Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Elezioni Provincia di Torino: puntare sull’ambiente per uscire dalla crisi

simbolo psIl problema è la crisi. La nostra risposta sono le politiche dell’ambiente. Perché è oggi il settore più ricco di ricerca ed innovazione. Perché il lavoro perso può essere riconquistato riconvertendolo nei settori delle energie rinnovabili, della tutela ambientale, nell’edilizia verde e sostenibile, nella mobilità sostenibile con auto verdi e sviluppo del trasporto pubblico, nelle nuove occupazioni a difesa del territorio, delle acque, della qualità dell’aria. Perché il lavoro verde possiede un più alto contenuto di conoscenza ed è meno soggetto a cadere nella disoccupazione. Perché le occupazioni verdi hanno meno pericolo di essere delocalizzate all’estero.

L’ambiente cresce anche in momenti di crisi ed i dati della produzione ed esportazione delle professioni verdi in Europa sono lì a dimostrarlo.

La nuova sicurezza del lavoro e del territorio non può che passare attraverso le politiche ambientali: attraverso la capacità data da nuovi tipi di autorizzazione ambientale le nostre industrie non sono fuggite dal territorio, inquinano al di sotto dei parametri europei, sono più competitive all’estero, producono benessere per la nostra salute e la nostra economia.

L’ambiente pensa in maniera differente anche la democrazia perché per le proprie politiche ha bisogno della mobilitazione di tutti i cittadini, nessuno escluso.

L’economia dell’ambiente è diversa. Perché l’aria, l’acqua, l’energia sono beni comuni con caratteristiche particolari che non possono essere commercializzati come le merci comuni. Gli stessi economisti parlano di “fallimento del mercato” quando si applicano a questi beni le regole dell’economia liberista. C’è bisogno quindi di una nuova economia, di nuovi strumenti economici per gestire i beni naturali. Perché non è più possibile dimenticare che i danni dell’inquinamento vengono pagati da tutti i cittadini e sottraggono risorse all’assistenza, alla salute, allo sviluppo.

Noi, in queste elezioni provinciali ed europee crediamo che l’ambiente sia una potente e matura leva per uscire dalla crisi, sapendo di avere con noi grandi democrazie che stanno agendo sul settore verde in maniera decisa e credibile e ne hanno fatto la loro strategia principale.

Questa è la proposta che proponiamo. Sostieni l’economia e le politiche dell’ambiente per uscire dalla crisi. Ora

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Elezioni Europee: il programma del Partito Socialista Europeo e di Sinistra e Libertà

 

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 I programmi del Partito Socialista Europeo e di Sinistra e Libertà per le prossime elezioni Europee del 6/7 giugno consultabili in unico documento

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Partito Socialista Europeo: strategia europea per crescita e lavoro verde consapevole

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Per conoscere il programma del Partito socialista Europeo iniziamo la pubblicazione di alcuni capitoli rilevanti: Il primo riguarda la “Strategia europea per crescita e lavoro verde consapevole
” Proponiamo una strategia europea per la crescita e lavoro verde e consapevole che creerà 10 nuovi milioni di posti di lavoro entro il 2020 – con due milioni solo nel settore delle energie rinnovabili – e che aiuteranno a fare dell’Europa la punta mondiale nell’innovazione, nelle nuove tecnologie e nei prodotti a carattere ambientale. Questo sulle basi della già esistente strategia comunitaria di Lisbona, affinché l’Europa, all’interno della più dinamica e competitiva economia della conoscenza al mondo, sia capace di crescita economica sostenibile con sempre più e migliori posti di lavoro e una grande coesione sociale. Nell’UE tutti i livelli di governo possono lavorare insieme per stimolare la crescita verde e consapevole, in particolar modo attraverso riforme strutturali e politiche fiscali. I progetti di investimento fondati dall’UE dovrebbero essere resi rapidamente effettivi per raggiungere questi obiettivi. Le proposte seguenti sono il centro della nostra strategia:

