Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Finanziaria 2013: camici bianchi con le tasche tagliate

Roma, 23 ott. (Adnkronos Salute) – Lacrime amare per i medici italiani. A ogni camice bianco del Servizio sanitario nazionale il blocco dei contratti e delle retribuzioni dei lavoratori del pubblico impiego – in vigore dal 2010 e che verrà esteso a tutto il 2014 – alla fine di questi cinque anni sarà costato circa 29 mila euro. Poco meno di 400 euro al mese che, se si considera anche l’incremento delle tasse regionali e comunali porta a una perdita d’acquisto mensile dei medici pari a circa 450 euro. Un salasso che le norme inserite all’interno della legge di stabilità – congelamento dell’indennità di vacanza contrattuale e del blocco della retribuzione accessoria, riduzione degli straordinari – hanno ulteriormente appesantito. A scattare la fotografia sulla perdita del potere d’acquisto dei medici a causa del blocco dei contratti del pubblico impiego – che coinvolge tutti i dipendenti non solo dello Stato ma anche di Ssn, scuola, Regioni ed enti locali – è un’analisi elaborata per l’Adnkronos Salute dall’Anaao Assomed, il principale sindacato della dirigenza medica del Ssn.

Analizzando la tabella, che tiene conto dell’inflazione media Istat, emerge con chiarezza la perdita, anno per anno, del potere di acquisto delle retribuzioni dei medici per colpa del blocco contrattuale: nel 2010, con un’inflazione dell’1,50% si è registrata una perdita consolidata di 1.311 euro lordi, salita a 3.683 nel 2011, fino a 6.387 nel 2012, con un’inflazione pari al 3%. Tutte perdite consolidate, precisa l’Anaao Assomed. Quest’anno i camici bianchi dovranno invece fare i conti con una perdita stimata del potere d’acquisto dei loro stipendi pari a 7.597 euro. Parliamo di circa 700 euro lordi al mese. E non e’ finita. Lo stop ai contratti confermato anche per il 2014 produrrà, nel prossimo anno, una perdita stimata del potere d’acquisto dei medici pubblici pari a 8.793 euro.

“La perdita netta in busta paga mensile – spiegano dal sindacato – è di 383,18 euro cui vanno aggiunte le perdite dovute al congelamento del fondo accessorio e al mancato adeguamento delle retribuzioni ai 5 e 15 anni”. E ancora: “La riduzione degli straordinari e l’incremento delle tasse locali regionali e comunali rendono verosimile una perdita media netta mensile di circa 450 euro”.

Che dice Fassina?

L’Economist saluta il petrolio; a Torino l’Autorità dei Trasporti

Nell’estate degli inutili spasmi berlusconiani, incrocio due notizie rinfrescanti che potrebbero interessare la politica torinese settembrina. La prima giunge dall’amico Mario Marino che ci aggiorna sui progressi, positivi, dell’assegnazione a Torino dell’Autority dei trasporti: passa al Senato e ci sono buone prospettive dell’approvazione alla Camera. La seconda arriva da Ecoblog che riprende un articolo dell’Economist dove si discute del petrolio come di una fonte energetica ormai del passato raggiungendo già oggi il picco della domanda di greggio che non crescerebbe ulteriormente grazie alle energie rinnovabili, al miglioramento dell’efficienza energetica e al maggiore futuro costo delle emissioni di carbonio. Un calo, insomma, sia della domanda che dell’offerta. Il petrolio non sarebbe quindi più al centro dei pensieri del mondo. Tenendo conto dell’impatto dei consumi da parte dei trasporti, sarebbe davvero molto utile iniziare a ragionare a livello locale, a maggior ragione se si ospiterà l’Autorità dei trasporti, di come questi dati debbano essere interpretati e delle nuove sfide che ci coinvolgeranno in prima persona. Giusto per far politica, quella utile del futuro

Dove è sparito il global warming? Nell’oceano

Alcuni dati ambientali sembrerebbero indicare un rallentamento delle temperature registrate in atmosfera, tanto da spingere alcuni climatologi ad affermare una sorta di “pausa” nel riscaldamento globale. Il Met Office inglese, ha però analizzato un po’ più attentamente il problema giungendo a conclusioni diverse: il calore presente è comunque in aumento ma viene maggiormente assorbito dagli oceani. In sostanza non si sta scaldando l’atmosfera ma l’acqua dei mari. Tutto ciò non è senza conseguenze perché questo innalzamento della temperature delle acque provoca un aumento di volume degli oceani con un innalzamento del livello dei mari. Comunque tale rallentamento dell’aumento delle temperature atmosferiche potrebbe risolversi in una opportunità da cogliere quasi come ultima spiaggia: sul piano generale il raggiungimento della soglia critica di aumento di 2°C potrebbe essere posticipata di una decina d’anni, permettendo una migliore transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili che bloccherebbe, appunto, l’aumento della temperatura.

