Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Cartesiani.it: video ergo sum

Un nuovo sito sull”information design” in cui mi sono imbattuto oggi. Da tenere d’occhio. E per ora in bocca al lupo!

“La nostra generazione e ancor più quelle che verranno sono destinate a nuovi linguaggi e a nuovi metodi che cambieranno per sempre la comunicazione e l’informazione. Per partecipare a questa rivoluzione dovremo imparare ad analizzare quantità di dati sempre più grandi e più complesse, apprendere le tecniche per elaborare tali informazioni e renderle chiare e comprensibili. In pratica vivremo un nuovo rinascimento all’insegna dell’information design. Prendiamo come esempio i social network , oggi tanto di moda: producono quotidianamente milioni di informazioni che si perdono nel rumore generale della rete, diventando quindi difficilmente interpretabili e prive di valore. Grazie alle nuove tecnologie che stanno emergendo diventa possibile intercettare in tempo reale tali dati e organizzarli in strutture quantitative, qualitative e geografiche. Lo sforzo di alcuni designer e sviluppatori si sta dirigendo proprio in questa direzione: elaborare una griglia interpretativa per capire quali dati vale la pena tracciare; recuperare, salvare e rendere accessibili tali dati; infine presentarli in pagina in modo cognitivamente stimolante e esteticamente gradevole. Sarà sempre più facile discretizzare i flussi e ottenere in output delle statistiche visive istantanee molto precise, il tutto a livello mondiale: ecco che dal rumore avremo generato valore.”

Ignazio Marino: a rischio la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

Una segnalazione importante ci arriva da Ignazio Marino sulla possibilità di rinvio alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG). In sostanza sembra in corso una discussione a livello governativo sulla possibilit di proporogare la chiusura degli OPG attualmente prevista il 1 marzo 2013, come fissato dalla Legge 9/2012. La ragione invocata ndividuerebbe nella mancata preparazione da parte delle Regioni e il ritardo dello stesso Governo nell’emanazione dei provvedimenti necessari per l’utilizzo delle risorse dedicate. Tale giustificazione sembra davvero una foglia di fico dopo la proposta formulata dalla Commissione d’inchiesta sul Serivizio Sanitario Nazionale sulla riforma e dopo le denunce sulle condizioni di forte degrado di queste strutture. La proposta, rigettata dal Presidente Monti, prevedeva la nomina di una figura con pieni poteri per applicare la Legge votata in Parlamento in grado di gestire il percorso di chiusura di questi ospedali. Ciò che si vuole segnalare è ben espresso dallo stesso Ignazio Marino (Pd) in una sua nota: “Restare in OPG significa non avere assistenza medica: persone che soffrono di cuore, disabili in sedia a rotelle, pazienti affetti da diabete e da altre malattie gravi non possono essere assistiti. Lo stesso vale per la terapia psichiatrica e psicologica. Queste persone sono costrette a vivere in un luogo dove le lenzuola non vengono cambiate per settimane e a volte sono gli stessi operatori a portarle da casa; dove d’inverno il riscaldamento spesso non funziona e gli spifferi delle finestre gelano le ossa; dove si è costretti ad infilare le bottiglie d’acqua nel buco dei bagni alla turca per farle rinfrescare d’estate o per impedire la risalita dei topi. Sono queste le cure che lo Stato riserva a chi dovrebbe assistere? Quanto ancora vogliamo prolungare questa tortura?”

Nella speranza che il prossimo Parlamento faccia propria una battaglia di civiltà per la chiusura degli OPG davvero degna di uno stato di diritto come il nostro vuole essere…

Impronta Ecologica: Wackernagel vince il Prix Nature Swisscanto

Mathis Wackernagel ha vinto il Prix Nature Swisscanto 2013, riconoscimento dedicato a tutto ciò che si muove intorno allo sviluppo sostenibile. Il vincitore è l’inventore dell’”impronta ecologica” che calcola quanto risorse consuma e quanto inquina ogni persona con le sue abitudini. L’Impronta Ecologica è ormai divenuto, per chi si occupa di questioni ambientali, un parametro quasi imprescindibile e che comunque riesce a far comprendere in maniera semplice l’impatto delle nostre azioni quotidiane e quantificare anche l’eventuale risparmio delle buone pratiche. Per chi volesse saperne di più, oltre alle numerose pubblicazioni presenti, può collegarsi con il sito del Global Footprint Network

Benedetto XVI: essere o fare il Papa?

