Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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25 aprile: francesi e tedeschi manifestano contro il nucleare

In Italia l’hanno saputo in pochi, ma circa 140.000 persona hanno manifestato in Francia ed in Germania per l’abbandono del nucleare. Giunti a piedi, sui trattori o in bicicletta, i manifestanti cercavano di mettere sotto pressione il Governo di Angela Merkel per l’uscita dal nucleare civile. Gli organizzatori, tra cui spicca soprattutto Ausgestrahlt sono riusciti a organizzare azioni in diverse aree come la centrale tedesca di Biblis, a Krummel, Gundremmingen, Gronau oltre che in Francia a Cattenom e Fessenheim. La mobilitazione è appena all’inizio se si tiene fede all’intenso calendario di manifestazioni organizzate in almeno 250 eventi di cui si segnala soprattutto quello del 28 maggio dove sono previste manifestazioni in tutta la Germania.

Venti e onde al tempo del Global Warming

Leggi su Le Scienze

(…) I ricercatori hanno potuto rilevare che su scala globale la velocità dei venti è generalmente cresciuta, mentre il quadro relativo all’ondosità è apparso più complesso. Mentre infatti se si considerano le medie globali l’aumento dell’altezza delle onde è apparso ridotto, questo fenomeno sembra che sia decisamente più accentuato alle alte latitudini.

Bozza definitiva del IV Conto Energia

Via Italiasolar, è possibile consultarela bozza definitiva del testo del IV Conto Energia. Particolarmente critiche le associazioni di categoria come Aper, Assosolare e AssoEnergie Future. Effettivamente saltano immediatamente all’occhio l’incremento delle pratiche burocratiche, la mancanza di un transitorio di tutela per il 2011-2012 a favore di chi si era precedentemente esposto e la tariffa “onnicomprensiva” che impedisce la valorizzazione dell’energia elettrica prodotta dai diversi impianti. Altra criticità è il valore degli incentivi con la sua riduzione mensile nel 2011 attraverso un meccanismo davvero incomprensibile: 3% nei primi 2 mesi, poi dell’1,6% ad agosto e poi a salire del 4,5% a settembre e del 7% a novembre e dicembre. Per Mario Gamberale, responsabile del Gruppo di Lavoro Fonti Rinnovabili del Kyoto Club sarebbe utile “ oltre all’incentivo fisso per gli interventi di sostituzione dell’amianto che ho indicato prima, alzare leggermente le tariffe per gli impianti più piccoli su tetti fino a 200 kW. Ma sicuramente la maggiore criticità potrebbero essere quella rappresentata da una definizione di piccoli impianti come quelli fino a 200 kW con scambio sul posto perché, ripeto, comporterebbe che gli interventi maggiori di questa taglia, cadendo dentro un cap salterebbero tutti. Meglio allora definire i piccoli impianti quelli fino a 500 kW realizzati su tetti”.

PiemontEuropa Ecologia: pensare a Torino

Provate per un momento a pensare alla città in cui vivamo. Una grande città che rappresenta un nodo ineliminabile per la crescita economica e un grande insieme di persone che possono rappresentare fruitori intelligenti dell’energia rinnovabile del XXI secolo. Persone che però si sfiorano e non riescono a pensarsi come un insieme che, pur tra mille differenze, hanno la stessa volontà di vivere in un ambiente più salubre, sicuro, producendo meno inquinamento ma con la sicurezza nello sviluppo di nuove opportunità di lavoro non delocalizzabili e che non distruggano le risorse per i nostri figli. (altro…)

Piemont Europa Ecologia: perchè diversi

Una domanda che mi viene spesso rivolta è quella della differenza tra una formazione ecologista come la nostra – PiemontEuropa Ecologia – e altri partiti che prevedono, nel loro programma, elementi ecologisti. La risposta è semplice: noi siamo ecologisti e pensiamo che dalla attuale crisi politica, economica e ambientale si esca attraverso politiche ambientali, mentre altri pensano all’ecologia come uno dei tanti argomenti che compongono un programma con una certa importanza a seconda dei momenti politici. (altro…)

