Per comprendere la politica ambientale e il suo peso in Italia oggi basta incrociare almeno due articoli comparsi sulla stampa quotidiana questa mattina. Nel primo (qui) viene dato conto della situazione dei reati ambientali presenti nel nostro Paese che veleggiano verso un importante aumento, quasi fuori controllo. tenendo conto che tali reati attengono spesso ad autorizzazioni industriali non rispettate, problemi edilizi e via discorrendo, la sensazione che un’altra fetta consistente di evasione si annidi appunto nelle questioni legate al territorio e alla sua tutela è più che dimostrata. Non solo un problema di inquinamento, quindi, ma una vera e propria sottrazione di risorse allo Stato degna per quantità di una manovra economica. Il secondo testo (qui) è un rendiconto del caos presente all’interno del Ministero dell’Ambiente con blocco annesso della nomina di direttori generali, autorizzazioni ambientali ferme, stipendi oltre limite, politiche azzerate. In sostanza un’attività che dovrebbe sbloccare e porre sotto limiti compatibili anche qui le nostre aziende soffre di poca efficienza, senza parlare dell’efficacia. Con l’idea che sono le stesse aziende che non riescono ad ottenere i diversi “pass” alla propria attività che iniziano a spazientirsi. Poca capacità di perseguire i reati ambientali con ingenti “distrazioni” di soldi e danni al nostro territorio e scarsa efficienza nel dare giusto regime autorizzativo alle nostre attività produttive sono le cifre che la fotografia delle politiche ambientali del nostro Paese ci restituiscono senza troppa difficoltà interpretativa. E tutto questo significa perdita di nuovi posti di lavoro, inquinamento e perdita di salute, danni economici che si aggiungono a quelli della recente manovra. Se qualcuno non è convinto del perchè sia necessaria una forte risposta politico-amministrativa sul settore ambientale, la lettura di queste due note potranno fargli cambiare idea.