“Non ho difficoltà a dire che con la Lega bisogna ragionare, soprattutto in vista delle scadenze elettorali locali che, in quanto tali, hanno una dimensione particolare che può portare a scelte non necessariamente fotocopiate dai livelli nazionali. La discriminante politica resta la xenofobia ed secessionismo”.
Così Sergio Chiamparino, Sindaco di Torino e ministro ombra del Partito Democratico, intervistato a pag. 16 dal Sole 24ORE del 3 giugno.
Se non è nuova la posizione di Chiamparino, che, come lui stesso dice, ha perso la sua partita all’interno del Partito Democratico proprio sul partito democratico federale su forte base autonomista, finalmente capiamo un po’ meglio la sua strategia per le prossime tornate elettorali degli Enti Locali, che per noi significano nel 2009 rinnovo della Provincia di Torino e di molte amministrazioni locali.
“Il punto – continua il sindaco – è che questa autonomia va fatta vivere nell’iniziativa politica prima ancora che nella scrittura degli statuti”.
Questo comporta un PD autonomo nella scelta delle alleanze?
“Sì, soprattutto nella scelta dei programmi e delle alleanze e, poi, certo anche nella distribuzione delle risorse perché senza queste non c’è autonomia reale”.
Sommato alle aperture odierne della Lega, del Ministro per le Regioni, Fitto (PDL) e agli incontri di qualche giorno fa con Bossi, Calderoli e Tremonti, mi sembra che il quadro politico almeno a livello del torinese, sia sufficientemente delineato con una determinata volontà nel cercare alleanze veramente inedite a livello locale.
Anche se non si sa bene cosa ne pensano il Presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta (scadenza 2009) e la Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso (scadenza 2010) che per il momento affermano di non voler stravolgere la composizione delle proprie maggioranze.
In questo quadro la nostra sinistra nicchia, sentendosi abbastanza sicura che il rischio reale di una sconfitta della coalizione determinata da un mancato accordo, freni i sogni di autonomia della corrente capeggiata da Sergio Chiamparino.
Atteggiamento a dire la verità abbastanza pericoloso, tenendo anche conto che il problema è più complesso, perché ad oggi la stessa divisione della sinistra in diversi rivoli “l’un contro l’altro armati” non facilita eventuali accordi.
Con quale sinistra infatti il PD dovrebbe farel’accordo?
Con la Costituente comunista? Con la Rifondazione di Paolo Ferrero?
Con la Costituente di Sinistra di Nichi Vendola? Con Claudio Fava e la Costituente Socialista?
In fondo queste suddivisioni a sinistra potrebbero da una parte favorire le stesse scelte del PD che potrebbe scegliere dal mazzo alcune carte, lasciandone altre sul tavolo.
Specie in un momento in cui il cazzotto a sinistra non sembra essere stato ancora ben assorbito, parlandosi ancora molto di contenitori e poco e nulla di contenuti.E proprio da qui dovrebbe nascere “la mossa del cavallo” a sinistra, cominciando a ragionare proprio sui contenuti per non essere costretti, come finora avvenuto, a subire l’agenda politica di altri.