Water Changes Everything: emergenza idrica. Il video


(Via Ecoblog) Un interessante video sulla crisi idrica e su cosa significhi tentare di risolvere il problema. Nel video si fa riferimento al miliardo di persone che non hanno acqua potabile e di come il problema possa avere importante ricadute non solo sulla salute ma pure sull’educazione, sulle famiglie, slla povertà. Lo stesso tempo impiegato da donne e bambini per procurarsi l’acqua necessaria ed i pericoli a cui sono esposti sono inimmaginabili nelle nostre società dove per per ccucinare, lavarsi o pulire non sono necessarie perdite di tempo. Oltre ai filtri che lo sviluppo tecnologico potrebbe mettere a disposizione, la semplice costruzione di pozzi all’interno dei villaggi potrebbe già portare ad una svolta fondamentale in queste terre spesso percorse anche da guerre.

Torino come New York?

Una città in cui si usa l’automobile per fare spostamenti tra casa e lavoro di circa 2 km, dove le luci dei supermercati sono sempre accese quasi fosse un set cinematografico, dove riscaldamenti e condizionatori sono usati con sempre meno criterio, dove qualsiasi apparecchio elettronico rimane acceso in stand-by per almeno una giornata lavorativa, dove nessuno piange dopo che i sacchetti di plastica sono stati messi fuorilegge dall’inizio dell’anno non è una città che può essere riconvertita ad un consumo più sostenibile senza così tanti sacrifici? E siamo proprio sicuri che il nostro stile di vita occidentale sarebbe inequivocabilmente compromesso se ci comportassimo come a New York dove il 77% degli abitanti non possiede un’automobile?

Torino 2011: il piano T ambientale

Lester Brown, in suo famoso libro, parlava di PIANO B per l’ambiente. Per Torino ci sarebbe bisogno, a questo punto, di un PIANO T che incalzasse i futuri amministratori a rendere esplicite le politiche da intraprendere per la nostra città: cosa vogliono fare, spiegare più chiaramente quali sono le soluzioni intraviste, aiutare i cittadini a leggere tra i documenti programmatici un pensiero che colleghi impegni, azioni risultati senza dividere gli uni dagli altri e prendendo i cinque anni del prossimo mandato come dimensione temporale a cui riferirsi. Nel nostro piccolo PIANO T siamo arrivati alla conclusione che non è più sufficiente inserire qua e là alcune strisce verdi, apporre alcuni post it ambientali tra le pagine dei programmi che all’ulltimo minuto verranno lanciati e sicuramente poco letti dai cittadini. (altro…)

L’Italia sospende il nucleare

Pur dettata dalla paura, la retromarcia del Governo sul nucleare segnala che sta cambiando il senso comune sull’energia nucleare e sull’ambiente in generale. La paura di perdere le elezioni e di far passare i referendum, certamente, sul cui altare l’energia nucleare vale meno delle beghe del Presidente del Consiglio in funzione giudiziaria e comunque con un emendamento abbastanza confuso, tale da poter essere modificato quando finirà la buriana. Ma il cambio di sensibilità esiste  ed è stato più forte delle paure, delle promesse sul governo del fare che aveva affascinato schiere di nuclearisti convinti. (altro…)

Politica ambientale: 11 punti per uscire dalla crisi (senza diventare poveri).

Tim Jackson, docente di sostenibilità all’Università del Surrey e membro della Sustainable Development Commission della Gran Bretagna, è convinto che è possibile una nuova economia ambientale che produca benessere e ci faccia uscire dalla crisi senza tornare alle caverne e diventare tutti fraticelli. Il tutto in 11 punti:

1) Individuazione di “tetti massimi” di utilizzo delle risorse ed emissioni, e conseguenti obiettivi di riduzione

Fondamentale fissare dei “tetti” massimi per l’utilizzo delle risorse e per le emissioni prodotte, stabilendo obiettivi di riduzione. Tali “tetti”che derivano dall’analisi dei limiti ecologici, devono essere considerati in base al principio di equità per cui c’è chi dovrà inevitabilmente ridurre e quindi “scendere” e chi, invece, potrà “salire” per raggiungere il “tetto” indicato.

