Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Nucleare: bocciate 8 centrali in Francia

Non è solo un problema di sicurezza, ma anche di adeguamento tecnologico e prospettive future se il nucleare sta segnando il passo in Europa con l’uscita da questo tipo di produzione di Svizzera, Germania e Giappone. Anche la Siemens ha rinunciato ad impegnarsi in questa produzione. Comunque oggi la realtà è quella segnalata dall’Autority europea, con bassi margini di sicurezza anche per il nostro, confinante, Paese. Leggi l’articolo su Repubblica

Alberi cattura-carbonio

Ma gli alberi delle città servono contro l’inquinamento da gas serra? Uno studio pubblicato sul Journal of Applied Ecology – e ripreso da Le Scienze – ha dimostrato che gli alberi cittadini danno un contributo più importante di quello che si era ritenuto fino ad oggi al sequestro del biossido di carbonio. Lo studio, focalizzato sulla città di Leicester in Gran Bretagna, ha rilevato come soprattutto gli alberi forniscano un sequestro pari a 3,16 chilogrammi di carbonio per metro quadrato di città e che se solo il 10 % dei prati presenti nella città fossero piantumati l’intero aumento del serbatorio di carbonio della città crescerebbe del 12%. L’importanza dello studio risiede anche nel fatto che mancavano dati processati scientificamente a riguardo e che un importante contributo al raggiungimento dell’obbiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra nel regno unito può essere dato da una accorta politica di gestione del verde urbano a favore della presenza di alberi.

Lavaggio delle strade ed evidenze scientifiche

Eppure basterebbe studiare un po’ di più per comprendere come il lavaggio delle strade non porti alcun beneficio sull’inquinamento da micropolveri. Sembra però che gli Assessori Regionale e Comunale Ravello e La Volta abbiano trovato a questo punto letteratura scientifica che dimostri come l’utilizzo di quantità d’acqua sversate sulle strade porti beneficio sulle polveri sottili, oltre a potersi ritenere un uso ambientalmente ed economicamente utile della risorsa idrica. Eppure basterebbe rileggere i documenti che gli uffici tecnici delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali avevano redatto sull’argomento, se ancora esistono. E che non brillavano per efficacia dei risultati nelle città in cui si era provato, con buona pace della giornalista de “La Stampa” che sottolineava i buoni risultati a Trieste e a Londra. Forse bisognerebbe anche qui studiare meglio cosa succede ad esempio a Londra tra road pricing (che è una misura anti congestionamento del traffico e non ecologica) e incentivi all’uso dei mezzi pubblici (provate ad andare a vedere quante auto girano nel centro di Londra). Ma sembra che le evidenze del metodo scientifico non siano di casa a Palazzo Civico e Lascaris.

L’inquinamento frainteso

L’altra sera discutevamo sulle politiche antinquinamento. Andando avanti nella discussione continuavo a rendermi conto della poco corretta informazione che esiste ancora sull’argomento e quindi sulle difficoltà che incontrano, anche a livello di comprensione, le politiche ambientali. Un fatto, però, ha sorprendentemente cambiato la discussione e ricondotta nei termini corretti comprensibili a tutti. Il fatto è semplice: il carbonio (e quindi semplificando i suoi composti) rimane a lungo nell’atmosfera: praticamente quasi cento anni, e si accumula. (altro…)

Il messaggio sostenibile di Ervin Laszlo

Gli oncologi contro il nucleare

(via l’Unità) Gli oncologi italiani si schierano compatti contro il nucleare. Come anticipato nei giorni scorsi, arriva oggi dal congresso Asco di Chicago, il più importante incontro mondiale di oncologia, l’appello dell’Aiom, l’associazione italiana di oncologia medica, a votare sì al referendum del 12 e 13 giugno. «Il nucleare è la cosa più cancerogena che esista – sottolinea il presidente dell’Aiom Carmelo Iacono – e non è controllabile, come ha dimostrato Fukushima. Lasciamo stare le centrali, puntiamo sulle energie alternative, che sono poco inquinanti e non presentano i rischi enormi per la salute che ha il nucleare». (altro…)

Rubbia dopo Fukushima

Il referendum nucleare e la cosa buona.

La cosa buona di questa decisione della Cassazione sul Referendum “nucleare” è che la decisione su una questione così importante verrà presa dalle persone. Non sarà quindi un Presidente del Consiglio, un Capo di Stato o qualsiasi altra carica – a prescindere dal colore politico – a decidere in splendida solitudine, ma saranno i cittadini italiani, che dovranno uscire da una storica predisposizione alla pigrizia “politica” e pensare per un momento che potranno incidere sulla propria vita e futuro in prima persona. Certamente con un limite che è il solito: è possibile che tuti quelli che non voteranno e faranno mancare il quorum decidano, di fatto, per tutti.

Ecologia e debito pubblico

Venendo invece al merito delle ricette green per l’uscita dalla crisi del debito il tema è quello della “crescita”, di cui i Paesi indebitati hanno disperato bisogno. La sfida è quindi offrire ricette credibili di crescita sostenibile. Il filo conduttore non può che partire dalla filiera dell’energia. Produrre la propria energia vuol dire creare posti di lavoro che non si perdono a causa dalla concorrenza estera. Quindi produrre le macchine e i servizi che servono a fare energia, e i beni e i servizi che permettono il risparmio energetico. L’Italia produce macchine di qualità, ha una grande tradizione ingegneristica. Dagli infissi isolanti agli inverter, dalle pale eoliche alle auto elettriche, all’agricoltura di qualità, abbiamo le capacita tecnologiche per autoprodurre la nostra crescita (stavolta sostenibile) e con essa l’uscita dall’incubo del debito. Cosa produrre, come produrlo e come misurarlo. Lungi dal rappresentare la summa dei no, l’ecologismo politico oggi e’ chiamato alla sfida della concretezza, alla materializzazione della trasformazione. L’elaborazione di strategie proprie ci servirà a non trovarci davanti alla porta chiusa dell’austerità, nel decennio che viene (…)

Luca Bonaccorsi

Leggi il testo integrale qui su Terra online

Congestion charging

A Milano non si parla più di Ecopass. Mentre a Londra l’esperienza continua a crescere, esigenze elettorali varie impongono, diciamo così, cautela sull’argomento. La testata on line “L’Inkiesta” ha fatto due conti sull’esperienza con alcuni dati da tenere presente se si volesse disquisire sull’esperienza milanese. Malgrado i limiti e l’applicazione contorta, non si possono rimarcare alcuni dati positivi come un calo del traffico complessivo di quasi il 13% e un abbattimento delle Pm10 del 30%. Si potrebbe parlare a lungo delle parti più controverse, ma su una credo sia necessario soffermarsi. Se ad esempio si applicasse la semplice norma che i ricavi dell’applicazione del provvedimento fossero destinati ad incentivare il trasporto pubblico ed il suo uso – nuovi mezzi, abbattimento dei costi degli abbonamenti annuali al servizio pubblico – credo che i cittadini delle grandi città accoglierebbero con maggior favore l’introduzione di provvedimenti di questo tipo. A Londra, ad esempio, ampie fasce di popolazione sono esentate dal costo del biglietto per l’uso del trasporto pubblico che viene finanziato proprio dalla “congestion charging” (a Londra, più correttamente, è un provvedimento anti-congestione). Fare “ambiente” non significa piantare più fioriere, ma seguire alcune leggi economiche con intelligenza.