso. Io avevo già detto – ha esordito Bresso – che noi eravamo pronti a rispettare la legge perché riteniamo che si debba rispettare la legge e chi in questo caso ha la tutela, la patria potestà. È giusto essere preoccupati che non si arrivi ad uccidere le persone che non servono più. Ma in questo caso – ha sottolineato Bresso – c’è stato un lungo iter. C’è una decisione del Tribunale che ha valutato tutte le ragioni di questa situazione” In cauda venenum: ovviamente tutto questo potrà accadere in una struttura pubblica perché quelle private sono sotto scaccodel Ministro…
Un appello per la rielezione di Renato Soru alla presidenza della Regione sarda è stato firmato e diffuso da numerosi amministratori sardi del centrosinistra che operano in varie regioni e città della penisola. Lo riproduciamo con i loro nomi.
Noi amministratori del centro-sinistra, di diverse città italiane, sosteniamo la riconferma di Renato Soru a presidente della Sardegna. Non c’è mai stato, come oggi, un interesse così grande e positivo per le vicende politiche sarde. Questo è merito del valore personale del presidente Soru e delle realizzazioni fatte, in pochi anni, della giunta di centrosinistra. Sono state affrontate questioni di grande rilevanza: la difesa delle coste, il piano paesaggistico, il riscatto dell’arcipelago della Maddalena dalle servitù militari, il piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti ( passando dal 5% al 40% nella raccolta differenziata); si è affermata cioè una concezione moderna della difesa dell’ambiente e del territorio, beni che non possono essere alienati, ma difesi e lasciati in eredità ai figli e ai nipoti.
La battaglia che si gioca a Gaza in questo momento non riguarda solo gli israeliani ed i palestinesi; essa è l’annuncio di una evoluzione significativa delle forme di combattimento tra nazioni ed entità non statali. L’arma balistica non è più riservata alle grandi potenze; essa è alla portata di tutti.
Ormai tutti i Paesi o entità non statali ch controllano un territorio sufficientemente vasto per nascondere delle rampe di lancio più omeno sommarie, possono lanciare delle bombe a qualche dozzina di chilometri. Domani a qualche centinaio. Poi a qualche migliaio. Con una precisione oggi riservata ai missili balistici di cui dispongono le sole grandi potenze.
Quando tutto questo sarà compreso, la battaglia di Gaza apparirà come la semplice ripetizione generale di un conflitto di tutt’altra portata.
Dapprima, davanti alle armi, nucleari o classiche, trasportate da missili balistici a lunga portata, nessuna nazione sarà al sicuro da un attacco a sorpresa che può nascere non importa da dove. A Meno di una protezione antimissile, che potrà assicurare una copertura satellitare planetaria, che permetterà di scoprire la partenza di un missile ostile e di inviargli contro dei missile-antimissile; del tipo di quelli sperimentati sotto il nome di Patriot durante la prima guerra del golfo. Oggi, per proteggersi dalla minaccia dei paesi cosiddetti “canaglia” come l’Iran, gli Stati Uniti stanno per installare, sotto la copertura della Nato, dieci lanciamissili intercettori in Polonia ed un radar molto sofisticato nella Repubblica Ceca che saranno pronti nel 2012. Nel frattempo, essi considereranno loro alleati coloro i quali includeranno nella loro area di protezione, dando a coloro che sono esclusi la sensazione che sono sotto minaccia e che quindi dovranno dotarsi del loro stesso sistema. In particolare, se la Polonia e l’Ucraina sono coperte e se la Russia non lo è, quest’ultima i sentirà minacciata. E se ne doterà. La corsa al riarmo riprenderà.
Quindi, affinchè una tale rete di missili animissile a lunga gittata funzioni efficacemente, bisognerà risolvere molte questioni: chi controllerà la rete dei satelliti di sorveglianza? Chi deciderà di lanciare i missili antimissile? Quali Paesi accetteranno di prendersi carico dei rischi di ricevere sul proprio territorio i rottami dei missili destinati ad altri? Chi potrà garantire che un’arma antimissile non potrà essere riconvertita in arma offensiva?
Infine, davanti alle armi balistiche a corto raggio, i tempi di reazione non potranno essere poco rapidi per una rete di satelliti che permette di intercettare un missile dopo il lancio. Ogni Paese dovrà dunque essere sicuro che tali armi non esistono né nei territori vicini, né sul proprio territorio. E se verranno trovate, si dovrà lanciare un attacco terrestre preventivo.
Sotto tutti questi aspetti l’avanzamento tecnologico americano è incommensurabile. Nessuno (ed in particolar l’Unione Europea), possiede i mezzi per mettere azione una tale rete difensiva. Né a corto né a lungo raggio. Strano mondo, nel quale i risparmiatori cinesi ed i maestri di golf persiani finanziano l’industria americana affinchè metta a punto delle tecnologie che assicurano a Washington il potere di sorvegliare i mercati e i popoli e di scegliere a chi accordare la sua protezione.
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La Camera degli Stati Uniti d’America ha determinato l’ammontare del piano per lo stimolo dell’economia Usa in 825 miliardi di dollari. I fondi saranno principalmente destinati alle infrastrutture, investimenti in energie rinnovabili e aiuti diretti agli Stati. Nella composizione della spesa, lo staff del Presidente eletto ha stimato in 550 miliardi $ il capitolo delle spese ed in 275 miliardi di $. Risulterebbe come la più forte azione di stimolo all’economia USA mai messa in campo da un Governo federale. Secondo indiscrezioni (fonte Il Sole24ore) 90 miliardi $ sarebbero destinati alla costruzione di strade, ponti, reti fognarie oltre al miglioramento del trasporto pubblico; 20 miliardi $ per la modernizzazione delle scuole e 26 per nuovi programmi scolastici; 20 miliardi per nuove dotazioni di datanase delle strutture sanitarie. Gli Stati maggiormente in difficoltà potranno beneficiare di 43 miliardi $ per l’estensione dei sussidi di disoccupazione ed il finanziamento di corsi di formazione e 39 miliardi $ destinati a coprire i fabbisogni sanitari di coloro che, avendo perso il lavoro, risulta scoperto dall’assicurazione sanitaria oltre a circa 20 miliardi $ per i buoni pasto. La nuova amministrazione americana confida nell’approvazione del pacchetto anticrisi entro febbraio.