Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Italia bene comune. Per la ricostruzione e il cambiamento. Il Documento

Nasce la carta d’intenti del centrosinistra che rappresenterà la base dell’alleanza di centrosinistra e che verrà sottoscritta oggi.

Noi non crediamo alle bugie delle promesse facili, quelle vendute nel decennio disastroso della destra. Crediamo, invece, in un risveglio della fiducia, a cominciare dai giovani e dalle donne. I problemi sono enormi e il tempo per aggredirli si accorcia. Le scelte da compiere non sono semplici né scontate. Ma la speranza che ci muove vive tutta nella convinzione che si possano combinare cambiamento e affidabilità, uguaglianza e rigore nelle scelte.

Imposte, sussidi, aziende: change!

Zingales e Boldrin hanno fondamentalmente ragione quando invocano uno stop fermo ai sussidi di Stato per le imprese e la riduzione delle imposte. Perche? Se io finanzio imprese non competitive, in realtà aiuto chi sa fare bene il proprio lavoro e chi no (e sembrerebbero in gran numero!). Non solo, perchè gli aiuti li distribuisco non a chi è “sano”, ma a chi non è più competitivo e tramite il finanziamento, non sarà costretto ad innovarsi e cambiare radicalmente. Senza contare che tali aiuti arrivano direttamente da chi sta facendo bene impresa. Tirando al linea, chi sta producendo bene e accetta rischio e capacità d’innovazione sarà costretto a finanziare in maniera gratuita chi sta sbagliando, perdendo quindi risorse che potrebbero essere reinvestite in ulteriore ricerca e sviluppo di aziende che generano lavoro. Ridurre invece la tassazione non permette, detto in maniera grezza, che si verfichi questo passaggio di risorse, ma lascia alla capacità delle aziende lo sviluppo e la produzione di beni che i consumatori vogliono consumare. Resta in ogni modo il rebus dei lavoratori. Ma anche qui bisogna grattare la superficie. Se un’azienda non funziona, non si può sperare di sovvenzionarla in perdita per tutta la vita: le risorse impiegate provocano un impoverimento della collettività che poi si tradurrà, come sta accadendo oggi, nel taglio dei servizi. Senza contare che in realtà sono i lavoratori stessi che si pagano gran parte della loro stessa disoccupazione (cassa integrazione). Una minore imposizione fiscale potrebbe, sempre ragionando in maniera grezza, portare a un’accelerazione della crescita e forse, anche nel breve termine, a un risparmio di risorse (tenendo anche conto che chi produce e vende di più, guadagna di più e versa più contributi totali). L’ultimo vero pezzo di riforma starebbe, infine, nel tutelare non il posto di lavoro, ma il lavoratore stesso, con debite correzioni che ne stimolino comunque la rioccupazione anche mediante la riqualificazione. Un esempio è il calcolo che qualcuno ha fatto per i lavoratori del Sulcis: allo Stato sarebbe costato meno sostenere i singoli lavoratori che continuare a foraggiare aziende che poi non hanno assistito veramente i lavoratori e stanno per chiudere. Il concetto finale è che anche ragionamenti di questo tipo possono avere delle falle, ma il perpetuarsi dei vecchi modelli non ci porta da nessuna parte ed è necessario trovare, con juicio, altre strade liberandosi da ideologismi che non appartengono nemmeno più ai lavoratori.

Rottamatori ante litteram: Giovanni XXIII

Se proprio volessimo parlare di “rottamatori”, dovremmo prendere nota di questa data: 11 ottobre 1962, apertura del Concilio Vaticano II. Un Papa ormai anziano, considerato di transizione, mette in scacco le strutture vaticane provocando uno scossone che, a tendere l’orecchio, si avverte ancora oggi. Quando Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959, a soli tre mesi dalla sua elezione a pontefice, diede l’annuncio nella basilica di S. Paolo fuori le mura di un “Concilio ecumenico per la Chiesa universale”, scese il gelo e, come racconta chi c’era, nessuno applaudì. E pochi avrebbero applaudito anche quando si affermò che il clero veniva superato dal sacerdozio universale dei credenti; quando ci si domandò non “cosa è la Chiesa” ma “chi è la Chiesa” o quando lo stesso Papa si rivolse agli esponenti della curia vaticana che si opponevano alla celebrazione del Concilio indicandoli come “profeti di sventura”.  Questo “balzo in avanti” come lo definì Roncalli stesso, avvenne senza proclamare nuovi dogmi ma volendo interpretare “i segni del tempo”. Un metodo, che potrebbe tornare utile anche oggi…

Boldrin: come funziona il mercato del lavoro

Michele Boldrin spiega come il lavoro non sia una semplice merce con caratteristiche fisse regolata dalla semplice domanda e offerta. Il lavoro, e il suo “mercato”, hanno molti elementi di dinamismo ed eterogeneità che bisogna conoscere quando se ne discute, per non cadere in una semplice chiacchiera. Con un passaggio importante su come il lavoro contenga elementi di “bene comune” che ne caratterizzano l’interesse sociale.

