Il nuovo testo di Al Gore apparso ultimamente in Italia – La terra in bilico; Bompiani – in realtà non è nuovo ma apparve negli Stati Uniti del 1992 circa, come sanno gli spettatori del documentario “una scomoda verità” che ne riprende molti contenuti.
Mi sono accostato al testo italiano riveduto ed aggiornato del 2007, pensando in verità di ritrovarmi davanti un ennesimo mattone fondamentalista, in versione USA, di ghiacci polari in scioglimento ed emissioni cinesi devastanti, riprese per fare cassetta ed incrementare il già solido patrimonio di Gore.
Ma la stima per chi l’ha scritto, pur continuando a pensare che un certo tipo di comunicazione ambientalista abbia raggiunto fatturati da multinazionale, mi ha fatto vincere la ritrosia.
A circa un terzo della lettura posso comunque dire che ho speso bene i miei soldi e che le prime 100 pagine valgono la pena del tempo speso a leggerle.
Se posso operare un piccolo cortocircuito per fare comprendere il valore di questo libro rispetto a certa pubblicistica nostrana, immaginatevi la differenza che esiste tra la campagna elettorale già in corso negli Stati Uniti e quella che è iniziata dalle nostre parti.
Quanto è interessante, varia nei temi, ricca di speranza, capace di trascinare, dopo diversi anni, la gente alla partecipazione la prima, quanto la nostra è spenta e noiosa e non ha che come unico argomento l’anatomia della legge elettorale, apparentemente da tutti rigettata.
E dire che proprio la campagna che vide Gore e Bush confrontarsi con un conteggio surreale di voti, ha evidenziato gli enormi limiti del sistema elettorale statunitense.
Oltre alle ultimissime notizie del ribaltamento dei conteggi tra Barak Obama ed Hillary Clinton per un complicatissimo sistema di ripartizione dei voti.
Ma da quelle parti non continuano a perdere tempo a discutere di legge elettorale.
Ritornando alla “Terra in bilico”, segnalo come esempi due piccole metafore riportate dall’autore, che riportano con semplicità termini di discussione molto complessi che sono al centro della discussione a livello mondiale tra gli esperti del settore.
A volte capita ad esempio che in televisione compaiono immagini al rallentatore di un’automobile che va a schiantarsi ad alta velocità contro un muro.
Mentre a velocità reale la collisione fa sembrare immediata la trasformazione dell’auto in un cumulo di lamiere contorte, al rallentatore il processo ci appare nella sua sequenza logica, con le diverse parti che entrano in collisione le une con le altre secondo uno schema comprensibile e prevedibile.
Ciò che accade all’ambiente globale può essere considerato in termini simili.
Il danno è straordinariamente improvviso ed esteso se inserito nel contesto del lungo periodo di stabilità dell’ambiente prima del danno, ma noi assistiamo alla distruzione al rallentatore.
E la maggior parte di noi agisce come se non percepisse alcuna collisione, perché l’accartocciamento avviene in un lasso di tempo più lungo di quello che normalmente associamo ad uno scontro violento, ad un incidente improvviso.
Come la rana di sperimentale memoria che se lasciata cadere nell’acqua bollente ne salta fuori subito, mentre se messa dentro acqua tiepida che viene riscaldata pian piano, rimane lì finché qualcuno non la tira fuori.
Oppure consideriamo la legge dell’interesse composto.
Se uso la carta di credito per prendere in prestito soldi e poi, il mese successivo, la uso di nuovo per prendere la stessa quantità di denaro, pagherò comunque anche una quantità extra per pagare gli interessi su ciò che avevo preso il mese prima.
Con questo modo di fare, se continuassi indefinitamente potrei mettere in crisi presto le mie finanze per poi andare in bancarotta.
Ma potrei utilizzare anche questo sistema in maniera positiva risparmiando ogni mese la stessa quantità di soldi e versarla sul mio conto, insieme agli interessi maturati nei mesi precedenti, aumentando il mio patrimonio in maniera non-lineare, aumentando sempre più rapidamente ogni mese anche se non si verificassero dei cambiamenti nella quantità di denaro aggiunta.
In natura succede lo stesso.
Ma il messaggio più forte di Gore è che disponiamo già di tutti gli strumenti necessari per invertire il degrado del nostro mondo ad eccezione, forse, di uno solo: la volontà politica.
Ma fortunatamente in democrazia, la volontà politica è una risorsa rinnovabile.