In tempi di rilancio del nucleare tradizionale, almeno in Italia, notizie confortanti ci arrivano invece dal fronte della “fusione nucleare fredda, tecnologia “pulita” di produzione dell’energia la cui linea di ricerca ha continuato a svilupparsi in questi anni, come testimoniano centinaia di articoli scientifici pubblicati sulle più autorevoli testate scientifiche sottoposto anche a peer rewiew, malgrado la cattiva pubblicità ricevuta dai media diversi anni orsono.
L’incrollabile Yoshiaki Arata di Condensed Matter Nuclear Science, ha infatti dimostrato in un espermento pubblico, la possibilità di produzione di calore utilizzato per far girare un motore termico.
Uno dei limiti di queste sperimentazioni è sempre stata la difficoltà di riproducibilità delle diverse sperimentazioni, fattore che sembra in via di superamento grazie all’affinamento delle ricerche ed alle tecnologie di produzione.
Significativo potrebbe essere il fatto che questa modalità entrerebbe immediatamente in competizione con le ricerche per la quarta generazione della tradizionale “fissione nucleare” soprattutto per ciò che attiene l’ottenimento di fondi.
Non meno importante è il fatto che questo tipo di ricerca rappresenta un linea di indagine effettivamente nuova a differenza della fissione dove in sostanza si cerca di affinare un modello di produzione già acquisito.
Gli sviluppi della fusione nucleare sembrano inoltre portare ad una vera tecnologia “pulita” oltre alla possibilità di utilizzare materia prima a basso costo e ubiquitaria nell’orbe terracqueo, superando il problema della “benzina” della fissione rappresentato oggi principalmente dall’uranio che non è infinito (stesso discorso del petrolio), e con possibilità di vero e proprio mercato monopolistico.
Oltre alla possibile immediata riconversione bellica (leggi ad es. uranio impoverito).
Chiaramente, la possibile utilizzazione “chiavi in mano” non sarà immediata, come peraltro anche per il nucleare tradizionale.
La partita vera a questo punto si giocherà sui fondi che le diverse agenzie pubbliche e private degli Stati decideranno di investire per accelerarne le possibilità di utilizzo.
Oltre a partecipare, se tutto funzionerà a dovere, al vantaggio competitivo che questi investimenti potranno procurare sia in termini tecnologici che di royalties che si potranno risparmiare.
QUI un approfondimento comparso su Il Sole 24ORE