Alcune politiche anticrisi vedono gli Enti Locali protagonisti in interventi che stimolino i mercati e trasferiscano risorse fresche alle aziende per far fronte all’attuale stagnazione economica. Queste politiche sono dirette principalmente su due fronti principali: 1) investimenti in grandi opere; 2) aiuti più o meno diretti alle aziende, fino alla suggestione della nazionalizzazione delle stesse. Esistono altre opzioni? Un’analisi in tal senso ci arriva da Ugo Pagano, ordinario di politica economica dell’Università di Siena. L’analisi parte da una semplice constatazione: i diritti di proprietà intellettuale possono essere causa di stagnazione economica. (altro…)
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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I valori della cultura locale, il senso civico della popolazione e delle amministrazioni, la loro tradizione di impegno, la presenza di comunità di professionisti e intellettuali capaci e preparati, di Università con dipartimenti dedicati e partecipi, la volontà da parte dei media di promuovere e sostenere il racconto di azioni positive, amministratori franchi e schietti, assessori oculati e lungimiranti, soggetti che si fanno promotori del pensiero positivo, tutti questi elementi concorrono a ridurre considerevolmente la vulnerabilità di una comunità. (altro…)
Se è vera è davvero ben congeniata. Secondo AgoraVox alla base del recente dietrofront italiano sul nucleare, esisterebbe un accordo tra Parigi e Roma secondo il quale la mancata costruzione delle centrali nucleari promesse ad Areva sarebbe compensata dall’affidamento di una buona fetta di gestione dell’acqua pubblica alla sempre francese Veolia. Effettivamente l’annullamento del precedente agrement nucleare con Parigi, sembrava essere troppo semplice data l’estrema debolezza del governo italiano sullo scenario europea e nei confronti della Francia. Un colpo ben assestato che permeterebbe da una parte di disinnescare argomenti elettorali antigovernativi, di mettere le mani sul legittimo impedimento – attraverso il non raggiungimento del quorum referendario – e la fetta da spartire anche per i privati italiani sul mercato dell’acqua.
Ulrich Beck l’ha chiamata “società del rischio” e credo avesse ragione. Perché i rischi cambiano la loro natura: non derivano più dall’esterno, dal non-umano, dalla fatalità naturale, ma dipendono da decisioni. Sono il riflesso di azioni ed omissioni dell’uomo stesso, la conseguenza di forze produttive fortemente sviluppate. La produzione delle condizioni di vita della società nella sua interezza diventa quindi un problema ed oggetto di ripensamento. Paradossalmente sembra che la fonte del pericolo non sia più l’ignoranza ma la stessa conoscenza, non un dominio carente sulla natura – ciò che si sottrae alla capacità dell’uomo – ma il sistema di norme e di vincoli stabilito con la crescita industriale. Cosa vuol dire ciò? Vuol dire che la società in questo sviluppo ha seguito un percorso “suddiviso”, dove il sistema politico-amministrativo e quello tecnico-economico si sono sviluppati su due linee diverse. (altro…)