Nel giorno dello start elettorale, Antonio Cianciullo su Repubblica, riporta i dati di uno studio di Legambiente che conferma diversi dubbi già noti agli amministratori locali e che precedentemente avevano avanzato anche noi: la rottamazione delle auto non abbatte lo smog.
Penso che non sia un caso, perché il problema dell’inquinamento atmosferico – e le misure che saranno proposte anche in questa campagna elettorale – sarà sicuramente un argomento caro che entrerà nel “paniere” delle motivazioni che porteranno gli elettori a scegliere.
I dati parlano chiaro: il parco auto presente si rinnova anche grazie alle incentivazioni alla rottamazione ma non riesce a scalfire le punte di inquinamento da polveri sottili (PM10) e biossido d’azoto con il loro corteo di decessi attribuibili, circa 8200 l’anno.
Più o meno quanto gli incidenti stradali.
Confrontando i dati del 2001 e del 2006 si scoprono interessanti risultati.

……………….2001 …..2006

Euro 0 ……….36,8 ……13,2
Euro 1 ……….18,1…….. 8,5
Euro 2 ……….31,7 ……28,1
Euro 3 ……….10,9 ……26,1
Euro 4….. …. ..0 ………21,3
Pm 10 ………..70 ……..68
Biossido azoto 64 ……..78

Se sommiamo le auto Euro 0 –1- 2 del 2001 raggiungiamo il valore dell’ 86,6 contro il 10.9 di Euro 3, lo 0,5 di altro tipo mentre non erano ancora omologate le Euro 4.
Nel 2006 la somma Euro 0 –1- 2 viene ribaltata con il 49,8 mentre Euro 3 e 4 arrivano insieme al 47,4.
Risulta abbastanza chiaro che la politica di incentivazione delle auto con fondi pubblici non produce risultati significativi, per non dire nessuno. Secondo lo studio la riduzione di emissioni guadagnata per ogni singola vettura viene abbondantemente compensata dagli oltre 5 km pro capite in più percorsi ogni giorno e dalla continua crescita del parco auto in Italia che continua a gonfiarsi con oltre 200 mila macchine l’anno.
A tutto ciò si aggiungono i dati dell’ACI che evidenziano come “le spese per trasporti realizzate in Italia nel corso degli ultimi 25 anni sono state prevalentemente destinate a supportare investimenti tipici delle lunghe distanze (alta velocità, autostrade) piuttosto che ad interventi a favore della mobilità urbana”.
La chiosa è chiara.
Se nel ci sono 1,6 milioni di pendolari ed il 70 % degli spostamenti degli italiani riguarda distanze inferiori ai 10 km, la mobilità urbana non trova sostegno.
Chissà se questi dati saranno motivo di confronto politico!