Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Browsing the archives for the Ambiente category.

Earth Day 2012

(…) Non dico che i piccoli gesti non siano importanti per salvare il Pianeta, ma l’ambientalismo ormai si è ridotto a questo, ha abbandonato le grandi battaglie, le uniche realmente incisive, per dedicarsi ad assorbenti riciclati e rimedi della nonna e vendere indulgenze, leggi permessi per inquinare, al diavolo. Sta diventando di un simbolismo sterile… come quelle religioni i cui adepti si riuniscono una o due volte all’anno per onorare comandamenti di cui spesso non conoscono il significato e che ignorano il resto dei giorni. Vogliamo un anno dedicato alla terra. E sarebbe bello celebrarlo con pochi fedeli veri piuttosto che con una massa di credenti non praticanti di cui la Terra farebbe volentieri a meno, oggi e domani.

Continua a leggere su Ecoblog

European Green Capital: le città italiane senza volontà rinnovabile

Bristol, Copenhagen e Francoforte si contenderanno il titolo 2014 per la Capitale Verde Europea della Commissione Europea. Ogni anno questo cncorso vuole premiare le migliori città del vecchio continente che si distinguono per le politiche rivolte alla sostenibilità ambientale. L’Italia, anche questa volta, non compare in questa classifica, anche se Torino aveva cercato di dare la scalata non riuscendo però a soddisfare i parametri richiesti. Poco c’entra, a mio modesto avviso, la giaculatoria che incolpa le scarse risorse disponibili. Basterebbe che le nostre amministrazioni si occupassero davvero in maniera più convinta di risparmio energetico, mobilità sostenibile, sostenibilità ambientale per cercare di entrare in questi nuovi mercati fatti di alta tecnologia e ricerca, posti di lavoro nuovi in aziende non sottoposte alla delocalizzazione. Il punto non è vincere queste manifestazioni, ma il segnale dell’esclusione costante delle nostre città da queste classifiche non è certamente positivo, come non è legato alla scarsità di risorse: la capacità e volontà politica è una risorsa rinnovabile che bisognerebbe iniziare a saper contabilizzare anche in Italia

Strasburgo: biciclette gratis ai malati

Sicuramente una delle più belle degli ultimi tempi. Il sindaco di Strasburgo, Roland Ries, ha proposto di offrire un abbonamento gratuito al Bike sharing su prescrizione medica. Il progetto è far prescrivere da una cinquantina di Medici di famiglia l’attività sportiva mediante uso della bicicletta a un centinaio di pazienti affetti da malattie come il diabete, l’ipertensione, l’obesità e via discorrendo. Muniti della prescrizione i malati avranno diritto ad un abbonamento di un anno per l’uso di biciclette pubbliche in libero servizio. L’operazione dovrebbe partire dal prossimo settembre con l’idea di allargare ad altri medici la sperimentazione. Formidabile!

Sostiene Clini: sbaglia chi vuole tagliare le rinnovabili

Questa volta è il Governo, attraverso il suo Ministro per l’Ambiente Corrado Clini, a difendere le energie rinnovabili contro gli attacchi dei difensori della produzione elettrica tradizionale. Un cambio di passo davvero straordinario se si pensa che solo un anno orsono il Governo presieduto da Silvio Berlusconi dichiarava a gran voce di voler investire decine di miliardi di euro per costruire almeno dieci centrali nucleari. Le parole di Corrado Clini sembrano in questo caso valere almeno il doppio, visto anche il suo profilo di tecnico ed esperto conoscitore della materia ambientale “dal di dentro”. E gli argomenti non sono certo banali, come d’altra parte il peso degli attacchi provenienti da Eni, Enel fino all’Autorità per l’Energia che mette in contrapposizione la riduzione della bolletta energetica ed il sostegno alle fonti rinnovabili. Innanzitutto per diminuire le bollette energetiche bisognerebbe semplicemente pulirle da diverse incrostazioni che si sono depositate nel tempo nella tariffe togliendo i contributi caricati a favore del famigerato Cip 6 (gli inceneritori per dirla semplice) che non c’entrano molto con la politica energetica, passando per quello che stiamo ancora pagando per il nucleare per finire con gli sconti concessi nel tempo alle aziende maggiormente energivore come le acciaierie; tutte cose che paghiamo ogni mese in bolletta e poco efficaci ricordando anche solo come sta finendo la vicenda Alcoa in Sardegna. E come spiegare poi all’Europa Comunitaria che ha licenziato precise norme e finanziamenti a riguardo che no, è meglio tornare indietro, che ci eravamo sbagliati. Per non parlare, in tempi di primato del mercato, delle tendenze in atto su scala internazionale che nel 2011 ha investito nelle fonti rinnovabili 260 miliardi di dollari: vogliamo davvero uscire da un mercato in espansione? Come anche sarebbe davvero suicida rinunciare ai benefici delle nostre casse pubbliche che stanno intascando importanti tagliandi sotto forma di maggiore gettito fiscale oltre alla crescita esponenziale di occupazione che rinfranca il nostro welfare asfittico. E poi vogliamo davvero continuare a martoriare la nostra bilancia commerciale che ormai ha superato i 60 miliardi di euro l’anno per l’acquisto di combustibili fossili, contro gli studi della stessa Bocconi che valutano in alcune decine di miliardi i vantaggi che le rinnovabili porteranno dal 2030? Già, perchè se era sfuggito a qualcuno già oggi l’energia pulita è arrivata a produrre il 26,6 % dei consumi elettrici complessivi italiani e il 14% dei consumi energetici finali. “Il sistema degli incentivi – sostiene Clini – dovrebbe essere collegato al vantaggio prodotto in termini di miglioramento della bilancia commerciale. Inoltre nello schema di riforma fiscale messo a punto dal Governo c’è una Carbon Tax, cioè un’imposta sulle emissioni di anidride carbonica, in un percorso che serve ad alleggerire il carico di tasse sul lavoro e che servirà a dare ossigeno all’economia”.

Forse, chi si lamenta delle rinnovabili sta patendo altri problemi che vorrebbe scaricare sul pubblico erario come il fatto che si stia passando da un sistema prima composto da poche grandi centrali ad uno molto articolato che alimenta le reti intelligenti e le “smart city”. O probabilmente, molto più prosaicamente, chi si alimenta paga errori di programmazione per i quali oggi esiste un eccesso di produzione di energia elettrica: sono state concesse troppe autorizzazioni per centrali convenzionali e la crisi ha amplificato una diminuzione della domanda già in atto da tempo grazie alle, ancora timide per la verità, politiche rivolte ad una maggiore efficienza energetica. Il mercato è saturo per raccontarla semplice. Siamo un po’ troppo verdi secondo i produttori tradizionali e la mossa conseguente è il tentativo di azzoppare l’innovazione delle rinnovabili tagliando incentivi in questo settore. Magari sarebbe molto più razionale rimodulare la costruzione di grandi centrali, chiudere quelle vecchie ed inquinanti o semplicemente scommettere veramente ed investire, sviluppare ed innovare in questo nuovo settore da parte dei vecchi dinosauri energetici.

Chiaro, pulito, sostenibile: grazie Ministro Clini.

L’Economia Verde avanza in Francia

In Italia ne parla indirettamente il Rapporto di Legambiente sui Comuni Rinnovabili, mentre il Francia (come ripresa daEcoblog) ci pensa il Commissariat Général au Développement Durable (CGDD) che pubblica i suoi dati sulla Green Economy: L’economia rinnovabile avanza e non sente le perturbazioni della crisi economica globale in atto. Settori come la cura della qualità dell’aria, il riciclo delle acque, i rifiuti, la bonifica dei suoli, trainano l’economia francese, producono posti di lavoro nuovi di zecca, rinforzano le esportazioni. Numeri interessanti che dovrebbero essere meglio analizzati da chi coordina politiche nel settore pubblico, dalle Università che devono preparare i giovani a risolvere future emergenze e dalle aziende che hanno deciso di riconvertire le proprie attività verso nuovi mercati. Uscire dal ‘900 e dai suo paradigmi economici significa anche questo.

Il rapporto Comuni Rinnovabili 2012 di Legambiente

Pubblicato il Rapporto Comuni Rinnovabili 2012 di Legambiente che descrive il nuovo scenario delle fonti rinnovabili ormai in grado di coprire più del 25% del fabbisogno elettrico e oltre il 14% di quelli complessivi del nostro Paese.

La prima grande novità è quella di una generazione sempre più distribuita: oltre 400mila impianti di grande e piccola taglia, diffusi ormai nel 95% dei Comuni italiani, da nord a sud, dalle aree interne ai grandi centri e con un interessante e articolato mix di produ- zione da fonti differenti. E’ qualcosa di mai visto, che ribalta completamente il modello energetico costruito negli ultimi secoli intorno alle fonti fossili, ai grandi impianti, agli oligopoli. Il tutto in un periodo di indubbia crisi economica.

Nel 2011 in Italia la produzione da energie pulite ha superato il 26% di contributo per i consumi elettrici e il 14% di quelli complessivi. Dal 2000 ad oggi 32 TWh da fonti rinnovabili si sono aggiunti al contributo dei “vecchi” impianti idroelettrici e geotermici. La progressione nella crescita di questi dati è costante da anni e sta a dimo- strare come gli impianti oggi siano sempre più affidabili e competitivi.

La novità forse più interessante sta proprio nei percorsi diversi di sviluppo degli impianti descritti sulle mappe dell’Italia, proprio perché differenti sono le risorse presenti e le possibilità di valorizzazione. Decine di migliaia di impianti installati negli ultimi anni – piccoli, grandi, da fonti diverse – e i tanti progetti in corso di realizzazione, stanno dando forma a un nuovo modello di generazione distribuita, in uno scenario che cambia completamente rispetto al modo tradizionale di guardare all’energia e al rapporto con il territorio.

