di Jacques Attali
La battaglia che si gioca a Gaza in questo momento non riguarda solo gli israeliani ed i palestinesi; essa è l’annuncio di una evoluzione significativa delle forme di combattimento tra nazioni ed entità non statali. L’arma balistica non è più riservata alle grandi potenze; essa è alla portata di tutti.
Ormai tutti i Paesi o entità non statali ch controllano un territorio sufficientemente vasto per nascondere delle rampe di lancio più omeno sommarie, possono lanciare delle bombe a qualche dozzina di chilometri. Domani a qualche centinaio. Poi a qualche migliaio. Con una precisione oggi riservata ai missili balistici di cui dispongono le sole grandi potenze.
Quando tutto questo sarà compreso, la battaglia di Gaza apparirà come la semplice ripetizione generale di un conflitto di tutt’altra portata.
Dapprima, davanti alle armi, nucleari o classiche, trasportate da missili balistici a lunga portata, nessuna nazione sarà al sicuro da un attacco a sorpresa che può nascere non importa da dove. A Meno di una protezione antimissile, che potrà assicurare una copertura satellitare planetaria, che permetterà di scoprire la partenza di un missile ostile e di inviargli contro dei missile-antimissile; del tipo di quelli sperimentati sotto il nome di Patriot durante la prima guerra del golfo. Oggi, per proteggersi dalla minaccia dei paesi cosiddetti “canaglia” come l’Iran, gli Stati Uniti stanno per installare, sotto la copertura della Nato, dieci lanciamissili intercettori in Polonia ed un radar molto sofisticato nella Repubblica Ceca che saranno pronti nel 2012. Nel frattempo, essi considereranno loro alleati coloro i quali includeranno nella loro area di protezione, dando a coloro che sono esclusi la sensazione che sono sotto minaccia e che quindi dovranno dotarsi del loro stesso sistema. In particolare, se la Polonia e l’Ucraina sono coperte e se la Russia non lo è, quest’ultima i sentirà minacciata. E se ne doterà. La corsa al riarmo riprenderà.
Quindi, affinchè una tale rete di missili animissile a lunga gittata funzioni efficacemente, bisognerà risolvere molte questioni: chi controllerà la rete dei satelliti di sorveglianza? Chi deciderà di lanciare i missili antimissile? Quali Paesi accetteranno di prendersi carico dei rischi di ricevere sul proprio territorio i rottami dei missili destinati ad altri? Chi potrà garantire che un’arma antimissile non potrà essere riconvertita in arma offensiva?
Infine, davanti alle armi balistiche a corto raggio, i tempi di reazione non potranno essere poco rapidi per una rete di satelliti che permette di intercettare un missile dopo il lancio. Ogni Paese dovrà dunque essere sicuro che tali armi non esistono né nei territori vicini, né sul proprio territorio. E se verranno trovate, si dovrà lanciare un attacco terrestre preventivo.
Sotto tutti questi aspetti l’avanzamento tecnologico americano è incommensurabile. Nessuno (ed in particolar l’Unione Europea), possiede i mezzi per mettere azione una tale rete difensiva. Né a corto né a lungo raggio. Strano mondo, nel quale i risparmiatori cinesi ed i maestri di golf persiani finanziano l’industria americana affinchè metta a punto delle tecnologie che assicurano a Washington il potere di sorvegliare i mercati e i popoli e di scegliere a chi accordare la sua protezione.
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