Vorrei (…) che ogni scelta conoscitiva portasse anche ad una ricaduta esistenziale, e non soltanto un’ “opinione”, ma qualcosa sperimentato e pagato in contanti nella vita d’ogni giorno, nell’esistenza e negli affetti, poiché è lì che ci si toglie davvero la terra sotto i piedi. Le idee le dimentichiamo o le cambiamo rapidamente, è solo nell’esistenza che si sviluppa la capacità di cambiar pelle, di “morire” e rigenerarsi ogni volta.
Daniele Del Giudice; In questa luce, Einaudi 2013
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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L’ultimo numero di Scientific American ha un editoriale dal titolo che dice già tutto: “I futuri posti di lavoro dipendono da un’economia basata sulla scienza”. Messaggio molto semplice, ribadito in modo ancora più diretto nelle prime righe dell’articolo: “metà della crescita economica degli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale è venuta dal progresso scientifico e tecnologico”. Nei giorni scorsi, il New York Times ha ribadito lo stesso punto: “La scienza è la chiave per la crescita”. (…) E da noi? Da noi si parla molto di meritocrazia e di eccellenza, e non c’è politico che non si professi grande sostenitore della ricerca, ma se si volesse capire in concreto cosa hanno in mente i vari schieramenti per tradurre le belle intenzioni in fatti, si incontrerebbero molte difficoltà. La realtà concreta parla di continui tagli alla ricerca e alla formazione, e il dibattito pubblico sui temi scientifici è pressoché inesistente, dominato da soluzioni miracolistiche o da posizioni emotive, più che dall’analisi critica. Bisognerebbe incalzare la nostra classe dirigente sui temi della ricerca, magari pretendendo qualche risposta puntuale alla critica giustamente spietata espressa nell’ultimo numero di Nature. È anche dall’attenzione dedicata alla scienza che si misura la distanza abissale tra il livello del dibattito politico nel nostro paese e nelle nazioni avanzate.
Cosa unisce la birra con i pannolini? Per scoprirlo basta leggere il trafiletto presente sull’inserto “Nòva” del Il Sole 24 ore, che ci dà l’idea delle strategie di vendita della grande distribuzione e sulla capacità di trattare le informazioni che affluiscono nei data base attraverso le carte fedeltà integrati con gli strumenti di pagamento usati e dalle informazioni dei social network. Così scopriamo che alle donne inglesi che acquistano pannolini vengono dati coupon di sconto per comprare birra. La scommessa è quella di azzeccare la tendenza delle famiglie con figli piccoli che avranno meno disponibilità di tempo per andare al pub e che quindi saranno interessate a fare scorta di birra da bersi a casa.
Il Centro Nexa su Internet & Società del Politecnico di Torino (Dipartimento di Automatica e Informatica) presenta «Come funziona Internet», la traduzione italiana di «How the Internet Works», la guida alla Rete pubblicata in inglese due mesi fa da European Digital Rights (EDRi), l’associazione non profit con sede a Bruxelles.
«Come funziona Internet» spiega in maniera accessibile e concisa le tecnologie che costituiscono il cuore di Internet, la rete globale la cui apertura è alla base di così tanti diritti civili e così tante attività economiche.
Qui il link per scaricare guida
Quest’anno ricorre il cinquantenario della pubblicazione dell’opera filosofica e di storia della scienza di Thomas Kuhn che ha diffuso il concetto di “paradigma scientifico”: La Struttura delle rivoluzioni scientifiche. Si può essere o meno d’accordo con Kuhn e non è questo lo spazio per discuterne o farne la recensione. Ciò che voglio invece ricordare è l’idea di “progresso” di Kuhn che trovo splendidamente riassunta da Ian Hacking, a sua volta filosofo e storico della scienza. Potrebbe sembrare banale, ma personalmente la ritengo un’idea-guida molto feconda per la mia attività professionale e per le mie convinzioni politiche.
“Il progresso non è qualcosa “verso”, ma un progredire allontanandosi da ciò che non ha funzionato molto bene, ma senza alcun tipo di obiettivo permanente”
Un interessante spunto dall’intervento di Luca Sofri al all’International Journalism Festival di Perugia dello scorso 28 aprile
Il futuro è un continuo periodo di transizione, come lo è il presente: non stiamo aspettando che le cose si consolidino, che nuove regole siano codificate, che arrivino le idee che sostituiscono quelle con cui abbiamo fatto i giornali fino a ieri. No. Siamo già dentro alle cose come saranno: saranno tante, diverse, e conviveranno insieme e noi le useremo tutte. Quello che dovremo essere capaci di fare è riconoscerle, distinguerle, capire quali sono vere e quali false, quali durano un giorno e quali cambiano il mondo, quali sono fesserie più o meno curiose e divertenti e quali aiutano a capire la realtà, quali sono scritte per farcela capire e quali per guadagnare dei soldi. Ammesso che vogliamo continuare a capire il mondo e i suoi funzionamenti presenti e futuri.
(Luca Sofri) Continua a leggere il testo completo sul blog Che Futuro
Una piena comprensione esige apparenti perdite di tempo, che in realtà sono guadagni di razionalità
Edgar Morin