Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Se nemmeno Grillo recupera l’astensione

Un dato colpisce delle recenti elezioni siciliane: nemmeno Grillo riesce a fermare l’emorragia dell’astensione. In una perdita secca di circa il 20% dei votanti rispetto alla precedente tornata, quanto di più antisistema come il Movimento 5 stelle non riesce a drenare una protesta quasi silenziosa di disaffezione nella scelta di chi debba gestire le prossime scelte di politica pubblica. Un rifiuto che sembra andare ancora al di là del rigetto per gli uomini e le forze politiche che hanno sin qui dominato il panorama amministrativo. Molti non sono convinti della reazione antisistema grillesca e non scelgono nemmeno la picconatura del potere attuale ed è difficile capirne il significato. Perchè la perdita in termini reali riguarda chi ha perso, ma l’emorragia ha investito anche chi ha vinto. Quindi, malgrado al vittoria, ad oggi nemmeno l’attuale alleanza del centro con la sinistra guadagna consensi, men che meno nell’elettorato di centrodestra che, probabilmente, si sente orfano della, non più proponibile, offerta berlusconiana. La balcanizzazione sembra quindi più un esito dell’astensione che di altro, astensione che non viene attirata nemmeno da chi tenta di abbattere l’esistente, senza in verità produrre molto di nuovo. E davvero se qualcuno azzeccasse una nuova proposta politica che non si riduca all’antipolitica e al riproponimento di vecchie facce e idee con nuove casacche, potrebbe compiere scorrerrie inimmaginabili attraverso un elettorato che non si rifugerà sempre nel non-voto.

Grande Makkox: Grillo e la Sicilia

No Representation without Taxation

Per cogliere il senso dei nostri tempi potremmo rovesciare una delle basi su cui vennero costruiti gli Stati Uniti d’America. Ancora oggi il concetto del “No taxation without representation” – che fu utilizzato nel 1775 dalla Virginia per sancire l’illegittimità delle tasse nelle situazioni in cui era assente la rappresentanza parlamentare dei cittadini – fa ogni tanto capolino nelle dissertazioni dei liberisti nostrani, perdendo in verità la forza, senza dubbio rivoluzionaria, che ebbe tra i coloni che a Boston rovesciarono il famoso carico di té in mare. Infatti quello che, con una certa mancanza di compostezza, si voleva dire a Matteo Renzi con i suoi Cayman-amici è: “No representation without taxation”. Quindi, potendo, se non si contribuisce mediante le tasse al destino dei servizi del nostro Paese, non pensiamo sia corretto avere tutti i diritti di dettare la politica, non solo economica, della nostra comunità. E questo, of course, vale anche per gli evasori, piccoli e grandi che siano…

Ordine dei Medici di Torino sulla manifestazione del 27 ottobre 2012


COMUNICATO dell’ ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI
E ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI TORINO
Il Comitato Centrale della FNOMCeO alla manifestazione dei Sindacati Medici in nome di “indipendenza, autonomia e responsabilità”

Il 27 ottobre si terrà una manifestazione unitaria indetta dai Sindacati medici alla quale parteciperà anche la FNOMCeO con uno striscione che dichiarerà questi tre principi: indipendenza, autonomia, responsabilità oggi fortemente messi in discussione e che saldano l’etica professionale a quella civile del Paese, identificata nell’ articolo 32 della Costituzione.

Il Comitato Centrale della FNOMCeO lo ha chiarito in una lettera aperta (in allegato) a tutti i medici italiani che denuncia come tali capisaldi deontologici dell’esercizio professionale vengano oggi fortemente discussi. Così si legge nella lettera:“In futuro non sarà possibile mantenere un sistema di tutela della salute equo, universalistico, solidale e di qualità se la nostra professione viene sconfitta nei suoi valori etici e civili sanciti dalla Deontologia, [...]lasciata sola a reggere la forbice tra ciò che per la medicina e la sanità è possibile e quanto, invece, non lo è”.
Ventun miliardi di euro, ai quali potrebbe aggiungersi il miliardo e seicentomila richiesto dalla legge di stabilità: è questo l’ammontare complessivo dei tagli che si sono abbattuti sulla Sanità,“per effetto combinato delle manovre finanziarie Berlusconi – Tremonti, del “Salva Italia” e dell’ultimissima Spending Review del Presidente Monti”
“I medici che operano ‘in conto e per conto’ del Servizio Sanitario Nazionale, circa 235.000 professionisti
– spiega il Comitato Centrale – sono stati chiamati ad un contributo non indifferente con il blocco dei contratti, delle convenzioni e delle retribuzioni, con blocchi e tagli alle dinamiche di sviluppo professionale e di carriera, con forti limitazioni al turn over, con il dilagare della precarizzazione dei rapporti di lavoro, con la drastica riduzione dei posti letto per acuti senza un contestuale e coerente investimento in quelli di postacuzie”.

