Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Francia: ecotassa sul trasporto pesante

Il governo francese ha annunciato che l’entrata in vigore dell’Ecotassa sul trasporto pesante avverrà non prima del 2012, a differenza di quanto stabilito dalla legge Grenelle -Ambiente e dalla finanziaria 2009. Cosa sia questa tassa è presto detto: si tratta di far pagare sulla rete stradale francese non sottoposta già a pagamento, una cifra a km percorso in modo tale da spostare il trasporto delle merci dalla gomma ad altre forme meno inquinanti. La tassa, più o meno 20 centesimo per Km effettivamente percorso si propone diversi fini tra cui:

  • Una fiscalità più ecologica, che pesi sul traffico realmente svolto, piuttosto che sul costo del lavoro e sul patrimonuio delle imprese di trasporto stradale;
  • Una fiscalità più giusta che colpisca i veicoli pesanti quale che sia la loro nazionalità;
  • un «costo di riferimento» che favorisca il rapporto modale grazie ad un meccanismo di ribaltamento della tassa sui committenti caricatori
  • nuove risorse per la costruzione di infrastrutture di trasporto decise a partire proprio dalla legge Grenelle sull’ambiente.

Qualche approfondimento qui e qui

Come salvare il pianeta

Come salvare il pianeta: viaggio nei meccanismi del Parlamento americano con un’intervista ad Al Gore. Current TV

Insieme per Bresso: una proposta su salute ed ambiente

Quando parliamo di ambiente non possiamo non parlare di salute. Un esempio fondamentale è il legame che esiste tra la sfida energetica e la tutele della salute. Uno dei nodi principali infatti non sembra essere tanto la possibilità di reperire energia, bensì le conseguenze dell’utilizzo di fonti energetiche alle quali ci stiamo affidando in modo “eccessivo” e i relativi impatti dannosi. Quindi uno dei primi passi da compiere è l’individuazione degli effetti sull’uomo e dei fattori scatenanti. Richard Klausner individua alcuni punti su cui interrogarsi preventivamente nella valutazione delle differenti possibilità di scelta:

- quali saranno gli effetti

- in che modo si manifesteranno

- quale sarà la loro portata

- quando si manifesteranno

- chi verrà colpito in misura maggiore.

Esistono strumenti scientificamente consolidati per rispondere a queste domande?

Uno degli strumenti più raffinati che viene impiegato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nelle sue rendicontazioni sullo stato globale della salute è il DALY, sigla che significa Disability-Adjusted Life Years. Questo strumento permette di “misurare” il peso della malattia in una comunità attraverso la combinazione di diversi parametri: perdite dovute a morte prematura e perdite di vita sana dovuta a forme di inabilità. 1 DALY è uguale allaperdita di un anno di vita in buono stato di salute. Tra le diverse funzioni, il DALY serve anche a selezionare e misurare il costo degli interventi per la prevenzione e/o cura di determinate malattie, quindi anche per la definizione delle priorità in sanitarie e per la scelta dell’attribuzione di risorse finanziarie e umane.

Una proposta che sostengo per la prossima legislatura regionale in Piemonte è l’introduzione di questi tipi di parametri per valutare in maniera più scientifica,  comprendere gli impatti di ciò che scegliamo dal punto di vista ambientale e disegnare le priorità in sanità derivanti dalle scelte ad esempio energetiche che ci apprestiamo a compiere.

Previsioni dell’inquinamento atmosferico in Italia

logopm10Segnalo un interessante sito sulle Previsioni dell’inquinamento atmosferico in Italia dove trovare diverse informazioni sugli inquinanti nelle diverse città. Il sito fornisce anche in modo chiaro informazioni sulle norme igienico-sanitarie suggerite a seconda delle condizioni di inquinamento. Il sito si chiama LaMiaAria ed è sicuramente da promuovere