  • Trasformare i trasporti in Europa nei più efficienti, economici e ‘puliti’, sia per la gente che per gli affari. Ciò include la costruzione di una rete di ferrovie ad alta velocità che siano competitive ed economiche e che colleghino le maggiori capitali e regioni europee, rendendo semplice il passaggio dalla ferrovia ad altri tipi di trasporto; creare uno spazio aereo integrato per ridurre i tempi di volo, permettendo agli aerei di percorrere tratte più dirette; rendere più puliti i trasporti via mare e nelle acque interne, più efficienti e sicuri per i lavoratori e i passeggeri; trasformare i nostri sistemi di trasporto cittadino. I sindaci socialdemocratici stanno aprendo la strada con il loro manifesto di Mobilità Urbana del 2008: nuovi schemi per risparmiare tempo e costi e ridurre l’inquinamento. Proponiamo che sia la cooperazione europea a diffondere queste buone pratiche e a promuovere la mobilità urbana in tutta l’Europa, continuando a impegnarci per migliorare la sicurezza su tutti i tipi di trasporto.
  • Proponiamo una iniziativa europea per espandere l’energia e le infrastrutture della banda larga allo scopo di una modernizzazione economica. Piattaforme a energia eolica, per esempio, hanno bisogno di una rete che travalichi i confini nazionali. Lo sviluppo di aree rurali dipende dall’accesso alla banda larga in ogni angolo d’Europa. Investimenti multimiliardari nello sviluppo delle reti sono necessari in tutta l’Europa. La Banca Europea per gli Investimenti è già coinvolta nel finanziamento dell’energia così come nelle infrastrutture delle telecomunicazioni e potrebbe aumentare il suo coinvolgimento. Dovrebbe anche essere considerato l’uso dei Fondi Strutturali Europei.
  • L’efficienza energetica è uno dei modi migliori per far abbassare le bollette dei cittadini e creare nuovi posti di lavoro, per esempio nel settore della costruzione degli isolanti. Proponiamo una cooperazione attiva tra l’UE, i governi, le autorità regionali e locali per aiutare i cittadini a risparmiare con l’aumento dei prezzi dei carburanti e riducendo il loro consumo energetico, fondando il miglioramento di efficienza energetica direttamente nelle case, e garantendo che i prezzi delle compagnie energetiche e le politiche per i clienti siano eque e responsabili.
  • Aumento sostanziale degli investimenti nella ricerca, sviluppo e innovazione sono essenziali per una crescita verde e consapevole e per una prosperità a lungo termine. Attualmente, gli Stati Uniti spendono una volta e mezzo in più rispetto all’Europa tutta insieme. L’Europa deve guadagnare terreno e diventare protagonista.
  • Proponiamo il Patto Europeo per il Futuro dell’Occupazione. Tutti i programmi europei dovrebbero essere esaminati per vedere quante opportunità di occupazione possono essere salvaguardate e create. I progetti di investimento fondati dall’UE dovrebbero essere messi in atto rapidamente. Il vantaggio dovrebbe essere preso dalle possibilità offerte dal Fondo Sociale Europeo per integrare la disoccupazione nel mercato del lavoro e per i tirocini. In una economia globale gli investimenti in educazione sono fondamentali per la crescita e per la creazione di posti di lavoro pagati meglio e di miglior qualità. Proponiamo di stabilire un Programma per l’accrescimento di competenze, finanziato con l’attuale budget dell’UE, per fare formare lavoratori in tutta Europa, per, tra le altre cose, i lavori ‘verdi’ del futuro, come quelli nel settore delle energie rinnovabili. Lavoreremo anche su un accesso pieno ed eguale all’istruzione permanente, con speciale attenzione per l’educazione della ‘seconda possibilità’ e formazione per coloro che non hanno completato la loro educazione formale. Ciò può essere sostenuto dalle politiche europee, nazionali e regionali. Proponiamo di espandere i finanziamenti, all’interno del budget europeo, per gli scambi a fini educativi e formativi, tra i quali apprendistati e gente più anziana, costruiti sul successo del programma ERASMUS, e dando a più giovani possibile l’accesso ad un corso di studi all’estero. La mobilità dovrebbe essere la regola non l’eccezione. Ogni giovane dovrebbe avere la possibilità di usufruirne. Il Mercato Interno dell’UE dovrebbe essere completato – e l’eccessiva burocrazia intorno agli affari ridotta – per generare più commercio e posti di lavoro europei, basati su alti standard sociali ed ambientali. La piccola e media impresa (PMI) è la spina dorsale dell’economia europea e la più grande fonte di posti di lavoro. Va semplificato lo schema legale delle PMI attraverso uno statuto per le Compagnie Private Europee, con un accesso più semplice al Mercato Interno, e alle risorse finanziarie e di innovazione. La base di capitale e i volumi di credito della Banca Europea per gli Investimenti e della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo dovrebbero essere aumentati e semplificati i finanziamenti di credito per le PMI.
  • La Banca Centrale Europea deve incoraggiare la crescita e l’occupazione mantenendo la stabilità dei prezzi.

