Supponiamo che si decida di imporre una tassa moderata sugli impianti energetici a carbone per finanziare le sovvenzioni a favore dell’energia solare, per poi aumentare per gradi le bollette dell’elettricità parallelamente all’introduzione degli impianti energetici solari. Ecco cosa succederebbe secondo IlSole24Ore
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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Alcune tra le multinazionali maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra avrebbero stanziato 204 mila dollari a sostegno della campagna elettorale di midterm a favore dei candidati espressione dei Tea Party che negano il problema dei cambiamenti climatici e che a maggior ragione avversano qualsiasi intervento normativo in materia. (continua sul blog di Gualerzi)
Ogni tanto se ne parla ma non si sa mai bene chi la faccia. A Philadelfia si sono messi di buzzo buono e faranno partire tra qualche mese una nuova sperimentazione sulla linea della metropolitana per “recuperare” energia elettrica dalla frenata dei treni e quindi riversarla sulla rete elettrica, come segnalato da Ecoblog. Il fatto che ci credano è evidente dall’investimento di 900 mila dollari. Sarà interessante capire soprattutto la fattibilità economica del progetto che in caso di successo sarà esteso a tutta la rete metropolitana.
Penso che le persone non debbano essere trattate da stupide e, d’altro canto, che ognuno di noi per formarsi qualche idea debba certamente avere la pazienza di leggersi qualche documento per formarsi un’opinione. Ecco quindi la sintesi dello studio di impatto ambientale della Torino-Lione presentato nell’agosto scorso. Scopo della sintesi non tecnica è quello di riassumere con un linguaggio comprensibile anche ai non esperti gli elementi salienti di inquadramento dell’opera ed illustrarne le principali caratteristiche tecniche e funzionali, descrivendo anche il lavoro di analisi ambientale che hanno condotto alla scelta del tracciato. Ognuno ne può farsi un’idea di prima mano senza essere diretto da opinioni altrui. Pro o contro che sia
Sono sempre più chiare le elaborazioni economiche sull’impatto del commercio internazionale delle tecnologie per fonti di energia rinnovabile nei bilanci delle nazioni. Roberto Romano su Economia e Politica arriva perfino a candidare il settore delle clean energy technologies come motore della distruzione creativa schumpeteriana dove una fuoriuscita dalla depressione economica si prevede “solo quando un “grappolo” d’innovazioni riesce a formarsi e si traduce in nuove opportunità di crescita, investimento e profitto, con una crescita del sapere tecnologico”. In sostanza già ora il mercato delle tecnologie “verdi” sta condizionando le strategie di sviluppo internazionali con variazioni delle specializzazioni fin qui conosciute nelle diverse aree. Il nostro problema è che, tra i Paesi europei, l’Italia è quella che, mettiamola così, fa fatica a mantenere competitività nella produzione e commercializzazione nelle tecnologie per fonti rinnovabili. Sempre Romano ci segnala che esiste circa un calo del 30% per l’Italia nella quota di esportazione di queste tecnologie e cresce la quota di importazione di queste tecnologie a causa, soprattutto, dei fallimentari livelli di investimento in ricerca & sviluppo nel settore. Il rischio per il futuro è paradossale sostituendo la “dipendenza” odierna dalle fonti fossili di cui il nostro Paese è sguarnito, a quella ben più pericolosa della dipendenza tecnologica legata alle fonti rinnovabili. Incentivare quindi il consumo di energie pulita, ma insieme sviluppare anche un sistema in grado di produrla non dipendente dall’estero. Eccola vera sfida del nostro sistema-paese.
Secondo Le Monde e “Internazionale” le casse dell’Unione Europea sono al verde, con un bilancio fermo ai livelli di circa 30 anni orsono. In sostanza si parla di una cifra di bilancio di circa 126 miliardi di euro pari a circa l’1.02 % del reddito nazionale lordo dei ventisette Paesi. Date le risapute difficoltà degli stessi Paesi membri, si sta facendo strada l’idea di rimpinguare le casse attraverso entrate alternative a quelle dei versamenti nazionali e una delle soluzioni proposte è quella – molto interessante – di far confluire nel bilancio dell’UE i proventi di una imposta sulle emissioni di CO2. Gli impatti sulle politiche transnazionali ambientali e un loro maggior coordinamento ne guadagnerebbero sicuramente.
Se volete avere un’idea di cosa stia avvenendo intorno alla difesa del suolo, urbanistica e scarsa manutenzione nelle nostre città, vi consiglio di fare un salto all’intervista pubblicata su IlSole24Ore a Bernardo De Bernadinis del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile .