Amiamo profondamente l’Italia e abbiamo a cuore il futuro del nostro pianeta. Riteniamo necessario impegnarci per dare una risposta ai gravi problemi ambientali e sociali che investono il nostro Paese. Il futuro di chi verrà dopo di noi deve essere al centro dell’azione della politica del nuovo secolo. Rispondere al degrado dell’ambiente, del paesaggio e ai gravi problemi sociali. La lotta ai cambiamenti climatici, alla distruzione degli ecosistemi e alla povertà, tutti connessi tra loro, devono essere una priorità nell’azione di ogni governo. Le ideologie e i partiti del Novecento sono inadeguati a rispondere alle nuove questioni che si pongono. La questione ambientale è una chiave di lettura per una nuova visione dell’economia e della società. La nozione fondamentale di interesse generale ha lasciato il posto alla difesa e all’affermazione degli interessi individuali, familiari, corporativi o di clan.
La stessa esistenza di una sola Italia è in pericolo, spaccata in due, minacciando di rompersi in più pezzi. La riforma federalista dello Stato non si accompagna a una visione chiara dei rapporti tra potere centrale e locale, né al modello di sviluppo della società, dei servizi minimi da garantire sul piano sociale, ambientale ed economico. Ma si riduce a una costellazione di mediocri localismi, sempre più piccoli, egoistici e autarchici, senza alcuna pulsione né proiezione verso l’Europa più avanzata.
L’ambiente paga pesantemente questo sfaldamento selvaggio della struttura statale, poiché le scelte territoriali in sede locale rispondono facilmente a logiche di scambio piuttosto che a esigenze di garanzia per i cittadini. In campo urbanistico, ambientale e paesaggistico, il disastro si tocca con mano. La “privatizzazione” del pubblico sta diventando la logica del “padrone a casa mia”, anche quando è un bene comune. Più i poteri decisionali sono a livello locale e si è condizionati nelle decisioni anche tecniche dagli interessi municipali di gruppi economici o privati, più viene indebolita e devitalizzata l’azione degli organismi di tutela. L’ambiente è sempre più dissestato e inquinato, il paesaggio continuamente imbruttito da cemento e asfalto, l’agricoltura di qualità e il turismo in pericolo.
L’attuale modello di sviluppo economico che ha generato nel pianeta povertà, squilibri e guerre va riformato. Come del resto il modo di misurare il Pil attraverso indicatori che valutino lo sviluppo in termini di benessere sociale e ambientale. Dobbiamo puntare sulla qualità per tutelare la salute dei cittadini. La decisione del governo di tornare all’atomo è sbagliata. Il futuro energetico del mondo non può essere l’attuale nucleare, con il problema delle scorie radioattive e della sicurezza. E nemmeno il carbone, con il suo forte impatto ambientale e sanitario provocato da emissioni di CO2 e polveri sottili. La nuova politica energetica deve basarsi sulle rinnovabili, sul risparmio e l’efficienza, puntando su ricerca e innovazione tecnologica, per costruire la nuova era della green economy.
Dobbiamo fermare il consumo del territorio, affrontare l’emergenza sanitaria dello smog, investendo sul trasporto pubblico su ferro. Valorizzare la bioedilizia, prevenire il dissesto idrogeologico, realizzare sistemi di gestione dei rifiuti sostenibili. Ci sentiamo impegnati nella tutela degli animali, nel superamento della vivisezione e contro la liberalizzazione della caccia. L’acqua, in una seria politica ecologica e dei diritti, è un bene comune. Va tutelata la biodiversità, l’agricoltura biologica e quella libera da Ogm per garantire le tradizioni tipiche ed enogastronomiche. Il patrimonio archeologico, artistico, paesaggistico e culturale potrà essere opportunità di nuova occupazione.
