Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Quando il Pd si fa male. Da solo.

Più che la notizia, che davvero non immaginavo, mi ha intrigato la pagina di commenti fatti al post di Gilioli su ciò che accadde un anno e mezzo orsono, quando diversi parlamentari del Pd fecero cadere una mozione (presentata da altri colleghi del Pd, dell’Idv e dell’Udc) per far dimettere Cosentino di cui iniziava già a chiarirsi il sistema di potere. Gilioli, giustamente, ricorda i nomi di quei parlamentari nella speranza che che gli stessi non rilasciassero troppe dichiarazioni di giubilo, ora. Se la confusione è alta all’interno del Partito Democratico, non di meno è presente nei suoi elettori. Da leggere con attenzione, insieme all’intervista a Ignazio Marino sempre sul blog di Gilioli.

P.S. Dimenticavo: gli astenuti del Pd furono gli onorevoli Bachelet, Cuperlo, Parisi, La Forgia, Bernardini, Madia, Mantini, Maran, Boccia, Capodicasa, Concia, Coscioni, Ferrari, Giachetti, Ginefra, Marini, Mecacci, Recchia, Sarubbi, Schirru, Tempestini, Turco Maurizio, Vannucci, Viola, Zamparutti, Zunino.

Quelli che invece non parteciparono al voto, nonostante in giornata fossero presenti in aula, erano gli onorevoli Tenaglia (allora ministro ombra della giustizia), Calearo (allora nel Pd), Fioroni, Gasbarra, Lanzilotta (allora nel Pd), Enrico Letta, Morassut, Bobba, Sereni, Merloni, Boffa, Bonavitacola, Bressa, Bucchino, Carra, Castagnetti, Corsini, Cuomo, D’Antona, De Pasquale, De Torre, Fadda, Ferranti, Fiano, Fiorio, Genovese, Giacomelli, Giovannelli, Gozi, Losacco, Lovelli, Lulli, Marantelli, Margiotta, Mosca, Murer, Narducci, Pedoto, Piccolo, Rosato, Russo, Samperi, Scarpetti, Servodio, Testa, Vaccaro, Vassallo, Vernetti, Vico.

La nuova partita di Mercedes Bresso

Il riconteggio dei voti delle elezioni regionali in Piemonte più che aprire nuovi scenari, da il via a nuove partite sul fronte del centrosinistra, che molti pensano e nessuno dice. Molto di tutto ciò gira intorno alla possibilità che non si ritorni a nuove elezioni, ma ad una semplice sostituzione di Presidenti: via Cota, dentro Bresso. In questo caso Mercedes Bresso , il cui ruolo veniva dato per marginale, diventerebbe anche una volta il kingmaker della politica piemontese con Chiamparino “costretto” invece a sciogliere le sue perplessità politiche per giocare un ruolo di primo piano verosimilmente a livello nazionale. Gli stessi rapporti tra Mercedes Bresso ed il suo partito, il PD, si riposizionerebbero con un indubbio vantaggio a favore della “nuova” Presidente, tenendo conto che la sostituzione dei consiglieri del listino  premierebbe figure certamente molto vicine a Bresso diminuendo l’eventuale potere di interdizione all’interno della stessa maggioranza dei partiti del centrosinistra. In parole povere si è più vicini ad una soluzione senza nuove elezioni e con Bresso confermata per un secondo mandato in posizione di forza. Un nuovo scenario, insomma, che non potrà essere lo stesso di quello di qualche mese orsono anche se avesse vinto allora Bresso e nulla potrà essere come prima anche all’interno delle due coalizioni.

Borghezio contro l’immigrazione intergalattica.

Pare che l’On. Borghezio, eletto al Parlamento Europeo nelle fila della Lega Nord, stia intraprendendo una battaglia campale a strasburgo per l’istituzione di un Osservatorio per gli Ufo. E’ chiaro che ognuno spende la propria fetta di potere politico come meglio crede interpretando i bisogni dei propri elettori. E quindi chapeau al genio borgheziano per aver saputo declinare al futuro il bisogno di controllare le frontiere terrestri e porre un argine all’immigrazione clandestina intergalattica degli omini…verdi!

Il progresso scientifico militare meglio di quello civile?

Nero su bianco in un articolo web del Sole24ore, giunge l’elogio a Massimo d’Alema che afferma pubblicamente che in Italia si spende poco per gli armamenti. La posizione del lider maximo viene giudicata persino saggia per una ragione molto semplice: internet e il GPS nascono dalla ricerca e dallo sviluppo finanziato dal complesso militare-industriale, così come decine di soluzioni medico-sanitarie che hanno allungato la nostra vita. In sostanza la principale spinta alla ricerca, all’innovazione tecnologica ed al benessere civile nascono dalla ricerca sugli armamenti. In pratica  Einstein e migliaia di medici, biologi, fisici, cosmologi, ingegneri non hanno capito una fava e continuano a perdere tempo negli ospedali, laboratori, politecnici e via discorrendo, civili. La ricerca della gran massa degli scienziati non è un acceleratore di benessere e di pace quanto la ricerca su ciò che può distruggere la nostra civiltà. Sarà, ma non ci credo.