Nazisti? Mai troppo tardi…per trovarli

Il Centro Wiesenthal ha lanciato una campagna per trovare gli ultimi nazisti ancora in vita dal nome ““Operazione Ultima Possibilità”. I muri delle maggiori città tedesche sono stati tappezzati dal manifesto che vedete sopra dove si legge: “Tardi, ma non troppo.. tardi.” I tanti motivi che ognuno di noi conosce, sono stati comunque efficacemente sintetizzati in cinque punti dal Direttore del Centro Wiesenthal Efraim Zuroff:

1. Il passare del tempo non diminuisce la colpa degli assassini
3. Ognuna delle vittime dei nazisti merita uno sforzo per rendere responsabili gli autori della loro morte
4. Questa iniziativa ricorda la rilevanza dei crimini legati all’Olocausto ed è un monito verso i razzisti e gli antisemiti del presente.
5. Questi processi aiutano a combattere la negazione e la distorsione dell’Olocausto.
2. L’età avanzata non può garantire immunità ai criminali.

Rapporto Legambiente su Ecomafia 2013

Presentato il Rapporto di Legambiente sui reati ambientali

16,7 miliardi di euro di fatturato, 34.120 reati accertati, 28.132 persone denunciate, 8.286 sequestri effettuati. Aumentano i clan coinvolti (da 296 a 302), quadruplicano i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose (da 6 a 25), salgono gli incendi boschivi, cresce l’incidenza dell’abusivismo edilizio e soprattutto la piaga della corruzione con il raddoppio delle denunce e degli arresti.“Il business della criminalità organizzata non conosce recessione e, anzi, amplia i suoi traffici con nuove rotte e nuove frontiere” “Con una lungimiranza e una profondità che politici, imprenditori, istituzioni e cittadini spesso non hanno o fanno finta di non avere, (le mafie) sono riuscite a fare sistema penetrando in tutti i settori della nostra esistenza in maniera globale e totalitaria”

Movimento 5 Stelle: la Sanità torni nelle mani dello Stato. Il Disegno di legge al Senato

La sanità deve ritornare in mano allo Stato per superare la sperequazione dei servizi e i buchi di bilancio delle amministrazioni locali: questo il Disegno di Legge costituzionale proposto dai Senatori del Movimento 5 Stelle che propone “Modifiche all’articolo 117 della Costituzione concernenti l’attribuzione allo Stato della competenza legislativa esclusiva in materia di tutela della salute”. In sostanza attraverso semplici modifiche dell’art. 117 si allargherebbe della legislazione centrale restringendo la cosiddetta legislazione concorrente tra Stato e Regioni, riportando allo Stato centrale la funzione di stabilire la disciplina funzionale e non solo la già presente facoltà di stabilire i principi fondamentali. La proposta nasce dall’attuale forte frammentazione regionale che, secondo gli estensori della proposta, pone in grande affanno la stessa sopravvivenza dell’attuale sistema di  stato sociale recuperando una visione unitaria del Sistema Sanitario Nazionale. Secondo il  Vicepresidente del M5s della Commissione Sanità del Senato, il medico Maurizio Romani, non c’è contrarietà all’autonomia in materia di sanità ma, in condizioni di crisi come l’attuale, risulta evidente che alcune Regioni non riescono a garantire un’uniformità di cure a tutti i cittadini offrendo un servizio inesistente in alcune parti del Paese. Oltre al fatto che il fine è quello di “incrementare l’assistenza a livello distrettuale e alcune eccellenze come quelle di Emilia Romagna, Toscana e via discorrendo.  Il tutto riaffermando con forza la necessità di un’assistenza universalistica e pubblica. Da qui si apre una discussione davvero interessante che potrebbe davvero ridefinire le posizioni in campo e chiarire  quale tipo di sanità hanno in mente le diverse forze politiche, cosa non perfettamente scontata nell’attuale dibattito sulla salute.

Per capire meglio qui di seguito il testo del Disegno di Legge

SENATO DELLA REPUBBLICA XVII LEGISLATURA

DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE

d’iniziativa dei senatori Taverna, Crimi, Fattori, Simeoni, Romani Maurizio, Fucksia, Morra, Paglini, Cioffi, Donno, Pepe, Vacciano, Puglia, Gaetti, De Pin, Montevecchi, Nugnes, Moronese, Molinari, Bencini, Buccarella, Mangili, Cappelletti, Bertorotta, Battista, Bocchino, Serra, Lezzi, Lucidi, Catalfo, Scibona, Blundo, Endrizzi, Orellana, Casaletto, Petrocelli, Bulgarelli, Mussini, Gambaro, Martelli, Santangelo, Campanella, Airola, Marton, Giarrusso.

Modifiche all’articolo 117 della Costituzione, concernenti l’attribuzione allo Stato della competenza legislativa esclusiva in materia
di tutela della salute.

ONOREVOLI SENATORI. — L’articolo 32 della Costituzione sancisce il diritto alla tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. Inteso come diritto sociale e in osservanza al principio di uguaglianza sostanziale, esso rappresenta un servizio pubblico obbligatorio e prevede la responsabilità dello Stato di intervenire per garantire la salute del cittadino e della collettività in condizioni di eguaglianza. Un Welfare State, dunque, il quale operando mediante organi e istituti presenti sul territorio nazionale permette l’effettivo esercizio di tale diritto costituzionalmente garantito.

La riforma del Titolo V, parte II, della Costituzione, avvenuta con la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 ha delineato un sistema istituzionale caratterizzato da un pluralismo dei centri di potere al fine di dare attuazione al principio autonomistico, stabilito dall’articolo 5 della Costituzione, valorizzando e ampliando il ruolo e le competenze delle autonomie locali.

L’articolo 117 Cost., al comma 2, stabilisce che lo Stato ha la competenza legislativa esclusiva in una serie di materie specificamente elencate, mentre il comma 3 dello stesso articolo stabilisce che le Regioni possono legiferare nelle materie di competenza concorrente, nel rispetto dei principi fondamentali definiti dallo Stato.

La tutela della salute trova il suo preciso riferimento nell’articolo 117 Cost., lettera m), con la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni previsti dall’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (cosiddetta riforma bis). Tale decreto enuncia il principio secondo il quale il Servizio sanitario nazionale (SSN) deve assicurare, mediante risorse finanziare pubbliche individuate attraverso il comma 3 del medesimo articolo 1, i livelli essenziali di assistenza (LEA) fissati dal Piano sanitario nazionale, nell’assoluto rispetto dei principi della dignità della persona umana, del bisogno di salute, dell’equità nell’accesso all’assistenza, della qualità delle cure e della loro appropriatezza.

La Costituzione riconosce alla competenza esclusiva dello Stato la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale attraverso un complesso organizzativo, che sottolinei la logica del riparto di competenze tra Stato e Regioni nelle materie di potestà concorrente, tra le quali rientra la tutela della salute.

Il presente disegno di legge è volto ad apportare alcune modifiche all’articolo 117 della Costituzione con l’obiettivo di attribuire alla legge statale un ruolo più ampio restringendo l’area della legislazione concorrente. In particolare, per quanto riguarda la tutela della salute, si prevede che spetti alla legge dello Stato non più stabilire i «principi fondamentali», bensì porre la disciplina funzionale.

In alcune aree del Paese il diritto alla salute non è sempre garantito, ma spesso ci troviamo dinanzi a una forte frammentazione del SSN e una disparità di fruizione del servizio stesso.

E’ indispensabile l’intervento dello Stato in nome dell’interesse nazionale e, quindi, è imprescindibile che la tutela della salute diventi una competenza legislativa esclusiva dello Stato.

La disomogeneità delle politiche sanitarie regionali ha creato, in questi anni, una sensibile disomogeneità dell’offerta sanitaria nel Paese.
Bisogna restituire centralità e unitarietà al Sistema sanitario nazionale e, dunque, recuperare una visione di insieme, superando così l’attuale frammentazione in cui versano i servizi sanitari regionali.

In tal modo si potrà garantire una migliore equità nell’erogazione delle prestazioni delineando un servizio pubblico sanitario caratterizzato da principi di universalità, di uguaglianza e di globalità degli interventi.

DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE

Art. 1.

1. All’articolo 117 della Costituzione sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al secondo comma è aggiunta, in fine, la seguente lettera: «s-bis) tutela della salute;

b) al terzo comma, le parole: « tutela della salute» sono soppresse.