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Nuova comunicazione ambientale: i migliori video

campagne ambiente Se volete comprendere l’evoluzione delle campagne a favore dell’ambiente ed avere una panoramica qualificata su quelle meglio realizzate, segnalo il sito di pubblicità progresso che da oggi mette in rete una raccolta di spot di alta qualità raccolti da tuttti i Paesi. La pagina è accompagnata da un interessante articolo che evidenzia le differenze di comunicazione intercorse in questi anni, oltre alla distanza di strategia comunicativa tra il l’Italia e le altre nazioni. I video sono veramente molto interessanti con la innegabile capacità di riuscire a concentrare molti messaggi meglio di lunghi articoli. Da non perdere!

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Mobilità intelligente: obbiettivo comune di energia e trasporti

tramObbiettivo comune dei settori trasporti ed energia è quello di utilizzare con maggiore efficienza ed efficacia sia le infrastrutture che i veicoli sviluppando catene logistiche intelligenti. Proprio lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni consentono già oggi la costruzione di logistiche integrate che devono essere accompagnate da politiche pubbliche favorenti l’impiego ottimale di queste possibilità, consentendo la combinazione di diversi modi di trasporto ( co-modalità). Le nuove politiche anche a livello locale devono agire eliminando gli ostacoli normativi alla co-modlaità incentivando l’apprendimento e lo scambio delle migliori pratiche già oggi presenti sul territorio europeo, promuovendo l’interoperabilità tra i modi di trasporto ed invensto nei centri di interscambio. Oltre a ciò l’implementazione delle tecnologie già oggi presenti possono permettere una gestione in tempo reale dei movimenti del traffico e dell’uso della capacità, così come il rilevamento e l’individuazione dei flussi di traffico per proteggere l’ambiente e favorire la sicurezza. Per le amministrazioni pubbliche, questo potrà tradursi in un insieme di informazioni rapidamente fruibili e dettagliatesulle infrastrutture e sulle esigenze di manutenzione, riducendo anche gli sprechi nei trasporti. a tutto vantaggio della sostenibilità ambientale. La stessa prossima attivazione del sistema Galileo ( di cui si prevede la partenza intorno al 2010) potrà fornire elementi fondamentali per combinare sistemi di comunicazione al suolo. Una prima azione che potrebbe trovare impulso dalla normativa locale potrebbe essere quella di curare il lancio di un importante programma per immettere sul mercato i sistemi intelligenti per il trasporto stradale e preparare le infrastrutture per i sistemi cooperativi.

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Impresa pubblica competitiva. Una proposta di Ernesto Screpanti

finanzaRiporto un interessante articolo comparso sul sito economia e politica a firma di Ernesto Screpanti, Professore ordianrio di Economia Politica all’Università di Siena sul tema dell’Impresa Pubblica Competitiva.

L’entrata o la mera minaccia di entrata di una impresa pubblica nei diversi settori industriali e finanziari potrebbe servire ad indurre le imprese private già operanti ad evitare pratiche monopolistiche.

L’impresa pubblica competitiva (IPC) è definibile come un’impresa di proprietà pubblica che opera in competizione con imprese private. I suoi manager sono esposti a un vincolo di bilancio duro, nel senso che il governo non sarà pronto a ripianare qualsiasi perdita, e hanno l’obbligo di pareggiare il bilancio entro un arco temporale di medio periodo, pena il licenziamento. Nei costi può essere incluso un profitto normale da utilizzare per l’autofinanziamento della crescita e delle innovazioni. Non è tenuta a distribuire profitti, ma può finanziarsi sul mercato del credito, prendendo a prestito tutto quello che vuole, se riesce  a persuadere i prestatori.

Produce beni privati in settori caratterizzati da relativa omogeneità dei prodotti e delle tecnologie. La relativa omogeneità dei prodotti assicura la sensibilità dei ricavi alla competizione di prezzo. La relativa omogeneità delle tecnologie, intesa come una situazione in cui tutte le imprese del settore hanno facile accesso alla stessa tecnologia, assicura l’uniformità del saggio di profitto se c’è uniformità dei prezzi.

Lo scopo principale dell’IPC è di costringere le imprese private a praticare prezzi concorrenziali, impedendo comportamenti collusivi e sfruttamento oligopolistico dei consumatori. L’IPC sarebbe particolarmente utile in quei settori in cui la dismissione delle vecchie imprese pubbliche (comprese quelle a partecipazione statale) ha contribuito a creare condizioni oligopolistiche e in cui la concorrenza internazionale non è efficace, ad esempio perché gli stessi mercati internazionali sono dominati da imprese oligopolistiche.

L’IPC praticherebbe prezzi concorrenziali che assicurano solo il profitto normale e, se detiene una consistente quota di mercato, svolgerebbe una efficace azione competitiva. L’efficacia della competizione di prezzo sarebbe assicurata dalla omogeneità dei prodotti e delle tecnologie. Naturalmente è favorita anche la competizione non di prezzo, soprattutto quella che passa per la qualità dei prodotti.

Un secondo scopo dell’IPC è quello dell’investimento nella ricerca e nell’innovazione. Ogni innovazione che crea un vantaggio competitivo porterebbe alla riduzione dei prezzi e all’aumento della quota di mercato. Ciò implica anche aumento del tasso di crescita e dei profitti reinvestiti. Le imprese private esposte a questo tipo di concorrenza sarebbero a loro volta costrette a investire in innovazioni se non vogliono perdere quote di mercato. In questo ambito l’IPC svolgerebbe anche una funzione di indirizzo della ricerca, orientando l’innovazione verso direzioni socialmente benefiche.

L’IPC, per fare un esempio, già potrebbe esistere nel settore della televisione. Sarebbe  la RAI, se fosse gestita nell’ottica di cui sopra. In questo settore però non esiste una vera competitività di prezzo, gran parte degli introiti delle imprese provenendo dalla pubblicità e dal canone. In tal caso la competitività deve agire soprattutto sull’innovazione e la qualità del prodotto. Laddove invece, come nei canali a pagamento, la competitività di prezzo è possibile, l’impresa pubblica deve svolgere un’azione aggressiva.

Un altro settore in cui può esistere l’IPC è quello dei tabacchi. Qui la concorrenza internazionale è inefficace perché lo stesso mercato mondiale è dominato da poche multinazionali oligopolistiche. Per di più la competitività di prezzo sarebbe dannosa, in quanto stimolerebbe l’aumento della domanda. In questo caso si dovrebbe partire dal principio che il “bene” prodotto dall’impresa pubblica non è il fumo, ma la riduzione del danno associato al fumo. Un’impresa di stato, se esistesse,  dovrebbe praticare politiche competitive soprattutto nella “qualità” del prodotto, nella ricerca di prodotti meno dannosi e nella tutela della salute dei consumatori.

