La sfida che ogni metropoli si ritrova ad affrontare è quella della diminuzione del consumumo di combustibili fossili con il conseguente miglioramento della qualità dell’aria e della spesa energetica. A questo riguardo è riconosciuto che la pressione maggiore viene esercitata dall’uso privato delle automobili che la gran parte di noi giornalmente usa in maniera massiccia. Il dato è che oggi le nostre città e tutto il nostro sistema di vita sono disegnati in funzione dell’uso di questo mezzo. L’auto stessa rappresenta nella nostra economia urbana torinese un tassello molto importante, anche se molto meno rispetto al passato, e quindi la resistenza a modificare la nostra mobilità a favore di soluzioni che diminuiscano questo tipo di locomozione è grande. Il filone maggiormente in voga tra i nostri amministratori – a dire il vero trasversale a tutti gli schieramenti – rimane quello di pensare che nuove automobili con migliori prestazioni di consumo ed emissioni inquinanti ridotte risolveranno il problema. Sarà così? (altro…)
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Browsing the archives for the Ambiente category.
Lo smog sembra un argomento irrisovibile e le cronache di questi giorni certificano una sostanziale paralisi, almeno a Torino, dei progressi politici su questo fronte. Anche qui vige la consolidata prassi italiana: tutti pronti a favorire le misteriose misure strutturali senza nessuno che abbia il coraggio di attuarle. In sostanza quello che accade a livello nazionale si riversa anche localmente dove si è arrivati alla necessità di un governo tecnico perchè nessuno aveva il coraggio di farci assaggiare medicine che si prospettano amarissime. Inizia quindi una litania che ha aspetti sconcertanti, quali ad esempio la raccolta e lo studio delle migliori pratiche ambientali già applicate in altri territori. Chiaramente tutto ciò è una bufala di portata cosmica: da anni gli uffici tecnici delle amministrazioni producono rapporti, studi, comparazioni, misurazioni, simulazioni su questi argomenti che risultano nuovi solo per i decisori politici che non li conoscono e ne richiedono di nuovi, sperando di far passare i mesi invernali nell’attesa che l’anticiclone primaverile allenti la morsa dell’inquinamento, almeno apparentemente. (altro…)
Di Angelo Spena – L’efficienza nell’uso dell’energia investe la sfera tecnica, sociale, economica della nostra vita. E i consumi civili, quelli a noi più vicini, costituiscono più di un terzo del totale. Su questi possiamo intervenire tutti, a casa e sui luoghi di lavoro. Letteralmente, con le nostre mani.
E’ questo il messaggio che scaturisce dal lavoro svolto dal progetto europeo Use Efficiency e mi auguro – in qualità di coordinatore – che la sua diffusione e discussione possa contribuire anche minimamente alle scelte impegnative e urgenti cui l’Italia dovrà provvedere per il lavoro, i giovani, la fiscalità, l’occupazione, l’efficienza e il risparmio energetico, l’innovazione, le imprese.
Continua a leggere su Italia Futura
In tempi di disastri naturali in genere, segnalo un progetto, riportato da Ecoblog, dell’amministrazione della città di Tokyo per la costruzione di un’area che accolga le strutture operative di emergenza, il Parlamento ed altre infrastrutture da salvaguardare in caso di terremoti e tsunami che in quelle parti del mondo sono possibili. Il progetto si chiama IRTBBC, acronimo di Integrated Resort, Tourism, Business and Backup City e rimarrebbe situata a circa 300 miglia da Tokyo nei presso dell’aeroporto di Itami. Verrebbe abitata in pianta stabile da circa 50 mila persone e ospiterebbe anche un grattacielo che si candiderebbe con i suoi 652 metri, ad essere il più alto del mondo.
Per un po’ di tempo me ne sono occupato anch’io. Quindi, quando ho sentito all’interno dei diversi notiziari una frase apparentemente buttata là tra le altre, ho avuto un piccolo moto di stizza. “Il fiume si è ripreso il suo alveo” veniva detto e questo mi ha rimandato a quanto mi ripetevano i diversi geologi e ingegneri idraulici: i fiumi, nel giro di circa 50 anni, ritornano a prendersi i territori in cui scorrevano un tempo o in cui sono precedentemente esondati. E’ quasi una legge che chi si occupa di acque conosce. Quindi piantiamola di invocare piogge di tipo tropicale – che pure iniziano ad affacciarsi anche da noi -, fatalità o altre cose del genere e iniziamo invece a prestare maggiore attenzione a chi conosce e studia queste cose. Concedere di costruire dove sappiamo che prima o poi l’acqua arriverà è semplicemente un provvedimento delinquenziale. Continuare a rendere il nostro territorio impermeabile attraverso nuove colate di cemento è criminale. Alzare sponde sempre più alte, non fa che rendere più veloci le acque che non trovano più sfogo altrimenti e quindi non rappresentano una messa in sicurezza del territorio, ma costruire un pericolo costante. E chi sa che all’interno di diverse città come Bologna o Napoli esistono fiumi che sono “tombati” all’interno o meglio sotto quelle città e che prima o poi si riprenderanno il letto in cui scorrevano una volta? Se a Genova c’è un posto che si chiama Foce, non ci viene in mente nessun dubbio di cosa potrebbe lì succedere? E’ davvero triste sentire tante stupidaggini anche a mezzo stampa, ma ancora più triste è vedere che le battaglie di molti amministratori non vengono assolutamente sostenute e conosciute, senza sapere che costa molto meno alla comunità fare bene le cose prima e prevenire, che riparare i disastri dopo. Costa meno, senza tenere conto che ci sono cose che non è possibile monetizzare come la vita delle persone.
Una però la salvo. Nel senso che nelle diverse agevolazioni economiche che il Governo sta predisponendo, esisterebbe quella per il telelavoro. Chiaramente non ci salverà dalla crisi, ma almeno rappresenta un tocco di novità che, in questi ultimi anni, abbiamo sempre promosso. L’idea è quella di defiscalizzare, o incentivare tramite agevolazioni, la possibilità, quando possibile, di svolgere almeno una parte del lavoro a casa. Il risparmio per le aziende è facilmente comprensibile e monetizzabiel, mentre per il lavoratore è soprattutto di gestione del proprio tempo, logistica e riaprmio sugli spostamenti. Benefici più generali si otterrebbero anche sul campo della mobilità e dell’inquinamento. D’altronde questa modalità di lavoro è ampiamente utilizzata soprattutto negli Stati Uniti, dove è nata, e in tutte le aree in cui è sviluppata l’economia dei servizi. Certi segnali, col tempo, arrivano comunque a destinazione e proprio dove e quando non te li aspetti.
Come riportato dal sito “Lo Spiffero”, Torino sarebbe stata inserita tra le 19 città che si giocheranno il prestigioso riconoscimento della Commissione Europea per le politiche ambientali. Al di là delle polemiche che ciclicamente ritornano sull’argomento è chiaro che l’assegnazione alla nostra città resta una chimera, se non altro per i risultati che purtroppo si registrano. Non sarebbe certamente elegante indagare sui perchè in passato una serie di veti incrociati non hanno permesso l’ottenimento di risultati migliori, soprattutto è tempo di guardare avanti e di impostare una visione futura che ci permetta di uscire dall’impasse. E proprio guardando al domani sarebbe corretto iniziare a far propria, da parte delle amministrazioni dell’area metropolitana, l’idea che il miglioramento della qualità ambientale non è il risultato di una singola o di un pacchetto limitato di misure, ma di una politica trasversale che permei praticamente tutte le attività amministrative con mano ferma e senza paura di scontentare le diverse corporazioni che a turno minacciano di togliere il consenso politico-elettorale a chi al momento governa l’amministrazione. Parlo di corporazioni perchè in fondo esistono molti più motivi di comprensione e di adesione da parte delle persone rispetto a corporazioni che tentano di risvegliare l’interesse generale su se stesse attraverso la proposizione di veti, e non soltanto in campo ambientale. (altro…)
L’ambiente non ha appeal: tagliato di fatto dagli aggiustamenti in Finanziaria non possiede più di fatto un “portafoglio” passando da 1,3 miliardi del 2008 a 120 milioni di € nel 2012. Nemmeno i media prestano più attenzione ad un Ministero ormai in ginocchio e nessuno saprà quindi che il Piano Bonifiche, la gestione dei parchi nazionali e riserve marine, la mobilità sostenibile, la lotta contro l’inquinamento atmosferico e via discorrendo non saranno ne fatti linee d’azione del Governo di Centrodestra presieduto da Silvio Berlusconi. Il danno è grave e sa anche un po’ di beffa, ma per dirla proprio tutta non sarei sicuro che governi di altro segno non avrebbero comunque diminuito le risorse di un settore visto sempre un po’ con fastidio ed accondiscendenza; anche a sinistra. Che fare quindi? (altro…)