“Ma chi controlla una macchina mitologica, ha spiegato Furio Jesi, tiene in mano le leve del potere. L’ideologia vittimaria è oggi il primo travestimento delle ragioni dei forti, come nella favola di Fedro: “Superior stabat lupus…” Se solo la vittima ha valore, se solo la vittima è un valore, la possibilità di dichiararsi tale è una casamatta, una fortificazione, una posizione strategica da occupare a tutti i costi. La vittima è irresponsabile, non risponde di nulla, non ha bisogno di giustificarsi: il sogno di qualunque potere. Nel suo porsi come identità indiscussa, assoluta, nel suo ridurre l’essere a una proprietà che nessuno può disputarle, realizza parodicamente la promessa impossibile dell’individualismo proprietario. Non a caso è oggetto di guerre, nella pretesa di stabilire chi è piú vittima, chi lo è stato prima, chi piú a lungo. Le guerre hanno bisogno di eserciti, gli eserciti di capi. La vittima genera leadership. Chi parla in suo nome? Chi ne ha diritto, chi la rappresenta, chi ne trasforma l’impotenza in potere? Può veramente parlare il subalterno? ”
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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