Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Cresce la domanda di Green Jobs

Luca Vaglio sul “IlSole24Ore” web ci ci fornisce un quadro ben documentato sui cosiddetti “Green Jobs” ovvero i “lavori verdi” che stanno conquistando fette sempre più consistenti del mercato. Le aziende italiane ed estere sono sempre più alla ricerca di project manager, laureati in ingegneria gestionale ed economia e commercio, addetti alle vendite e via disscorrendo. Secondo i numeri forniti dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel) gli occupati nelle “rinnovabili” sarebbero più di 100.000. Le previsioni per il 2020 oscillano da un quadro con l’attuale espansione a quello con massicci investimenti con una crescita di nuovi addetti compresa tra i 51.000 a 111.000. In Germania, per fare un esempio, nel 2030 la green economy potrebbe raggiungere il 16% della produzione totale con un numero di occupati maggiore rispetto a quello del settore auto. (continua a leggere sul IlSole24Ore)

La spirale delle delocalizzazioni

I commenti critici alle recenti dichiarazioni dell’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, in ordine alla scarsa redditività degli stabilimenti Fiat in Italia e alla conseguente necessità delle delocalizzazioni, si sono - per lo più - concentrati sulle capacità gestionali del management dell’azienda e sulla censurabilità di quelle dichiarazioni alla luce dei cospicui finanziamenti pubblici ricevuti in passato da Fiat. Si tratta di rilievi condivisibili che, tuttavia, sembrano non tener conto di una considerazione che prescinde dal singolo caso (…)

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Federalismo=aumento delle tasse?

Il federalismo e’ destinato a produrre un aumento della pressione fiscale sui lavoratori a reddito fisso. Lo evidenzia uno studio per la rivista economiaepolitica.it dell’economista Domenico Moro, in cui si analizza il decreto legislativo in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario, approvato recentemente dal Consiglio dei ministri, che si muove sulla strada di una politica fiscale che negli ultimi anni ha visto la riduzione del “numero degli scaglioni dell’Irpef nazionale, le addizionali Irpef regionali e l’aumento della tassazione indiretta, cioe’ sui consumi”. (Via AGI)

Il costo del sistema sanitario. Progressisti e conservatori

I progressisti non sono ciechi di fronte alle esigenze delle scarse risorse del sistema sanitario. Non si nascondono il fatto che siamo in un periodo di crescita zero e che le risorse sono limitate e molto meno disponibili rispetto al passato. Ma il punto fondamentale che divide i progressisti dal nuovo conservatorismo leghista è quello che gli studiosi di economia, non solamente sanitaria, hanno descritto come il “mito della quadratura dei conti”. In sostanza l’equilibrio finanziario viene considerato oggi dall’attuale governo della nostra Regione come un obbiettivo – forse l’unico obbiettivo da raggiungere – mentre i progressisti lo interpretano come un vincolo da rispettare. Da ciò nascono le diverse scelte sul come impiegare le risorse sanitarie, la cosiddetta allocazione delle risorse. Ma mentre, come ricordato, l’equilibrio economico-finanziario può costituire il vro obbiettivo di una politica conservatrice, i progressisti pensano che la caratteristica principale e particolare delle politiche sanitarie e della suddivisione delle risorse all’interno di esse deve contenere una valutazione chiara dei risultati ottenibili in termini di miglioramento dei livelli di salute. Il vincolo del bilancio significa che un’azione rispetto ad un’altra porta sì a minori spese, ma soprattutto ad un miglioramento del livello di salute. Tutti e due i termini devono essere presenti, mentre per le politiche conservatrici l’unica preoccupazione è una diminuzione dei costi e basta.

La Blue Economy di Gunter Pauli

La grave crisi economica e finanziaria ci sta palesando ancora di più i palpabili effetti della gravissima crisi sociale e ambientale nella quale siamo purtroppo coinvolti da diversi anni. La crescente e inarrestabile ingiustizia sociale e il sempre più rapido e drammatico declino della salute dei sistemi naturali sono chiari sintomi di una situazione complessivamente insostenibile e della necessità di interventi correttivi molto sostanziali e non più differibili.

Questa quadro complessivo sta favorendo una più ampia e matura riflessione sulle strade da intraprendere, con urgenza, per il nostro immediato futuro e sulla impossibilità di perseguire ancora la strada della continua crescita economica, materiale e quantitativa che va avanti in maniera decisa dalla Rivoluzione Industriale ad oggi.

Tra le numerose riflessioni di analisi e di critica, ve ne sono tantissime che costituiscono riferimenti preziosi di costruttività e di proposte serie, concrete e fattibili. In questo ambito va certamente annoverato l’ultimo interessantissimo rapporto al Club di Roma scritto da Gunter Pauli (Nella foto), economista creativo ed innovativo, che si muove da sempre ed in maniera intelligente “fuori dal coro”, attivatore della Zero Emission Initiative presso l’Università delle Nazioni Unite a Tokyo ed oggi presidente della ZERI Foundation in Svizzera nonché membro del Club di Roma. Il rapporto è intitolato “Blue Economy” ora pubblicato in italiano dalle meritevoli Edizioni Ambiente.

