Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Se Bersani avesse la rete di Obama

Barack Obama è nuovamente in giro per gli Stati Uniti. Dopo la vittoria delle presidenziali, si è infatti messo in testa di costruire una campagna di “pressione popolare” per arrivare ad approvare il punto del suo programma che aumenti la tassazione sui redditi maggiori di 250.000 $ mantenendo le riduzioni per i meno abbienti. La cosa interessante non risiede nell’argomento in sè stesso, ma sul “come” lo fa. In breve sta cercando di mantenere aperta una mobilitazione dei cittadini che l’hanno votato tramite gli strumenti che hanno permesso la sua vittoria. Una enorme banca dati, l’attivazione di un filo diretto tramite gli strumenti virali “social”, la sua presenza fisica stessa, l’organizzazione capillare costruitasi mediante referenti locali – e molto altro ancora – vengono rivitalizzati per un compito politico preciso: fare in modo che una mobilitazione popolare sostenga i suoi progetti e modifichi gli equilibri politici all’interno delle stanze di Washington e ribaltando la preoccupazione degli eletti che si trovano a dover dare conto più che alle strutture di partito, agli stessi elettori. E’ chiaro che gli Stati Uniti non sono l’Italia, ma questo tipo di azione politica potrebbe rappresentare una innovazione anche per i nostri stanchi rituali, soprattutto per un centrosinistra che ha percorso la strada delle primarie, simile a quella americana. Credo che l’uso sapiente dei dati, della capacità di mobilitazione della propria “gente, il rapporto costruito dai maggiori competitori con i cittadini, possano rappresentare una possibilità non solo di legittimazione, ma di azione politica diretta che, soprattutto Bersani, dovrebbe percorrere. E qui si tratta di innovazione vera, non di favole…

Dal significato al senso – Antonio Pavolini

Anch’io Marxista per Tabacci

Qual è il peso della Fisica nell’economia vera?

Finanziare la ricerca è un “mantra” che sentiamo spesso ma di cui, forse, non siamo del tutto convinti. In Gran Bretagna qualcuno si è posto il problema e ha cercato di capire perchè, quanto e come. Succede che l’Istitute of Physics (Iop) del Regno Unito, che raggruppa i ricercatori di quella branca, chiede alla Deloitte, il più grande consulente manageriale al mondo, di essere passata al setaccio e di analizzare il peso della Fisica nei diversi settori produttivi del Paese. Dalla manifattura tessile, metalmeccanica, all’industria estrattiva passando per le telecomunicazioni capire attraverso gli acquisti, il consumo di beni, servizi, i salari e quant’altro capire il contributo al’economia in tempi di razionamento delle risorse per poter avere cosa e come la politica deve fare nei confronti di una scienza alla fine considerata non così rilevante e facilmente sacrificabile rispetto ad altri aspetti dell’economia. Il quadro restituito da Deloitte dovrebbe far riflettere anche la politica nostrana sul come far uscire dal loop recessivo anche economie deboli come la nostra. I dati forniti da Leopoldo Benacchio su “Nòva” non ammettono molte repliche: la fisica contribuisce all’economia inglese con 90 miliardi € che salgonoa 270 considerando l’indotto; fa lavorare direttamente più di un milione di persone che salgono a 3.9 milioni con l’indotto. In totale il suo peso è considerato più importante del settore delle costruzioni. E per ciò che riguarda il nostro Paese basterebbe fare l’esempio dela costruzione dell’LHC di Ginevra dove le nostre industrie manifatturiere hanno ricevuto commesse per un importo equivalente a circa il doppio di quanto l’Italia ha versato al Cern. Questa è la serietà con cui dovrebbe confrontarsi la nostra capacità di decisione politica: ricordiamocelo!

Se nemmeno Grillo recupera l’astensione

Un dato colpisce delle recenti elezioni siciliane: nemmeno Grillo riesce a fermare l’emorragia dell’astensione. In una perdita secca di circa il 20% dei votanti rispetto alla precedente tornata, quanto di più antisistema come il Movimento 5 stelle non riesce a drenare una protesta quasi silenziosa di disaffezione nella scelta di chi debba gestire le prossime scelte di politica pubblica. Un rifiuto che sembra andare ancora al di là del rigetto per gli uomini e le forze politiche che hanno sin qui dominato il panorama amministrativo. Molti non sono convinti della reazione antisistema grillesca e non scelgono nemmeno la picconatura del potere attuale ed è difficile capirne il significato. Perchè la perdita in termini reali riguarda chi ha perso, ma l’emorragia ha investito anche chi ha vinto. Quindi, malgrado al vittoria, ad oggi nemmeno l’attuale alleanza del centro con la sinistra guadagna consensi, men che meno nell’elettorato di centrodestra che, probabilmente, si sente orfano della, non più proponibile, offerta berlusconiana. La balcanizzazione sembra quindi più un esito dell’astensione che di altro, astensione che non viene attirata nemmeno da chi tenta di abbattere l’esistente, senza in verità produrre molto di nuovo. E davvero se qualcuno azzeccasse una nuova proposta politica che non si riduca all’antipolitica e al riproponimento di vecchie facce e idee con nuove casacche, potrebbe compiere scorrerrie inimmaginabili attraverso un elettorato che non si rifugerà sempre nel non-voto.