Osserviamo con preoccupazione la scomparsa di un’autonoma presenza ecologista in Italia, in controtendenza rispetto al resto d’Europa. Vogliamo contribuire affinché anche nel nostro Paese nasca un forte e credibile movimento ecologista, un non partito, una rete ecologista territoriale, tematica, libera, diversa e aperta, in grado di parlare a tutti gli italiani, trasversalmente e senza confini ideologici. Guardiamo con attenzione all’appello “Il coraggio di osare”, lanciato da molti ambientalisti e riteniamo importante che gli ecologisti trovino un’unità per trasformare in realtà la speranza di milioni di cittadini per un’Italia migliore. Lo scenario temporale di questo progetto politico deve essere ampio. Bisogna lavorare per il domani, dando il meglio di noi in questa grande sfida.
La stessa esistenza di una sola Italia è in pericolo, spaccata in due, minacciando di rompersi in più pezzi. La riforma federalista dello Stato non si accompagna a una visione chiara dei rapporti tra potere centrale e locale, né al modello di sviluppo della società, dei servizi minimi da garantire sul piano sociale, ambientale ed economico. Ma si riduce a una costellazione di mediocri localismi, sempre più piccoli, egoistici e autarchici, senza alcuna pulsione né proiezione verso l’Europa più avanzata.
L’ambiente paga pesantemente questo sfaldamento selvaggio della struttura statale, poiché le scelte territoriali in sede locale rispondono facilmente a logiche di scambio piuttosto che a esigenze di garanzia per i cittadini. In campo urbanistico, ambientale e paesaggistico, il disastro si tocca con mano. La “privatizzazione” del pubblico sta diventando la logica del “padrone a casa mia”, anche quando è un bene comune. Più i poteri decisionali sono a livello locale e si è condizionati nelle decisioni anche tecniche dagli interessi municipali di gruppi economici o privati, più viene indebolita e devitalizzata l’azione degli organismi di tutela. L’ambiente è sempre più dissestato e inquinato, il paesaggio continuamente imbruttito da cemento e asfalto, l’agricoltura di qualità e il turismo in pericolo.
L’attuale modello di sviluppo economico che ha generato nel pianeta povertà, squilibri e guerre va riformato. Come del resto il modo di misurare il Pil attraverso indicatori che valutino lo sviluppo in termini di benessere sociale e ambientale. Dobbiamo puntare sulla qualità per tutelare la salute dei cittadini. La decisione del governo di tornare all’atomo è sbagliata. Il futuro energetico del mondo non può essere l’attuale nucleare, con il problema delle scorie radioattive e della sicurezza. E nemmeno il carbone, con il suo forte impatto ambientale e sanitario provocato da emissioni di CO2 e polveri sottili. La nuova politica energetica deve basarsi sulle rinnovabili, sul risparmio e l’efficienza, puntando su ricerca e innovazione tecnologica, per costruire la nuova era della green economy.
Dobbiamo fermare il consumo del territorio, affrontare l’emergenza sanitaria dello smog, investendo sul trasporto pubblico su ferro. Valorizzare la bioedilizia, prevenire il dissesto idrogeologico, realizzare sistemi di gestione dei rifiuti sostenibili. Ci sentiamo impegnati nella tutela degli animali, nel superamento della vivisezione e contro la liberalizzazione della caccia. L’acqua, in una seria politica ecologica e dei diritti, è un bene comune. Va tutelata la biodiversità, l’agricoltura biologica e quella libera da Ogm per garantire le tradizioni tipiche ed enogastronomiche. Il patrimonio archeologico, artistico, paesaggistico e culturale potrà essere opportunità di nuova occupazione.
Osserviamo con preoccupazione la scomparsa di un’autonoma presenza ecologista in Italia, in controtendenza rispetto al resto d’Europa. Vogliamo contribuire affinché anche nel nostro Paese nasca un forte e credibile movimento ecologista, un non partito, una rete ecologista territoriale, tematica, libera, diversa e aperta, in grado di parlare a tutti gli italiani, trasversalmente e senza confini ideologici. Guardiamo con attenzione all’appello “Il coraggio di osare”, lanciato da molti ambientalisti e riteniamo importante che gli ecologisti trovino un’unità per trasformare in realtà la speranza di milioni di cittadini per un’Italia migliore. Lo scenario temporale di questo progetto politico deve essere ampio. Bisogna lavorare per il domani, dando il meglio di noi in questa grande sfida.
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