Il Teologo Vito Mancuso chiarisce cosa è avvenuto nella sostanza con la rinuncia di Benedetto XVI

“Nel caso di Benedetto XVI abbiamo a che fare con un martirio- testimonianza di altro colore, quello del riconoscimento della propria debolezza, della propria incapacità, del proprio non essere all’altezza. È la fine di una modalità di intendere il papato, e può essere la nascita di qualcosa di nuovo.”

Continua a leggere sul sito Diritti Globali

In questa luce

Vorrei (…) che ogni scelta conoscitiva portasse anche ad una ricaduta esistenziale, e non soltanto un’ “opinione”, ma qualcosa sperimentato e pagato in contanti nella vita d’ogni giorno, nell’esistenza e negli affetti, poiché è lì che ci si toglie davvero la terra sotto i piedi. Le idee le dimentichiamo o le cambiamo rapidamente, è solo nell’esistenza che si sviluppa la capacità di cambiar pelle, di “morire” e rigenerarsi ogni volta.
Daniele Del Giudice; In questa luce, Einaudi 2013

Obama e Bersani: videopolitica e coraggio

Mi è capitato di vedere uno dei video della campagna elettorale del Partito Democratico per le prossime elezioni. Poi ho visto questo video di Obama e ho capito che cos’è veramente la politica: quella seria, che ti fa alzare dalla sedia, che ha il coraggio che non ti aspetteresti. Insomma, il coraggio delle idee che, come dice il Poeta, “uno non se lo può dare”…

Commissione Europea rilancia i carburanti alternativi verdi

In tempi di contorsioni locali su blocco o meno Euro3, la Commissione Europea batte un colpo e rinnova la strategia dei carburanti alternativi per ridurre le emissioni di gas con effetto serra e contemporaneamente liberarsi dalla dipendenza dal petrolio. Il concetto è semplice: se aumenta il numero degli automobilisti con veicoli elettrici o ad idrogeno e metano non solo avremmo città meno inquinate, ma staremmo economicamente anche meglio. Abbattere però i freni verso questo passaggio tecnologico significa comunque agire su alcuni versanti al momento poco considerati dalle amministrazioni, come ad esempio la mancanza delle stazioni di ricarica e rifornimento. Per eliminare l’ostacolo la Commissione intende fissare obiettivi vincolanti e standard comuni tra cui:

  • l’elettricità – un numero minimo di stazioni di ricarica in ogni paese e un connettore universale per ricaricare l’auto in tutta l’UE
  • l’idrogeno – standard comuni per i tubi di rifornimento e gli altri componenti nelle stazioni di servizio di 14 paesi UE
  • il gas naturale liquefatto – stazioni di servizio per i mezzi pesanti ogni 400 km lungo la prevista rete centrale transeuropea di trasporto  ; saranno necessarie anche stazioni di rifornimento per le navi in tutti i 139 porti marittimi e interni presenti lungo la rete
  • il gas naturale compresso – entro il 2020 stazioni di rifornimento con standard comuni accessibili al pubblico in tutta Europa, almeno ogni 150 km.

La Commissione Europea afferma in modo chiaro che i Paesi aderenti possono favorire questo tipo di cambiamenti attraverso modifiche legislative e agendo sulla fiscalità nazionale incoraggiando gli investitori privati e ricordando come i finanziamenti UE necessari sono già disponibili. Sviluppare quindi rete moderna europea è fondamentale perchè, scrive Bruxelles: “L’84% del petrolio utilizzato da tutti i modi di trasporto è importato: nel 2011 queste importazioni costavano circa 1 miliardo di euro al giorno. La maggior parte del petrolio proviene da regioni instabili, con l’incertezza che ne deriva in termini di approvvigionamento.

Passare a carburanti più puliti è la mossa più ovvia per rendere l’economia europea più indipendente sul piano energetico.

Questa strategia è in sintonia con la tabella di marcia per i trasporti con cui la Commissione ha definito gli obiettivi per favorire la mobilità e integrare ulteriormente le reti di trasporto dell’UE entro il 2050, riducendo al tempo stesso le emissioni di gas a effetto serra”.

