Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Giornata europea del PSE contro il cambiamento climatico

Nell’ambito della giornata europea promossa dal Partito Socialista Europea per l’ambiente, Venerdì 15 maggio 2009 alle ore 17,30 si terrà l’incontro: l’Europa forza guida nella lotta contro il cambiamento climatico presso la Sala dell’Antico Macello in Via Matteo Pescatore 7 a Torino

Parteciperanno all’incontro:

Dorino Piras – candidato per Sinistra e Libertà al Parlamento Europeo

Valter Giuliano – candidato socialista al Consiglio provinciale di Torino

Emilio Del Mastro – Presidente di Pro Natura

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Sinistra e Libertà: a fianco delle scelte delle donne tra figli e carriera

sinistra e libertLa preoccupazione raccolta dal programma del Partito Socialista Europeo sulle disegueglianze della condizione femminile, particolarmente forti nel settore lavorativo, ha avuto una recente conferma da uno studio della Banca d’Italia che rileva come una donna lavoratrice su cinque lascia il proprio lavoro dopo la nascita di un figlio. Come riportato dal sito clandestinoweb: “Circa i due terzi delle neo-mamme che abbandonano la propria occupazione dichiarano di averlo scelto “volontariamente”, in prevalenza per difficolta’ a trovare il giusto equilibrio tra vita familiare e lavorativa. Tant’e’ vero che la probabilita’ di lasciare volontariamente il lavoro diminuisce di circa 5 punti percentuali nelle regioni in cui c’e’ maggiore disponibilita’ di asili nido pubblici (ne usufruisce solo il 7% dei bimbi sotto i tre anni) e arriva addirittura a dimezzarsi in presenza di nonni disposti a fare da baby sitter. La probabilita’ di uscita dal mercato del lavoro aumenta invece significativamente per le madri sotto i 24 anni (72%) e per quelle meno istruite (68% tra le donne che si sono fermate alla licenza media contro il 24,5% delle laureate) e addirittura triplica per le mamme che al momento del concepimento lavoravano a tempo determinato.

Il “rischio-abbandono” scende invece per quelle occupate nel settore pubblico (37%): cio’ e’ probabilmente dovuto sia all’alto “costo-opportunita’” di un’eventuale uscita sia alla maggior flessibilita’ consentita dall’impiego pubblico soprattutto in termini di orari. Fra le dipendenti del settore privato, infine, la probabilita’ di abbandono sono maggiori per le operaie (37,6% a fronte del 12,9% registrato tra chi ha un ruolo manageriale) e per coloro che lavorano nei settori del commercio e dei servizi”.

A questo proposito ritengo particolarmente importante, tra le altre sull’argomento, la proposta fatta al punto 36 del Manifesto del PSE: “Lavoreremo per sostenere i genitori in modo che possano gestire le proprie responsabilità sia di genitori che di carriera. Per sostenere questo progetto proponiamo che gli Stati membri raggiungano l’esistente obiettivo di copertura del 33% di strutture assistenziali al bambino in età dagli 0 ai 3 anni e al 90% per i bambini dai 3 anni all’età scolare, e mirino a traguardi complementari all’UE per quanto riguarda l’assistenza al bambino.”

Fondamentale è anche il riconoscimento contenuto nel Manifesto di come “le donne si trovano spesso a dover decidere tra avere dei bambini e perseguire la carriera che vogliono. Le famiglie che lavorano trovano difficile tenere in equilibrio le loro responsabilità personali e professionali. Noi possiamo cambiare questo: quei Paesi europei che hanno fatto di più per aumentare i diritti e le opportunità delle donne hanno adesso le più alte proporzioni di donne nel mercato del lavoro e i più alti tassi di natalità. Noi abbiamo promosso incessantemente a livello locale, regionale e nazionale la creazione di strutture di assistenza al bambino. Continueremo a combattere gli stereotipi di genere e crediamo che rinforzare i diritti e le opportunità delle donne porterà a significativi benefici economici, sociali e democratici per tutti i cittadini europei”.