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Tasse ecologiche in Francia

piantina piccolaFa sicuramente un certo effetto, almeno al lettore italiano, che nell’edizione di sabato 9 gennaio, Le Monde dedichi due pagine centrali al dibattito in corso in Francia sulla tassazione delle emissioni di carbonio come strumento per far fronte al riscaldamento climatico. Articoli di ottima qualità dove si confrontano Chantal Jouanno, segretaria di stato   per l’ecologia; Michel Rocard, Presidente della commissione d’esperti sulla contribuzione clim-energia e già Primo Ministro; Segolene Royale, Presidente della Regione Poitou-Charentes, già ministro dell’ecologia e sfidante di Sarkozy alle ultime presidenziali francesi, Yves Martin, Menbro della commissione di esperti sulla contribuzione clima-energia ed altri. Se la discussione non è nuova in Francia, che ha comunque preso sul serio il problema e giustamente dibatte non su argomenti astratti ma su uno dei pochi strumenti veramente efficaci quale quello d’intervenire attraverso strumenti economici per tentare di limitare le emissioni climalteranti, il motivo di questo ritorno di discussione è dato dalla decadenza del provvedimento voluto dal Presidente Sarkozy che appunto varava un sistema di tassazione in questo senso. Il decadimento del provvedimento è stato dichiarato dall’equivalente della nostra Corte costituzionale e porterà alla necessità di riproposizione della legge da parte del Governo francese entro il 20 gennaio prossimo venturo. Invitando quindi coloro possono leggere i testi su Le Monde di sabato 9 alle pgg 20 e 21 – con la promessa di tentare a breve una traduzione per chi non potesse procurarsi gli articoli – è simpatico segnalare la ragione per cui la Corte Costituzionale ha bocciato il provvedimento. Il “Conseil” francese, infatti, non si è pronunciato sullìopportunità di introdurre la tassazione ecologica, ma ha semplicemente ricordato che la legge votata dal Parlamento non è conforme alla Costituzione francese perchè prevede troppi esoneri, rendendo di fatto lo strumento nettamente meno efficace rispetto alla proposta iniziale del “rapporto Rocard”, come ricordato nell’articolo iniziale. Il corto-circuito personale corre alle iniziative che anche localmente si è tentato di introdurre nella nostra realtà torinese e piemontese con strumenti sicuramente meno pesanti rispetto all’introduzione di nuove tassazioni e dove la critica più forte era quella di non prevedere sufficienti esoneri delle diverse categorie. Anche se la lettura del provvedimento mi portava personalmente a credere che le esenzioni fossero sicuramente troppe. Credo sia necessario imparare questa lezione di governo amministrativo, che per forza di cose appare diametralmente opposta alla logica dell’aiutino ormai prevalente nel nostro Paese a diversi livelli e che esula dal condividere o meno lo spirito delle norme proposte per cui deve valere il pur aspro confronto politico, senza annacquare in estenuanti compromessi che uccidono le norme stesse. Si discuta, ci si confronti, si corregga dove è necessario, ma una volta deciso si agisca, facendo in modo che il giusto compromesso non diventi un espediente politico.

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Cambiamenti climatici: gli eschimesi hanno bisogno di frigoriferi

Global_Warming_MapUn perfetto esempio di come i cambiamenti climatici possano modificare profondamente le abitudini delle popolazioni, ci viene dalla notizia che gli Inuit, uno dei due gruppi che costituiscono la popolazione degli Eschimesi, hanno necessità dei frigoriferi. La canadese Violet Ford ha infatti dichiarato ieri come il cambiamento climatico stia riducendo i tempi stagionali della caccia di quelle popolazioni, rendendo necessaria la disponibilità di frigoriferi in comune per riuscire a conservare il cibo. Gli Inuit – secondo wikipedia, sono gli originari abitanti delle regioni costiere artiche e subartiche dell’America settentrionale e della punta nord orientale della Siberia. Il loro territorio è principalmente composto dalla tundra, pianure basse e prive di alberi dove vi è perennemente uno strato di permafrost, salvo pochi centimetri in superficie durante la breve stagione estiva. Insieme agli Yupik costituiscono il popolo degli Eschimesi. Il nome Inuit significa semplicemente uomini.

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Inquinamento e aumento dei limiti di velocità

congestionChe l’aumento della velocità delle automobili aumenti l’inquinamento è cosa risaputa. Utile è comuque considerare i dati verificati, in questo caso riportati dall’Arpa Toscana, ottenuti da diverse esperienze europee.