(Continua a leggere l’introduzione di Gianfranco Bologna su Greenreport.it)

Obama stop agevolazioni al lavoro fuori dagli USA

Barack Obama sta in queste ore intervenendo al Congresso Usa per porre fine alle agevolazioni fiscali che premiano alcune società americane con filiali all’estero e che incoraggiano la creazione di posti di lavoro in altri paesi. L’idea ha sollevato preoccupazioni anche tra alcuni parlamentari del partito del presidente. In discussione c’è una proposta di legge, ora in fase di stallo al Senato, che eliminerebbe alcuni crediti d’imposta e sconti  alle società statunitensi per operazioni all’estero.

“Non vi è alcuna ragione per cui il nostro codice fiscale deve attivamente ricompensarli per la creazione di posti di lavoro all’estero”, ha detto Obama nel suo settimanale discorso alla radio e su Internet del Sabato. “Invece, dovremmo usare le nostre tasse per premiare le aziende e le imprese che creano posti di lavoro all’interno dei nostri confini.”

Oltre all’opposizione repubblicana, il disegno di legge non è riuscito a ottenere il sostegno di alcuni democratici, tra cui il presidente della Commissione Finanze del Senato, il senatore Max Baucus, D-Mont che ha espresso la preoccupazione che il cambiamento avrebbe messo gli Stati Uniti in una situazione di svantaggio competitivo. La fine di queste disposizioni fiscali si è scontrato con l’opposizione di gruppi di imprese, tra cui la National Association of Manufacturers. Obama ha detto che non ha senso concedere agevolazioni fiscali alle aziende che conducono business a livello internazionale mentre le aziende di casa fanno fatica a causa del rimbalzo della crisi economica. Obama ha detto che vuole  rendere permanenti crediti d’imposta su ricerca e sviluppo e consentendo alle aziende l’anno prossimo di cancellare tutti i costi di nuove attrezzature.

(notizie da Huffington post)

I Nobel della scienza triste per il lavoro

Il Nobel dell’Economia viene suddiviso tra Diamond, Mortensen e Pissarides. In realtà la vera “mente” è Diamond, ad un passo anche dalla FED Usa con il Presidente Obama come sponsor d’eccezione – ma il Senato riuscì a fermare il tutto -. L’area di ricerca dei tre neolaureati è il lavoro e le distorsioni del mercato. Come riportato da Cesare Vaciago su IlSole24Ore :

“I modelli di questi studiosi spiegano come sia razionale che vi siano disoccupati, anche per imperfezioni dei mercati, non corrette dalla politica economica». Cioè? «La search theory di Diamond ci dice che sul mercato ci sono disoccupati e aziende che cercano lavoro, ma che difficilmente tutto ciòsi trasforma in un equilibrio». Non c’è conoscenza su ciò che succede. Chi cerca lavoro non riesce a rivolgersi a tutti quelli che «avrebbero bisogno di lui e le aziende non ti conoscono. Per cui si rimane disoccupati per tutto un insieme di problemi informativi e perchè ci sono frizioni sui mercati».

Unicredit: giusto e sbagliato. Michele Mezza

di Michele Mezza

E’  giustamente interdetto il governo del paese a chi non trova parole per giudicare un cambio di potere e di strategia quale quello avvenuto ad Unicredit. Un cambio  di regime, non dissimile ad una tornata  di elezioni politiche. Clamoroso l’esito, ancora più clamoroso il silenzio che si è levato a sinistra, a parte qualche borbottio di salotti editoriali. Dico subito che non è facile decifrare lo scenario. E proprio per questo sarebbe stata preziosissima una bussola politica per capire che siano i buoni e chi i cattivi. (altro…)

Obama scuote Washington

Barack Obama all’attacco sulle misure anticrisi. Afferma che le attuali politiche sono state ritenute positive dal 95% degli economisti ma non sono ancora sufficienti. Quindi via ad una nuova scossa economica con abolizione delle agevolazioni fiscali per le classi ricche e abbassamento della pressione fiscale per le classi medie attraverso un’azione governativa da varare anche entro un mese. Con una sferzata al Senato Usa per una pronta approvazione degli sgravi fiscali per le piccole imprese. Tra le due perdite di popolarità, quella del Capo del Governo italiano e quella del Presidente degli Stati Uniti, la qualità è ben diversa…

Quali misure contro la depressione economica?

Sicuramente vanno eliminati, ma incidono poco sulla spesa pubblica. L’esperienza inoltre ci dice che non funzionano: la politica basata solo sulla riduzione degli sprechi e l’evasione fiscale non è efficace e, forse, potrebbe anche essere controproducente. Se Innocenzo Cipolletta dalle colonne del IlSole24Ore del 7 agosto porta un serio e ben argomentato affondo contro la semplificazione delle politiche attualmente più gettonate contro il disavanzo pubblico, non possiamo certamente gridare al complotto delle sinistre o alle esternazioni di qualche dilettante di politica economica. Capiamo meglio. Quando si parla di sprechi nella spesa pubblica si citano sempre esempi che attirano l’attenzione ma che in realtà non risolvono il problema. La strada è sempre quella del taglio di servizi pubblici considerati come sprechi, ma lo spreco, spesso, è sempre quello che non serve a noi, ma che possono essere servizi utili per gli altri. Il pericolo di sottofondo è quello che l’eliminazione di presunt sprechi arrivi alla fine alla perdita del servizio stesso. Dai posti letto negli ospedali fino ai treni ed ai bus bisogna considerare che la qualità di un servizio sta anche nella sua disponibilità quando serve e che la cosiddetta razionalizzazione nasconde una effettiva volontà di taglio del servizio stesso. (altro…)