Nei settori in cui, a causa delle recenti dismissioni, non esistono IPC, sarebbe necessario avviare una politica di riacquisto da parte dello stato. Penso in particolare ai settori delle assicurazioni, dell’energia elettrica, delle banche e della telefonia.

Si potrebbe essere tentati di sollevare la solita critica contro i fallimenti dello stato: i manager delle IPC sarebbero tentati di concedere molto slack gestionale per massimizzare la propria utilità in contrasto con la funzione obiettivo postagli dalle autorità pubbliche, sicuri di non dovere rendere conto agli azionisti per l’inefficienza produttiva e le perdite d’esercizio. Ma una tale critica sarebbe scarsamente efficace, perché le IPC opererebbero sui mercati dei requisiti produttivi e dei beni in competizione con quelle private, mentre uno stringente vincolo di bilancio metterebbe a rischio il posto di lavoro dei manager inefficienti.

Più plausibile sembra un altro tipo di critica. I manager delle IPC potrebbero essere tentati di accedere tacitamente a pratiche collusive con gli oligopoli privati. Accettando prezzi oligopolistici si metterebbero al sicuro dai rischi di perdita e potrebbero massimizzare i propri redditi. Ci rimetterebbero i consumatori, che non potrebbero usufruire dell’abbassamento dei prezzi a cui le IPC sono istituzionalmente impegnate.

Si può suggerire che, per far fronte a questa evenienza, si imponga la presenza di rappresentanti degli utenti nei consigli d’amministrazione. La cosa sarebbe fattibile utilizzando esponenti eletti da associazioni dei consumatori legalmente riconosciute. Sarebbe  ancora più facilmente praticabile in quelle situazioni in cui gli utenti sono legati all’impresa da contratti espliciti: telecomunicazioni, energia elettrica, assicurazioni, banche, servizi di pubblica utilità etc. In questi casi i rappresentanti degli utenti di ogni singola IPC potrebbero essere formalmente eletti dagli utenti stessi.

Alcuni giornalisti tendono a ridicolizzare l’idea che lo stato debba produrre panettoni. Alcuni professori sostengono che non è comunque necessario, in quanto la contendibilità dei mercati indurrebbe le imprese a comportarsi in modo competitivo anche in mercati non atomistici. Il problema è che la teoria dei mercati contendibili[1] non funziona nei settori in cui, tra l’altro, esistono elevati costi irrecuperabili.

Ebbene l’IPC contribuirebbe a risolvere tale problema. La collettività dovrebbe annunciare di essere pronta ad assumersi questi costi nei casi in cui le imprese private non sarebbero disposte a farlo. Sarebbe pronta sia per i vantaggi generati dalla concorrenza sia per l’implicita capacità pubblica di assicurare i rischi. La semplice disponibilità ad assumersi costi non recuperabili sarebbe un fattore di aumento della contendibilità dei mercati per il solo fatto che c’è. Così potrebbe non essere necessario che lo stato produca panettoni, anche se questo fosse un mercato oligopolistico. Sarebbe necessario emanare una normativa che rende possibile l’IPC. Poi, l’entrata dello stato in alcuni settori, ad esempio quello della telefonia, potrebbe contribuire a creare comportamenti non collusivi anche nel mercato dei panettoni.

