Sul sole 24 ore del 6 novembre è comparsa una lettera del Presidente della Commissione Bilancio del Senato, On. Enrico Morando, che tra le altre cose, segnala in un passaggio, come positiva la soppressione delle Autorità d’Ambito (ATO) del servizio idrico. Colpisce la scarsa conoscenza del problema del sistema idrico e un furore fuori luogo che oltre a cancellare le positività di molte esperienze in merito, fa compiere un errore marchiano alla politica. Porto un esempio concreto che è quello dell’ATO 3 torinese. Dal punto di vista dei costi i componenti della Conferenza deliberante non percepiscono nessun tipo di compenso né gettoni di presenza, ma solo un rimborso benzina per chi viene da fuori città. Gli uffici dell’ATO – che governano il sistema idrico di circa 2,3 milioni di persone – composti da una decina di persone comportano un costo vivo al cittadino di circa 2 Euro su una media di circa 200 euro all’anno di tariffa per famiglia. Questo costo in realtà sostituisce quello degli uffici tecnici dei 306 Comuni dell’ATO3 che non hanno più bisogno – o in maniera irrilevante – di occuparsi di acquedotto, fognatura e depurazione. Ma la cosa più importante è che questi costi derivano dalla tariffa che i cittadini pagano per il servizio idrico e non dalla fiscalità dello Stato. In sostanza non sono pagati dalle tasse dei cittadini, ma dall’uso di un servizio. Non è quindi esatto il concetto riportato da Morando che lo Stato con l’abolizione delle ATO – almeno nel caso torinese – risparmierebbe importanti risorse, semplicemente perché già oggi non le spende! Tantomeno sarebbero disponibili per Province e Comuni . Al contrario facendo rientrare le competenze degli uffici in quelli ad esempio delle Province o dei Comuni, questi dovrebbero assorbire le strutture tecniche che oggi si occupano del problema. Comunque il fatto che gli uffici degli Enti, questi sì pagati dalle tasse dei cittadini, riprendano la gestione aggrava il bilancio dello Stato. Nel caso fosse riportato l’introito della gestione agli Enti, questa sicuramente non può configurarsi come la soluzione più efficiente proprio perché tassa occulta che servirebbe a pagare anche funzioni diverse da quelle del sistema idrico che gli uffici dovrebbero svolgere in contemporanea, tradendo il principio della Legge Galli che i soldi derivanti dall’acqua devono ritornare all’acqua e non essere usati per altre funzioni, rischio non teorico come sappiamo bene. Con ciò si deve ammettere che non in tutti gli ATO si ottiene un’efficienza perfetta, ma un discorso è riformare lo strumento al meglio, altro caso è l’abolizione tout court. E’ il classico esempio del bambino e dell’acqua sporca. Attenzione quindi a parlare con cognizione di causa ed alle semplificazioni. Tralasciando poi altri aspetti ancora più importanti – es. la coerenza del sistema idrico con i confini amministrativi – l’invito rimane quello di approfondire il merito e lasciare il fumus persecutorio ai demagoghi.
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