Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Torino 2011: inquinamento, nuova mobilità ed urbanistica

La sfida che ogni metropoli si ritrova ad affrontare è quella della diminuzione del consumo di petrolio – o comunque di combustibili fossili – con il conseguente miglioramento della qualità dell’aria. A questo riguardo è riconosciuto che la pressione maggiore viene esercitata dall’uso privato delle automobili che la gran parte di noi giornalmente usa in maniera massiccia. Il problema è che oggi le nostre città e tutto il nostro sistema di vita sono disegnati in funzione dell’uso delle auto. L’auto stessa rappresenta nella nostra economia urbana torinese un tassello molto importante, anche se molto meno rispetto al passato, e quindi la resistenza a modificare la nostra mobilità a favore di soluzione che diminuiscano questo uso è grande. (altro…)

L’atomo è amico delle mafie?

Gianni Lannes è un giornalista e fotografo italiano investigativo, freelance, direttore dal giugno del 2009 del giornale online Italiaterranostra.it. In questo filmato del 2010, pubblicato su Lettera 24, denuncia: «Il governo Berlusconi ha affidato lo smaltimento delle centrali nucleari italiane alla ‘ndrangheta».

Qui il video pubblicato su lettera 24

Ecologia politica e manifesti elettorali

Un’ecatombe di manifesti elettorali si è abbattuta sulla nostra città. Candidati di tutte le tendenze, anche se a farla da padrone è certamente il centrodestra, ha inondato Torino di manifesti elettorali e la sensazione rimane quella di una crescita rispetto alle consultazioni precedenti. Malgrado i tempi di crisi. Lasciando da parte per un momento l’aspetto “Ecologico” della questione, mi rimane la domanda di come tutti questi candidati riescano ad avere risorse sufficienti per questo tipo di campagna, perchè, ve lo posso assicurare, campagne del genere costano. E pensando anche che il gettone di presenza da consigliere comunale non arriverà ad ammortizzare troppo presto i costi, continuo ad interrogarmi sul fattore – a me sfuggente – che farà pendere la bilancia del rapporto “costi-benefici” dalla parte giusta. Comunque come Piemonte Europa Ecologia abbiamo deciso di contenere questo tipo di campagna allo stretto indispensabile per far conoscere la nostra nuova formazione di ecologisti e federalisti, dove il “fattore”moltiplicante le risorse sopra citato non è conosciuto, malgrado le diverse riunioni dedicate all’argomento. L’ecologia della politica nasce anche da queste piccole cose.

Chi ha il nucleare vuole uscirne?

Qual è l’opinione delle persone sull’enegia nucleare nei paesi che possiedono questo tipo di tecnologia? Un indicatore può ritrovarsi nel recente sondaggio eseguito da IFOP in Francia che ha testato tre opzioni disponibli alla domanda di “Europe Ecologie ” sulla necessità di uscire dal nucleare.  Il  19% si è detto favorevole all’uscita immediata dal nucleare “senza condizioni”; il 51% è invece favorevole all’abbandono progressivo del nucleare, posizione sostenuta tra l’altro dalla stessa Europe Ecologie, mentre il 30% del campione è favorevole alla prosecuzione del programma nucleare ed alla costruzione di nuove centrali così come pianificato dal Governo Francese.

Costruiamo Piemonte Europa Ecologia

Tutto ciò che è ambiente sembra sparito da queste elezioni per Torino 2011. A parte qualche spennellata quà e là, i partiti maggiori non sembrano consapevoli nè degli umori dei cittadini, nè dell’opportunità di uscire attraverso un serio cambiamento ecologico dalla crisi politica ed economica che, nei fatti, continua ad investire il nostro territorio. Eppure la capacità di costruire produzioni nuove sostenibili che ricaccino indietro la disoccupazione, la possibilità di pensare una città sicura dal punto di vista energetico e sociale, l’idea di costruire una città europea leader dell’innovazione giovane e sostenibile è davvero alla nostra portata. Noi pensiamo che la crisi ecologica e politica ci consegni una importante possibilità di riordinare le priorità d’azione delle nostre amministrazioni, iniziando dalla grande opera di recupero dell’efficienza della struttura della nostra città. Una Torino meno dipendente dal novecento “fossile” significa lavoro nell’edilizia sostenibile, nell’attrazione di intelligenze giovani nella ricerca, nell’innovazione delle forme stesse dell’amministrazione, nella messa in sicurezza del nostro territorio ancora troppo avvelenato ed in balia di fenomeni atmosferici di cui ci dimentichiamo in fretta. Lo stesso federalismo municipale fiscale non ha oggi nessuna idea portante che indichi la direzione verso cui debba essere impiegato. (altro…)