Cota ritira il ricorso: il Piemonte terra di conquista nucleare.

Che fossero amici del nucleare lo potevamo presumere, malgrado le incertezze durante la campagna elettorale per le regionali piemontesi. Ma ciò che veramente fa specie in questo ritiro del ricorso della Regione Piemonte, allora amministrata da Mercedes Bresso, è che nei fatti il governatore leghista Cota dà nei fatti via libera a Roma per la scelta dei siti dove installare il o i siti nucleari in Piemonte. Una vera e propria cessione di sovranità al centralismo di Roma che deciderà senza nessun intoppo l’area che meglio preferisce per costruire appunto un’opera di forte impatto ambientale. O magari anche dove ubicare semplicemente il sito nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari italiane, con Trino in pole position data l’attuale capacità di accogliere le scorie della precedente attività piemontese. Interessante sarà comprendere come riusciranno a far conciliare sbandierate, almeno in campagna elettorale, virtù quali la capacità di leggere il territorio, di vicinanza alle popolazioni, di essere “padroni a casa propria”, di autogoverno piemontese e via discorrendo. Ma le uniche capacità attualmente esercitate sembrano essere quelle delle parole (perchè di fatti ancora non ne abbiamo visti) contro gli immigrati. Sempre che anche questi non servano ad infoltire le fabbrichette brianzole o la raccolta delle pesche nostrane. Chiaramente sulle energie rinnovabili o sulla necessità di rendere davvero il più possibile indipendente il nostro territorio dal ricatto del petrolio “nisba”, per dirla come loro.

Caos al Ministero dell’Ambiente e reati ambientali

Per comprendere la politica ambientale e il suo peso in Italia oggi basta incrociare almeno due articoli comparsi sulla stampa quotidiana questa mattina. Nel primo (qui) viene dato conto della situazione dei reati ambientali presenti nel nostro Paese che veleggiano verso un importante aumento, quasi fuori controllo. tenendo conto che tali reati attengono spesso ad autorizzazioni industriali non rispettate, problemi edilizi e via discorrendo, la sensazione che un’altra fetta consistente di evasione si annidi appunto nelle questioni legate al territorio e alla sua tutela è più che dimostrata. Non solo un problema di inquinamento, quindi, ma una vera e propria sottrazione di risorse allo Stato degna per quantità di una manovra economica. Il secondo testo (qui) è un rendiconto del caos presente all’interno del Ministero dell’Ambiente con blocco annesso della nomina di direttori generali, autorizzazioni ambientali ferme, stipendi oltre limite, politiche azzerate. In sostanza un’attività che dovrebbe sbloccare e porre sotto limiti compatibili anche qui le nostre aziende soffre di poca efficienza, senza parlare dell’efficacia. Con l’idea che sono le stesse aziende che non riescono ad ottenere i diversi “pass” alla propria attività che iniziano a spazientirsi. Poca capacità di perseguire i reati ambientali con ingenti “distrazioni” di soldi e danni al nostro territorio e scarsa efficienza nel dare giusto regime autorizzativo alle nostre attività produttive sono le cifre che la fotografia delle politiche ambientali del nostro Paese ci restituiscono senza troppa difficoltà interpretativa. E tutto questo significa perdita di nuovi posti di lavoro, inquinamento e perdita di salute, danni economici che si aggiungono a quelli della recente manovra. Se qualcuno non è convinto del perchè sia necessaria una forte risposta politico-amministrativa sul settore ambientale, la lettura di queste due note potranno fargli cambiare idea.

Giornata dell’ambiente: il Piemonte si affida a “chi l’ha visto?”

Giornata dell’Ambiente. Il Piemonte si affida alla trasmissione “chi l’ha visto?” per comunicare cosa c’è da fare e cosa è stato fatto in questi anni. Devo dire che, almeno all’interno del mio luogo di lavoro, nessuno sapeva nulla dell’avvenimento. E dire che non c’è nemmeno troppa necessità di spesa per far capire due o tre piccole cose e far appassionare le persone non tanto al catastrofismo ambientale, ma alle numerose opportunità che una rivoluzione ambientale potrebbe far nascere non sulla luna, ma proprio sul nostro territorio.