Fabrizio s-Barca sulla rete

Fabrizio Barca è in rete. L’ex Ministro, dopo aver preso la tessera del Partito Democratico, si attrezza per mantenere una memoria del suo giro in Italia e per fissare le sue considerazioni su quale partito abbia incontrato negli ormai 50 giorni di tour presso i circoli del Pd. Il suo blog si chiama “Viaggio in Italia” e lui stesso ci spiga cosa sia:

In molti mi chiedono quale sia lo scopo di questa avventura, intravedendo come inevitabile l’ambizione personale al mitico – per noi, generazione dopotutto semplice – posto di “Segretario”. All’inizio, quando rispondevo che la mia ambizione è quella di “animare il partito” convincendolo a cambiare e di capire che ciò è indispensabile per riuscire a governare davvero il paese, sui volti degli interpellanti prevaleva lo scetticismo.  Col tempo ho visto prevalere il sorriso e la consapevolezza che per cambiare davvero non basta un altro “capo” ma serve che in ogni realtà la logica meschina e devastante dello schieramento correntizio e della cooptazione lasci il passo al confronto serrato sui contenuti e alla selezione per “merito sul campo”. E’ già un risultato. E mi ha convinto che l’apertura di un blog non sarebbe stata fraintesa  o interpretata come l’ennesimo atto di protagonismo personale.

Scelta Civica non sceglie: presentate 2 mozioni sull’aborto

Non c’è che dire: il partito di Monti prende sul serio il proprio nome ed in ossequio al termine “Scelta” riesce a proporre ben due mozioni contemporaneamente sul tema della Legge 194 che regolamenta il tema dell’aborto. Infatti sia Irene Tinagli che Paola Binetti a nome del gruppo di appartenenza hanno depositato le due mozioni che si differenzierebbero sostanzialmente in accenti più “laici” con la necessità di garantire un’obiezione di coscienza sostenibile (Tinagli) e più attenta alla sensibilità cattolica quella dell’onorevole Binetti cercando di evitare la discriminazione tanto degli obiettori quanto dei non obiettori. La fotografia dello stato d’animo all’interno di Scelta Civica è chiarita dalla dichiarazione della compagna di partito Linda Lanzillotta: «Sono molto dispiaciuta che due colleghe della Camera abbiano votato in maniera distinta sull’aborto, un tema delicatissimo che implica valori, sentimenti, diritti e doveri sul quale è necessario trovare una giusta sintesi». Ma quando si tratta di “Scelta” è meglio averne un paio a disposizione…

Torino esce con le ossa rotte dal Rapporto Rota

I numeri di Torino del quattordicesimo Rapporto Rota – fresco di pubblicazione e qui scaricabile – sono impietosi e preoccupanti. Soprattutto nelle conclusioni emerge come il capoluogo piemontese mostri livelli di sofferenza maggiori rispetto alle altre aree metropolitane, con una accentuazione nell’ultimo anno. Basti pensare che nel 2012 in Provincia di Torino hanno chiuso i battenti più imprese di quante ne sono nate e il numero dei fallimenti presenta il valore più alto registrato negli ultimi dieci anni. I settori tradizionalmente determinanti per l’economia della nostra area – automotive, informatica e comunicazioni – non mostrano segnali di ripresa e scontano svantaggi logistici e dimensionali. inoltre i comparti più dinamici a livello nazionale sono pressoché assenti nel torinese con l’esempio principe dell’industria farmaceutica. Il post-olimpico è ormai un settore che si è rapidamente sgonfiato senza segni incoraggianti né per ciò che attiene il settore turistico né il comparto fieristico. “Nel complesso, il sistema produttivo torinese”, rileva nelle conclusioni i Rapporto, “ha ormai uno dei livelli di produttività più bassi del Centro-Nord, nonostante un costo del lavoro relativamente contenuto. A frenare l’economia locale sono soprattutto numerosi fattori di contesto: una ridotta presenza di risorse giovanili, bassi livelli di scolarizzazione e poca capacità di attrarre lavoratori qualificati, una debole dotazione di infrastrutture di trasporto (soprattutto aereo) e telematiche, alti costi energetici, un difficile accesso al credito. Le performance complessivamente medio-alte della provincia torinese nel campo dell’innovazione e dei servizi pubblici paiono non bastare, da sole, a controbilanciare l’insieme di fattori critici appena esposti”. Importante, nella discussione del problema, è la sottolineatura di come non sia detto che i soli enti pubblici debbano compiere le scelte strategiche, ma come sia centrale l’apporto degli attori privati che possono contribuire anche grazie al ricorso a nuove tecnologie e piattaforme di condivisione per far emergere scelte “dal basso”.