“Perchè le rivoluzioni fanno così: a volte iniziano dove meno te l’aspetti”. E Riccardo Luna ha davvero ragione quando nel suo ultimo libro, “Cambiamo tutto”, racconta di una scuola di Brindisi, dove sbarcavano i barconi tanto per intenderci. E del suo preside che ha proposto ai proprio corpo docente di scrivere in prima persona i libri di testo facendo risparmiare alle famiglie un bel po’ di soldi da reinvestire nell’acquisto di tablet attraverso cui continuare la didattica, anche a favore degli studenti che ci mettono più fatica «perché non andiamo tutti alla stessa velocità, qualcuno ci mette un po’ di più e non va lasciato indietro», dice il preside Giuliano. Studenti che, alla prova dei fatti dei test ministeriali di italiano e matematica, hanno ottenuto una valutazione di circa dieci punti superiore alla media nazionale. Insomma un storia che potete leggere in estratto qui sul “Post” insieme ad altre storie nel libro di Riccardo Luna: “ Cambiamo tutto!”
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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” Chi deve realizzare le reti? Ha senso che ci sia un intervento del pubblico? Se la rete in banda larga e in prospettiva le NGN sono una infrastruttura critica per il paese, credo sia indubbio che il pubblico debba accertarsi che esse vengano sviluppate. Se tale sviluppo non potesse essere portato avanti dal mercato in forma totalmente autonoma, proprio perché le reti sono una infrastruttura vitale per il paese, il pubblico dovrebbe intervenire. In quale modo?”
Alfonso Fuggetta, espero in Tlc, racconta lo sviluppo della banda larga nel nosro Paese in questo articolo su “Agenda Digitale”
I candidati alle primarie del centrosinistra hanno risposto a sei domande riguardanti le politiche della scienza e della ricerca proposte da un gruppo di blogger, giornalisti, cittadini e ricercatori. Le risposte su fecondazione assistita, ogm, energia e altro ancora, possono essere lette sul sito de “Le Scienze” cliccando qui
Il Post riporta un duro editoriale della prestigiosa rivista Nature sui rapporti tra Scienza e Politica in Italia.
“La scienza è soggetta a un sospetto irrazionale in molti paesi, ma in Italia c’è la percezione che la scienza non abbia alcun peso: una condizione dovuta a decenni di pochi finanziamenti e disprezzo da parte della classe politica. L’Italia investe appena l’1,26 per cento del suo prodotto interno lordo nella ricerca e nello sviluppo (R&D), rispetto alla Germania che investe il 2,82 per cento e alla media del 2 per cento dell’Unione Europea. Nel 2009, in Italia erano impiegate a tempo pieno solo 226mila persone nel settore R&D, mentre in Germania erano 535mila. Il sistema soffre da tempo della mancanza di soluzioni per favorire il merito, cosa che favorisce il clientelismo per ottenere incarichi e promozioni in ambito accademico. I responsabili delle istituzioni di ricerca sono diventati tali spesso per indicazione politica e non per le loro competenze”.
Le cose non sembrano migliorare nemmeno in tempi di governo tecnico per le continue giravolte del Ministro Profumo, che solo ultimamente ha deciso di dialogare con i ricercatori creando una consulta degli enti di ricerca.
Colpisce la chiusura dell’intervento di Nature: “È cruciale in questo momento che i responsabili degli istituti di ricerca siano lasciati in pace per portare a compimento la riforma, e che la scienza non cada vittima – ancora una volta – di politiche poco trasparenti. Costruire il rispetto per la scienza richiede tempo”
Il problema non è essere d’accordo, il problema è esserne convinti nel profondo e riportare nell’agenda politica la scienza e la ricerca come questioni dirimenti per il futuro dell’Italia.
