Normal 0 14

Davvero un piagnisteo miserevole quello che ha preso forma all’indomani del congresso di Rifondazione. E mi sento di dirlo io, che ho convintamente sottoscritto e sostenuto il documento di Nichi Vendola ed ho perso la battaglia all’interno della mia comunità politica. Badate bene, piagnisteo non tanto all’interno del Partito della rRfondazione Comunista, ma di molti personaggi all’esterno, che credo pensassero che il congresso di Chianciano potesse togliere loro le castagne dal fuoco. Lì qualcuno avrebbe vinto per tutti, avrebbe avuto il coraggio di fare quello che altri continuano a non fare, magari scottandosi un po’ le dita, ma avrebbe comunque trovato il capo del gomitolo così tanto aggrovigliato. Penso in sostanza che molti, a sinistra, soffrano di un po’ di codardia, dimenticandosi di come sia fatta la politica. Come penso invece che nel Congresso del PRC ci sia stata molta politica. Perché, malgrado tutto questa è fatta di forza, astuzia, coraggio, azione, idee, risolutezza, conseguenze previste ed impreviste, strade da prendere, errori e quant’altro: non è uno sport per pavidi.
Come non penso sia necessario abiurare le proprie idee ed aspirazioni nel momento della sconfitta di una linea. Un cortocircuito, molto personale, che ho avuto leggendo per l’ennesima volta la biografia di Paolo Ferrero è la sottolineatura del suo essere valdese. Premetto che per me, cattolico da teologia della liberazione, è un valore aggiunto. E mi ha fatto tornare alla mente la frase che Martin Lutero, caricandosi del suo destino, avanzò ai suoi accusatori  della Dieta di Worms: Hier, stehe ich, ich kann nicht anders. Gott helfe mir. Amen. (Qui resto, non posso fare altrimenti. Dio mi aiuti. Amen).
Per parte mia, con minor valore senza dubbio, non posso che riaffermare lo stesso concetto. Perché non cambia la mia convinzione di voler costruire una sinistra più ampia e più ricca: non posso fare altrimenti. Così come non posso disconoscere a Paolo il coraggio, l’astuzia, la risolutezza: ha fatto politica così come andava fatta, riconoscendogli di aver usato armi proprie per la bisogna.
D’altra parte però vorrei che fosse chiaro che molti di noi non si aspettano che altri ci levino, appunto le castagne dal fuoco. In questo siamo molto laici: non saranno forze esterne, situazioni contingenti, altri volenterosi e coraggiosi che ci condurranno ai pascoli celesti.
La scelta fatta è frutto di una decisione vera. E la decisione è segno di coraggio nel momento in cui è fermezza della risoluzione, non momento estemporaneo, nuance dell’animo pronto a ricredersi. L’errore si materializza se concepiamo le nostre decisioni come semplici scelte tra diverse opinioni o soluzioni possibili. Ma la decisione necessaria in politica è sicuramente diversa da una semplice preferenza, perché implica un intento, si propone un obiettivo con la conseguente volontà di raggiungerlo. Parafrasando Freund la decisione “si protrae necessariamente in un’attenzione costante durante il corso dell’azione. Essa intraprende, nel senso che prende un’iniziativa, che si sforza di portarla a termine”.
Questo è successo, credo, nel congresso di Chianciano. Questo è quello che, per parte mia, continuerà a succedere. E da questo punto di vista l’unica vera sconfitta sarebbe non ricevere lo steso rispetto che oggi io rivolgo a coloro che hanno determinato una nuova linea del mio partito.
A tutti gli altri, quelli fuori per intenderci, dico solo che veramente penso che gli uomini e le donne di Rifondazione che hanno scelto di Rifondare la Sinistra saranno certamente il nocciolo duro della sinistra che verrà, che non tarderà a prendere forma. Perché non c’è coraggio nel compromettersi senza conseguenze, mentre invece noi siamo risoluti ad affrontare le conseguenze previste ed impreviste delle nostre azioni. Come abbiamo fatto, invece, all’interno della nostra comunità sostenendone i rischi politici e di isolamento, di divisione anche emotiva.