Anche per questo ho accettato di candidarmi per l’Europa nelle liste di Sinistra e Libertà aderendo al Partito Socialista Europeo.

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Elezioni Europee: per il futuro di mio figlio




Mio figlio ha nove anni: a malapena ho a disposizione ancora dieci anni scarsi in cui cercare di cambiare la condizione attuale per fare in modo di non doverlo spingere a tutti i costi ad andare a studiare o lavorare all’estero. Siamo infatti nella situazione in cui sta diventando un obbligo cercare formazione e lavoro in Paesi che a differenza del nostro non si stiano avviando verso la decadenza. Questo non è accettabile, perché formarsi all’estero deve rimanere una possibilità, una scelta e non, appunto, un obbligo. Anche per tutti coloro che non possono permettersi di andare nelle università europee o americane, e rimarranno svantaggiati per tutto il proprio ciclo lavorativo, non avranno un insieme di esperienze e conoscenze tali da poter far fronte ai loro coetanei d’oltreconfine. Il parlamento europeo può rappresentare la sede più idonea per affrontare questo problema e permettere una libera e qualificata formazione, costruendo le possibilità per far rientrare nei propri paesi d’origine chi è andato a formarsi all’estero. Permettendo anche ai paesi di provenienza di crescere culturalmente e di poter affrontare attraverso tutti gli strumenti necessari, un nuovo tipo di crescita e sviluppo basato appunto sulla conoscenza. Anche per questo il nostro voto in l’Europa per coloro che siederanno nei banchi del Partito Socialista Europeo è fondamentale. Il nostro voto per Sinistra e Libertà


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Internet: vittoria per la libertà di espressione

sinistra e libertIl voto al Parlamento sul pacchetto Telecom che ha fatto saltare la possibilità di cancellare o limitare la libertà della “rete” è sicuramente un fatto importante. Senza un intervento dell’Autorità Giudiziaria non è infatti possibile impedire l’accesso ai siti, cancellare account e via discorrendo, salvo interessi di sicurezza nazionale. Internet non può che rimanere un’area libera ed ogni limitazione arbitraria deve essere sicuramente impedita. Il Partito socialista Europeo ha rispettato i propri impegni ed un ringraziamento va ai nostri parlamentari europei del gruppo PSE.



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Il filo rosso tra Provincia ed Europa: record di cassa integrazione

simbolo psEsiste un filo rosso molto importante che intreccia le prossime elezioni per la Provincia di Torino e l’Europa: il ricorso alle ore di cassa integrazione. In tre delle quattro regioni della circoscrizione nord ovest, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta (la quarta dove si vota comprende anche la Lombardia) nel primo trimestre del 2009 sono state autorizzate 9,95 milioni di ore di cassa integrazione, che corrispondono ad una media di 18,7 ore mensili per impiegato nel settore manifatturiero (fonte Il Sole 24 ore su dati Inps e Istat). I dati ci dicono che la Valle d’Aosta ed il Piemonte si collocano al primo ed al terzo posto della classifica nazionale. La Liguria si attesta invece al nono posto. Il dato provinciale vede Torino subito dietro Vercelli e Asti.
In Piemonte le risposte da mettere in campo sono in linea di massima condivise sia per l’Unione Industriale che per i sindacati: maggiori investimenti nella ricerca, aggregazioni tra aziende con altri attori dell’innovazione, accesso al credito più favorevole per le PMI fino ad un nuovo sistema di ammortizzatori con il raddoppio della cassa integrazione da 24 mesi a tre anni.
È comunque chiaro che il ruolo che dovrà assumere la nuova amministrazione della Provincia di Torino che sarà eletta a giugno sarà centrale e da questo punto di vista noi continuiamo a credere che una riconversione “verde” della nostra industria potrà portare nuovo lavoro specializzato, meno esposto alla disoccupazione ed alla delocalizzazione delle nostre aziende all’estero.
Ma un’altra grande partita verrà giocata dai nostri eletti nella Circoscrizione nord ovest, perché i fondi che serviranno sia a creare gli ammortizzatori sociali che la riconversione nelle nuove produzioni verranno in buona sostanza proprio dall’Europa. Infatti, sia i fondi impiegati dallo Stato centrale che dalle Regioni saranno un mix di risorse europee: Fondi per le aree sottoutilizzate (FAS) e Fondo Sociale Europeo (FSE). Non sono necessari molti giri di parole per comprendere come il 6 e 7 giugno sarà in gioco una parte importante del nostro futuro che è necessario sapere prima e che deve essere segnalata a tutti.
E’ per questo che sono candidato: è necessario dare subito una risposta a questi temi che rappresentano la priorità del nostro territorio.
In Europa con la lista di Sinistra e Libertà dove andremo con la grande famiglia del Partito Socialista Europeo; in Provincia di Torino con la lista del Partito Socialista che appoggia Antonio Saitta a candidato per la Presidenza della Provincia