La telemedicina abbatte i costi e può evitare le chiusure dei punti di cura

Abbattere i costi della spesa sanitaria. Ma non solo. Tentare di rispettare l’organizzazione geografica dei servizi sanitari che ricalca la dispersione della popolazione tentando di non chiudere i servizi nei diversi centri, ma di dare risposte in rete. Benvenuti nella telemedicina, realtà ormai consolidata in vaste aree degli Stati Uniti e del Canada e che continua a non trovare l’adeguata attenzione nel nostro Paese. La cosiddetta “tecnologia di telepresenza” sanitaria ha finalmente un punto di paragone in Italia che ne dimostra la fattibilità e la convenienza non solo economica ma sociale tramite l’esperienza della Ulss 21 del Basso Veronese così come riportato da Nòva 24 de “IlSole 24 ore”. L’investimento iniziale per introdurre la presenza del servizio è stata di 50 mila euro, coinvolgendo un bacino d’utenza di 150 mila abitanti ed ottenendo un immediato risparmio del 50% sui costi di trasferta tra strutture. La struttura su cui poggia il servizio prevede una rete a banda larga con due connessioni da 100 Mb che collega quatto ospedali e fa da dorsale per una serie di servizi che sfruttano la videoconferenza. Attraverso tale sistema si è potuto abbattere gli spostamenti del personale sanitario e dei pazienti, oltre alla condivisione di referti radiografici e di altro genere. Oltre all’abbattimento dei costi sullo spostamento, risulta significativa la riduzione del disagio per i malati che venivano trasferiti tra i diversi ospedali e la semplificazione delle pratiche burocratiche – con i costi collegati di trasporto dei pazienti e un contenimento delle emissioni di gas serra -. Tutto ciò presuppone anche una modificazione di alcune pratiche organizzative del lavoro sanitario che non sembrano essere state critiche. Tenendo conto della realtà dispersa del nostro territorio dove diverse aziende sanitarie sono articolate su più centri ospedalieri e diversi centri abitati, risulta immediatamente attraente l’applicazione di tale modalità che può influire sulla riorganizzazione delle sedi territoriali portando a risparmi consistenti ed al mantenimento di più punti di cura nelle diverse realtà, evitando chiusure totali dei presidi sanitari che lascerebbero sguarnite molte importanti realtà cittadine a cui verrebbero negati diritti di accesso e di equità che ispirano il nostro sistema sanitario nazionale.

Nasce lo ” statistical editor”

In tempi di governo tecnico bisogna adeguarsi e saper interpretare dati e numeri dei diversi campi del nostro vivere quotidiano, anche oltre l’economia. E così nasce – per ora lanciato dal Corriere della Sera – la figura dello “statistical editor” che avrà l’onore e l’onere di interpretare correttamente la grande quantità di cifre e statistiche riguardanti scuola, sanità, conti familiari e quant’altro inserendoli correttamente e rendendole finalmente “leggibili” per il normale cittadino. Segno di tempi “tecnici” o semplicemente un, benemerito, rilancio dell’educazione civica di antica memoria

Tallin: trasporti gratis e meno inquinamento

Nei giorni in cui il Consiglio comunale di Torino costringe la Giunta a fare retromarcia sulle limitazioni alla circolazione dei diesel euro-3, Tallin – capitale dell’Estonia – rende gratuiti dal 1 gennaio i trasporti sui mezzi pubblici. Pur essendo coscienti delle diversità di cultura, numero di abitanti e quant’altro tra le due città, ciò che ci preme sottolineare sono le direzioni diverse che le politiche ambientali delle due aree stanno prendendo. Sono patrimonio comune delle sperimentazioni già adottate negli anni precedenti – e che continuano ad essere completamente rimosse – che la questione “smog” ci giochi nell’immediato sul fronte dei trasporti: la quota preponderante di inquinamento deriva dal traffico automobilistico. Bisogna quindi togliere dalla strada quante più automobili possibile. E se le automobili servono a permettere alle persone di spostarsi tra due luoghi diversi – che è davvero un diritto da tutelare – bisogna farcele andare in altro modo. Ad esempio tramite mezzi pubblici che siano economicamente convenienti. Non solo. Dal momento che la gran massa degli spostamenti avviene per motivi lavorativi, per la maggior parte fissi, bisognerebbe cercare di incentivare almeno questi. Tenendo conto che il biglietto del bus che il cittadino paga copre più o meno il 30% dei costi totali, non credo sia così difficile pensare a politiche complementari che riescano a coprire tale costo (senza ricordare che in un passato ormai lontano qualche tentativo in tal senso si era compiuto). Anche perchè a Tallin, nella prima settimana di bus libero, si è registrato un calo del 15% di intensità del traffico rispetto ai mesi di novembre e dicembre con un aumento del 7% dell’uso del trasporto pubblico. Giusto per capire che invece di limitare per poche ore una fetta di territorio ridicola rispetto a quella di altre città italiane e farsi tritare politicamente dalle proprie stesse maggioranze politiche, bisognerebbe non aderire alla filosofia di vendere le aziende pubbliche di trasporto ma di pensarle come pubbliche e beni comuni. Prima di limitare, inoltre, bisogna rendere possibile in altro modo quello che si vuole vietare: spostarsi in maniera sostenibile.