C’è qualcosa di veramente meraviglioso in ciò che sono riusciti a fare i bioingegneri dell’Università di Cincinnati: micro fori                piccolissimi in una membrana grandi come un’elica di DNA. L’intuizione su come ottenere questo risultato è leggibile sul prossimo Nature Nanotechnology, semplice a dirsi e molto, molto meno a farsi: prendere a prestito il modo con cui i virus entrano nei batteri e li utilizzano per trasferire il loro dna e sopravvivere. Il virus in questione (che per la cronaca si chiama Phi 29) riesce infatti ad infettare i batteri grazie all’azione di sei molecole di RNA (acido ribonucleico) che buca la loro membrana della grandezza necessaria a far passare il proprio materiale genetico. I ricercatori hanno fatto più o meno la stessa cosa bucando però una membrana artificiale fatta da molecole di acidi grassi. Le applicazioni possibili della possibilità di ottenere dei nanopori è sicuramente tutta da scoprire, anche se è già pensabile pensare ai trasferimenti di parti di geni o alla microiniezione di farmaci in maniera estremamente mirata anche da cellula a cellula fino a determinare la natura del materiale che passa dallo stesso piccolissimo foro.