Grande Makkox: Grillo e la Sicilia

No Representation without Taxation

Per cogliere il senso dei nostri tempi potremmo rovesciare una delle basi su cui vennero costruiti gli Stati Uniti d’America. Ancora oggi il concetto del “No taxation without representation” – che fu utilizzato nel 1775 dalla Virginia per sancire l’illegittimità delle tasse nelle situazioni in cui era assente la rappresentanza parlamentare dei cittadini – fa ogni tanto capolino nelle dissertazioni dei liberisti nostrani, perdendo in verità la forza, senza dubbio rivoluzionaria, che ebbe tra i coloni che a Boston rovesciarono il famoso carico di té in mare. Infatti quello che, con una certa mancanza di compostezza, si voleva dire a Matteo Renzi con i suoi Cayman-amici è: “No representation without taxation”. Quindi, potendo, se non si contribuisce mediante le tasse al destino dei servizi del nostro Paese, non pensiamo sia corretto avere tutti i diritti di dettare la politica, non solo economica, della nostra comunità. E questo, of course, vale anche per gli evasori, piccoli e grandi che siano…

Ordine dei Medici di Torino sulla manifestazione del 27 ottobre 2012


COMUNICATO dell’ ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI
E ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI TORINO
Il Comitato Centrale della FNOMCeO alla manifestazione dei Sindacati Medici in nome di “indipendenza, autonomia e responsabilità”

Il 27 ottobre si terrà una manifestazione unitaria indetta dai Sindacati medici alla quale parteciperà anche la FNOMCeO con uno striscione che dichiarerà questi tre principi: indipendenza, autonomia, responsabilità oggi fortemente messi in discussione e che saldano l’etica professionale a quella civile del Paese, identificata nell’ articolo 32 della Costituzione.

Il Comitato Centrale della FNOMCeO lo ha chiarito in una lettera aperta (in allegato) a tutti i medici italiani che denuncia come tali capisaldi deontologici dell’esercizio professionale vengano oggi fortemente discussi. Così si legge nella lettera:“In futuro non sarà possibile mantenere un sistema di tutela della salute equo, universalistico, solidale e di qualità se la nostra professione viene sconfitta nei suoi valori etici e civili sanciti dalla Deontologia, [...]lasciata sola a reggere la forbice tra ciò che per la medicina e la sanità è possibile e quanto, invece, non lo è”.
Ventun miliardi di euro, ai quali potrebbe aggiungersi il miliardo e seicentomila richiesto dalla legge di stabilità: è questo l’ammontare complessivo dei tagli che si sono abbattuti sulla Sanità,“per effetto combinato delle manovre finanziarie Berlusconi – Tremonti, del “Salva Italia” e dell’ultimissima Spending Review del Presidente Monti”
“I medici che operano ‘in conto e per conto’ del Servizio Sanitario Nazionale, circa 235.000 professionisti
– spiega il Comitato Centrale – sono stati chiamati ad un contributo non indifferente con il blocco dei contratti, delle convenzioni e delle retribuzioni, con blocchi e tagli alle dinamiche di sviluppo professionale e di carriera, con forti limitazioni al turn over, con il dilagare della precarizzazione dei rapporti di lavoro, con la drastica riduzione dei posti letto per acuti senza un contestuale e coerente investimento in quelli di postacuzie”.

“Ribadire questi tre principi, l’indipendenza, l’autonomia e la responsabilità, concorre alla sostenibilità del nostro sistema sanitario, ma è preliminare e necessario rovesciare il paradigma dominante, considerando la professione medica come una fonte di soluzione dei problemi e non come una delle cause degli stessi”.

Di seguito il link del Comunicato Stampa della FNOMCeO: http://portale.fnomceo.it/fnomceo/showArticolo.2puntOT?id=92220

Renzi e la sinistra dei poteri forti

I commensali milanesi di Matteo Renzi hanno svelato uno dei temi che da anni sono posti alla sinistra italiana – se non continentale-. La domanda è semplice: può la sinistra governare il Paese mantenendosi autonoma dai poteri finanziari forti? Non abbiamo, a dire il vero, una risposta chiara e programmatica del candidato gigliato, perchè programma vero non c’è. Ma i riti, i comportamenti da prima repubblica con cene a porte chiuse, il fundraising poco trasparente di quella serata, ci inducono a pensare che per il nostro di cui sopra sia necessario parlarsi fitto e fuori da orecchie indiscrete con quel tipo di potere. No, è comunque necessaria una Santa “Allianz” con un diverso atteggiamento privilegiato. I voti però, in politica, valgono uno per ogni testa ed è utile che vengano raccolti alla luce del sole, magari facendo in modo di non dover dire troppi grazie se si arriva al traguardo per primi.

La Regione dimezza la pulizia negli ospedali torinesi

Se è vera è da fantascienza. Come riportato da Repubblica, la pulizia degli ospedali della Città della Salute di Torino sarà razionata e invece dei due passaggi giornalieri, in alcune zone delle strutture sarà dimezzata. C’è buon senso in questa operazione? Certamente no, soprattutto in un momento in cui le infezioni ospedaliere rappresentano un allarme ben presente agli operatori sanitari. Senza considerare che un ospedale è il perfetto abbinamento tra persone ricoverate e quindi in stato di difficoltà spesso anche immunitaria e una concentrazione di persone che provengono dall’esterno per diversi motivi (esami vari, visite ai parenti, questioni amministrative, lavoratori non sanitari e via discorrendo). Ma il semplice buon senso vale in questo caso davvero più di mille pubblicazioni scientifiche e aspetto con ansia qualcuno che mi spieghi il beneficio di questa decisione. Una provo ad inventarmela personalmente: minore pulizia, minore spesa, maggiore disponibilità per combattere le infezioni ospedaliere comprando più antibiotici. Insomma siamo alla “Corrida” con i soliti dilettanti  allo sbaraglio…