La Germania pensa all’uscita verde dal nucleare

(via Lettera 43) Uscire dal nucleare. La moratoria adottata dal governo tedesco congela la decisione fino a metà giugno, ma la Germania ci sta pensando seriamente. Sarebbe una svolta epocale, nel Paese più industrializzato d’Europa, che potrebbe avere conseguenze anche sull’intera politica energetica del Vecchio continente.
Lo Spiegel ha pubblicato il resoconto di uno studio del Fraunhofer-Institut per l’energia eolica e la tecnica dei sistemi energetici, che fornisce rapporti periodici al governo federale e al ministero per l’Ambiente. «Gli scenari analizzati dagli scienziati», ha spiegato il settimanale, «presuppongono già la rinuncia del governo alla legge sul prolungamento e fissano nel 2025 lo spegnimento dell’ultimo reattore nucleare in funzione».
VIA DALL’ATOMO NEL 2020. Michael Sterner, responsabile del gruppo di lavoro, è stato categorico: «Se tali scenari verranno solo leggeremente adattati alle nuove condizioni, una fuoriuscita dall’energia nucleare è tecnicamente possibile senza grandi problemi già dal 2020». E senza neppure inventarsi rivoluzioni: basterebbe proseguire l’ampliamento dell’accesso alle energie rinnovabili al ritmo seguito finora. (l’articolo su Lettera 43)

Prestigiacomo e il nucleare all’italiana

Il nuovo discorso sull’ambiente in realtà si incentra sulla sicurezza. Tra diverse scelte, l’ecologia si pone come meta finale quella più sostenibile, equa e sicura: scegliere l’ambiente significa scegliere, in momenti di incertezza, la soluzione meno dannosa. La domanda è semplice: a chi dareste in mano la possibilità di decidere sul vostro futuro? Quali parametri vorreste che fossero presi in considerazione nelle difficili scelte su energia, rifiuti, inquinamento, difesa del suolo, economia? Quali scelte scientifiche devono essere prese in considerazione e quali esperti hanno effettivamente diritto di parola nell’indirizzare le scelte della politica?

Un esempio ci viene fornito dal nostro Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo che, colta in un “fuori onda” con Paolo Boaniuti e Giulio Tremonti, ci chiarificava la sua politica ambientale da perseguire all’interno del Governo italiano:

E’ finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate. Bisogna uscirne ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare nulla. Si decide tra un mese

Simulazione delle emissioni radioattive di Fukoshima

Questo è il video diffuso dall'Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare francese con la simulazione delle emissioni radioattive della centrale nucleare di Fukoshima nel periodo compreso tra il 12 ed il 20 marzo 2011

 

 

 

Il Governo spegne il sole italiano (che splende all’estero).

Il Governo spegne di fatto la produzione dell’energia solare in Italia. Ma cosa succede all’estero? Quali sono i meccanismi che invece nel resto del mondo favoriscono la crescita di questa fonte rinnovabile nel tentativo di svincolarsi dalla morsa delle prossime crisi economiche e geopolitiche legate al petrolio e alle fonti fossili? Un quadro apprezzabile per chiarezza ci viene dall’articolo di Luca Vaglio sul Sole 24 Ore che invito a leggere qui

Bollette, rinnovabili, inceneritori e nucleare

Sentivo stamattina per radio un commento che rivelava come nella nostra bolletta esisterebbe una certa percentuale destinata allo sviluppo delle energie rinnovabili che graverebbe le tasche degli italiani. In realtà la notizia era presentata come una cifra multimilionaria che in questi anni sarebbe stata appunto drenata dalle bollette. Un successivo commento precisava che la percentuale destinata a questo sviluppo era intorno al 10% della quota totale ed era il famoso CIP6. (altro…)