Grazie al blog Correnti di Jacopo Gilberti, è possibile scaricare l’interessante atlante sulle emissioni di Co2 in 217 Paesi del mondo secondo i dati del 2009, pubblicata dall’Us Energy Information Administration. Certamente un invito pressante all’azione e alla presa di coscienza dei pericoli che il nostro mondo sta correndo.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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Science ha pubblicato una ricerca sul sequenziamento del DNA di enzimi presenti nel rumine dei bovini in grado di trasformare la cellulosa in zuccheri, primo passo per la produzione di biocombustibili. La ricerca, coordinata dal Joint Genome Institute del Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti e dall’Energy Biosciences Institute, potrebbe rappresentare un passo avanti per individuare metodi ancora più efficienti per la trasformazione delle biomasse in combustibili di tipo rinnovabile. La difficoltà è il numero limitato di delle specie di microbi conosciuti che possono essere coltivati in laboratorio. Il sequenziamento avrebbe comunque permesso ci comprendere come almeno 30.000 dei geni codificati sono effettivamente attivi nella trasformazione di fibre vegetali ricche di cellulosa che non rappresentano sostanze con valore nutritivo per la maggior parte delle specie animali.
Nuclear! è uno sgabello da interni realizzato per il 70% con il riciclo di scorie nucleari e per il 30% da resina naturale. La trasparenza dei materiali e la forma morbida ne permette l’utilizzo in diversi ambienti. Il nucleo centrale, che contiene le parti di scorie nucleari riciclate, è affogato nell’involucro di resina naturale per evitare qualsiasi tipo di emissione. Il prodotto è riciclabile al 100%. ”In un mercato dove ormai tutti parlano di prodotti sostenibili e il consumatore non ha la consapevolezza di ciò che vero o falso, Nuclear! vuole essere una provocazione per dimostrare che anche le scorie nucleari possono essere riciclate” dichiara Marco Capellini.
Designer: Marco Capellini - Azienda: CAPELLINI | design & consulting www.capcon.it (via Ecoblog)
In occasione del blocco del traffico odierno attuato a Torino e Milano, mi aspettavo qualche commento incisivo da parte dei candidati del centrosinistro alla carica di Sindaco. L’argomento è certamente spinoso e qualsiasi posizione venga assunta può trasformarsi in una perdita di consensi non gradita. Furbescamente il centrodestra adotta una tattica ben precisa mischiando il benaltrismo – ci sarebbe ben altro da fare come le non meglio chiarite azioni strutturate – al lasciar fare alle amministrazioni incassandone comunque i risultati: noi non siamo ‘accordo, ma se si vuole bloccare il traffico fate pure. (altro…)
Milano, 25 gen. (Adnkronos Salute) – I pediatri dicono sì alle domeniche a piedi come mezzo utile a ripulire l’aria delle città. Perché “anche se i blocchi del traffico possono essere considerati interventi ‘spot’, in realtà tutto quello che può ridurre i livelli di inquinanti contribuisce a diminuire i rischi per la salute”. Ed è un passo avanti verso l’obiettivo finale: “Creare un ambiente sempre più a misura di bimbo”. Questo il messaggio di Giuseppe Mele, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), oggi in trasferta a Milano proprio mentre sotto la Madonnina – dopo 12 giorni consecutivi di polveri sottili a concentrazioni ‘fuorilegge’ – si discute la possibilità di un blocco totale del traffico domenica prossima. (altro…)
Sembrava non esistesse più ed invece fa ancora paura e costringe le amministrazioni all’impopolarità. Lo smog continua a dividere favorevoli e contrari a misure di limitazione del traffico, ma non fa dormire sonni tranquilli a sindaci e assessori che si ritrovano in questo inizio di 2011 a decidere il da farsi. Inizia Milano con il blocco delle Euro 0 benzina e Euro 0, Euro 1 ed Euro 2 diesel dalle 00.00 alle 24.00 dal lunedì al venerdì su tutto il territorio comunale. Il Codacons riesce persino a proporre le targhe alterne, misura giudicata più equa ed efficace, nei mesi di gennaio e febbraio quando ci sono almeno 4 giorni consecutivi di smog elevato rilevando l’attesa di risultati efficaci con abbassamento di almeno il 20%. (altro…)
Il car sharing con auto elettriche di Parigi ha diversi aspetti che sono e verranno analizzati in vari modi. La notizia in sintesi è che a Parigi circoleranno auto elettriche costruite a Torino da Pininfarina con batterie prodotte in Francia da Bolloré. L’operazione non è nuova e se ne parlava già diversi anni orsono. Un aspetto è comunque poco conosciuto ma interessante: l’operazione è stata resa possibile da una sorta di green procurement assicurato dalle amministrazioni francesi. Infatti, per rendere economicamente sostenibile il tutto, il progetto è stato preceduto dall’impegno appunto delle amministrazioni francesi – in primis la città di Parigi – di assorbire in qualche modo un numero di vetture sufficiente. L’amministrazione quindi è stata una sorta di start up che ha permesso di iniziare l’operazione spingendo non solamente la modalità del car sharing, ma la stessa circolazione delle auto elettriche, mettendo il proprio marchio come garanzia. Da qui il mercato dovrà successivamente dire se l’operazione funziona o meno. Senza questo iniziale disegno l’operazione non avrebbe potuto vedere la luce. Ma gli amministratori francesi in questo si dimostrano ancora una volta all’avanguardia e capaci di assumersi un rischio più o meno calcolato per la promozione di un altro tipo di mobilità. Cosa che dovrebbe essere nel dna di ogni vera amministrazione.
Se non lo capiamo con le buone ce lo faranno capire con il portafoglio. Chiunque di noi potrà essere o meno d’accordo con le politiche di riduzione dell’inquinamento, sulla green economy e altre cose del genere, ma i governi internazionali hanno deciso che chi inquina paga, poco rispetto ai guadagni che ne ricava, ma paga. Le imprese che sono sottoposte al cosiddetto “emission trading” non sono state graziate dalla recente Conferenza sul clima di Cancun e l’azione del governo italiano che ha tentato di cancellare questa normativa è fallita in maniera davvero misera. In sostanza sarebbe stato meglio che i governi succedutisi nel nostro Paese avessero impiegato le proprie energie tentando di orientare le stesse aziende a dotarsi di nuove tecnologie, aumentare la loro efficienza energetica, investire nell’economia verde, facendo in modo di acquisire un vatanggio competitivo che già ora le imprese di altri paesi hanno raggiunto e che permette loro di non spendere i guadagni per trasferire il proprio inquinamento da altre parti. E’ questa la critica più amara e cioè dover constatare che l’efficienza del nostro governo per rendere le nostre imprese competitive è stata davvero bassa e si è indirizzata verso politiche profondamente sbagliate.
L’aria che si respira nella metropolitana di Milano è fino a dieci volte più inquinata che all’esterno. Il milione e più di utenti che ogni giorno viaggiano nelle tre linee possono essere esposti anche a un valore di Pm10 (polveri sottili) di 327 microgrammi per metro cubo di aria, mentre nel pieno del traffico del centro la media non supera i 32-37. A rivelarlo è uno studio, il primo in Italia, fatto dall’Agenzia per l’ambiente della Lombardia per conto della procura di Milano.
Se la normativa europea sull’inquinamento da Pm10 valesse anche per i luoghi chiusi come le metropolitane, probabilmente verrebbe chiusa ogni anno agli inizi di febbraio. La legge, infatti, stabilisce che se in superficie viene superato il limite di 50 microgrammi per più di 35 giorni in un anno bisogna intervenire con misure a tutela della salute umana, come il blocco delle auto.
I picchi di smog si raggiungono nelle ore diurne quando c’è il maggiore passaggio di treni. Dalle analisi è emerso che il Pm10 della metropolitana è composto principalmente da metalli e da ossidi di metalli provenienti dall’usura dei freni dei treni, delle rotaie e dei fili elettricità, ma sono state trovate anche tracce dei detergenti usati per le pulizie. Tra le possibili soluzioni individuate dai tecnici ci sono freni elettrici e ruote di gomma e condizionatori d’aria nelle stazioni, anche se è da valutare se questi interventi siano economicamente e tecnicamente convenienti.
A Hong Kong e Città del Messico il Pm10 indoor è inferiore a quello esterno, invece a Berlino, Boston, Helsinki, Londra, New York, Parigi, Stoccolma, Shangai e Il Cairo i numeri ricalcano quelli dell’Arpa.
Fonte: Corriere della sera