Primarie: il Pd e l’America

Sulla questione degli eventuali votanti di centrodestra alle primarie del centrosinistra, basterebbe capire qual è il tasso di ispirazione al sistema americano. Sì, perchè i maggiori praticanti del sistema di scelta del candidato attraverso elezioni preventive sono, appunto, gli americani. Innanzitutto il sistema di registrazione ad albi di elettori democratici o repubblicani non è presente in tutti gli Stati dell’Unione. Ma soprattutto, giusto per trasparenza, esistono da sempre elettori di uno schieramento che si organizzano e votano per il candidato dell’altro Partito. Così nessuno si scandalizza più di tanto se esistono gruppi organizzati come ad esempio quelli del “Republicans for Obama” e viceversa. Certamente ogni popolo possiede una storia a sè ma non sarebbe neppure un male capire  cosa succede da chi ha un’esperienza ormai centenaria, visto che richiamiamo quelle stesse esperienze quando ci fa comodo.

Zingales: non date da mangiare agli animali

Sul Grand Canyon c’è un cartello a caratteri cubitali che dice: “Non dare da mangiare agli animali selvatici”. In caratteri più picoli spiega che in questo modo gli animali perderebbero la capacità di andare in cerca di cibo, mettendo a repentaglio la loro sopravvivenza nell’ambiente naturale. Sono stati gli uomini a piantare il cartello. Se la questione fosse stata demandata agli animali, la maggior parte di loro avrebbero forse preferito non esporre alcun cartello: meglio approfittare della generosità dei turisti e tanti saluti alla sopravvivenza della specie, se questo significa dover rinunciare a un pasto senza fatica. Lo stesso vale per il mondo degli affari. Individualmente, ogni imprenditore ha vita più facile se foraggiato dal governo: ecco perchè si spende tanto in attività di lobby. Ma nel suo complesso il sistema di mercato peggiora. Come sarebbe pericoloso lasciare che fossero gli animali a dettare le regole dei parchi nazionali, è imprudente permettere agli uomini di affari di imporre le regole del business, perchè non tengono in considerazione quanto i salvataggi indeboliscano il funzionamento del mercato. Al pari di dar da mangiare agli animali selvaggi, sovvenzionare le grandi banche e imprese per evitare i dissesti finanziari sembra un atto caritatevole, ma alla lunga nuoce al beneficiario. Un Paese che protegge gli animali dall’azione corruttrice del cibo dei turisti dovrebbe anche proteggere il mondo delle imprese dalla corruzione dei sussidi”

Luigi Zingales: “Manifesto Capitalista” Rizzoli editore

Quando Grillo ha ragione (e anche Zingales).

Devo dire che su una cosa sono d’accordo con quello che ha detto oggi Beppe Grillo: la questione della Regione Lazio ed altre similari, rappresentano solamente “briciole” rispetto ad altre partite come quelle delle concentrazioni della produzione dell’energia, industriali, delle aziende municipalizzate e via discorrendo. Effettivamente credo che ci stiano dando in pasto solamente robetta che, giustamente, indigna e provoca sommovimenti emetici (vomito per intenderci), ma che non rappresenta la vera “ciccia” di tutto ciò che sta avvenendo non solo nel nostro Paese. E, politicamente, basterebbe incrociare questo argomento con quello che, ad esempio, scrive Zingales sulle concentrazioni di monopolio e sul capitalismo drogato, per capire che esistono davvero altre strade rispetto all’ordine attuale, Però bisogna mettersi a studiare di più e non lasciarsi “intortare” da qualche giornale o network televisivo che sia.

P.S. Avendo frequentato un po’ di aule consiliari e sapendo che il ruolo delle opposizioni ha, come pilastro, il controllo dei conti mi sorge una piccola domanda: ma l’opposizione di sinistra dov’era?

MetrObama

Come fare la patrimoniale

Il Partito Democratico propone l’introduzione di una “patrimoniale”. Bene, sono personalmente d’accordo. Ma dall’enunciazione alla pratica ne corre. Così, per non rimanere delusi dopo, bisognerebbe anche capire come farla. Non sto parlando di cifre, di linee guida su cui costruire una sorta di prelievo “equo”, di pratiche ragionieristiche. Semplicemente, per fare una patrimoniale in tempi certi, bisognerebbe avere un’anagrafe dei patrimoni aggiornata e sufficientemente complete ed attendibili. Oggi questa 2anagrafe” non esiste e quindi l’eventuale “patrimoniale” rimarrebbe un pio desiderio. Allora, per far capire che si fa sul serio in caso prevalesse alle prossime politiche la “versione” di Bersani, bisognerebbe iniziare a costruirla con un semplice atto legislativo del Parlamento che non credo proprio costerebbe granchè. Dal momento che non costa e che oggi esiste una maggioranza di cui fa parte lo stesso Bersani, giusto per non creare aspettative irrealizzabili, soprattutto nei tempi, si agisca di conseguenza. E gli elettori, sicuramente, gradiranno. Molto.

Un politico non parla della crisi: la risolve. Julio Velasco


Prendete queste parole di Julio Velasco e al posto di alzatore, schiacciatore, ricevitore, mettete “politico”.