
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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Siamo concentrati sul numero 350 – come parti per milione, che è il livello individuato dagli scienziati come limite superiore di sicurezza per la CO2 nell’atmosfera. Ma 350 è più di un numero – è il simbolo di dove dobbiamo dirigerci come pianeta.
Per affrontare i cambiamenti climatici, dobbiamo muoverci rapidamente, e dobbiamo agire all’unisono – e l’anno 2009 sarà un anno assolutamente cruciale. Il prossimo dicembre i leader mondiali si riuniranno a Copenaghen, in Danimarca, per scrivere un nuovo trattato globale sulla riduzione delle emissioni. Il problema è che, il trattato che si trova ora sul tavolo non combacia con la gravità della crisi climatica – non supera il test di 350.
Al fine di unire il pubblico, i media ed i nostri leader politici dietro all’obbiettivo di 350, stiamo sfruttando la potenza di internet per coordinare una giornata di azione planetaria il 24 ottobre 2009. Speriamo di avere delle azioni in centinaia di luoghi icona intorno al mondo – dal Taj Mahal alla Grande barriera corallina alla vostra comunità – ed un messaggio chiaro per i leader mondiali: le soluzioni per il cambiamento climatico devono essere imparziali, devono essere basate sulla scienza e devono soddisfare le dimensioni della crisi.
Se un movimento di base riuscisse a far si che i nostri leader siano informati della più recente scienza del clima, possiamo iniziare la trasformazione globale di cui abbiamo disperatamente bisogno.

La stessa esistenza di una sola Italia è in pericolo, spaccata in due, minacciando di rompersi in più pezzi. La riforma federalista dello Stato non si accompagna a una visione chiara dei rapporti tra potere centrale e locale, né al modello di sviluppo della società, dei servizi minimi da garantire sul piano sociale, ambientale ed economico. Ma si riduce a una costellazione di mediocri localismi, sempre più piccoli, egoistici e autarchici, senza alcuna pulsione né proiezione verso l’Europa più avanzata.
L’ambiente paga pesantemente questo sfaldamento selvaggio della struttura statale, poiché le scelte territoriali in sede locale rispondono facilmente a logiche di scambio piuttosto che a esigenze di garanzia per i cittadini. In campo urbanistico, ambientale e paesaggistico, il disastro si tocca con mano. La “privatizzazione” del pubblico sta diventando la logica del “padrone a casa mia”, anche quando è un bene comune. Più i poteri decisionali sono a livello locale e si è condizionati nelle decisioni anche tecniche dagli interessi municipali di gruppi economici o privati, più viene indebolita e devitalizzata l’azione degli organismi di tutela. L’ambiente è sempre più dissestato e inquinato, il paesaggio continuamente imbruttito da cemento e asfalto, l’agricoltura di qualità e il turismo in pericolo.
L’attuale modello di sviluppo economico che ha generato nel pianeta povertà, squilibri e guerre va riformato. Come del resto il modo di misurare il Pil attraverso indicatori che valutino lo sviluppo in termini di benessere sociale e ambientale. Dobbiamo puntare sulla qualità per tutelare la salute dei cittadini. La decisione del governo di tornare all’atomo è sbagliata. Il futuro energetico del mondo non può essere l’attuale nucleare, con il problema delle scorie radioattive e della sicurezza. E nemmeno il carbone, con il suo forte impatto ambientale e sanitario provocato da emissioni di CO2 e polveri sottili. La nuova politica energetica deve basarsi sulle rinnovabili, sul risparmio e l’efficienza, puntando su ricerca e innovazione tecnologica, per costruire la nuova era della green economy.
Dobbiamo fermare il consumo del territorio, affrontare l’emergenza sanitaria dello smog, investendo sul trasporto pubblico su ferro. Valorizzare la bioedilizia, prevenire il dissesto idrogeologico, realizzare sistemi di gestione dei rifiuti sostenibili. Ci sentiamo impegnati nella tutela degli animali, nel superamento della vivisezione e contro la liberalizzazione della caccia. L’acqua, in una seria politica ecologica e dei diritti, è un bene comune. Va tutelata la biodiversità, l’agricoltura biologica e quella libera da Ogm per garantire le tradizioni tipiche ed enogastronomiche. Il patrimonio archeologico, artistico, paesaggistico e culturale potrà essere opportunità di nuova occupazione.
Osserviamo con preoccupazione la scomparsa di un’autonoma presenza ecologista in Italia, in controtendenza rispetto al resto d’Europa. Vogliamo contribuire affinché anche nel nostro Paese nasca un forte e credibile movimento ecologista, un non partito, una rete ecologista territoriale, tematica, libera, diversa e aperta, in grado di parlare a tutti gli italiani, trasversalmente e senza confini ideologici. Guardiamo con attenzione all’appello “Il coraggio di osare”, lanciato da molti ambientalisti e riteniamo importante che gli ecologisti trovino un’unità per trasformare in realtà la speranza di milioni di cittadini per un’Italia migliore. Lo scenario temporale di questo progetto politico deve essere ampio. Bisogna lavorare per il domani, dando il meglio di noi in questa grande sfida.
La Commissione Europea in data 28 settembre ha bocciato il piano per il risanamento della qualità dell’aria italiano, avviando la procedura d’infrazione se i limiti non saranno rispettati nel 2011. Nel nord Italia, solo la Valle d’Aosta riesce ad ottenere una deroga. Uno dei cardini della bocciatura del piano italiano sarebbe non tanto la mancata predisposizone deipiani provinciali e regionali, quando la mancanza di un piano nazionale in mancanza del quale i piani locali non riuscirebbero a raggungere l’efficacia. Il piano nazionale, infatti, è ancora in stesura a livello ministeriale e il Ministro Prestigiacomo non sembra aver dissipato i dubbi dell’Unione Europea sul quadro generale di azioni da porre in campo. La politica delle deroghe, dei tentativi di dilazione, delle giustificazioni sulle condizioni climatiche non sembra quindi intenerire la Commissione Europea che alza stavolta il cartellino rosso. Il testo della missiva europea sul sito www.legambiente.org