La riduzione della velocità di circolazione ai fini della diminuzione delle emissioni in atmosfera è stata sperimentata, negli ultimi anni, in diversi paesi europei. La misura viene applicata in genere su autostrade o strade a grande scorrimento, in quanto la diminuzione è efficace sulla riduzione delle emissioni nelle fasce alte di velocità. Di solito i limiti vengono applicati in tratti stradali/autostradali in prossimità dei centri urbani. In tutte le esperienze, il provvedimento è stato inserito all’interno di piani più ampi, con l’obiettivo di ridurre la popolazione esposta ad alti livelli di PM10 e NOx, oppure in piani di riduzione dei gas serra in cui la riduzione di PM10 rappresenta un beneficio aggiuntivo. In tutti gli studi è stata sottolineata l’importanza degli strumenti utilizzati per far rispettare la misura di limitazione della velocità; determinante risulta l’aumento dei controlli, attraverso l’installazione di telecamere per il controllo della velocità e l’erogazione automatica di multe.

Gli effetti prodotti
Gli effetti prodotti dalla riduzione del limite di velocità sono generalmente valutati attraverso la stima della variazione delle emissioni; in più, in alcuni casi (Rotterdam e Amsterdam) sono stimati gli effetti prodotti dalla riduzione delle emissioni sulla qualità dell’aria.
Nel caso di Amsterdam, oltre alle stime sulla riduzione delle concentrazioni, sono stati analizzati i dati del monitoraggio della qualità dell’aria in prossimità di due diversi tratti dell’autostrada, prima e dopo l’applicazione del provvedimento.
In generale, è importante considerare che anche una consistente riduzione delle emissioni determina miglioramenti di entità molto inferiore sulla qualità dell’aria. Ciò si verifica innanzitutto perché il traffico autostradale non è praticamente mai l’unica sorgente di emissione significativa di una zona. Inoltre, l’inquinamento atmosferico, oltre che dalle emissioni, dipende dalla dispersione degli inquinanti in atmosfera, secondo relazioni complesse che sono legate alle particolari condizioni meteorologiche. Nel caso specifico del PM10 c’è inoltre da considerare la componente secondaria, che si forma in atmosfera successivamente all’emissione e che risente solo in maniera indiretta della riduzione delle emissioni dei precursori.
Nel caso di Amsterdam, i risultati dello studio – misurati dalle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria vicine all’autostrada nell’anno dell’applicazione della misura di riduzione della velocità e in quello precedente – hanno dimostrato che le concentrazioni degli inquinanti si riducono dal 15% al 6% nei tratti di strada a 80 km/h (il limite precedente era 100 km/h). In particolare il contributo del traffico alle concentrazioni di PM10 è diminuito di 2.20 µg/m3 e nel caso del PM1 di 0.42 µg/m3.
Anche nel tratto di tangenziale dove il limite non è stato ridotto, il contributo del traffico alle concentrazioni di PM10 e polveri è diminuito, anche se rimangono più significative le riduzioni di PM10 e PM1 nel tratto di strada in cui il limite è stato introdotto. Questa riduzione diffusa dei livelli di inquinamento su tutta la tangenziale può trovare una spiegazione nelle politiche governative in materia di veicoli a ridotto impatto ambientale.
Per quanto riguarda il traffico, questo non è aumentato nel tratto di strada preso in esame, a seguito dell’intervento di riduzione del limite; effetti simili si sono riscontrati anche nel resto della tangenziale, anche se di più bassa entità (non più del 2% del traffico totale).
Nel caso di Barcellona, portando la velocità media da 120 km/h a 80 km/h, è stata stimata una riduzione pari a 17% per il NO2 e del 7% di PM10, senza considerare altre componenti delle polveri, come l’usura di freni, gomme e catrame che crescono con l’aumento della velocità.
