La chiesa piemontese istituisce una nuova curiosa istituzione: un osservatorio che vaglierà e commenterà  la politica della nostra regione. Il nuovo osservatorio, secondo notizia del Sole 24 – Nord Ovest,  è stato affidato a Monsignor Giuseppe Versaldi, esperto in diritto canonico e docente in questa disciplina e psicologia presso l’Università Gregoriana di Roma, oltre l’incarico di avvocato della Sacra Rota. L’osservatorio sembra si caratterizzerà in un ruolo informativo nei confronti della comunità ecclesiale sulla produzione legislativa regionale, offrendo al contempo elementi di giudizio sulle discipline “in essere ed in fieri”. Monsignor Versaldi ha assicurato che “l’osservatorio dialogherà nel rispetto del pluralismo delle opinioni”. Pare che il primo passo sia stato un incontro a porte chiuse con la Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, che si è dichiarata molto interessata ed ha espresso piena disponibilità a collaborare.
Sarà sicuramente interessante vedere lo sviluppo di questa esperienza e cosa potrà portare di utile nel nostro panorama politico regionale, anche se qualche dubbio permane. Infatti, pur nella assoluta libertà che deve essere, laicamente, promossa e difesa di intervenire da parte di tutti nel dibattito politico, credo sarà preoccupante l’atteggiamento non tanto dei prelati, ma proprio dei politici che fanno della propria cattolicità elemento caratterizzante e di bandiera. L’auspicio è quello che nelle loro funzioni politiche, che comprendono l’interesse generale dei rappresentati e l’assenza di vincoli di mandato, questa nuova istituzione non rappresenti una piccola corte di Cassazione politica che, a mio modesto parere, può essere rappresentata solo da libero confronto democratico all’interno delle sedi indicate dalle regole delle Costituzione della Repubblica, all’interno delle quali vengono prese decisioni con libero voto che indirizzano la comune convivenza.
Spero infatti che abbiano la stessa forza dei De Gasperi di altra epoca e che, nelle loro funzioni pubbliche considerino questo nuovo strumento non come un distaccamento locale del Sant’ Uffizio, ma come una voce che esprime sensibilità di una parte dei cittadini e che potrà anche essere un utile informatore di “eventuali sofferenze su cui concentrarsi per il bene dei cittadini”, come ha commentato la stessa Presidente Bresso. Personalmente, da cattolico seppur critico, non sentivo un particolare bisogno di nuove istituzioni che si caratterizzassero in questo senso, continuando a credere che esistono settori della vita civile “scoperti” che forse dovrebbero attirare maggiore impegno da parte delle gerarchie ecclesiastiche, dato anche che le risorse umane e materiali della stessa Chiesa non sono infinite. Faccio inoltre voti affinchè il labile confine tra le diverse sfere delle istituzioni marial-politiche e religiose non vengano confuse, come forse accade più spesso in questi nostri tempi: libera chiesa in libero stato, insomma. Credendo comunque che la posizione dei cattolici possa essere meglio rappresentata dagli stessi politici cattolici che non direttamente dalle gerarchie ecclesiali. In democrazia, comuque, meglio una voce in più che il silenzio. Sempre che ognuno rispetti i ruoli ed i mandati assegnati.