Fonte: economia e politica (qui link)

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4 aprile: i Socialisti alla manifestazione CGIL al Circo MAssimo

simbolo psCome Partito Socialista e come Sinistra e Libertà saremo sabato prossimo al Circo Massimo a Roma a sostegno della manifestazione della CGIL per la difesa del lavoro, dei salari, delle pensioni, contro la crisi e la inadeguatezza della politica del Governo Berlusconi. Saremo alla manifestazione anche per rivendicare un nuovo sviluppo basato su più forti contenuti ambientali e tecnologici e su una severa regolazione internazionale della finanza, che impedisca nel futuro le speculazioni che sono all’origine dell’attuale crisi. Saremo in piazza per tutto questo non per schierarci con un sindacato contro altri, ma anzi per sottolineare l’esigenza della ripresa del confronto fra i sindacati, dalla cui divisione può solo scaturire un indebolimento della causa dell’equità e della giustizia sociale.

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La Lega cede Torino in cambio di Brescia: la spunta Porchietto (PdL) per la Provincia di Torino

La lega cede Torino in cambio di Brescia. Secondo un’agenzia ANSA il prossimo candidato in corsa per la Presidenza della Provincia di Torino sarebbe Claudia Porchietto. A farne le spese Elena Maccanti eletta deputata della Lega Nord alle ultime elezioni e verosimilmente sacrificata sull’altare della candidatura alle Regionali piemontesi del prossimo anno del leader. La ritirata leghista torinese senbra essere totale, malgrado le precedenti “grida” che avevano affermato a più riprese l’eventuale corsa solitaria del Carroccio in Provincia di Torino nel caso non si fosse giunti alla candidatura di Elena Maccanti. La Lombardia, in sintesi, val bene la Mole e l’amicizia di Umberto Bossi con Berlusconi non si discute.

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Dai Socialisti nuove politiche energetiche: la cogenerazione distribuita.

pesQuando si parla di energia o di sviluppo energetico nei programmi delle diverse forze politiche per le prossime elezioni a tutti i livelli, non si può che notare una certa “normalizzazione”, apparentemente interrotta dal tema dell’energia nucleare. La discussione è in fondo oggi orientata nel contare chi è a favore o contro della costruzione di questo tipo di centrali. A mio avviso il punto vero, la capacità innovativa di una nuova politica non è contenuta in questa cornice. Una vera politica innovativa, socialista e di sinistra, deve infatti confrontarsi principalmente con altri tipi di sviluppo energetico. Tetzlaff, esperto in questo settore, ha chiarito molto bene dove sta il nocciolo del problema quando indica nella “cogenerazione distribuita” un nuovo modello di sviluppo in grado di generare un incremento molto forte dell’efficienza energetica complessiva come ci ha spiegato il Prof. Vittorio Prodi, parlamentare europeo italiano del gruppo del Partito Socialista Europeo, qualche giorno orsono durante la presentazione del sesto rapporto energia della Provincia di Torino. In sostanza l’organizzazione della produzione di energia elettrica deve uscire dalle grandi centrali per sviluparsi capillarmente sul territorio, consentendo quindi di utilizzare anche gli scarti di prodotto per produrre calore e raffrescamento. Il risultato sarà una crescita dell’efficienza ed una diffusa responsabilizzazione sociale nell’impiego dell’energia in tutte le sue forme. La partita politica quindi si dovrebbe giocare nell’inserire nei programmi delle formazioni socialiste questo tipo di approccio, non solo innovativo, macruciale per uno sviluppo energetico equo e sostenibile.

 

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Elezioni europee. Partito Socialista Europeo: trasformare l’Europa nella forza di punta contro il cambiamento climatico

sinistra e libertIniziamo a pubblicare alcune sintesi del Manifesto del Partito Socialista Europeo per le prossime elezioni europee del 6 e 7 giugno 2009. In questo primo stralcio le proposte contro il cambiamento climatico.
Dobbiamo affrontare adesso il cambiamento climatico per il bene dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Entrare in azione ora consentirà all’Europa di prendere la guida mondiale nello sviluppo di nuove tecnologie ambientali e di ridurre il rischio di una futura perdita di prosperità a causa del cambiamento climatico. Non fare niente metterà a rischio la vita sul pianeta.
L’Europa deve quindi interrompere la sua dipendenza dal petrolio e dal carbone e mettersi alla guida perchè si raggiunga un nuovo accordo mondiale sul clima per il periodo successivo al 2012 seguendo i dettami del trattato di Kyoto.

