Sta per iniziare un grande esperimento di economia ambientale: l’introduzione della carbon tax in Australia, una tassa sulle emissioni di anidride carbonica che andrà a colpire i 500 maggiori gruppi inquinanti di quel Paese. Dopo le esperienze parziali e poco convinte europee, questa può definirsi l’intervento più ambizioso a livello mondiale da osservare senza dubbio con molta attenzione. Si passa cioè per la prima volta dalla teoria alla pratica, e questo in un Paese che ha indici di inquinamento molto alti dovuti fondamentalmente alla dipendenza energetica dal carbone (soprattutto per la produzione di energia elettrica) e che è responsabile di circa l‘1,5% delle emissioni mondiali di gas serra. La manovra è chiaramente avversata principalmente da grandi gruppi come le compagnie aeree la cui minaccia di aumento delle tariffe allarma l’opinione pubblica. D’altra parte il Premier australiano, Julia Gillard, costruisce correttamente la manovra con l’impegno di restituire il 50% della carbon tax in tagli alle imposte e meccanismi di compensazione stimati in circa 15 miliardi di dollari, garantendo ai due terzi delle famiglien’assistenza tale da poter coprire i maggiori costi. La scommessa per il Premier australiano è quella di spingere l’acceleratore verso l’innovazione tecnologica costruendo una vera e propria leadership nelle fonti rinnovabili che potrà imporsi nel mercato mondiale. In tempi di perturbazioni economiche mondiali bisogna rendere atto dell’estremo coraggio della scelta australiana e della fiducia sulla possibilità dell’economia verde di cambiare il corso della storia di un Paese.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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