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Elezioni europee: un impegno per le normative europee ambientali

sinistra e libertOgni giorno, chi amministra l’ambiente deve confrontarsi con le normative europee. L’Europa quindi non è così lontana come sembra a tutti noi, ma influenza in maniera decisiva sia le attività produttive che la protezione dagli agenti tossici. Un esempio è dato dalle Autorizzazioni Integrate Ambientali ( in sigla europea IPPC) che indicano quali sono le migliori tecnologie disponibili (BAT) da far applicare alle aziende. Per essere concreti, andare al Parlamento Europeo significa anche occuparsi dell’evoluzione di queste norme, sapere come vanno aggiornate proponendo anche che vi sia una maggiore integrazione con il comparto sanitario. A tutt’oggi, infatti, credo sia abbastanza carente il richiamo che la normativa europea inserisce su questo argomento ed è necessario un aggiornamento che vincoli maggiormente l’introduzione di queste tecnologie con valori di emissione di inquinanti (in atmosfera, nell’aria e nelle acque) rispettosi delle conseguenze che possono portare alla salute umana e animale. Finora, infatti, la sensazione è quella che siano state maggiormente prese in considerazione motivazioni economiche: si introducono le tecnologie “che è possibile introdurre” senza una vera analisi delle conseguenze sanitarie.

Chi dunque andrà al Parlamento Europeo dovrà lavorare senza tentennamenti in questo settore, unendo le conoscenze tecnologiche con quelle della salute. Altrimenti il semplice impegno per un ambiente più salubre non significherà molto

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Elezioni europee: Piras candidato nella Circoscrizione 1 Nord Ovest per Sinistra e Libertà

sinistra e libertParte la nostra avventura: dopo l’accettazione, sono state presentate ieri a Roma le candidature per l’elezione del 6 e 7 giugno al Parlamento europeo dove sarò candidato nelle liste di SINISTRA E LIBERTA’ per la Circoscrizione 1 Nord Ovest (Piemonte, Lombardia, Liguria, Valle d’Aosta).

E’ un voto molto importante perché se non ci preoccupiamo dell’Europa, l’Europa comunque si occuperà di noi. Già oggi, l’80% delle norme nazionali che regolano molti aspetti della nostra vita, deriva da direttive dell’Unione Europea. Europa significa anche importanti risorse economiche disponibili per i territori che saranno in grado di progettare interventi innovativi e avanzati.

Per un’Europa davvero amica, abbiamo costruito il Manifesto del Partito Socialista Europeo, sottoscritto a Madrid. La scelta è quindi chiara e netta: il nostro posto è tra i banchi del Partito Socialista Europeo, perché solo grandi forze progressiste e di sinistra possono introdurre le riforme necessarie per il benessere dei cittadini.

