Ma cosa ha detto l’economista Jeremy Rifkin all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Torino? Nessun Paese europeo possiede le nostre risorse in termini di sole, forza del mare, vento e capacità di produzione idroelettrica. Ma Stati come la Germania ed i Paesi scandinavi sono già molto più avanti di noi su questa strada. L’Italia deve recuperare lo stesso ruolo che ha giocato nelle precedenti rivoluzioni industriali, anche per quest’ultima che si annuncia come decisiva per la sopravvivenza del mondo come lo conosciamo. Ricordiamo che lo stesso Prodi è stato il primo leader mondiale come presidente dell’Unione Europea, ad avviare un progetto di ricerca sull’idrogeno. L’economista, vera autorità globale in materia di rapporti tra ambiente ed innovazione tecnologica, dopo aver passato in rassegna le precedenti rivoluzioni tecnologiche caratterizzate dapprima da carbone, vapore e comparsa della stampa e quindi dal motore a scoppio, telegrafo e telefono, ha tratteggiato la terza come l’era di internet e computer e l’abbandono dalle fonti fossili. Ma soprattutto denuncia la necessità del passaggio da un’energia “elitaria” ad una “distribuita”: non più la concentrazione delle risorse in zone ricche di gas e petrolio, ma eolico, solare e forza delle maree utilizzabili in ogni luogo del mondo. Distribuire quindi lo stesso potere a sempre un maggior numero di persone che diventano produttori. Tutti creeranno la propria energia e ridistribuiranno le eccedenze ad una rete intelligente. Si annulleranno le distanze, soprattutto tra i Paesi ricchi e poveri, che poi sono senza potere perché senza energia. E se il problema è che tali risorse non sono continuative ecco comparire il vero cavallo di battaglia di Rifkin: a tutta forza verso l’idrogeno. Perché il riscaldamento del pianeta è al limite. Ma soprattutto i processi climatici sembrano subire un’accelerazione inaspettata. E perché non è attuale la discussione sul nucleare? Perché le 400 centrali del pianeta producono solo il 5% dell’energia e stanno invecchiando: per ammodernarle servirebbero due miliardi di euro ciascuna e per avere effetti climatici positivi occorrerebbe costruirne due al mese nuove per i prossimi 60 anni. L’unica strada sono le rinnovabili: “ E’ una scommessa che deve unire tutti i popoli del mondo e in cui non possiamo commettere errori perché non avremmo il tempo per porvi rimedio. Le Università hannoun ruolo cruciale perché tutte le discipline e le conoscenze del mondo vanno poste a profitto della salvezza della razza umana”. Non so perché, ma sembra sia nato un nuovo Tommaso Campanella…