Se volete saperne qualcosa di più sulla creazione di cellule “sintetiche” potete vedere l’anticipazione su Science online dell’articolo che sarà contenuto nel prossimo numero. Inutile dire che si tratta di una vera e propria rivoluzione scientifica che farà molto discutere e che troverà ancora molta impreparazione dal punto di vista bioetico. Personalmente ritengo questo un meraviglioso passo in avanti.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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La domanda di mobilità dei cittadini italiani è aumentata o diminuita negli ultimi 10 anni? L’interrogativo è semplice e sembra sollecitare una risposta altrettanto semplice. In verità, gli indicatori di domanda non sono univoci e la ricchezza dei dati dell’Osservatorio “Audimob” rappresenta sul punto tendenze articolate, che non si muovono tutte nella stessa direzione. In estrema sintesi: la domanda di mobilità in un giorno medio feriale è cresciuta se si considera l’indicatore tradizionale delle distanze percorse (passeggeri*km); è invece tendenzialmente stabile se si considera il solo numero degli spostamenti effettuati; ed è addirittura (leggermente) declinante alla luce di un indicatore più complesso di domanda elaborato da Isfort (l’IME: Indicatore di Mobilità Espressa) che tiene anche conto della frequenza degli spostamenti e del tempo impiegato nei viaggi.
Una lettura direi fondamentale per chiunque voglia discutere sulle politiche della mobilità nei nostri centri centri urbani e non solo. Qui la sintesi del Rapporto su stili e comportamenti di mobilità degli italiani dell’ISFORT
Sicuramente una cosa è balzata agli occhi delle recenti elezioni in Gran Bretagna: lì gli exit poll funzionano. Alla chiusura dei seggi, 23 italiane, sono comparsi su tutte le emittenti europee le proiezioni inglesi che non hanno sbagliato. In Italia sappiamo bene cosa succede. In sostanza, a saperli fare, gli exit poll funzionano. Già, a saperli fare…
Senza farlo apposta, proprio nel momento in cui segnalavo l’attivazione anche in Italia di nuove forme di “Citizen journalism” come Spot.Us i blogger ospitati su La Stampa web ricevevano l’avviso che lo spazio del blog dei lettori non sarà più disponibile dalla fine dell’anno in corso. L’esperimento de La Stampa si era rivelato molto interessante, ma verosimilmente i costi di gestione hanno avuto partita vinta. Senza dubbio viene segnato un punto a sfavore sulla possibilità che hanno le testate più rappresentative del nostro Paese di vincere la battaglia dell’informazione sulle nuove piattaforme digitali, a favore, questa volta, delle reti indipendenti.
Sentito l’altro giorno alla radio, riprendo il sito di Spot.Us, esperienza americana di giornalismo “dal basso” attraverso cui è possibile finanziare direttamente inchieste. Da seguire…
Spot.Us Italia vuole riproporre una delle più importanti esperienze americane degli ultimi anni nel campo del giornalismo.
Il progetto originale Spot.US nasce infatti nel novembre 2008 a San Francisco da un’idea del giornalista David Cohn con lo scopo di offrire a tutti i cittadini uno strumento di partecipazione alla costruzione dell’agenda informativa e politica del territorio. (altro…)
Oggi è l’anniversario della morte di Martin Luther King. Un piccolo ricordo è davvero importante e ripropongo un precedente post in cui ricordavo alcune parole di King. Perchè non c’è solamente “I have a dream” nella sua storia. La sera prima della morte pronunciò un discorso altrettanto bello ed importante conosciuto come “sono stato sulla cima della montagna” che si concludeva così:
“…Poi sono arrivato a Memphis. E alcuni hanno cominciato a riferire le minacce, o a parlare delle minacce che erano state fatte là fuori, o a dire quel che mi sarebbe potuto accadere per mano di qualche nostro fratello bianco malato. Ebbene, non so cosa accadrà d’ora in poi; ci aspettano giornate difficili. Ma davvero, per me non ha importanza ora, perché sono stato sulla cima della montagna. E non mi importa. Come chiunque, mi piacerebbe vivere a lungo: la longevità ha i suo lati positivi. Ma non mi preoccupo di questo adesso. Voglio solo fare la volontà di Dio. E Lui mi ha concesso di salire sulla montagna, fino alla vetta. Ho guardato al di là e ho visto la terra promessa. Forse non ci arriverò insieme a voi. Ma stasera voglio che sappiate che noi, come popolo, arriveremo alla terra promessa. Sono così felice stasera; non ho paura di nulla; non temo nessun uomo. I miei occhi hanno visto la gloria della venuta del Signore”.
Oggi sono invece conosciuti per essere utilizzati come complemento della remunerazione di coloro che praticano i due mestieri meglio pagati al mondo; quello della finanza e quello dell’intrattenimento. E l’esperienza dimostra che non costituiscono un modo ideale di pagare le persone.
