Una nuova conferma di ciò che scrivevamo nel post sui biocarburanti ci viene da Jean Ziegler, Special Rapporteur dell’ONU per il Diritto all’alimentazione, che ha proposto una moratoria di 5 anni sull’uso di sementi per la produzione di biocarburanti come indicato dal bell’articolo di Maurizio Ricci su Repubblica del 28 ottobre. Ciò che accade è un’impennata dei prezzi agricoli su cui ha contribuito il boom della produzione di etanolo da mais, che sta piegando soprattutto i paesi poveri. Se nei primi quattro mesi del 2007 l’aumento medio a livello mondiale è stato del 4,5%, nei paesi cosiddetti emergenti l’inflazione alimentare ha raggiunto circa il 9%. Tenendo conto della percentuale del reddito che un abitante africano spende per la sussistenza (60%) contro uno americano (circa 10%) si può avere un’idea del problema. Se sicuramente una componente importante è data da cattivi raccolti da aumento della siccità, Ziegler punta il dito sulla scelta degli Stati Uniti che ha deciso di quintuplicare la produzione di etanolo da granturco anche mediante incentivi ai produttori con un implemento delle aree destinate a mais. Tenendo conto di recenti studi, per produrre biocarburanti in quantità tale da soddisfare il 5% dell’esigenze del trasporto, occorrerebbe destinate circa il 15% del totale delle aree coltivabili. Sono anche interessanti alcuni parametri considerati: tenendo fermo che il costo della benzina in USA è di 34 centesimi di dollaro al litro, l’etanolo derivato dalla canna da zucchero in Brasile costa in media 26 centesimi, quello americano da granturco 40 centesimi, quello europeo dalla colza 87. La riduzione delle emissioni di CO2 rispetto alla benzina è di circa il 20% per l’etanolo da granturco e del 91% per quello ottenuto dalla canna da zucchero. Ziegler ha proposto la moratoria fondamentalmente perché vorrebbe che la produzione di bioetanolo fosse derivata dagli scarti delle produzioni agricole e dal riciclaggio della cellulosa con un risparmio nelle emissioni di CO2 dell’88%. La moratoria potrebbe consentire alla tecnologia di affinarsi e permettere appunto la produzione di etanolo da scarti agricoli. Oltre ai già noti pericoli economici trovo anche interessante la chiosa di Carlo Petrini sull’argomento: “Bisogna incentivare la produzione di biodiesel in piccole quantità nelle aziende agricole, bisogna lavorare sugli scarti, bisogna convincere la gente a consumare meno carburanti. Bisogna vigilare affinché questa nuova frontiera tecnologica non diventi un altro strumento di imposizione del Nord, che ha bisogno di carburante per inquinare il pianeta con sempre meno complessi di colpa, sul Sud che non può rifiutare di concedere le sue terre, da sempre sua unica ricchezza, da sempre il miele che ha attirato i suoi guai”. Dal mio punto di vista l’impegno di cercare di attuare anche sul nostro territorio questa moratoria.
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