Nomine a Torino

Leggiucchiando qua e là, scopriamo che sono state fatte le nomine nelle diverse aziende torinesi da GTT a seguire. Non c’è molto di nuovo e per la maggior parte, eccezion fatta per Fabrizio Gatti e pochi altri, si respira aria da ricircolo. Nessun colpo di reni o spericolate innovazioni. Se indubbiamente mantenere chi ben ha operato e possiede esperienza può essere positivo, il rinnovamento politico e generazionale nella gestione della cosa pubblica non inizierà certamente da qui.

La cura o il rispetto? Un articolo di Jacques Attali

Se la sinistra vuole ridare a Nicolas Sarkozy tutte le chances per il 2012, non potrà fare migliore scelta che ridurre il proprio progetto di società, come proposto da Martine Aubry (Segretaria del Partito socialista Francese), al concetto di “cura” (care) (…). Questo concetto si inscrive nella tradizione della filosofia empatica inglese, che risale a Hume e Adam Smith e risorge negli Stati Uniti con Reagan, nel 1982, con un libro di Carol Gilligan facendo del “care” l’ideologia del femminismo, la “moralità delle donne”, prima di diventare, con un altro libro di Joan trento, nel 1993, una forma generale di società. Così definito, questo concetto trova a priori una risonanza nella crisi attuale: rinvia al bisogno di rispondere al sentimento di solitudine, d’abbandono, in cui soffrono coloro che sono in una situazione precaria, in una società che privilegia i vincitori.  Essa ha anche l’abilità di introdursi nascostamente nella rivendicazione sindacale di una generalizzazione della sicurezza sociale alla precarietà del lavoro, alla domanda di cura che esprime l’emozione attorno ad azioni caritatevoli e  di mordere sul terreno del cattolicesimo sociale che incarnano ad un tempo il centro e la seconda sinistra. Ma la Francia del 2010 non rassomiglia per nulla agli Stati Uniti del 1980 e questo concetto è infatti incompleto e pericoloso. E’ incompleto perchè non riprende che parzialmente al concetto inglese, che include infatti l’idea di “interessarsi a, prendere sul serio, dare importanza a” e rinvia alla dignità, all’esercizio partecipato del potere e non al paternalismo della cura. E’ pericoloso perchè trasforma i cittadini in malati e lo Stato in una sorta di Ospedale sociale generale. Come la sinistra fece già un tempo parlando della necessità di una “sicurezza sociale professionale”, assimilando la disoccupazione a una malattia, che lo Stato dovrà curare. E’ pericolosa perchè dimentica che i più deboli, quelli che dovrebbero essere curati, sono coloro i quali, oggi, non hanno diritto di voto. Di fatto, oggi, come domani, i Francesi non sono essenzialmente dei malati da curare, ma  dei cittadini da prendere in considerazione. Essi non hanno bisogno di essere ascoltati se piangono per guarirli; ma che si ascoltino le loro volontà, per agire, per essi stessi, per gli altri, per le generazioni a venire, per il Paese. I Francesi non hanno bisogno di cure; essi domandano rispetto. E il rispetto passa da subito attraverso un discorso di verità: lo Stato è stato rovinato da vent’anni di lassismo. I soldi pubblici sono stati mal spesi, a vantaggio di coloro che hanno meno bisogno. Il Paese non lavora abbastanza e va verso il declino. La nazione ha dunque bisogno di una autorità giusta, attenta ai più deboli, che si preoccupi dell’avvenire, che decida democraticamente delle priorità trasparenti. Nulla sarà peggio che ritornare ai valori del 19mo secolo per riuscire nel 21mo.

(qui l’articolo originale di Jacques Attali)

2 giugno 1882: muore Giuseppe Garibaldi

Garibaldi è stato un personaggio complesso che non è possibile racchiudere in qualche formula, partito e addirittura Stato. Ritengo che sia stato un padre della patria di levatura somma che è riuscito a mettere in moto e dare finalità ed azione alle speranze di uomini di ogni estrazione, intellettuali come diseredati. Ha goduto di un’immensa popolarità già tra i suoi contemporanei per lo straordinario disinteresse, semplicità dello stile di vita, modestia con cui torna al di qua della linea d’ombra quando termina la sua opera, la disponibilità della sua vita al di fuori degli egoismi nazionali. Quello che è stato considerato come un segno di superficialità intellettuale,  e cioè la mancata identificazione con le correnti intellettuali nate nel suo tempo (mazzinianesimo, sansimonismo, marxismo degli albori) proprio oggi, nel momento del tramonto delle grandi ideologie novecentesche, ce lo fa comprendere meglio per il desiderio di indipendenza intellettuale. Personalmente mi ha sempre colpito il fatto che sia riuscito ad indirizzare le forze più sparse e disparate verso obbiettivi possibili, rifiutando l’azione per se stessa e il semplice ribellismo senza possibilità di riuscita. Quando guardo una bandiera italiana sventolare il mio pensiero va a Garibaldi.