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Elezioni europee: le infrastrutture non sono solo strade e ponti

ictInfrastrutture per uscire dal pantano economico in cui ci siamo infilati. Ma le infrastrutture sono solo ponti e strade? Per l’Unione Europea certamente no, ricordandoci che uno dei motori per uscire dalla crisi è invece lo sviluppo delle infrastrutture digitali, il cosiddetto ICT (Information and Communication Technologies). Proprio nel momento in cui anche a livello locale la costruzione di infrastrutture è declinata solo nella costruzione di ponti e strade, la Commissione Europea ricorda come investire in ICT significhi creare posti di lavoro, migliorare la qualità di vita dei cittadini anche moltiplicando i servizi ed agire in maniera significativa anche sul versante ambientale. L’obbiettivo di sviluppare il mondo digitale è anzi diventato uno degli obbiettivi primari dell’UE, stante anche la competizione avviatasi con gli Stati Uniti e la potenzialità che l’Europa possa diventare il maggiore mercato mondiale di questo tipo di infrastrutture. Lo stesso Commissario Europeo Reding ha lanciato un obbiettivo specifico: per il 2020 è necessario raddoppiare gli investimenti sia privati che pubblici in ICT, indicando come vie di sviluppo preferenziali Internet, servizi orientati al web e nanotecnologie. Per far ciò la Commissione Europea si è impegnata a portare nel 2010 ad 1,1 miliardi di € gli investimenti in questo settore, con la previsione di raggiungere nel 2013 una cifra di 1,7miliardi €.

Purtroppo questa valutazione delle politiche dell’Unione Europea non sembra affascinare sia il nostro Governo nazionale sia le amministrazioni locali, che continuano a cercare di immettere la maggior parte delle proprie risorse nella realizzazione di altre opere infrastrutturali.

Basterebbe ricordare alla politica nostrana come in tempi di crisi la capacità di investimento, che pure continua ad esistere, è inevitabilmente attratta nei settori a massima redditività e che l’ICT in Europa rappresenta circa il 34 % della domanda mondiale: per farla breve redditività immediata. Un serio programma anche a livello locale-amministrativo non potrà quindi prescindere da questo tipo di politica. Parola di Commissione Europea.

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Tutto gratis?