Oltre che per la qualità dell’aria, si hanno evidenti benefici dal punto di vista del rumore e molti studi condotti sui rendimenti energetici concordano nel ritenere conveniente, in termini di minori consumi, attestarsi, per un motore di media cilindrata, su velocità comprese tra i 70 e i 90 km/h.
Più in generale, l’esperienza di riduzione della velocità può offrire spunti per migliori comportamenti di guida tra i cittadini. Per questo la misura a Barcellona è accompagnata da un aumento dei controlli: oggi si stima che in Catalogna le infrazioni del limite di velocità siano oltre il 32% e sulle autostrade raggiungano il 60% di quelle inflitte in totale.
Nel caso di Rotterdam, la riduzione dei limiti da 100 km/h a 80 km/h e il controllo elettronico dei 3,5 km di percorso consente un calo del 25-35% dei picchi di PM10 e NO2 fino ad un raggio di 200 metri; mentre il miglioramento totale della qualità dell’aria sempre dentro brevi e medie distanze è stimabile tra il 7% (NO2) e il 4% (PM10) per effetto dei minori sforzi dei motori in marcia. Il piano di interventi al 2010 si completa poi con azioni di specializzazione viaria (interventi tipo corsie differenziali/piste ciclabili/strade interdette ai mezzi pesanti), limitazioni al traffico in centro e sui rami secondari, tele-lavoro allo scopo di contenere i flussi pendolari ecc.
In Francia, il controllo della velocità è una delle misure contenute nel piano nazionale contro i cambiamenti climatici, quale contributo alla riduzione delle emissioni provenienti dal trasporto entro il 2010. Il trasporto in Francia contribuisce attualmente ad un quarto delle emissioni di gas serra e ad un terzo delle emissioni di CO2. Il Piano si concentra sul miglioramento dei motori e dei carburanti, sul cambiamento dei comportamenti di guida  e sul miglioramento del sistema nazionale di trasporti. Quando i guidatori si attengono al limite di velocità, si consuma meno carburante e si riducono le emissioni di CO2, perciò la Francia prevede di applicare misure di controllo della velocità a tutto il sistema stradale nazionale. La velocità media sulle strade è stata ridotta tra 5 e 10 km/h e ci si aspettano ulteriori miglioramenti di questo tipo.
Le stime indicano che la piena osservanza dei limiti di velocità può ridurre complessivamente le emissioni di  CO2   di   3Mt.
Cosa succede in Italia?
La Regione Toscana nel Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria 2008-2010 – pubblicato con Delibera del Consiglio n. 44 del 25/06/08  – prevede, tra gli interventi nel settore della mobilità pubblica e privata, anche l’applicazione di un limite di velocità di 90 km/h da applicarsi ai tratti delle autostrade toscane ricadenti nei Comuni oggetto di risanamento. È previsto che la Giunta Regionale predisponga la richiesta al Ministero competente per l’emanazione di un Decreto che indichi il nuovo limite di velocità.
La necessità di considerare la riduzione della velocità nei tratti autostradali delle Zone di Risanamento dovrà essere recepita dalle linee guida per la predisposizione dei Piani di azione comunale – PAC, al fine di mettere in atto tutte le misure necessarie, nell’ambito delle rispettive competenze, per perseguire l’obiettivo di riduzione di emissioni da traffico autostradale.  
CONCLUSIONI
Dalle esperienze raccolte si ricava che il provvedimento di riduzione del limite di velocità – di per sé – anche se  riduce le emissioni da traffico stradale, non sembra che incida in maniera risolutiva sulla qualità dell’aria. Se inserito in un contesto di azioni pianificate per il risanamento della qualità dell’aria la sua applicazione acquista maggior senso. Nei casi in cui, come ad  esempio ad Amsterdam, le zone limitrofe all’autostrada siano densamente popolate, il provvedimento ha valore in assoluto per la riduzione dell’esposizione dei residenti, anche al di fuori di un contesto più ampio di misure previste. Vanno comunque considerati gli effetti positivi accessori che il provvedimento determina come l’aumento della sicurezza stradale e la riduzione del rumore.