Il Nobel per la Medicina è andato quest’anno a John B. Gurdon e Shinya Yamanaka per le loro ricerche sulla possibilità di riprogrammare cellule adulte in cellule staminali pluripotenti. In soldoni è come far ritornare le cellule “bambine”. Ognuno potrà vederci quello che vuole in questa scelta e la scienza non si è mai sottratta alle discussioni, basta che siano basate su argomenti validi, basati su fatti e riproducibili. Quello che vorrei segnalare è che la scelta di questo Nobel deve segnalare una frontiera della ricerca a cui la “politica” non ha dato ancora risposte chiare. Almeno nel nostro Paese, dove la discussione vede accapigliarsi strani figuri che in realtà bloccano ogni progresso sulla questione. Ecco, questa è una delle sfide che il mondo contemporaneo sta ponendo agli uomini che governano i destini delle persone attraverso le leggi, una questione complessa che richiede studio serio, una solida preparazione bioetica, una capacità di raccogliere i segni di un futuro prossimo che sarà regolato da meccanismi diversi da quelli che abbiamo conosciuto finora. In tutto questo continuiamo invece a ricevere puntuali informazioni sul nulla…
Due cosette interessanti all’epoca dei “tecnici” in questo scorcio di fine legislatura. La prima è che possediamo il più vetusto “parco” di professori universitari. In media in Germania o negli Usa i docenti delle diverse accademie sono in almeno la metà dei casi al di sotto dei 40 anni mentre nel nostro Paese raggiungono con fatica il 16%. La seconda è che almeno un eletto su 4 delle patrie amministrazioni da molti anni sarebbero dei manager. Se la prima parte del discorso può farci ben comprendere come continuiamo a formare i nostri ragazzi in maniera abbastanza “sbilanciata” guardandoci alle spalle invece che avanti, la seconda mi fa sorgere il dubbio che l’infornata di tecnici o di “sergenti” d’industria (i capitani è chiaro che sono altrove) che nuove aggregazioni politiche stanno per disporre in campo, ci farà colare ancora più a picco rispetto passato.
(…) Se il territorio è rete esistono territori-rete aperti, che rischiano la concorrenza dei free rider (che ne sfruttano la capacità di generare conoscenza senza restituire altrettanto) e territori-rete densi che rischiano la chiusura. Nel quadro della globalizzazione i territori competono sulla base della loro unicità, ma la precondizione è la connessione. Si formano, con ogni probabilità, diverse missioni – implicite o esplicite – nei diversi territori. E le relazioni che intrattengono con il resto del mondo sono fondate su quelle missioni, mentre i risultati che ottengono sono fondati sulla loro capacità di collegarsi, attrarre risorse, coltivare risorse, esportare. È chiaro che i territori con una missione di hub sono decisivi per una geografia molto ampia e i rischi che corrono si trasmettono ad altri territori che dipendono da loro per la connessione al resto del mondo. (…) Continua a leggere sul sito di Luca De Biase
Livio Zoffoli, ex Presidente del Centro Nazionale per l’Informatica Nella Pubblica Amministrazione (CNIPA) propone otto azioni per la riduzione del debito pubblico attraverso l’adozione di tecnologie già ampiamente disponibili
Negli ultimi anni le pubbliche amministrazioni hanno subito tagli lineari delle loro risorse per effetto delle manovre economiche che si sono succedute. Non vi è stato, peraltro, nessun intervento di razionalizzazione come sarebbe stato logico attendersi e non si è intervenuti sull’organizzazione né sulla ottimizzazione delle risorse tecnologiche.
Wikitalia è un’inizativa che si ispira a modelli già presenti negli Usa ed in altre parti del globo sul cosiddetto Open Government. Una bella iniziativa da seguire attentamente
La bella politica appartiene a tutti noi.
non è di chi ci governa.
Abbiamo scelto di farci rappresentare,
non di farci comandare.
Sappiamo che insieme, tutti quanti insieme,
valiamo molto più che da soli.
Non vogliamo governare. Ma partecipare.
Perché crediamo che sia un nostro diritto. Ed è anche un nostro preciso dovere.
Il nostro tempo è quello della condivisione e della partecipazione.
La tecnologia ha creato un ambiente guidato dall’intelligenza collettiva.
La storia ci ha insegnato che la democrazia non si può esportare, perché sa essere contagiosa, grazie all’azione di uomini e donne.
Tanti e tutti insieme.
Noi siamo qui per aiutare chi governa,
non per sostituirci a loro.
Vogliamo mettere intelligenza, passione e coraggio al servizio della collettività e Wikitalia è la nostra piattaforma di collaborazione.
Per provare a cambiare, partendo dalle nostre città, per arrivare ad abitare un Paese migliore.
Per noi e per chi verrà dopo di noi.