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Un buon giocatore di scacchi gioca diverse mosse d’anticipo. Così oggi è importante anticipare le prossime manifestazioni dell’attuale crisi finanziaria in maniera tale da evitarne  la riproposizione, tra vent’anni, ancora più brutale. Ma ancora più importante è domandarsi se questa crisi non riveli un’incapacità di controllare tutti i nostri tsunami, finanziari o di altro tipo.
E subito il peggiore degli tsunami immaginabili: una deregolamentazione massiccia ed incontrollabile del clima, che origina una situazione così instabile ed un panico dello stesso genere di quello che noi oggi conosciamo.
La sfida è ancora più grave: l’attuale tsunami finanziario può, al peggio, provocare una recessione maggiore mentre un eventuale tsunami climatico potrebbe distruggere l’umanità. Esagero? Non credo proprio. Innanzitutto le cifre: il valore dell’impatto ecologico delle emissioni in CO2 dei paesi del nord è stato valutato in 300 miliardi di dollari, maggiore delle perdite legate all’attuale crisi finanziaria. Ad oggi queste rappresentano delle somme ancora gestibili. Ma domani, questo impatto ecologico, non va che ad aumentare e con lui il livello delle temperature, degli oceani, dei ghiacci, delle tempeste.
Se la sregolazione climatica  accelererà così velocemente come è avvenuto per la crisi finanziaria,  si verificheranno, a partire da un certo momento, alcuni sviluppi irreversibili: centinaia di milioni di persone potranno essere costrette a traslocare. La temperatura potrà aumentare talmente che una gran parte del pianeta diventerà invivibile; fenomeni naturali potranno condurre a delle emissioni massive di metano, asfissiando l’umanità. Sarà allora troppo tardi per lamentarsi di non aver ascoltato coloro che avevano previsto, e per dispiacersi di non aver agito quando si era ancora in tempo.
Naturalmente questa ipotesi è estrema. Ma non più estrema dell’ipotesi di una crisi dei subprime che conduce ad una perdita generale del controllo sulla totalità dei prodotti finanziari derivati e all’arresto totale dei crediti interbancari che ormai ci minaccia. Nei due casi, noi ci troviamo dinanzi ad una intelligenza collettiva, l’economia di mercato, una sorta di golem, senza intenzioni, senza scopo, capace di servire al meglio l’uomo, ma anche di distruggere tutto ciò che incontra al suo passaggio, perché non  animato da nulla di morale. Quindi, come per tutti i golem, sarà tempo di controllarlo prima che ci sfugga di mano.
Traduzione propria di “Le Tsunami climatique”
dal sito di Jacques Attali