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Bollo auto o pagamento a chilometro? In Olanda si paga a percorrenza

transmilenio1imagesAvevamo già segnalato in passato cosa stava per succedere in Olanda riguardo alla lotta contro l’inquinamento: abolizione del bollo auto a favore di una tassa proporzionale ai chilometri percorsi ed al tipo di capacità inquinante delle auto. Notizie più precise stanno circolando sulla messa a punto del progeto sostenuto dal Ministro dei Trasporti Camiel Eurlings che permetterebbe di abbassare le emissioni inauinanti del 10%. L’abolizione del bollo così come oggi presente in Olanda porterebbe ad un risparmio del 25% circa del prezzo totale dell’autoveicolo. Il chilometro percorso dovrebbe costare circa 3 centesimi di euro nel 2012 con successivi incrementi fino al 2018. Sempre secondo il Ministro grazie a questo sistema circa il 50% degli automobilisti olandesi pagherà meno rispetto alla situazione attuale, tanto che anche le associazioni di automobilisti ed il Consiglio comunale di Amsterdam sono favorevoli alla nuova modalità. Sono previste maggiori penalizzazioni per i veicoli più inquinanti. Il conteggio verrà eseguito attraverso un sistema di rilevazione satellitare che promette una estrema precisione. Questo tipo di manovra è sicuramente da incoraggiare in quanto dimostra come l’uso attento degli strumenti dell’economia ambientale provochi una migliore efficienza delle tassazioni senza gli effetti distorsivi di una tassazione “una tantum” che colpisce in maniera poco efficace ed efficiente tutti. Risponde inoltre ad una domanda della cittadinanza che è sempre emersa in mnaiera decisa durante i periodi in cui si tentava di instaurare misure per limitare i forti livelli di inquinamento. Ad esempio una delle critiche era lo scarso utilizzo che i cittadini più anziani e meno abbienti facevano di veicoli sicuramente molto inquinanti, ma che venivano totalmente inibiti all’uso di veicoli che non potevano sostituire date le scerse risorse ed il momento di crisi. Ritengo che la strada di un corretto uso dell’imposizione fiscale secondo una visione ambientale possa permettere la costruzione di politiche sicuramente più eque e meglio accettate dalla popolazione, agendo anche sull’abolizione di sistemi di tassazione, quali ad esempio quelli di acquisto di beni, che sono sempre meno compresi ed accettati dai cittadini.

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il fotovoltaico italiano produce quanto una centrale nucleare

barili-verdiCome raccolto dal IlSole24Ore, Marco Pinetti, Presidente di Artenergy Publishing, stima che il fotovoltaico raggiungerà a fine 2009 in Italia  1 GigaWatt. La stima, in realtà è basata su dati dati forniti dall’European Photovoltaic industry association (Epia) e dal Gestore servizi elettrici (Gse) con una piccola forbice rispetto a quelli stimati dal Kyoto Club. La notizia sta nel fatto che si produrrebbe la stessa quantità di energia di una centrale nucleare, con minori impatti finanziari, ambientali e con tempi di realizzazione molto più veloci. Ad esempio alla fine del 2010 si potrebbe già ottenere una potenza di 2 GW cioè in un anno la costruzione del fotovoltaico produrrebbe l’energia di una nuova centrale nucleare che, notoriamente, necessita di circa 15 anni prima di essere costruita ed entrare in funzione. Per gli amanti delle percentuali nel 2008 il fotovoltaico copriva lo 0.0007% dell’energia italiana, mentre nel 2020 potrebbe coprire agevolmente una quota vicina al 4%. Pinetti si spinge inoltre a prevedere che nel giro di 5 anni questo tipo di produzione energetica non avrà bisogno del sistema attuale di incentivazione per il proliferare di concorrenti la cui concorrenza produrrà prezzi almeno uguali rispetto alle fonti tradizionali, costruendo un mercato che potrà camminare con le proprie gambe.

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Sfasamenti stagionali ormai sono la norma

Un interessante articolo di Giampiero Maracchi (ordinario di Climatologia, università di Firenze) pubblicato su TERRA

Dagli inizi degli anni 90, grazie alle tecnologie oggi a disposizione, satelliti e modelli, è sempre più evidente il cambiamento delle  condizioni che determinano il funzionamento della macchina del clima. Una macchina che funziona a livello globale ma con effetti poi visibili anche a livello locale in termini di tempo atmosferico. La misura più evidente consiste nel riscaldamento dei mari che rappresentano un fattore determinante nei processi della circolazione generale dell’atmosfera e degli oceani.

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