In primo luogo, essi sono spesso ottenuti senza una relazione reale con la performance dell’interessato: così il bonus del banchiere dipende dalla sua capacità di riuscire a compiere dei colpi eclatanti, più che dal numero dei clienti stabili che acquisiscono per la loro banca; e quello dello sportivo dipende dalla sua capacità di attirare pubblicità più che per il valore delle sue prestazioni: così il bonus dei velocisti, come ad esempio quello di Bolt, è molto inferiore rispetto a quello dei golfisti o dei calciatori.
Non è un modo ideale, inoltre, perché il bonus può danneggiare il risultato: un camionista sperando nel premio potrà far correre dei rischi a tutti quelli che incrocerà sulla strada; un operatore finanziario cercherà di prendere il massimo dei rischi, soprattutto se sa che la sua banca è troppo importante perchè fallisca. Uno sportivo cercherà di adeguare il proprio risultato sulla base dei suoi premi; così Sergei Bubka, che ricevette un premio dalla federazione sovietica di atletica ogni volta che batteva un record mondiale , non lo superava che di un centimetro alla volta, durante più di 10 anni dal 1983 al 1994.
Infine perché il bonus non può essere attribuito che a delle persone che svolgono mestieri non essenziali alla vita sociale. Infatti, non si può immaginare che i medici siano remunerati in funzione del successo dei loro trattamenti ne che i professori siano remunerati secondo i risultati agli esami dei loro allievi. Detto altrimenti, un bonus non è accettabile se la società può tollerare che colui che lo possa ricevere non sia sempre al suo meglio, cioè se il suo mestiere non è socialmente vitale. E’ il caso di uno sportivo o di un banchiere. Non quello di un medico o di un professore. Ancora peggio, un medico o un professore che non facesse perfettamente il suo lavoro è punibile di un malus, sotto forma di un ammenda o della stessa interdizione all’esercizio. Considerando che nel caso di un banchiere il bonus è per se stesso, mentre se egli provoca delle perdite, il malus è per il contribuente.
La differenziazione delle contribuzioni secondo l’abilità è evidentemente necessaria, me essa non deve essere di stimolo a prendere dei rischi inutili. Bisogna dunque dapprima riconoscere che percepire un bonus significa ammettere che il suo mestiere è poco importante perchè la società possa tollerare che esso non sia svolto perfettamente. Bisogna poi interdirne l’uso quando possa pregiudicare i beneficiari in maniera nociva alla collettività.
Infine bisogna ccettare che colui che ne è escluso vada alla concorrenza: una banca (come il paese di origine) ha tutto da guadagnare a lasciar partire coloro che l’hanno trascinata nel delirio dei derivati dei derivati dei derivati.
Immediatamente quella della validità stessa del concetto di socialismo: in un mondo dove tante barbarie sono state, e sono ancora, commesse nel suo nome, è stato barattato in molti paesi con quello di socialdemocrazia. Conserva pertanto tutta la sua forza utopistica, a condizione di non ridurlo a un beato positivismo scientista e di non tornare al suo senso primo, che è quello di far passare, all’interno di certi ambiti, l’interesse generale davanti agli interessi particolari.
La questione è quindi quella di tracciare il confine tra ciò che oggi deve restare privato e ciò che deve essere socializzato (come dire ciò che deve essere un servizio pubblico). Ora, la crisi attuale ci insegna che diverse cose che si credevano dovessero restare private influiscono troppo sul benessere collettivo per non essere, in una maniera o nell’altra, socializzate: è il caso della finanza; è anche il caso della natura, dato che le generazioni future fanno parte della società di cui bisogna proteggere gli interessi; e l’ecologia è ormai una delle dimensioni essenziali di una socializzazione necessaria di certe scommesse mondiali.
Socializzare un ambito suppone di precisarne il quadro geografico: in diversi casi, come aveva già visto Marx, è oggi necessariamente mondiale, o al meno continentale.
L’altra questione è quella della pertinenza del termine “socialista” nel nome del principale partito di opposizione in Francia, dove il Presidente della Repubblica, si suppone di destra, s’ingegna a tenere, su diversi argomenti, un discorso che non rifiuta alcuna ideologia della sinistra più esigente.
Di fatto, e quale che sia il nome che verrà adottato, se i socialisti francesi continuano a non discutere sui confini tra privato e pubblico, mercato e democrazia, ciò che deve essere a pagamento e gratuito, se penseranno a non porre chiaramente la socializzazione della natura e della finanza al primo posto del loro programma, se continueranno a non definire i livelli della socializzazione (il mondo, l’Europa, la nazione, la collettività locale), essi non faranno che accompagnare con le loro derisorie contese la lenta evoluzione odierna verso una società che privatizza sempre di più i profitti, socializza sempre più i debiti e costringe sempre di più i poveri a pagare i beni essenziali: oggi la musica, domani la sanità, l’educazione e il resto.
Se continueranno così, in tre anni, dieci candidati di sinistra saranno battuti dal solo candidato che sarà stato, almeno nei suoi discorsi, apertamente socialista, e che sarà trionfalmente rieletto.