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Se non lo sapevate, la Sinistra ha un alleato di tutto rispetto contro le politiche del Governo Berlusconi. Ne fa fede un editoriale comparso a firma di Guido Tabellini comparso domenica 6 luglio sul Sole24ore, dove alla domanda su che cosa può fare la politica economica di fronte all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti agricoli, boccia come inadeguata la risposta dell’Esecutivo. Il Governo infatti afferma che sul fronte interno c’è poco da fare dati i vincoli di bilancio, mentre sul fronte “esterno” bisogna mobilitare i governi europei contro la “speculazione”.
Tabellini ribatte, in maniera articolata, che gli effetti di questo shock dovrebbero essere contrastati attraverso la politica fiscale mediate lo strumento della riduzione delle imposte sui redditi da lavoro: da un lato scenderebbero i costi di produzione; dall’altro si darebbe sollievo al reddito disponibile delle famiglie, soprattutto di quelli bassi che, in proporzione, sono state più colpite. La possibile obiezione che un aumento della disponibilità delle famiglie, aumenterebbe la domanda interna e quindi aumenterebbe l’inflazione, viene bloccata sul nascere analizzando i dati conosciuti sui consumi interni. Tra gennaio e maggio, infatti, gli acquisti sono scesi di circa il 2%, segno di una economia stagnante che indica come il rischio di una domanda interna troppo forte, semplicemente non esiste. Anzi, paradossalmente la detassazione sui redditi da lavoro potrebbe indurre una maggiore moderazione nei rinnovi contrattuali (data la maggiore disponibilità delle famiglie) consentendo di difendere il potere d’acquisto senza scatenare rincorse tra prezzi e salari.
Anche la risposta di Tremonti non sembra convincere. Il Ministro afferma che mancano le risorse e che “se il Prodotto Interno Lordo dovesse riprendere a correre si potranno restituire i soldi ai contribuenti”. La risposta a questa obiezione è netta. Se questa fosse l’impostazione, avremmo una politica fiscale a cicli che amplifica i problemi esterni: se le cose vanno male si tira la cinghia, quando vanno bene anche la politica fiscale diventa espansiva, cioè più generosa. Esattamente il contrario di quanto di dovrebbe fare. E se oggi paghiamo precedenti scelte sbagliate – cioè l’occasione sprecata di un risanamento quando le entrate crescevano – queste non sono una scusa per continuare a sbagliare. Sicuramente necessario preoccuparsi dei vincoli di bilancio. Ma se i provvedimenti sul versante “spesa” sono individuati con precisione, questi possono essere anche differiti nel tempo senza, per questo compromettere, la credibilità del percorso di rientro dal debito. Firmato: Confindustria. Di lotta e di Governo.