Condurre con successo una negoziazione internazionale per un accordo globale sul clima

  • L’UE dovrebbe mettersi alla guida di negoziati internazionali per ottenere un accordo al summit delle Nazioni Unite alla fine del 2009 il cui obiettivo è di ridurre le emissioni globali del 30% entro il 2020. Tutte le economie sviluppate ed emergenti, tra le quali gli USA, la Cina e L’india, dovrebbero firmare l’accordo. Siamo impegnati in un approccio globale basato sulla solidarietà, e con a guida i paesi sviluppati.
  • Proponiamo di aumentare il supporto dell’UE per i paesi in via di sviluppo affinché combattano e si adattino al cambiamento climatico. L’UE dovrebbe garantire trasferimenti di tecnologie per assicurare che questi Stati possano combattere la povertà e crescere economicamente senza peggiorare la situazione del riscaldamento globale. Inoltre, dobbiamo garantire che le politiche europee non conducano a più alte emissioni di gas serra in paesi terzi, evitando che le industrie ad elevato consumo si spostino in altre parti del mondo dove i requisiti sul cambiamento  climatico sono meno stretti.
  • Partendo dalle iniziative prese dai governi socialdemocratici d’Europa, L’UE dovrebbe fare da guida nello stabilire un forum sull’energia globale e sullo sviluppo, mettendo insieme tutte le nazioni del mondo per definire una visione a lungo termine per l’energia e lo sviluppo sostenibile del pianeta.

Dare il buon esempio – una politica più ambiziosa sull’energia e sul clima in Europa

  • Proponiamo di introdurre una direttiva esauriente sul clima nell’UE che possa fornire obiettivi e azioni in tutti quei settori non ancora contemplati dalla legge esistente – energia, agricoltura, cibo, costruzioni e trasporti – combinati insieme affinché l’Unione raggiunga i suoi obiettivi complessivi sulle emissioni. Tutto il resto della legislazione sul clima dovrebbe anche essere adottata per ottenere l’obiettivo di riduzione del 30% delle emissioni. Per ottenere in modo efficiente la riduzione delle emissioni c’è bisogno di agire in ogni diverso settore.
  • Proponiamo di sviluppare una Politica Energetica Comune Europea basata sulla sostenibilità, sulla sicurezza energetica e indipendenza, diversità delle fonti energetiche e solidarietà tra gli Stati membri in caso di crisi energetiche. L’UE dovrebbe, per esempio, aumentare l’offerta di energie rinnovabili mettendosi a capo nella costruzione di una Rete per la Trasmissione Elettrica ad Alto Voltaggio perché si possa trasportare energia eolica dal Nordovest dell’Europa ed energia solare dall’Europa del Sud e dal Nordafrica.
  • Supporteremo una Politica Comune sull’Agricoltura che promuoverà lo sviluppo delle vaste zone rurali e darà valore al ruolo fondamentale degli agricoltori, riconoscendo il ruolo dell’agricoltura nel difendere l’ambiente, assicurare qualità del cibo e sicurezza delle scorte, preservare il paesaggio, e proteggere la salute di piante e animali. I biocarburanti possono aiutare a diminuire la emissioni durante i trasporti, ma non dovrebbe avvenire a spese degli europei e della produzione alimentare mondiale, della protezione dell’ambiente e della biodiversità. La direttiva sui biocarburanti in UE dovrebbe essere rivista per garantire il rispetto di questi principi.
  • Sta a ogni Stato membro decidere se usare o no l’energia nucleare. Comunque, vista l’importanza della sicurezza nucleare per tutti i paesi europei, il monitoraggio delle centrali nucleari esistenti e nuove dovrebbe essere coordinato a livello europeo.

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