“Ribadire questi tre principi, l’indipendenza, l’autonomia e la responsabilità, concorre alla sostenibilità del nostro sistema sanitario, ma è preliminare e necessario rovesciare il paradigma dominante, considerando la professione medica come una fonte di soluzione dei problemi e non come una delle cause degli stessi”.

Di seguito il link del Comunicato Stampa della FNOMCeO: http://portale.fnomceo.it/fnomceo/showArticolo.2puntOT?id=92220

Renzi e la sinistra dei poteri forti

I commensali milanesi di Matteo Renzi hanno svelato uno dei temi che da anni sono posti alla sinistra italiana – se non continentale-. La domanda è semplice: può la sinistra governare il Paese mantenendosi autonoma dai poteri finanziari forti? Non abbiamo, a dire il vero, una risposta chiara e programmatica del candidato gigliato, perchè programma vero non c’è. Ma i riti, i comportamenti da prima repubblica con cene a porte chiuse, il fundraising poco trasparente di quella serata, ci inducono a pensare che per il nostro di cui sopra sia necessario parlarsi fitto e fuori da orecchie indiscrete con quel tipo di potere. No, è comunque necessaria una Santa “Allianz” con un diverso atteggiamento privilegiato. I voti però, in politica, valgono uno per ogni testa ed è utile che vengano raccolti alla luce del sole, magari facendo in modo di non dover dire troppi grazie se si arriva al traguardo per primi.

La Regione dimezza la pulizia negli ospedali torinesi

Se è vera è da fantascienza. Come riportato da Repubblica, la pulizia degli ospedali della Città della Salute di Torino sarà razionata e invece dei due passaggi giornalieri, in alcune zone delle strutture sarà dimezzata. C’è buon senso in questa operazione? Certamente no, soprattutto in un momento in cui le infezioni ospedaliere rappresentano un allarme ben presente agli operatori sanitari. Senza considerare che un ospedale è il perfetto abbinamento tra persone ricoverate e quindi in stato di difficoltà spesso anche immunitaria e una concentrazione di persone che provengono dall’esterno per diversi motivi (esami vari, visite ai parenti, questioni amministrative, lavoratori non sanitari e via discorrendo). Ma il semplice buon senso vale in questo caso davvero più di mille pubblicazioni scientifiche e aspetto con ansia qualcuno che mi spieghi il beneficio di questa decisione. Una provo ad inventarmela personalmente: minore pulizia, minore spesa, maggiore disponibilità per combattere le infezioni ospedaliere comprando più antibiotici. Insomma siamo alla “Corrida” con i soliti dilettanti  allo sbaraglio…

Italia bene comune. Per la ricostruzione e il cambiamento. Il Documento

Nasce la carta d’intenti del centrosinistra che rappresenterà la base dell’alleanza di centrosinistra e che verrà sottoscritta oggi.

Noi non crediamo alle bugie delle promesse facili, quelle vendute nel decennio disastroso della destra. Crediamo, invece, in un risveglio della fiducia, a cominciare dai giovani e dalle donne. I problemi sono enormi e il tempo per aggredirli si accorcia. Le scelte da compiere non sono semplici né scontate. Ma la speranza che ci muove vive tutta nella convinzione che si possano combinare cambiamento e affidabilità, uguaglianza e rigore nelle scelte.

Imposte, sussidi, aziende: change!