bustapagaChris Anderson, caporedattore di Wired, ha presentato le tesi del suo prossimo libro “Free” che sarà pubblicato il 6 luglio prossimo negli Stati Uniti da Hyperion. L’autore , nella sua esposizione, ha portato all’estremo il ragionamento sulla gratuità.
Ha sostenuto che con Internet, un nuovo tipo di gratuità si è sviluppata ( dalla musica ai giochi in linea passando attraverso i logiciels). Una gratuità fondata su costi di riproduzione quasi nulli a causa della digitalizzazione e della intensità della concorrenza. E, secondo lui, “ se voi non renderete il vostro prodotto gratuito, la pirateria lo farà per voi”
Ancora, internet favorisce l’economia del dono del proprio sapere, che si è visto fiorire su wikipedia. Ma, ha aggiunto, tutto ciò non si limiterà ad internet: i prodotti ed i servizi che ci circondano diventeranno ogni giorno meno costosi, a causa della pressioni della Cina e della deflazione. LA gratuità sarà, secondo lui, globalmente inesorabile; a tal punto che “le imprese dovranno, un giorno o l’altro, regalare la gran parte dei propri prodotti”.
Tutto ciò richiama ad una nuova forma di economia. Ora, ha constatato, “sono rimasto sblordito quanto voi che non esista un modello economico della gratuità”. Ed è interessante esaminare ciò che lui propone:
-    innanzittutto, evidentemente, la pubblicità, primo modello di gratuità, utilizzata utilizzata dopo un secolo dalla radio, con la contribuzione collettiva sotto forma di canone o di licenza globale
-    poi, il modello “freemium” che consiste nella distribuzione una versione gratuita per il grande pubblico di un prodotto, accoppiata ad una versione a pagamento, più evoluta, per un mercato di nicchia. FlichR propone ainsi di passare ad un modello di upgrade a pagamento. Anderson cita anche i giochi in linea (Club Penguin, Neopts, Second Life ed altri giochi di ruolo come Maple Story) che non propongono che una infima parte  dei loro giochi accessibili a pagamento. “Se il 5% dei giocatori accettano di pagare, ciò assicura la redditività del prodotto” e “ al di là di questa ratio esiste un beneficio puro.
-    Altro modello economico, quello delle sottoscrizioni croisee, che consiste nell’offrire gratuitamente un prodotto per incitare il consumatore a comprarne un altro: un telefono e delle comunicazioni gratuite in cambio di un abbonamento pour le donnees; un rasoio in cambio di lamette. Domani potrà essere , nello stesso modo, si riceverà gratuitamente dei computer e si pagherà il software, dei consigli per utilizzarlo e degli abbonamenti per internet o per dei giochi in rete.
-    Infine, sostiene, biogna utilizzare la pirateria come una forma di marketing, per monetizzare la celebrità degli autori dei prodotti. Anderson porta l’esempio dell’industria musicale, dove gli artisti possono monetizzare la loro popolarità, grazie a delle apparizioni durante gli spot pubblicitari, al cinema o nell’organizzazione dei concerti. Questo modello, secondo lui, si applicherà al cinema e a diversi altri settori come la letteratura.
Lui stesso ha deciso di offrire gratuitamente il suo libro, “non nella versione cartacea, ma nella versione digitale” convinto che più del 5% dei lettori digitali saranno disposti a pagare per acquistare il libro nella versione cartacea, oltre alla quota di introiti che si aggiungerà grazie alle conferenze. Questo è evidentemente tutto un altro modello di economia del libro rispetto a quello odierno. Che porterà a dover proteggere le librerie, così necessarie alla lettura.
E più in generale a ripensare l’equilibrio di un grande numero di settori che dovranno miscelare gratuità e pagamento dei prodotti annessi. Bisognerà evidentemente evitare che la gratuità non diventi una sorta di truffa, che farà pagare molto più caro il prodotto di accompagnamento che non que n’aurait couté le produit  supposé donné. Come avviene per il caso del credito detto gratuito.
Anderson  ha ragione nell’annunciare questo futuro. E di costringere a riflettere coloro che rifiutano l’evidenza. I più scaltri dei quali sono d’altronde già in procinto di adattarsi. Come ad esempio certe majors che protestano oggi contro la gratuità saranno le prime a trarne profitto.
Evidentemente, questo modello non sarà generale: bere, nutrirsi, viaggiare, abitare, costerà sempre più caro, in ragione dela rarità crescente dell’acqua, dei terreni agricoli, dell’energia, del suolo urbano. Detto altrimenti, è senza dubbio una delle tendenze tra le più pesanti del futuro: sarà molto più dispendioso essere poveri che essere ricchi.

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Terremoto: 5 per mille polemiche

Un vero gioco di prestigio questo del 5 per mille del Governo: invece di agire sull’8 per mille che può essere destinato allo Stato  – ed alle confessioni religiose- e da questo all’Abruzzo, si agisce sul 5 per mille che normalmente va alle stesse associazioni di volontariato sociale che stanno sostenendo con risorse proprie gli aiuti nelle zone terremotate. In sostanza verranno tolti fondi a chi aiuta, senza intaccare altre risorse che invece potrebbero essere mobilizzate senza  portare danni all’associazionismo, da sempre impegnato in prima linea su tutto il territorio. Forse qualcosa di più di una svista!
P.S. se poi volessimo davvero dare una mano, sarebbe meglio impiegare i soldi del Ponte di Messina (1,3 miliardi di €) per la ricostruzione dell’Aquila e la messa in sicurezza degli edifici, iniziando da quelli pubblici, che si trovano in zona sismica.

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