2) Una riforma fiscale per la sostenibilità

Interiorizzare le esternalità prodotte dalle attività economiche è un principio ormai accettato da almeno vent’anni. Dobbiamo però attivare una completa riforma fiscale ecologica, che sposti la pressione dagli elementi economici positivi (come il reddito) a quelli ecologici negativi (come l’inquinamento), tassandoli.

3) Sostegno per la transizione ecologica nei paesi in via di sviluppo

E’ evidente che per le nazioni più povere va fatto spazio alla crescita di cui hanno vitale bisogno. Tuttavia l’espansione di queste nazioni deve comportare anche l’esigenza di assicurare, da subito, che il loro sviluppo sia sostenibile e rimanga entro i limiti ecologici del pianeta e devono esserci supporti finanziari per questo.

4) Correggere il modello economico e sviluppare una macroeconomia ecologica

Un’economia fondata sull’infinita espansione dei consumi materialistici, basati a loro volta sull’indebitamento, è insostenibile dal punto di vista ecologico, problematica da quello sociale e instabile da quello economico. Per cambiare le cose occorre quindi sviluppare una nuova macroeconomia della sostenibilità. Abbiamo bisogno di un motore economico la cui stabilità non dipenda dalla continua crescita dei consumi ma dal mantenimento di buone condizioni ambientali e sociali.

5) Aumentare la prudenza finanziaria e fiscale

Negli ultimi vent’anni la crescita economica si è basata sui consumi materiali basati sull’indebitamento e per sostenerli siamo giunti a destabilizzare la macroeconomia, contribuendo all’attuale crisi globale economico-finanziaria. E’ indispensabile attivare una riforma della regolamentazione dei mercati finanziari nazionali e internazionali. E’ importante anche applicare la cosiddetta “Tobin tax”, concepita dal premio Nobel per l’economia James Tobin, da utilizzare per limitare la mobilità del capitale in generale o per finanziare lo sviluppo dei paesi emergenti (ridistribuendo le entrate fiscali sotto forma di aiuti)

6) Rivedere la contabilità nazionale

Bisogna costruire nuovi indicatori di benessere capaci di affiancare o sostituire il PIL (Prodotto Interno Lordo). Ne sono stati prodotti diversi, ora è necessario applicarli e in questo campo il WWF è molto attivo con l’iniziativa Beyond GDP (il GDP è l’acronimo inglese del PIL e sta per Gross Domestic Product) insieme alla Commissione Europea, al Parlamento Europeo, al Club di Roma e all’OCSE. I tempi sono ormai maturi per sviluppare una contabilità nazionale in grado di dare una misura più adeguata della performance economica.

7) Politiche sull’orario di lavoro

E’ necessario intervenire sulle politiche degli orari di lavoro per dare vita a un’economia sostenibile e favorire un miglior equilibrio tra vita e lavoro

8) Affrontare le ingiustizie

Le disparità di reddito hanno effetti negativi sia sulla salute individuale sia sul benessere sociale. E’ necessario affrontare queste iniquità permettendo così di ridurre i costi sociali, migliorare la qualità della vita e cambiare la dinamica dei consumi.

9) Misurare le capacità e la felicità umana

E’ necessaria una valutazione sistematica delle capacità di essere felici che hanno le persone nei diversi segmenti demografici.

10) Rafforzare il capitale sociale

E’ importante creare comunità sociali resilienti e resistenti, più che mai necessarie di fronte agli shock economici. La forza della comunità può fare la differenza tra disastro e trionfo rispetto ai tracolli economici. Sono necessarie politiche per aumentare il capitale sociale e rafforzare le comunità.

11) Smantellare la cultura del consumismo

Il consumismo in parte si è sviluppato come mezzo per proteggere la crescita economica basata sui consumi e la cultura consumistica è trasmessa da istituzioni, media, norme sociali e da una pletora di segnali, velati o meno, che incoraggiano la gente a esprimersi, cercare un’identità e trovare il significato della propria vita attraverso beni materiali. Dipanare la cultura del consumismo e cambiare la sua logica sociale richiederà uno sforzo consistente e metodico, quanto quello che in passato ci ha permesso di consolidare questo modello. È importante notare però che non si tratterà solo di una serie di rinunce: si dovranno offrire alle persone anche alternative realistiche allo stile di vita consumistico, incrementando la loro capacità di essere felici in modi meno materialistici.