Zingales e Boldrin hanno fondamentalmente ragione quando invocano uno stop fermo ai sussidi di Stato per le imprese e la riduzione delle imposte. Perche? Se io finanzio imprese non competitive, in realtà aiuto chi sa fare bene il proprio lavoro e chi no (e sembrerebbero in gran numero!). Non solo, perchè gli aiuti li distribuisco non a chi è “sano”, ma a chi non è più competitivo e tramite il finanziamento, non sarà costretto ad innovarsi e cambiare radicalmente. Senza contare che tali aiuti arrivano direttamente da chi sta facendo bene impresa. Tirando al linea, chi sta producendo bene e accetta rischio e capacità d’innovazione sarà costretto a finanziare in maniera gratuita chi sta sbagliando, perdendo quindi risorse che potrebbero essere reinvestite in ulteriore ricerca e sviluppo di aziende che generano lavoro. Ridurre invece la tassazione non permette, detto in maniera grezza, che si verfichi questo passaggio di risorse, ma lascia alla capacità delle aziende lo sviluppo e la produzione di beni che i consumatori vogliono consumare. Resta in ogni modo il rebus dei lavoratori. Ma anche qui bisogna grattare la superficie. Se un’azienda non funziona, non si può sperare di sovvenzionarla in perdita per tutta la vita: le risorse impiegate provocano un impoverimento della collettività che poi si tradurrà, come sta accadendo oggi, nel taglio dei servizi. Senza contare che in realtà sono i lavoratori stessi che si pagano gran parte della loro stessa disoccupazione (cassa integrazione). Una minore imposizione fiscale potrebbe, sempre ragionando in maniera grezza, portare a un’accelerazione della crescita e forse, anche nel breve termine, a un risparmio di risorse (tenendo anche conto che chi produce e vende di più, guadagna di più e versa più contributi totali). L’ultimo vero pezzo di riforma starebbe, infine, nel tutelare non il posto di lavoro, ma il lavoratore stesso, con debite correzioni che ne stimolino comunque la rioccupazione anche mediante la riqualificazione. Un esempio è il calcolo che qualcuno ha fatto per i lavoratori del Sulcis: allo Stato sarebbe costato meno sostenere i singoli lavoratori che continuare a foraggiare aziende che poi non hanno assistito veramente i lavoratori e stanno per chiudere. Il concetto finale è che anche ragionamenti di questo tipo possono avere delle falle, ma il perpetuarsi dei vecchi modelli non ci porta da nessuna parte ed è necessario trovare, con juicio, altre strade liberandosi da ideologismi che non appartengono nemmeno più ai lavoratori.

Rottamatori ante litteram: Giovanni XXIII

Se proprio volessimo parlare di “rottamatori”, dovremmo prendere nota di questa data: 11 ottobre 1962, apertura del Concilio Vaticano II. Un Papa ormai anziano, considerato di transizione, mette in scacco le strutture vaticane provocando uno scossone che, a tendere l’orecchio, si avverte ancora oggi. Quando Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959, a soli tre mesi dalla sua elezione a pontefice, diede l’annuncio nella basilica di S. Paolo fuori le mura di un “Concilio ecumenico per la Chiesa universale”, scese il gelo e, come racconta chi c’era, nessuno applaudì. E pochi avrebbero applaudito anche quando si affermò che il clero veniva superato dal sacerdozio universale dei credenti; quando ci si domandò non “cosa è la Chiesa” ma “chi è la Chiesa” o quando lo stesso Papa si rivolse agli esponenti della curia vaticana che si opponevano alla celebrazione del Concilio indicandoli come “profeti di sventura”.  Questo “balzo in avanti” come lo definì Roncalli stesso, avvenne senza proclamare nuovi dogmi ma volendo interpretare “i segni del tempo”. Un metodo, che potrebbe tornare utile anche oggi…

Boldrin: come funziona il mercato del lavoro

Michele Boldrin spiega come il lavoro non sia una semplice merce con caratteristiche fisse regolata dalla semplice domanda e offerta. Il lavoro, e il suo “mercato”, hanno molti elementi di dinamismo ed eterogeneità che bisogna conoscere quando se ne discute, per non cadere in una semplice chiacchiera. Con un passaggio importante su come il lavoro contenga elementi di “bene comune” che ne caratterizzano l’interesse sociale.