Il Rapporto descrive questi cambiamenti mettendo in luce soprattutto un dato: la capacità di questi impianti di produrre energia in rapporto ai consumi, in particolare delle famiglie. Per far capire come il contributo di questi impianti sia fondamentale nel rispondere direttamente alla domanda elettrica di case, aziende, utenze, perché essi accorciano la rete e si integrano con altri impianti efficienti. Grazie a questi cambiamenti, insieme a quelli sull’efficienza energetica, il bilancio energetico italiano non solo sta diventando più pulito e meno dipendente dall’estero, ma anche più moderno perché distribuito sul territorio.

Clik qui per scaricare il rapporto in pdf

RIO + 20 il futuro che vogliamo

Non lo sanno in molti, ma tra il 20 ed il 22 giugno si terrà RIO + 20 in cui i Governi di tutto il mondo si ritroveranno a fare il punto sulle politiche ambientali nel ventesimo anniversario  della Conferenza di Rio de Janeiro del 1992. Proprio in quella Conferenza venne proposta l’idea dello “sviluppo sostenibile” oggi correntemente utilizzata, utilizzata ed imprescindibile per qualunque discorso ambientale. Ci ritorneremo e per ora il rimando al sito della Conferenza e il video di presentazione

Il costo dei danni ambientali in Europa

Quanto costa non applicare le normative ambientali in Europa? La risposta è arrivata da una comunicazione dal Commissario Europeo per l’Ambiente Janez Potocnik che ha stimato in circa 50 miliardi di euro l’anno tra costi diretti e indiretti (ad esempio danni sanitari) il danno all’economia europea che i cittadini del vecchio continente sono costretti a ripianare. “La normativa UE – ha dichiarato il Commissario Europeo- non è un’invenzione di Bruxelles, ma è democraticamente adottata da tutti gli Stati membri e dal Parlamento, per il beneficio dei cittadini. L’ambiente è protetto da circa 200 atti normativi, che tuttavia troppo spesso non vengono correttamente applicati. Ciò non solo nuoce all’ambiente, ma mette a rischio la salute umana, causa incertezze per l’industria e compromette il mercato unico. Si tratta di costi che non possiamo permetterci in tempi di crisi”.

Il messaggio è che la prevenzione dei danni ambientali costerebbe molto meno rispetto a quanto sia necessario spendere per porre rimedio ai danni. Ad esempio l’applicazione integrale della legislazione UE per i rifiuti potrebbe creare 400.000 nuovi posti di lavoro con costi netti che ammonterebbero a 72 miliardi di euro in meno rispetto alla situazione attuale di mancata applicazione delle norme. La Commissione Europea sottolinea anche come il problema non abbia strumenti di risoluzione “interplanetari” ma competa semplicemente alle autorità nazionali come ai livelli amministrativi regionali e locali. Ed infine “una corretta applicazione implica un’azione di risposta efficace ai problemi ambientali effettivi o potenziali. Tra i suggerimenti per migliorare l’applicazione figurano ispezioni e sorveglianza più efficaci, criteri per il trattamento delle denunce dei cittadini da parte degli Stati membri, un accesso facilitato alla giustizia in materia ambientale, nonché il sostegno alle reti europee di professionisti dell’ambiente. In caso di problemi, i responsabili dell’applicazione delle norme dovrebbero assumere impegni più chiari, con scadenze e parametri di riferimento concreti che possano essere valutati pubblicamente”. Nulla di più, nulla di meno.

Ticket Market

L’inquinamento atmosferico si combatte in tanti modi, grandi e piccoli. In epoche passate avevamo lanciato, come Assessorato della Provincia di Torino, il Ticket Transport, che attraverso semplici meccanismi incentivava l’uso dei mezzi pubblici per i lavoratori della stessa Provincia di Torino a prezzi molto sostenibili. Comuque una parte delle politiche per togliere dalle corsie delle città le automobili – che rimangono nella nostra area la maggior fonte di inquinamento per polveri sottoli ed affini – deve anche prevedere piccole cose, comprensibili,vantaggiose e che creino una nuova cultura ambientale. Un po’ come curare la pressione arteriosa, dove spesso il risultato non può farlo un singolo farmaco, ma un’associazione di sostanze. Un’idea semplice potrebbe essere quella – attraverso accordi specifici – di permettere uno sconto pari al valore del biglietto GTT impiegato a tutti coloro che fanno la spesa in un supermercato. Non sono certo 1,5 € che fanno la differenza, ma di questi tempi tutto fa brodo…

Milliband: l’austerity non diventi immobilismo ambientale

“Un modello di sviluppo basato sulla riduzione delle emissioni solleva questioni di giustizia, sicurezza e prosperità. E’ uno dei dossier più sensibili e difficili da affrontare nel sistema multilaterale”.

David Milliband, già leader del Labour inglese, interviene sulle conclusioni della Conferenza sul clima di Copenhagen

Leggi l’articolo completo  sul sito di Italia Futura